16

Venezia, 1348

Il contagio era dilagato tra i poveri e i senzatetto scampati al terremoto del 25 gennaio: la precarieta delle condizioni igieniche, aggravatasi dopo il sisma, alimentava il diffondersi della peste.

Negli ultimi giorni di marzo il Maggior consiglio della Repubblica di Venezia aveva affidato a tre Savi il compito di stilare un piano d’emergenza: erano stati sufficienti pochi giorni di epidemia per riempire i cimiteri. Ormai non si sapeva piu dove seppellire i morti.

I tre Savi emisero il loro responso quattro giorni dopo l’incarico. Le misure da tenere erano rigorose e inflessibili. Tra le altre cose si acconsentiva ai parenti dei malati poveri o indigenti di accompagnare i loro cari sulle isole di San Marco, Sant’Erasmo e San Leonardo Fossamala, destinate a lazzaretti e a giganteschi cimiteri. Tutti sapevano che quello sarebbe stato un viaggio di sola andata.

Ed era soltanto l’inizio.

La cappella era situata allo stesso piano della camera da letto del padrone di casa.

Angelo Campagnola si inginocchio di fronte all’immagine della Vergine e si fece il segno della croce. Sperava che la preghiera fosse in grado di sollevarlo dal peso di un terrore cieco che lo attanagliava da giorni e che non riusciva a domare.

Forse quelli che morivano erano i piu fortunati, penso il nobile veneziano: non avrebbero dovuto combattere con la paura e con l’incertezza del futuro.

L’attesa era in grado di far vacillare anche la piu solida delle menti: aspettare impotente che il morbo si impadronisse del proprio corpo e lo consumasse fra atroci sofferenze nella piu desolata solitudine poteva portare chiunque alla follia.

«Vergine santa», disse Campagnola in un sussurro che assomigliava al sibilo di un serpente. «Tu sai quanto io ti sia devoto. A te chiedo di non farmi cadere nella stretta del demone che sta decimando gli abitanti della mia citta.»

Benche si dicesse che le donne, e soprattutto quelle incinte, fossero le piu esposte al contagio, in realta la peste colpiva indiscriminatamente, senza tenere conto dell’eta o dello stato di salute delle sue vittime.

A dire il vero qualcuno riusciva a sopravvivere alle febbri, alle setticemie e ai bubboni, ma erano davvero pochi. Quei pochi, pero, parevano immuni da un successivo contagio e buona parte dei «graziati» andava ad arricchire i mai sufficienti ranghi degli addetti al trasporto dei cadaveri verso i luoghi di sepoltura o, piu spesso, verso le pire dove ardevano i corpi.

Campagnola osservava il lento incedere della cocca: da alcuni giorni diverse navi da commercio erano state requisite per passare di canale in canale e di casa in casa a raccogliere morti e moribondi, allontanando cosi il soffio pestifero da chi non era ancora ammalato.

«Te ne prego, santissima Vergine, preservami dal male.»

Anche cosi, chino tra le candele e di fronte alle immagini sacre, Campagnola, piu che un fedele raccolto in preghiera, sembrava un emissario di Satana che stesse cospirando ai danni di Maria.

Il nobile veneziano alzo lo sguardo sulla statua. Il volto della Madonna era disteso in un sorriso, gli occhi azzurri guardavano un punto all’infinito, mentre quelli dell’uomo mandavano lampi crudeli.

«Ho capito quello che tu mi chiedi, Madre mia. Vuoi che io fermi il figlio di Satana. Lo so, quello e il figlio del Demonio e sta seminando la morte in citta. Tu mi vuoi dire che sino a che la progenie del Diavolo ricevera accoglienza, per questa citta non ci sara pace. Vuoi che io lo elimini e tu cosi compirai il miracolo di far cessare la pestilenza, non e vero?»

La nebbia si alzava dall’acqua immobile dei canali come l’anima che lascia il corpo di un uomo senza vita.

E molte anime, in quel momento, stavano iniziando il loro viaggio per tornare a sedersi al fianco degli angeli: la peste non si concedeva pause.

Quasi meta della popolazione sarebbe morta nel giro di pochi mesi.

I dodici uomini si unirono all’equipaggio della cocca, uguale a quello delle molte che venivano usate per raccogliere i morti: indossavano una mantella nera e avevano il volto nascosto dalle falde di grandi cappelli. Ciascuno di loro portava al fianco una grossa spada.

Alessandro Crespi chiuse la finestra che si affacciava sul Canal Grande. Osservo compiaciuto i vetri con cui aveva fatto recentemente sostituire i battenti in legno. La sua era una delle poche case a Venezia a godere di questa lussuosa novita: i vetri consentivano un migliore isolamento termico e, soprattutto, permettevano alla luce d’illuminare i locali che altrimenti sarebbero stati avvolti nel buio per i molti mesi del lungo inverno veneziano.

All’interno del palazzo regnava il silenzio. Il mercante era l’unico a essere ancora sveglio, essendosi attardato a controllare la distinta di una spedizione appena giunta dall’Oriente.

Crespi guardo la cocca che ormeggiava lungo la riva degli Schiavoni, a poca distanza dalla sua abitazione. Conosceva lo scopo a cui erano ormai destinate quelle imbarcazioni: la peste faceva paura a tutti, anche a un uomo freddo e abituato al rischio come il mercante veneziano.

Dalla imperfetta trasparenza di un vetro ancor ruvido e spesso, Crespi osservo gli uomini che scavalcavano la murata della cocca e si avviavano lungo la riva: non si trattava certo di seppellitori o di frati intenti a recuperare i corpi degli ammalati. Quelli sembravano piuttosto un drappello di guardie che, armi in pugno, si stavano dirigendo… si stavano dirigendo… «All’imboscata! Svegliatevi tutti! Ci stanno attaccando!» grido a gran voce Crespi, mentre un forte colpo annunciava che gli uomini armati stavano sfondando il portone d’ingresso.

Humarawa fu il piu pronto ad accorrere. Crespi lo intravide con la coda dell’occhio e gli sembro una figura spettrale, avvolto nella lunga camicia da notte e non nella consueta armatura da samurai. La spada del giapponese sibilo nell’aria e la rapida posizione di guardia assunta da Humarawa infuse un immediato senso di sicurezza anche in Crespi, che si senti pronto a fronteggiare l’assalto.

Lo scalone in legno massiccio del palazzo era ampio, percio avrebbe consentito agli assalitori di salirlo in quattro o cinque alla volta: e loro erano solo in due a respingere l’attacco. A questo stava pensando Humarawa quando il respiro reso sibilante dalla antica ferita alla bocca lo avverti che anche Wu si era unito a loro. Lo scontro sembrava inevitabile.

Sia per il giapponese che per Wu si sarebbe trattato di uno dei tanti duelli all’ultimo sangue a cui avevano partecipato. Diverso era invece lo stato d’animo di Crespi: non era un combattente e, anche se era in grado di maneggiare agevolmente sia la spada che l’arco, non aveva alcuna dimestichezza con la lotta corpo a corpo. La freddezza sembrava essere l’arma migliore del mercante veneziano: aveva imparato che il mantenersi calmi davanti a un avversario poteva essere un ottimo sistema per cavarsela nelle situazioni difficili. E questa aveva tutta l’aria di essere una situazione difficile.

Adil — ormai Celeste si era abituata al nuovo nome e alla diversa identita — fu destato dal grido d’allarme di Crespi. Rapido si vesti e corse verso le scale. Quando le raggiunse rimase paralizzato dal terrore: sullo scalone si stava combattendo una battaglia all’ultimo sangue.

Humarawa brandiva la katana con la destra, e con la sinistra lo spadino. Anche Crespi presidiava da una posizione dominante l’ultimo scalino e la sua arma, leggera e maneggevole, pareva piu efficace dei pesanti spadoni degli assalitori.

Wu, invece, agitava come una clava una trave di legno che aveva divelto dal montante di un mobile. La sua espressione e la sua mole costituivano da sole un ottimo deterrente per chi avesse avuto a che fare col gigantesco pirata cinese.

La prima carica venne respinta senza eccessivo sforzo: avere ragione di tre abili guerrieri come Crespi, Wu e soprattutto Humarawa, posti a difendere la sommita di una scala, era difficile come espugnare la piu arroccata delle fortezze.

Due dei misteriosi assalitori, feriti, guadagnarono le retrovie, mentre i loro compagni si videro costretti a indietreggiare.

Вы читаете L'anello dei re
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату