«Fermi», disse Humarawa nella sua lingua, «non dobbiamo perdere il vantaggio della nostra posizione sopraelevata. Aspettiamoli qui.»

Pochi istanti piu tardi parti un secondo assalto.

Quello che sembrava il capo del manipolo stava per colpire Humarawa con lo spadone, ma il giapponese scarto di lato e il colpo ando a vuoto. Prigioniero del suo stesso impeto, l’uomo ruzzolo a terra, ai piedi di Humarawa. Il malvivente non ebbe il tempo di rialzarsi che la wakizashi, tenuta nella mano sinistra del giapponese, poso la sua lama affilata sul collo del nemico.

«Adesso voglio proprio sapere da che parrocchia provieni», sibilo Humarawa, premendo la lama sulla carotide dell’avversario.

«Fermo…» disse l’altro con voce tremante, «in nome della legge. Agiamo per conto del Consiglio dei Dieci.»

«Se l’eminentissimo Consiglio manda in giro nella notte uomini in tenuta da briganti a recare disturbo ai cittadini di Venezia, io sono autorizzato a tagliare la gola di persone armate che entrano nella mia casa nottetempo.»

Ma mentre Humarawa si preparava a infliggere il colpo mortale all’avversario, gli assalitori sferrarono un nuovo attacco. Crespi, per evitare un affondo, inciampo nel giapponese.

L’uomo che era stato atterrato da Humarawa meno un calcio al basso ventre al samurai e riusci a divincolarsi dalla presa. In men che non si dica sguscio via e si mise al riparo tra i suoi che, approfittando della situazione, avevano guadagnato qualche scalino. Uno degli aggressori si avvento con la spada sguainata sul giapponese che ancora si trovava sbilanciato. Con la rapidita di un gatto, Humarawa stava rimettendosi in posizione di combattimento quando senti quella strana sensazione che non e ancora dolore vero e proprio, ma e simile all’indolenzimento e accompagna inizialmente ogni ferita: la spada gli aveva trafitto il fianco.

Come una tigre ferita Humarawa urlo di rabbia e dolore mentre estraeva la lama. Poi il furore si impadroni di lui.

Adil non riusciva a tenere aperti gli occhi. Humarawa sembrava trasformato in una macchina da guerra dotata di quattro armi micidiali: i suoi arti agivano simultaneamente e con letale precisione.

Tre degli assalitori caddero sotto i colpi della fiera, altri due ruzzolarono lungo le scale per mano di Crespi e di Wu. Malridotti, gli aggressori mossero in ritirata, attestandosi alla base della scala, quasi in penombra.

Solo allora Hito Humarawa si accascio a terra. «Prendi il ragazzino e vattene, Wu», disse il giapponese al fedele servitore.

«Alzati, signore. Stanno per tornare», disse il pirata con la voce rotta dall’angoscia piu che dall’affanno.

«Non posso alzarmi. Sto per perdere i sensi. Ti ordino di lasciarmi qui e di mettere in salvo Adil.»

Gli occhi di Wu incontrarono quelli di Celeste. Wu l’afferro e la pose a cavalcioni sul suo fianco sinistro, scambio un gesto di intesa con Crespi, quindi il piccolo gruppo si diresse, nella penombra, verso il passaggio segreto dell’antico palazzo. Il buio facilito la loro fuga.

Per la prima e unica volta nella vita Wu aveva disobbedito agli ordini del suo padrone: mentre correva verso la salvezza, il gigante cinese portava in braccio Adil e sulle spalle il corpo di Humarawa privo di conoscenza.

17

Marzo 2004

Deidra Blasey si massaggio la gamba. Nonostante potesse essere piu che soddisfatta dei suoi progressi, le fratture provocate dall’esplosione, parecchi mesi prima, le dolevano ancora. Aveva dovuto subire sei interventi, ma ora la convalescenza era finita e si sentiva quasi del tutto in forze, anche se sapeva bene che i segni lasciati dalla bomba sul suo corpo sarebbero stati indelebili.

Il colonnello dei marine entro nel capannone numero 24 con passo lievemente claudicante. Appena giunta nell’ufficio ricavato in un angolo dell’hangar, il sergente Kingston le si paro davanti: «Il generale Grenshover ha chiesto di vederla, signore.»

Dopo circa una mezz’ora di anticamera Deidra Blasey entrava nella stanza del comandante di Fort Lejeune.

«Riposo, colonnello… riposo.» Quello era il modo in cui il vecchio ufficiale cercava di mettere le persone a proprio agio. «L’ho convocata per dirle che l’America non puo dimenticarsi di persone come lei, persone che, piu duramente di altre, hanno pagato il prezzo di essere al servizio della nostra nazione. Vedo pero che la gamba va meglio, colonnello.»

«Grazie a Dio, signore, non sembra che abbia subito irreparabili conseguenze…» rispose Deidra, mentre il suo sesto senso le suggeriva di stare in guardia.

«Certo, certo, colonnello Blasey, anche se a seguito dell’incidente i medici le hanno assegnato un’invalidita pari al…» Il generale apri il dossier che si trovava sul tavolo.

«Non sforzatevi di leggere, signore. Invalidita del diciannove per cento, cosi recitano i referti.»

«Lei certo sapra, colonnello, che non sara piu possibile destinarla ai servizi operativi… anzi, se non fosse lei ci sarebbe difficile tenere chiunque nelle sue condizioni a far parte della forza permanente effettiva…»

Il generale Grenshover prese fiato: sapeva che quello che stava per dire a uno dei suoi migliori subalterni equivaleva a un’umiliante retrocessione.

«Colonnello Blasey, il corpo dei marine e fiero di proporle il ruolo di ispettore internazionale per la bonifica delle zone minate.»

«Mi perdoni, signore, ma a prima vista sembra uno di quei titoli altisonanti creati per mettere a riposo qualche vecchia carretta… che so… dietro una scrivania a sbirciar riviste in attesa che l’orario di lavoro finisca. Lei mi conosce abbastanza bene, signore, per sapere che non sono quel tipo di soldato.»

«Tutt’altro che un lavoro sedentario, Blasey. Nel mondo esistono ancor oggi milioni di mine disseminate ovunque. La sua esperienza potra essere preziosa e insostituibile per i ragazzi che si troveranno in situazioni di pericolo, nel tentativo di bonificare questo o quell’angolo del pianeta. E guai a me se avessi mai pensato di sotterrarla dietro una scrivania. Girera il mondo: ovunque l’esistenza di una zona a rischio giustifichi la nostra — la sua — presenza.»

Qualche minuto piu tardi Deidra Blasey rientrava nel capannone numero 24. Aveva un’aria mesta.

Kingston non la fece neppure parlare: «E quello che mi aspettavo, signore?»

«Non so che cosa si aspettava, sergente. So che dal prossimo mese non saro piu il suo comandante.»

«Era da qualche giorno che la voce girava, qui al campo, signore. Mi permetta comunque di correggerla.»

«Mi domando come le notizie trapelino sempre, Kingston. E poi mi dica, che cosa vuole correggere in me?»

«Non mi permetterei mai di correggere nulla nel migliore comandante che io abbia mai avuto.» L’espressione del corpulento militare sembrava quella di un bambino al settimo cielo. Porse un foglio al colonnello e continuo: «Sempre che lei non si sia stancata di me, ho presentato domanda per seguirla nel suo nuovo incarico, signore».

Cassandra Ziegler indossava una gonna nera, aderente quanto bastava per mettere in mostra le sue forme senza renderle eccessivamente provocanti.

Conrad Deuville la guardo con palese apprezzamento: il direttore dell’FBI era fiero di avere una signora come Cassandra nel suo staff personale. E non solo perche si trattava di una bella donna.

«Come vanno i tuoi contatti mediorientali, Cassandra?» le chiese Deuville non appena lei si fu seduta nel salotto annesso all’ufficio.

«Se ti riferisci a Breil, sta visionando il materiale che gli abbiamo fornito.»

«Che gli hai fornito. Ricordati che quella di arruolare un consulente in un caso

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