«Bene, maggiore, sapevo di poter contare su di voi, ancor piu adesso che gli americani hanno deciso di entrare in guerra per cacciare il nemico», concluse il colonnello. «Posso sapere dove andrete a ritemprarvi, maggiore?»

«Non lo so ancora con certezza, signore. Ma so che devo restituire al tenente Petru il tempo che mi ha dedicato. Se non erro, ha consacrato a me la sua prima settimana di licenza, riuscendo a tirarmi fuori da grossi guai. Sono in debito nei confronti del mio subalterno. Mi ha detto che vorrebbe andare in Romania a trovare la sua famiglia e mi ha chiesto di accompagnarlo: credo di doverglielo…»

«Faro finta di non aver sentito, maggiore. Voi sapete bene che la Romania e stata invasa dagli austroungarici da poco piu di sei mesi. Una missione in terra nemica dovrebbe essere autorizzata e coordinata dallo stato maggiore…»

«Permettetemi, signore. Da quel che ho avuto modo di capire non si tratta di una missione di guerra, bensi di una visita familiare.» Quindi, consapevole che il suo superiore non gli avrebbe mai creduto, Sciarra cerco di addolcire la pillola. «Accanto a Petru anche la mia presenza non dovrebbe suscitare sospetti.»

«Gia… portate i miei personali saluti ai parenti del tenente, maggiore», disse Cantini con ironia. «A ogni modo, se proprio volete oltrepassare il confine dovrete affrettarvi: una staffetta diplomatica sta partendo alla volta della Russia. Credo sia quello il fronte migliore per aggirare le linee nemiche.»

Kimber aveva corso sotto una pioggia fitta, sino a che l’ampia copertura di Victoria Station non l’aveva accolta. Sebbene fosse ormai arrivata aveva continuato a correre: non erano state le gocce d’acqua a farla andare di fretta.

Giunse al binario in tempo per vedere le lanterne rosse di via del treno che si allontanavano. Il fumo della locomotiva si andava diradando.

«Chissa se mai riusciro a vederti ancora. Che Dio ti assista, Alberto», disse Kimber stringendo spasmodicamente la fettuccia della tracolla della borsetta. I suoi occhi erano velati di tristezza e sulle ciglia tremavano due grosse lacrime.

Sciarra era rimasto affacciato al finestrino, sino a che il vapore non aveva invaso lo scompartimento.

«Aspettava qualcuno, signore?» gli aveva chiesto il giovane corriere diplomatico che li avrebbe accompagnati sino alla loro destinazione.

«No, nessuno, volevo soltanto guardare la stazione mentre il treno si allontanava.»

Fu allora che gli parve di vederla, in fondo al binario. Non ne ebbe l’assoluta certezza, ne mai l’avrebbe avuta, a meno che non avesse incontrato un’altra volta Kimber… Incontrarla un’altra volta… Se Dio l’avesse mai voluto.

Sciarra e Petru varcarono le linee nemiche dopo essere stati trasbordati da un pattugliatore russo molte miglia al largo della citta di Costanza, sul mar Nero. Non appena ebbero abbandonato l’imbarcazione da pesca con la quale avevano raggiunto la riva indossarono gli abiti degli zingari rudari, una popolazione nomade della Romania.

«Credo sia giunto il momento di rivelarmi il motivo del nostro viaggio, tenente Petru, non credete?» disse Sciarra, allentando le briglie dell’asino che tirava il carro coperto. Alcuni conoscenti di Petru gli avevano procurato gli abiti e quel mezzo di locomozione che sarebbe stato loro utile per lasciare la citta di Costanza. Era decorato con i fronzoli colorati con cui gli zingari erano soliti addobbare i loro carri.

Sciarra aveva notato che i conoscenti di Petru trattavano il giovane tenente con grande rispetto. Era evidente che si trattava di persone potenti e altolocate, e che appartenevano alla sempre piu ampia schiera degli oppositori agli invasori austroungarici: in meno di mezza giornata erano stati in grado di fornire loro tutte le cose che il tenente rumeno aveva chiesto. Carretto, vestiti e denari a corso legale inclusi. Petru si era impegnato a saldare ogni debito tramite la sua famiglia, ma i suoi amici si erano quasi offesi: da cio che Sciarra era riuscito a capire in quella lingua, spesso molto simile all’italiano, si sentivano ripagati dal solo fatto di essere stati loro d’aiuto.

Il cammino per raggiungere la meta prefissa era ancora lungo e difficile. Petru incomincio a parlare: «Voi avete mai sentito parlare di Vlad Dracula III, principe di Valacchia?»

«E chi non ne ha sentito parlare? Sono ormai quasi vent’anni che il romanzo dell’irlandese Bram Stoker colleziona edizioni su edizioni. Confesso che ha tenuto col fiato sospeso anche il sottoscritto…»

«No, signore, non si tratta di quel Dracula. O meglio, il vampiro che la penna di Stoker ha creato ha solo tratto ispirazione dal personaggio storico realmente esistito nella mia terra: il principe Vlad che, dopo la morte, ha ricevuto l’appellativo sinistro di Tepes, ovvero l’Impalatore, data la sua propensione a ricorrere a quel tipo di supplizio. Vi ricordate di quando l’ufficiale ungherese che ci catturo sulle Dolomiti si impossesso di alcune carte da me custodite?»

«Certo, andate avanti, tenente, vi sto seguendo.»

«In quegli antichi scritti e narrata la storia di un oggetto ancor piu antico, appartenuto con ogni probabilita al piu saggio dei re biblici. A quei documenti si aggiungeva un quaderno di appunti dove e descritto il nascondiglio in cui l’oggetto e custodito. La leggenda narra che quel gioiello sappia infondere immensi poteri al suo proprietario. E mio dovere riconsegnare alla famiglia un oggetto per noi sacro, di enorme valore, che e stato nostro per generazioni. Io ero, almeno sino al momento del mio incontro con l’ufficiale ungherese, l’unico a conoscenza del nascondiglio ove e celato. Spero soltanto di arrivarci prima di Bela Blasko, anche se non credo che l’ungherese sia in grado di decifrare le carte che mi ha trafugato.»

«Mi sembra di capire che la cosa vi sta molto a cuore, tenente Petru.»

«Recuperare l’Anello dei Re corrisponde a riprendere possesso delle mie radici e del mio onore: Vlad ‘Tepes’ Dracula era un mio antico avo e, tra i miei avi, l’Anello e sempre stato tramandato di padre in figlio.»

19

Ottobre 1967

L’incidente che aveva tolto dalle mani di Asher Breil la cloche del suo Mirage era stato frutto di un caso fortuito: durante un normale volo di ricognizione il postbruciatore Atar che equipaggiava il suo aereo si era improvvisamente «inchiodato» — avrebbe poi stabilito l’inchiesta — per un banale guasto agli ugelli di iniezione. Al comandante non era rimasto altro che lanciarsi con il sistema eiettabile, fratturandosi una spalla e un polso nell’impatto al suolo. Era quindi rimasto per due giorni e due notti in una zona impervia e disabitata della Palestina, prima di essere recuperato assieme a quanto rimaneva del suo caccia. Le fratture riportate non avrebbero costituito un problema per qualsiasi soldato destinato ai servizi di terra, ma lo erano per un pilota militare: le conseguenze dell’incidente avevano precluso a Asher la via del cielo. L’episodio era avvenuto trenta giorni dopo la promozione di Breil a maggiore e quaranta giorni dopo la fine delle ostilita con gli arabi.

Messo davanti alla scelta tra una scrivania o i ranghi del Mossad, Asher Breil non aveva avuto esitazioni.

Il primo incarico gli era stato appena comunicato e adesso, dietro i vetri del malandato aereo delle linee di Stato rumene, osservava il panorama di una piovosa Bucarest, mentre i cinque motori stellari Gnome-Rhone del vecchio Tupolev Ant 14, costruiti piu di trent’anni prima, battevano il tempo come il basso nell’orchestra di Glen Miller.

Asher Breil penso per un attimo al suo Mirage, paragonandolo al pezzo di antiquariato sul quale stava volando assieme alla delegazione diplomatica.

«Come e noto, circa due mesi fa il Medio Oriente e stato teatro della guerra tra i paesi arabi e Israele, guerra che ha messo a rischio il mantenimento della pace nel mondo… Desideriamo ribadire agli amici arabi che non comprendiamo e non condividiamo la posizione di coloro che si pronunciano a favore della liquidazione dello Stato di Israele.»

Con queste parole, il 24 luglio 1967 Nicolae Ceausescu si schierava apertamente e in maniera antitetica rispetto alle posizioni dell’intero blocco comunista: la Russia e i paesi satelliti, favorevoli alla politica araba e

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