Londra, maggio 1917
Il contatto con le mani dell’infermiera provoco un fremito lungo il corpo del maggiore Sciarra. Ma non si trattava di un fremito di piacere, sebbene nei lunghi mesi di trincea venir sfiorato dalle mani di un’avvenente ragazza fosse stato uno dei suoi sogni piu ricorrenti. Nell’ospedale militare la volontaria inglese stava premendo con forza sui margini della ferita per farli combaciare tra loro, mentre un non piu giovane ufficiale medico provvedeva a ricucire il bicipite dell’ufficiale italiano: uscire con pochi punti di sutura a un braccio dall’avventura che lo aveva visto protagonista era stato un vero e proprio miracolo. Danni ancor minori aveva riportato il suo compagno di viaggio: il tenente Petru se l’era cavata con qualche escoriazione alle gambe e alla fronte.
Sciarra sorrise una volta che il medico ebbe reciso il filo dopo aver dato l’ultimo punto, si asciugo la fronte imperlata di sudore e disse: «Grazie, dottore… e grazie anche a voi, signorina. La delicatezza delle vostre mani ha reso piu sopportabile il dolore…»
«Voi parlate un ottimo inglese… maggiore…?!» Nel tono della ragazza si avvertiva una certa perplessita per via di cio che Sciarra aveva dichiarato alle autorita britanniche, e cioe che sia lui che il giovane rumeno erano due ufficiali del Regio esercito italiano fuggiti da una base di dirigibili a Tonder.
Mentre rispondeva alle domande che gli venivano poste, Sciarra dovette convenire che la deposizione resa a due appartenenti ai servizi segreti inglesi poteva essere sembrata assai poco credibile. E, a giudicare dal tono dell’infermiera, anche nella mente della giovane doveva essere sorto qualche dubbio. Sciarra sorrise di nuovo con cordialita e disse: «Quando non vengo catturato dagli asburgici e deportato in un campo di lavoro, esercito un’attivita commerciale internazionale, signorina…?»
Sciarra aveva deciso di approfittare del fatto che l’anziano medico aveva abbandonato la sala per cercare una maggiore confidenza con la giovane inglese.
Aveva osservato l’infermiera, ostentando un’aria distratta, per tutto il tempo della sutura. Non era molto alta, e sotto al camice bianco e pulito si intuivano fianchi tondi e torniti. I capelli castani tendenti al rosso incorniciavano un sorriso gradevole e aperto. Il seno prosperoso sembrava costretto dentro un corpetto piu simile a una camicia di forza che a un indumento femminile. Doveva avere poco piu di vent’anni.
«E dove esercitate questa professione, maggiore?» chiese ancora la ragazza, aggiungendo: «Kimber, mi chiamo Kimber Hadwin e sono un tenente della Croce Rossa britannica».
«A Genova, nel Nord dell’Italia, tenente Hadwin: la citta dove abito e lavoro quando gli impegni militari me lo consentono.»
«So bene dove si trova Genova, signore. Mio padre e stato imbarcato per tutta la vita, prima di colare a picco con la sua nave, affondata da un maledetto U-Boot tedesco. Ci sono anche stata alcune volte: quando ero piccola, mia madre e io abbiamo accompagnato papa nel corso di alcuni suoi viaggi. La nave che comandava aveva un confortevole appartamento in cui alloggiavamo, ed era quasi come stare nella nostra casa qui a Londra. Posseggo ricordi nitidi della sua citta… la Lanterna, il porto Mediceo, i carruggi…»
«Tutto esatto, tenente Hadwin, fatta eccezione per il porto Mediceo: quello si trova a Livorno e, perdonate la mia presunzione, ma credo che voi lo sappiate bene. Capisco la vostra diffidenza e vi assicuro che ognuna delle cose che ho detto poco fa a quei due signori corrisponde a verita. Posso strapparvi una promessa?»
Kimber annui, arricciando il naso in maniera simpatica, mentre Sciarra continuava: «Visto che sono riuscito a cogliervi in fallo, mi promettete che continuerete la vostra verifica circa la mia identita a cena in qualche ristorante, non appena finira la mia degenza ‘forzata’?» Sciarra si riferiva ai due uomini in divisa che piantonavano la stanza in cui erano stati portati lui e il tenente Petru. Quasi certamente li avrebbero gentilmente costretti a rimanere ospiti dell’ospedale, in attesa che le loro generalita fossero state confermate dalle autorita italiane.
Nel corso della settimana che era seguita, Kimber aveva fatto piu volte visita all’ufficiale, sino a che l’ambasciata italiana a Londra aveva chiarito la posizione dei due degenti, preannunciando altresi l’arrivo in citta del diretto superiore di quelli che, per gli alleati, erano ora diventati due eroi.
Quel giorno i due piantoni erano stati allontanati dalla camera occupata da Sciarra e da Petru, e la sera stessa Kimber Hadwin era seduta davanti al maggiore in un piccolo ma elegante ristorante sulla riva destra del Tamigi.
«State a sentire com’e andata a finire, Kimber…»
La giovane infermiera era vestita con un’eleganza che sottolineava doti tenute fino ad allora nascoste dall’asettico camice bianco. I capelli si muovevano come onde di un mare al tramonto, emanando riflessi rosati. Gli occhi chiari della giovane osservavano quelli dell’italiano. Le piaceva il distacco con cui Sciarra raccontava la sua storia: come un perfetto cronista, non indulgeva mai in espressioni di compiacimento per le sue imprese.
Kimber fini di mangiare, appoggio le mani sul tavolo e si preparo ad ascoltare.
«Il colonnello Meyer ha lottato come una tigre all’interno dell’angusta stiva delle bombe, ma poi, ferito, ha dovuto cedere al giovane ufficiale rumeno. Proprio mentre Petru lo costringeva a precederlo verso il passaggio sotto al paiolato, Meyer ha avuto un guizzo, riuscendo a liberarsi dalla presa dell’altro. A quel punto l’ufficiale tedesco si e lanciato di nuovo nel vuoto, ma questa volta lo ha fatto davvero.
«Petru aveva appena riguadagnato la plancia, quando io mi sono messo a urlare: ‘Stiamo perdendo quota! Hanno colpito la sommita del cilindro, e uno dei diciannove palloni aerostatici a idrogeno e in fiamme. Quando anche gli altri verranno investiti dall’incendio, il dirigibile esplodera come un gigantesco deposito di gas. Credo che l’unica soluzione sia quella di raggiungere la terra il piu presto possibile…’ Cosi dicendo ho girato con forza il timone ascensionale in modo che la prora dell’aeronave puntasse risolutamente verso il basso. La terra distava ancora qualche centinaio di metri e il fuoco divampava ormai ovunque, diffondendosi a gran velocita con ampie volute roventi. A mano a mano che il campo brullo sotto di noi si avvicinava, la velocita di caduta del dirigibile — ormai trasformatosi in una massa incandescente — aumentava in maniera incontrollabile.
«La gondola e atterrata con uno schianto a poca distanza da una postazione dell’antiarea. Le fiamme la avvolgevano e si propagavano ovunque, accompagnate da quello che sembrava il sibilo di un gigantesco rettile.
«Petru e io siamo usciti subito, correndo per allontanarci il piu possibile dal dirigibile in fiamme.
«Alle nostre spalle l’immane palla di fuoco e esplosa col fragore di un tuono infernale. L’onda d’urto, benche attutita dalla distanza, ci ha fatto cadere, e solo allora ci siamo resi conto di essere feriti, per fortuna non gravemente. I fucili degli alleati inglesi, convinti di trovarsi di fronte ai membri dell’equipaggio di uno Zeppelin nemico, erano puntati contro di noi.»
Kimber era rimasta in silenzio, catturata dalla narrazione dell’italiano.
Quando erano usciti nel tepore della tarda primavera inglese, Kimber aveva accettato volentieri il braccio che Sciarra le aveva porto, e aveva stretto la mano dell’ufficiale.
Questo era stato l’unico contatto fisico tra loro, fatta eccezione per due teneri baci sulle guance che si erano scambiati quando Sciarra l’aveva salutata sulla porta di casa. Entrambi sapevano che difficilmente si sarebbero rivisti: l’indomani il colonnello Cantini sarebbe giunto a Londra, e Sciarra e Petru lo avrebbero presto seguito in Italia.
Il colonnello Cantini rivolse il saluto militare all’ufficiale medico e strinse la mano al parigrado inglese che lo aveva accompagnato nelle operazioni di «scarcerazione» dei due ufficiaH: era stato usato ogni riguardo onde evitare un incidente diplomatico. I due, che si erano dichiarati appartenenti al corpo degli alpini italiani, dopo essere usciti miracolosamente illesi dallo schianto dello Zeppelin erano stati tenuti sotto sorveglianza nell’ospedale militare di Londra.
Nel volgere di quattro giorni dall’arrivo di Cantini, sia Sciarra che Petru avevano potuto riabbracciare la liberta.
A dire il vero quei pochi giorni di forzato riposo erano stati utili per entrambi: Petru era spossato dalla tensione dell’impresa. A questo Sciarra aggiungeva il logoramento dovuto a un lungo periodo di prigionia.
«La licenza che vi e stata accordata, tenente Petru, e di tre settimane. E dato che la nazione ha bisogno della vostra opera al piu presto, maggiore Sciarra, credo che nemmeno a voi potremmo concedere di piu. Pensate di potervi rimettere in tempo?» chiese il colonnello Cantini.
«Credo proprio di si, signore.»