— Non e necessario, mio signore, perche un uomo ubriaco non e del tutto responsabile dei propri errori. Sono io a chiederti invece scusa per il pasticcio che ho combinato sul tappeto: vedi, gli spiriti non sono capaci di pensare molto bene, quindi a questo non e neppure passato per la mente di afferrare quel dannato boccale per il verso giusto.

Spiriti? penso Gweniver. Oh, dei, questa stanza ne deve essere piena, se Nevyn ha il dweomer!

Per quanto si guardasse intorno con disagio, non ne vide pero nessuno. Intanto Dannyn si alzo borbottando qualcosa in merito al suo intento di andare a chiamare un paggio perche asciugasse la macchia di birra, e lascio a precipizio la stanza.

— C’e piu di un modo per indurre un uomo a non dimenticare la cortesia — commento allora il re. — Mia signora, permettimi di scusarmi.

— Tu non hai nessuna colpa, mio signore, e come ha detto Nevyn un ubriaco non e del tutto responsabile di se.

I due si trattennero con il re ancora per qualche momento, ma l’imbarazzo causato dall’incidente li indusse ben presto a ritirarsi a loro volta. Gweniver suppose che piu tardi il re avrebbe rimproverato a dovere il fratello; nel percorrere il corridoio insieme a Nevyn si chiese quindi perche un uomo dotato di simili poteri si accontentasse di detenere a corte una posizione tanto umile, ma ebbe paura di porre domande al riguardo.

— Bene, buon mago — osservo infine, — devo dedurre che presto il nostro signore sara re di tutto Deverry, con un uomo come te ad aiutarlo.

— Non ci scommetterei sopra forti somme, se fossi in te.

Quando Gweniver smise di camminare e si giro a fissarlo, Nevyn le indirizzo uno stanco sorriso.

— Chi puo sapere cosa abbiano in serbo gli dei? — prosegui. — La Dea che tu servi ha un cuore oscuro, come tu ben sai, ed e possibile che ti abbia mandata qui a presiedere ad una sanguinosa sconfitta.

— E possibile — ammise Gweniver. Quel pensiero l’angosciava, ma era assolutamente logico. — Preghero perche non sia cosi.

— Come faro anch’io. Glyn e un brav’uomo e uno splendido re, ma non mi e dato di vedere come finira tutto questo. Mia signora, ti imploro di tenere il mio dweomer segreto al resto della corte.

— Come desideri… e del resto dubito che qualcuno mi crederebbe se lo raccontassi.

— Puo darsi. — Nevyn esito e la fisso con aria riflessiva. — Confido che Lord Dannyn provveda a trattarti con tutto il rispetto dovuto alla tua posizione.

— E meglio per lui che lo faccia. Ti garantisco che non ho nessuna intenzione di infrangere il mio voto — ribatte Gweniver, scoppiando poi a ridere di fronte all’espressione sorpresa di lui. — A volte si addice ad una sacerdotessa di essere franca — aggiunse. — Mia sorella ti puo confermare che non ho mai tenuto a freno la lingua.

— Bene. Allora permetti anche a me di essere franco: mi duole il cuore a vederti andare in guerra, e preghero la tua Dea perche ti protegga.

Mentre si allontanava, Gweniver si senti lusingata che un uomo tanto potente si preoccupasse per lei.

Alla luce delle torce affisse alle pareti, l’esercito si stava radunando nel cortile. Sbadigliando a causa delle poche ore di sonno, Ricyn si aggiro fra gli uomini, gridando ordini perche si affrettassero, mentre carri carichi di provviste passavano fragorosi poco lontano, con i carrettieri assonnati che facevano schioccare le lunghe fruste. Guardandosi intorno, Ricyn sorrise: era giunto il giorno che aveva sempre sognato, quello in cui sarebbe andato in guerra come capitano e non come un semplice guerriero. Uno alla volta, i guerrieri condussero i cavalli all’abbeveratoio, e Ricyn si diresse verso Camlwn, che teneva per le redini anche il cavallo di Dagwyn.

— Dov’e Dagwyn? — gli chiese.

Per tutta risposta Camlwn accenno con un pollice in direzione delle vicine stalle, dove Dagwyn e una serva delle cucine si stavano abbracciando appassionatamente nell’ombra proiettata da una parete.

— Un ultimo dolce addio — commento Camlwn, sogghignando. — Non so proprio come faccia, ma sono pronto a giurare che ha stregato una ragazza in ogni fortezza dove siamo stati.

— Se non addirittura due. Daggo, vieni! Risparmia il resto per quando torneremo a casa!

Le sommesse note argentee del corno di Lord Dannyn si diffusero per la fortezza, e Dagwyn si stacco dalla ragazza fra le beffe e i fischi dei compagni. Scandendo alcuni ordini, Ricyn monto in sella e al suo orecchio il familiare tintinnio che la banda di guerra produsse nel seguire il suo esempio suono piu dolce del canto di qualsiasi bardo; il giovane condusse quindi i suoi uomini sul davanti della fortezza dove il resto dell’esercito, che ammontava complessivamente a trecento uomini, era in attesa davanti alle porte insieme ai carri, ai cavalli da soma e ai servi che erano raccolti da un lato. Liberando il proprio cavallo dalla confusione, Gweniver ando a prendere posto accanto a Ricyn.

— Buon giorno, mia signora — saluto questi, accennando un inchino sulla sella.

— Buon giorno. Tutto questo e splendido, Ricco: non sono mai stata cosi eccitata in tutta la mia vita.

Ricyn sorrise, pensando che Gweniver era come un ragazzo alla sua prima esperienza di guerra: sembrava quasi impossibile che lei fosse la con loro, indossando la cotta di maglia come tutti quanti, con il cappuccio gettato all’indietro a rivelare i corti capelli dorati e il tatuaggio azzurro sulla guancia. In alto il cielo si tinse di grigio e schiari sempre piu fino a offuscare il bagliore delle torce; sulle porte, i servi agganciarono le catene agli argani mentre Lord Dannyn faceva spostare il suo massiccio cavallo nero lungo lo schieramento, soffermandosi qua e la a parlare con qualcuno per poi raggiungere infine Gweniver.

— Vostra Santita cavalchera con me in testa allo schieramento — annuncio.

— Ma davvero? E a cosa devo questo onore?

— Alla tua nobile nascita — ribatte Dannyn, con un sottile sorriso, — che e dannatamente migliore della mia. Giusto?

Mentre si incamminavano, Ricyn fisso lo sguardo sulla schiena di Dannyn con un sentimento di odio crescente.

Per tutto il mattino l’esercito procedette verso occidente sulla strada costiera che si snodava lungo le alture che affiancavano il mare. Da dove si trovavano, Ricyn poteva vedere l’oceano che scintillava azzurro e punteggiato di bianco nel riversare le sue lente onde sulla spiaggia sottostante, mentre sulla destra si allargavano i campi ben coltivati delle tenute personali del re, distese di stoppie dorate dove era possibile di tanto in tanto vedere un contadino che camminava piegato per raccogliere le ultime spighe del primo raccolto. In condizioni normali, Ricyn si sarebbe messo a fischiettare mentre cavalcava, perche quella era una splendida mattina ed erano diretti incontro alla gloria, ma quel giorno cavalco invece avvolto nei suoi pensieri, solo in testa alla banda di guerra invece che al fianco della consueta compagna di viaggio. Di tanto in tanto, quando la strada descriveva una curva, poteva vedere Gweniver molto piu avanti, e ogni volta desiderava averla invece accanto.

Quando quella notte le truppe si accamparono sui vasti prati che si allargavano a ridosso delle alture, Gweniver raggiunse pero il suo fuoco da campo con le braccia piene del proprio equipaggiamento e Ricyn si affretto a scattare in piedi per liberarla di quel carico.

— Avresti dovuto permettermi di occuparmi del tuo cavallo, mia signora — protesto.

— Oh, se e necessario sono capace di picchettare un cavallo. Intendo dividere il tuo fuoco.

— Questo mi rallegra. Mi cominciavo a chiedere per quanto tempo ancora Lord Dannyn ti avrebbe tenuta accanto a se.

— E questo cosa vorrebbe dire, esattamente?

— Nulla piu di cio che ho detto, mia signora. Ora vado ai carri a prenderti qualcosa per cena.

Gweniver lo segui con lo sguardo, con le mani piantate sui fianchi, mentre lui si affrettava ad allontanarsi, e nel camminare Ricyn impreco contro la propria bocca troppo larga. Al suo ritorno, la trovo seduta accanto al fuoco e intenta a cercare qualcosa nelle sacche della sella, che pero accantono subito per prendere il pane e la carne secca che lui le porgeva. Mangiarono in silenzio, e per tutto il tempo Ricyn fu consapevole che Gweniver lo stava fissando di sottecchi.

— Perche hai avanzato quel commento a proposito del nostro bastardo? — chiese infine la ragazza. — Voglio la verita.

— Ecco, noi e tutto il dannato esercito onoriamo il tuo voto. Lo onora anche lui?

— Non ha altra scelta. Cosa ti induce a pensare che possa essere altrimenti?

— Nulla, mia signora. Ti chiedo scusa.

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