aerei della base si alzeranno in volo per darci la caccia.»

«Noi non abbiamo nessuna intenzione di farlo funzionare ‘perfettamente’, colonnello. Ci e sufficiente che voi raggiungiate le coste alleate. Invece, per evitare che gli Albatros si gettino al nostro inseguimento e ci raggiungano, comandante Meyer, credo sia opportuno provvedere ad alleggerire la vostra macchina volante», disse Sciarra, tirando verso di se un pomello rosso posto sul lato destro del pannello di controllo.

L’ufficiale italiano era spesso rimasto a osservare le manovre dei dirigibili, e diverse volte aveva caricato il potenziale di bombe negli alloggiamenti posti sotto le gondole. Il maggiore aveva preso nota di ogni dettaglio che avrebbe potuto essergli utile, qualora avesse mai riacquistato la liberta. Sciarra si era ben impresso nella mente il meccanismo di sganciamento delle bombe: ogni volta che veniva effettuato un nuovo carico da parte dei prigionieri, un tecnico provava il funzionamento di apertura del portello almeno una decina di volte.

Mentre lavorava nei pressi degli aeromobili aveva memorizzato molte delle operazioni che vedeva compiere ai piloti e alle squadre a terra. Ognuna di quelle informazioni avrebbe potuto servire per rendere inoffensiva una delle piu invincibili macchine da guerra di cui il nemico disponeva.

Una prima salva di cinque bombe venne sganciata sopra la base. Cinque detonazioni ravvicinate ruppero il silenzio della notte. I bagliori delle deflagrazioni indicarono ai fuggiaschi dove avrebbero dovuto effettuare il nuovo lancio.

«Virate a destra di dieci gradi e mantenete questa velocita», disse Petru premendo la canna della rivoltella contro la tempia dell’ufficiale tedesco.

Sciarra aziono ancora il meccanismo di sgancio e una nuova salva cadde sul terreno. I tre uomini videro distintamente che almeno due bombe avevano fatto centro, cadendo dinanzi all’hangar degli aerei e ostruendone l’uscita.

«Adesso dobbiamo solo sperare che nessuno degli Albatros sia riuscito a oltrepassare la porta dell’aviorimessa e a decollare», disse Petra, gettando lo sguardo verso le fiamme che si levavano da terra.

Quell’istante di distrazione fu sufficiente perche Meyer, con una mossa dell’avambraccio, si liberasse della minaccia della pistola puntata contro di lui, affibbiando un pugno in pieno volto a Petra.

Sciarra afferro la Mauser e la punto contro Meyer. «Fermo, colonnello, o apriro il fuoco», disse risoluto l’italiano.

Meyer si fermo, ma solo per un istante. Conosceva la sua nave alla perfezione; rapido, si volse verso la porta della gondola alla sua destra. «Non vi saro mai d’aiuto!» Il colonnello apri la porta e si getto nel vuoto.

Sciarra e Petra erano ancora sconvolti dal gesto dell’ufficiale tedesco, quando una raffica di mitragliatrice interruppe il rumore monocorde dei propulsori: uno degli Albatros stava dando loro la caccia.

I sette biplani di cui era dotata la base erano in grado di raggiungere velocita anche superiori a centocinquanta chilometri orari e avevano un paio d’ore di autonomia. Erano inoltre ben piu maneggevoli e leggeri di un dirigibile.

Malgrado la facilita con cui l’aereo avrebbe potuto abbattere il gigante in volo, sembrava che il pilota mancasse volutamente il bersaglio: le raffiche di quello che pareva essere l’unico inseguitore si perdevano lungo i fianchi dell’aeronave tra le scie luminose dei proiettili traccianti.

«Stanno cercando di convincerci ad arrenderci», disse Petra, mentre metteva mano alla mitragliatrice girevole posta a poppavia nella gondola di comando. «Credo sia opportuno far loro capire che non abbiamo alcuna intenzione di scendere a terra… anche perche io non saprei davvero come fare a portare giu questo affare.»

Mentre Sciarra tentava di prendere dimestichezza con le manovre direzionali del dirigibile, la mitragliatrice esplose cinque colpi, quindi, tra l’imprecare di Petra, l’arma si inceppo.

«Che cosa succede, tenente?»

«Questa maledetta non vuole saperne di riprendere a sparare. L’Albatros, invece, sembra che stia mirando sempre piu vicino al dirigibile. Se solo uno di quei colpi dovesse colpire un serbatoio di idrogeno sarebbe la fine.» Petru cerco di recuperare il suo sangue freddo: «Credo sia il caso di raggiungere un’altra gondola e provare ad abbattere il caccia che abbiamo alle calcagna, se non vogliamo fare la fine di due tordi arrostiti in volo».

«Raggiungere un’altra gondola!?» chiese Sciarra incredulo: non aveva mai visto compiere un’azione del genere durante le esercitazioni a terra alle quali aveva assistito. «Come pensate sia possibile?»

«Con quella», disse Petru indicando una scaletta in alluminio che costituiva il passaggio tra la gondola di comando e l’interno del grosso cilindro argentato. «Credo ci siano dei camminamenti interni che portano alle due navicelle centrali ed entrambe sono dotate di una mitragliatrice.»

«Speriamo che la nostra passeggiata nel ventre della balena porti buoni frutti: ho paura che il pilota del caccia tedesco non sia dotato di pazienza infinita.»

«Se mi permettete, maggiore, voi mettete in pratica le vostre conoscenze di guida. Fare il funambolo sara compito mio.»

Cosi dicendo, Petru sali sulla scaletta e apri la botola che si trovava sul tetto del ponte di comando. Al buio riusci dapprima a individuare un corrimano, quindi si rese conto di trovarsi su una delle passerelle che attraversavano l’interno del dirigibile. Sopra di lui erano collocati i diciannove involucri che contenevano il gas: una scintilla avrebbe potuto innescare un disastro.

Petru percorse a tentoni la passerella cercando di orientarsi in quello spazio immenso e buio. Il rombo del caccia, benche attutito dall’involucro telato del dirigibile e dal ronzio dei propulsori, giungeva anche all’interno della struttura. Doveva fare presto.

Una raffica di mitraglia proveniente dalla navicella di dritta fece capire a Sciarra che il tenente rumeno aveva raggiunto la meta. La risposta dell’Albatros, a questo punto, non fu piu solo intimidatoria: le pallottole spazzarono il ponte di comando, infrangendo alcuni vetri e causando un principio d’incendio nel voluminoso apparato radio.

Probabilmente, alla successiva virata, il pilota tedesco avrebbe aggiustato la mira e lo Zeppelin si sarebbe trasformato in una enorme palla di fuoco.

Nell’oscurita, rotta dal chiarore della luna, Sciarra rimase a osservare il biplano che virava, preparandosi a un nuovo assalto.

Impotente, l’ufficiale italiano strinse le mani attorno alla ruota del timone dell’aeronave.

Il caccia si mise in assetto e punto dritto contro il dirigibile. «Strano destino per un alpino quello di morire in cielo», trovo il tempo di pensare Sciarra, mentre le due mitragliatrici del biplano sputavano vampe di fuoco.

A un tratto il caccia sembro inciampare in un invisibile ostacolo, mentre i traccianti della mitragliatrice manovrata da Petru accesero dall’interno la fusoliera dell’aereo, quindi il biplano esplose illuminando la notte.

Nella dozzina di minuti che seguirono, Alberto Sciarra cerco in tutti i modi di mantenere il controllo dell’aeronave, non sempre riuscendoci: il dirigibile ora puntava verso la terraferma, ora alzava il gigantesco muso verso l’alto, con impennate preoccupanti. Per fortuna il colosso si mostrava docile come un elefante ammaestrato e sembrava che perdonasse ogni errore dell’improvvisato pilota.

Quando Petru, attraverso il passaggio che aveva utilizzato in precedenza, fece ritorno alla cabina di pilotaggio, l’ufficiale italiano lo accolse con un sorriso. «Credevo voleste rimanere per sempre nella postazione di dritta, tenente. Complimenti per la vostra mira.»

«I tordi arrosto non mi sono mai piaciuti. Ma sono stato aiutato dalla fortuna, maggiore.» Il sorriso scanzonato non scomparve dal volto del rumeno neanche quando, osservando la strumentazione con la speranza di capirci qualche cosa, chiese: «E adesso che cosa facciamo?»

«Semplice», rispose Sciarra, «ci alziamo di quota e dirigiamo a ovest-sudovest: prima o poi incontreremo le linee amiche.» Cosi dicendo il maggiore agi sulla ruota e cerco di allineare il muso del gigante con l’ago della bussola. Lo Zeppelin sobbalzo per alcuni istanti, incerto, quindi segui le istruzioni del pilota.

«Dando per scontate le vostre buone capacita di guida, vi informo che ci sono un paio di schieramenti che, in questo momento, farebbero carte false per tirarci giu: il nemico, al quale abbiamo soffiato un’arma invincibile, e gli alleati che non vedono l’ora di abbattere gli odiati dirigibili dell’impero austroungarico. Senza contare che non so come saremo in grado di affrontare l’atterraggio.»

«Ogni cosa a suo tempo, tenente. Per adesso stiamo tranquilli e godiamoci il panorama.»

Il sole radente stava incominciando a illuminare la striscia di terra che collegava la penisola di Westerland alla terraferma, mentre il dirigibile sorvolava le vaste insenature costellate di isole a ovest della Danimarca. La cittadina di Homum avrebbe rappresentato l’ultimo lembo di terra prima che lo Zeppelin L30 si inoltrasse nel mare del Nord.

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