seccata lo stesso e gli ho risposto che una serva di umile nascita come me non si poteva permettere di formulare pensieri riguardo a sua signoria, ne in un senso ne nell’altro. Poi me ne sono andata.
— Brava ragazza. A quanto pare dovro parlare con Oldac per piu di un motivo. Se questi insulti dovessero arrivare all’orecchio di Gweniver lui potrebbe morire piuttosto in fretta.
— La cosa non mi farebbe certo dolere il cuore.
Il pomeriggio successivo Gweniver e Dannyn vennero da loro durante le medicazioni pomeridiane; Nevyn e Gavra avevano appena finito di applicare del balsamo sulla mano graffiata di un aiuto falconiere quando i due entrarono con un tintinnare di cotte di maglia. Dannyn si teneva uno straccio insanguinato premuto contro una guancia.
— Buon erborista, ti vorresti prendere cura del capitano? — chiese Gweniver. — E troppo imbarazzato per andare da un chirurgo.
— Se potessi definire una sacerdotessa una cagna lo farei — borbotto Dannyn, attraverso lo straccio.
Gweniver si limito a ridere; quando il capitano allontano lo straccio, la guancia apparve escoriata, gonfia e sanguinante da due piccoli tagli.
— Stavamo usando spade smussate — spiego Gweniver, — ma riescono comunque a produrre lividi notevoli e lui si e rifiutato di indossare un elmo durante le lezioni.
— Pura stupidita — dichiaro Dannyn. — La mia, intendo. Non avrei mai creduto che arrivasse a colpirmi.
— Davvero? — commento Nevyn. — Mi sembra che Lady Gweniver abbia per questo genere di cose piu talento di quanto entrambi avremmo supposto.
Dannyn gli indirizzo un sorriso cosi insolente che Nevyn si senti tentato di lavargli la ferita con il piu forte estratto di amamelide di cui disponeva; come atto di umilta, si impose invece di usare dell’acqua tiepida, forzandosi al tempo stesso a ricordare che Dannyn non era Gerraent, che se l’anima era fondamentalmente la stessa la personalita era pero diversa e che Dannyn aveva per la sua arroganza giustificazioni che Gerraent non aveva mai avuto. Tuttavia, ogni volta che il freddo sguardo del capitano si sposto in direzione di Gweniver, Nevyn si senti furente; quando infine Dannyn se ne ando, il vecchio si concesse un sospiro per la stupidita degli uomini, che erano capaci di conservare un rancore anche dopo centotrent’anni.
Gweniver si trattenne invece ancora per un po’, osservando con curiosita le erbe e le pozioni e chiacchierando con Gavra, che per fortuna non accenno alle offese da parte di Lord Oldac. Anche se la dama sembrava ignara della loro presenza, molti membri del Popolo Fatato la seguivano in giro per la stanza, tirandole timidamente la manica quasi le chiedessero di accorgersi di loro. Per qualche motivo che Nevyn non comprendeva a fondo, i membri del Popolo Fatato erano capaci di riconoscere una persona dotata di dweomer e ne erano affascinati. Alla fine le creaturine svanirono scuotendo il capo con aria delusa, e Nevyn si chiese all’improvviso se Gweniver avesse involontariamente scoperto il proprio latente talento per il dweomer e se ne stesse servendo al servizio della Dea. Quel pensiero desto in lui un timore gelido, e qualcosa del suo stato d’animo gli dovette trasparire dal volto.
— C’e qualcosa che non va, buon erborista? — domando infatti Gweniver.
— Oh, nulla, nulla. Mi stavo soltanto chiedendo quand’e che partirai per le campagne estive.
— Presto, subito dopo il matrimonio di Maccy. Dovremo pattugliare il confine di Eldidd e a quanto mi ha detto Dannyn e improbabile che ci capiti di dover combattere… quindi non ti preoccupare, buon signore.
Quando Gweniver sorrise Nevyn senti la paura serrargli ancora il cuore, ma si limito ad annuire senza aggiungere altro.
I festeggiamenti per il matrimonio si protrassero per tutta la giornata, con finti combattimenti, corse di cavalli, danze e canti dei bardi. Verso sera, i pochi che erano ancora sobri erano talmente rimpinzati di cibo da sentirsi vincere dalla sonnolenza, ma prima che Gwetmar e Maccy si ritirassero per la loro notte di nozze rimaneva ancora una formalita da espletare. Glyn convoco quindi la coppia, Gweniver e qualche testimone nella sua camera per provvedere alla firma del contratto di matrimonio. Anche se di solito il re non avrebbe avuto personalmente nulla a che vedere con quelle formalita, la trasmissione in eredita del nome di un grande clan al ramo femminile della famiglia era una questione importante. Al suo arrivo, Gweniver rimase alquanto sorpresa di scorgere Nevyn fra i testimoni, insieme a Dannyn, a Yvyr e a Saddar.
Lo scriba del re diede lettura del decreto che trasformava Gwetmar nel capo del clan del Lupo e gli attribuiva la dote di Macla a patto che lui governasse il Lupo e votasse a quel clan tutta la sua fedelta. Gwetmar fu il primo ad apporre il proprio sigillo sulla pergamena, poi Gweniver la firmo come suo ultimo atto in veste di capo del clan del Lupo. Dannyn appose quindi il suo sigillo e dopo di lui firmarono gli altri testimoni.
— E fatta — affermo infine Glyn. — Gwetmar del Lupo, hai il nostro permesso di accompagnare la tua sposa nelle vostre camere.
Con un susseguirsi di inchini e di riverenze la coppia appena sposata e i consiglieri lasciarono la camera, ma Glynfece cenno a Gweniver e a Nevyn di trattenersi con lui e con Dannyn; un paggio porto a tutti della birra in boccali d’argento e subito si ritiro con discrezione.
— Come Vostra Santita puo vedere — disse allora Glyn, — ho mantenuto la mia promessa in merito al nome del clan del Lupo. Spero sinceramente che tuo padre e i tuoi fratelli possano sapere di questo nell’Aldila.
— Una speranza che condivido, mio signore. Hai i miei umili ringraziamenti, e sono ammirata dalla generosita che hai dimostrato nei confronti di chi ti e tanto inferiore.
— Mi riesce difficile pensare che una sacerdotessa votata alla Dea mi sia inferiore.
— Il mio signore e estremamente devoto e la Dea lo onorera per questo — replico Gweniver, con un accenno di riverenza. — Pur essendo una sacerdotessa, io cavalco pero ai tuoi ordini.
— O ai miei, una volta che saremo di pattuglia — intervenne Dannyn. — Confido che Vostra Santita lo ricordera.
Tutti si girarono a guardarlo, e una fredda luce di ammonimento apparve negli occhi di Glyn: Dannyn era completamente ubriaco, con il volto arrossato e la bocca rilassata.
— In ogni cosa, io sono agli ordini della mia Dea — ribatte Gweniver, rendendo la propria voce quanto piu fredda le era possibile. — Confido che Lord Dannyn ricordera
— Oh, suvvia — affermo Dannyn, bevendo un altro sorso di birra tutt’altro che necessario. — Tutto quello che voglio e servire la tua Dea tenendoti in vita. Non potrai certo recitare i riti se sarai morta, giusto? E poi, sei troppo dannatamente preziosa perche possiamo permetterci di perderti. Tutti pensano che la tua presenza qui sia un buon presagio.
Glyn accenno a intervenire, ma Nevyn lo prevenne.
— Sua signoria dice il vero — convenne il vecchio, — ma farebbe meglio a badare a come formula le frasi quando si rivolge ad una sacerdotessa.
— Ah, e a te che importa, vecchio?
— Danno! — scatto il re.
— Chiedo scusa. — Dannyn sposto su Gweniver lo sguardo degli occhi annebbiati dall’ubriachezza e aggiunse: — E chiedo scusa anche a te, signora… ma volevo soltanto avvertirti. So che immagini di essere una guerriera, ma…
— Immagino di esserlo? — esclamo Gweniver, scattando in piedi. — La Dea mi ha contrassegnata perche versassi sangue in suo nome, quindi non pensare di potermelo impedire!
— Davvero? Lo vedremo. Per favorire la causa di mio fratello sarei pronto a discutere anche con il Signore dell’Inferno, quindi se sara necessario me la vedro con la tua Dea!
— Dannyn, tieni a freno la lingua — intervenne ancora Nevyn. — Non sai quello che stai dicendo.
Dannyn si tinse di scarlatto per l’ira. Troppo tardi il re tento di trattenerlo per un braccio: con un’imprecazione, Dannyn scaglio il suo boccale di birra dritto contro la testa di Nevyn. Il vecchio si limito pero a pronunciare in tono perentorio una singola parola incomprensibile e il boccale si arresto a mezz’aria come se fosse stato afferrato da una mano invisibile, mentre la birra si riversava sul pavimento. Gweniver senti il sangue defluirle dal volto e lasciarlo gelido come la neve invernale mentre la mano invisibile deponeva con cura il boccale sul pavimento, con il bordo verso l’alto. Dannyn dal canto suo fisso il boccale, cerco di parlare poi comincio a tremare, quasi del tutto sobrio ora a causa dello spavento. Glyn invece scoppio a ridere.
— Quando si sara ripreso, buon Nevyn — affermo, — mio fratello ti porgera le sue scuse.