— Sei uno stolto — disse Gweniver, — ma accetto le tue scuse.
Oldac si alzo in piedi, si assesto la casacca sporca di sidro e si giro verso Dannyn.
— Possa la Dea perdonare il mio errore — disse, — ma quanto a te, bastardo…
Quando Dannyn poso la mano sull’elsa della spada, parecchi uomini si alzarono in piedi di scatto.
— Sua Signoria desidera forse sfidarmi formalmente a duello? — domando Dannyn, con voce pacata quanto quella di una dama di compagnia.
Preso in trappola, Oldac scocco occhiate frenetiche a destra e a sinistra, contraendo la bocca mentre cercava di scegliere fra il disonore e una morte certa. Sorridendo, Dannyn rimase in attesa, ma il quel momento il re si alzo a sua volta in piedi.
— Basta cosi! — grido. — Un accidente ad entrambi per aver scatenato una lite nella mia sala! Danno, torna qui e siediti. Oldac, piu tardi desidero parlare con te nei miei appartamenti.
Arrossendo per la vergogna, Oldac giro sui tacchi e lascio a precipizio la sala mentre Dannyn tornava accanto al fratello a testa bassa, come un cane bastonato. Nell’andarsene a sua volta, Nevyn si pose alcuni interrogativi su Gerraent, come tendeva ancora a chiamarlo nei momenti di debolezza: sembrava proprio che fosse deciso a trattare Gweniver in maniera onorevole e ad ignorare la passione lungamente sepolta che stava cercando di riaffiorare.
Tuttavia, mentre formulava quel pensiero, avverti lungo la schiena il gelido avvertimento del dweomer: era all’opera un pericolo di cui lui era all’oscuro.
Alla testa di un piccolo esercito, Gweniver fece ritorno al Tempio della Luna sul finire di un giorno di primavera, mentre il sole al tramonto riversava sulle alte mura la sua luce dorata. Lasciati gli uomini ai piedi della collina, lei e Gwetmar salirono fino alle porte, che si aprirono di una fessura fino a rivelare il volto di Lypilla.
— Sei tu, Gwen! — esclamo la sacerdotessa. — Quando abbiamo visto sopraggiungere un esercito abbiamo pensato che fossero tornati quei dannati del Cinghiale.
— Invece no. Sono venuta a prendere Maccy. Le avevo promesso un matrimonio, ed e quello che avra.
— Splendido! Quella poveretta era cosi avvilita! Entra, entra, mi riscalda il cuore vederti.
Non appena Gweniver ebbe oltrepassato le porte, Macla le corse incontro e le si getto fra le braccia; le donne che affollavano il cortile del tempio rimasero a guardare con espressione sorridente e commossa mentre Maccy scoppiava a piangere per la gioia.
— Ero cosi preoccupata, temevo che fossi morta — singhiozzo la ragazza.
— Invece sono qui. Adesso controllati, Maccy: ti ho portato un marito e tutto andra per il meglio. Avrai un grande matrimonio, addirittura a corte.
Macla lancio uno strillo di gioia e si premette le mani sulla bocca.
— Va’ a prendere le tue cose mentre io parlo con Ardda — aggiunse Gweniver. — Lord Gwetmar ti sta aspettando.
— Gwetmar? Ma e cosi scialbo!
— In questo caso non dovrai preoccuparti che generi dei bastardi a spese delle tue serve. Ascolta, piccola stupida, lui e il solo uomo a corte che ti ami tanto da sposarti comunque, anche senza dote, quindi comincia ad enumerare le sue qualita. Del resto, non lo vedrai in faccia quando lui spegnera le candele.
Macla emise un drammatico gemito ma obbedi e si allontano di corsa verso il dormitorio. Soltanto allora Gweniver noto sua madre, ferma al limitare della folla con le braccia strette intorno al corpo quasi stesse abbracciando il proprio dolore e con gli occhi colmi di lacrime. Con esitazione, Gweniver si diresse verso di lei.
— Hai procurato un buon matrimonio a tua sorella — affermo Dolyan, con voce tremante. — Sono orgogliosa di te.
— Ti ringrazio, mamma. Stai bene?
— Nei limiti in cui mi e possibile, vedendoti cosi. Gwen, Gwen, ti imploro, rimani qui al tempio.
— Non posso, mamma: io sono il solo onore che rimanga al clan.
— Onore? Oh, si tratta di onore, adesso? Sei come tuo padre, come i tuoi fratelli, che parlavano di onore a tal punto che ho temuto d’impazzire. Non e l’onore che ti attira tanto, ma le stragi. — D’un tratto, Dolyan scrollo il capo e le parole presero a fluirle dalle labbra come una marea irosa: — A loro non e mai importato che io li amassi… oh, questo non valeva neppure la meta del loro dannato onore: cio che contava era andare in guerra, dissanguare il clan e portare altro dolore al regno! Gwen, come puoi farmi questo? Come puoi andare in guerra cosi come hanno fatto loro?
— Devo, mamma. Tu hai sempre Maccy e presto sarai di nuovo sulle nostre terre.
— Su che cosa? — esclamo lei, sputando le parole. — Una casa bruciata e terre devastate, e tutto in nome dell’onore! Gwen, ti prego, non andare.
Con quella supplica Dolyan scoppio in un pianto violento.
Gweniver non riusci ne a muoversi ne a parlare, e le altre donne si precipitarono accanto a Dolyan, affrettandosi ad accompagnarla lontano da li, scoccando al tempo stesso occhiate taglienti come daghe in direzione di quella figlia ingrata. Mentre oltrepassava a precipizio le porte, Gweniver udi Dolyan levare un lamento acuto e prolungato in segno di lutto.
— Cosa c’e che non va? — domando Gwetmar.
— Nulla. Maccy arrivera presto — replico Gweniver, girandosi quindi a guardare verso valle, cercando di scorgere Ricyn fra gli uomini. — Per l’anima nera del Signore dell’Inferno, il mio cuore gioisce all’idea di tornare a Cerrmor.
Non riusci a trovare Ricyn, ma il suo sguardo individuo Dannyn, che sedeva eretto e disinvolto in sella alla testa degli uomini del re. Presto sarebbe andata in guerra sotto il suo comando, e nel guardarlo penso che la Dea non avrebbe potuto mandarle un migliore maestro nell’arte di dispensare la morte.
Anche se Nevyn aveva parecchi apprendisti nell’arte delle erbe, la piu abile era una giovane donna di nome Gavra, una ragazza alta e snella con i capelli nerissimi e gli occhi nocciola. Essendo per nascita la figlia di un locandiere di Cerrmor, Gavra era abituata a lavorare sodo ed era anche decisa a migliorare la propria condizione sociale; nei due anni in cui aveva studiato con Nevyn, aveva fatto notevoli progressi nella conoscenza delle erbe e dei loro utilizzi, e di conseguenza lui le aveva permesso di aiutarlo quando di pomeriggio si prendeva cura delle malattie o delle accidentali ferite dei servitori di palazzo, troppo insignificanti per essere presi in considerazione dai medici di corte. Dannyn e Gweniver erano rientrati da appena due giorni quando la giovane apprendista riferi a Nevyn una notizia interessante.
— Oggi Lord Oldac mi ha fermata per parlarmi — osservo Gavra.
— Davvero? Ti sta ancora seccando con le sue attenzioni?
— Ecco, e stato cortese, ma credo che avesse in mente qualcosa di disonorevole. Maestro, vorresti parlargli? E dannatamente difficile insultare un nobile… ma l’ultima cosa che voglio nella vita e un suo figlio bastardo… o anche quello di un qualsiasi altro uomo.
— Allora gli parlero. Tu sei sotto la mia protezione come se fossi mia figlia, e se sara necessario mi rivolgero addirittura al re.
— Ti ringrazio, ma sono stati soltanto i suoi sorrisi da ubriaco a turbarmi. Ha avuto il coraggio di insultare Lady Gweniver. Io invece credo che sia splendida e non intendo sentire discorsi del genere da parte di nessuno.
— E cosa ha detto?
— Oh, piu che altro ha avanzato delle insinuazioni in merito al fatto che lei e Lord Dannyn trascorrono una quantita di tempo insieme sul campo di addestramento.
Nevyn emise un ringhio sommesso.
— Oldac ha inteso insultare piu Lord Dannyn che Sua Santita — prosegui Gavra. — Infatti mi ha chiesto se non mi sembrava strano che lui fosse cosi ansioso di insegnare a Lady Gweniver la sua arte, ma la cosa mi ha