ufficialmente non di nostra competenza e stata una tua idea.»
«Non sara che tu ti stai lasciando troppo trasportare dalle onde della politica, capo? A ogni modo, sai che sono sempre stata pronta ad assumermi le mie responsabilita: soprattutto adesso che un pazzo bombardiere se ne va in giro per il mondo a mietere vittime.»
«Credo sia proprio il carattere internazionale della sua azione, oltre alle pressioni di una certa fascia di politici, il motivo per cui il caso del Giusto ci e stato tolto. Quanto tempo e che il tuo bombardiere non si fa vivo?»
«Dall’ultimo attentato ai pullman in Canada: lo scorso settembre.»
«Se non ha preso un altro periodo sabbatico dovremmo essere ormai a tiro per la prossima carneficina.»
Le mani dalle dita sottili disposero con attenzione il materiale sullo scaffale nella stanza segreta. Quindi, protette dai guanti di lattice, si apprestarono a collegare i detonatori ai pani di esplosivo. Ogni bomba cosi composta sarebbe stata a sua volta collegata a un timer e inserita all’interno di un involucro che gli avrebbe conferito l’aspetto di un oggetto di uso comune. Il Giusto aveva pensato di mascherare le bombe come se fossero cassette elettriche di medie dimensioni, di quelle normalmente usate nei cantieri per le derivazioni dei fili.
Quindi il Giusto si alzo: era ancora presto per lasciare il solito indizio. Si fermo per qualche istante sotto la lampada antibatterica a raggi ultravioletti, situata in un piccolo corridoio che conduceva all’anticamera della stanza segreta. Si sfilo i guanti e la tuta cerata che usava per non lasciare traccia di se. Tra poco si sarebbe nuovamente parlato del Giusto in nome di Dio, ma doveva agire con la consueta prudenza. Il tempo trascorso dall’ultima punizione non sembrava aver abbassato il suo livello di guardia. Sedette dinanzi allo schermo del computer nella stanza segreta, apri il Corano in un preciso punto e scrisse alcune parole. Le dita sottili si strinsero ancora una volta attorno all’Anello dei Re, come se l’antico oggetto fosse capace di infondere nell’attentatore la forza necessaria per compiere nuove stragi di innocenti.
Oswald Breil era seduto in una poltrona, nell’ufficio di Deuville.
«Spero lei capisca il senso, dottor Breil, di questa nostra… ehm… collaborazione», disse il direttore dell’FBI, tradendo un certo imbarazzo. «Solitamente ricorriamo ad aiuti esterni soltanto in caso di assoluta necessita. Visto come stanno andando le cose, credo che questo sia proprio uno di quei casi. I nostri colleghi della CIA sembrano aver preso sottogamba il terrorista che si fa chiamare il Giusto. Da informazioni riservate che ho ricevuto pare sia stata adottata una politica del ‘lascia perdere’. Noi crediamo invece che il Giusto rappresenti una grave minaccia per tutti. In campo economico l’impennata del greggio a seguito dell’attentato a Hormuz ne e un esempio. Dal punto di vista politico, sono certo che presto ci sara chi vorra vederci chiaro: non appena qualche personaggio importante, vicino alle alte sfere del governo, esercitera le dovute pressioni.»
«Conosco bene, signor Deuville, le rivalita interne tra i servizi — e mi sia consentito il gioco di parole — che dovrebbero essere al servizio dello stesso paese. Mi immagino che cosa potrebbe succedere tra le due massime agenzie d’intelligence americane. Che cosa intende con ‘personaggio importante’, signor Deuville?»
«Al momento nessuno in particolare, dottor Breil. Lei conosce meglio di me i fragili equilibri mediorientali e l’importanza che la fedelta di questo o quell’alleato riveste per il mantenimento della pace sull’intero globo terrestre. Pensi soltanto se a causa del Giusto, o meglio, a causa dello scarso interesse della CIA verso il terrorista, venissero compromessi i legami gia precari tra paesi musulmani moderati e Occidente. Mi vengono in mente l’Arabia Saudita, il Kuwait o uno dei tanti Stati musulmani filoccidentali.»
Oswald annuiva in silenzio: non era possibile non condividere le opinioni del direttore dell’FBI. Le azioni terroristiche del Giusto avrebbero potuto produrre un impatto dirompente in rapporti diplomatici gia di per se molto delicati.
«Credo sia inutile sottolineare l’assoluta riservatezza di questo suo incarico, Oswald», aggiunse Cassandra, rimasta in silenzio sino ad allora.
Ancora una volta Oswald sorrise, annuendo. Quindi il piccolo uomo inizio a parlare: «E mio dovere mettere voi in guardia sulle mie reali potenzialita, signori», disse guardando negli occhi i suoi interlocutori. «Ritengo che la mia carriera di uomo pubblico sia terminata nello stesso momento in cui mi sono dimesso dalla carica di primo ministro israeliano. Non sono piu nella rosa di ‘quelli che contano’ in questo momento. Credo abbiate capito quello che intendo, vero?»
Adesso erano i due dirigenti del Federal Bureau ad annuire, mentre Oswald continuava: «Certo, mi rimangono alcune amicizie che ho coltivato in anni di permanenza nel Mossad, ma credo che voi sappiate meglio di me quanto poco una persona che e fuori possa influire su decisioni interne o conoscere argomenti classificati come segreti. Insomma, credo sia giusto informarvi che in questa faccenda io posso contare solo ed esclusivamente su me stesso».
«Nessun problema, dottor Breil», disse Deuville con un sorriso. «La scelta della dottoressa Ziegler — da me pienamente condivisa — di contattare lei per questa spinosa questione e dovuta alle sue personali capacita e al suo famoso intuito. L’aiuto di Oswald Breil ci interessa perche l’opinione di uno tra i migliori investigatori al mondo potrebbe portarci a catturare il Giusto: la sua carriera politica non ci riguarda. Tenga inoltre presente che non ci sono problemi economici o logistici per supportarla: siamo a sua disposizione per qualsiasi richiesta. E sufficiente che lei ci faccia sapere cio di cui ha bisogno. Anche il suo… ehm… disturbo sara congniamente compensato. Ci dica lei la cifra, Breil.»
«Non ho grandi pretese economiche», rispose Oswald, «ma credo che la vostra struttura e i vostri agganci, insieme alle amicizie che ancora possiedo in Israele, mi saranno utili per arrivare a capo di una antica questione… Mi riterro soddisfatto se, insieme alla cattura del Giusto, risolvero un enigma che riguarda la mia storia familiare e che da sempre mi accompagna. Credo, tra l’altro, che le mie faccende di famiglia siano in qualche senso legate al Giusto.»
«Che cosa intende dire, dottor Breil?» chiese Cassandra Ziegler. I due alti dirigenti federali avevano imparato a memoria la biografia dell’ex premier israeliano, prima di convocarlo per quella «proposta di lavoro»: entrambi sapevano bene che la famiglia di Breil era stata distrutta da un misterioso incidente d’auto quando Oswald era un adolescente.
«Quel sigillo», disse Breil puntando il dito indice verso il marchio in ceralacca posto a rivendicare la paternita del Giusto in una delle ultime stragi, «in qualche modo fa parte della mia vita e, ogni volta che e comparso, ha portato con se eventi terribili. Un giorno, quando avremo piu tempo, vi raccontero tutta la storia. Innanzitutto dobbiamo affrettarci e riportare l’Anello dei Re lontano da mani assassine.»
Ventiquattro ore piu tardi un jet privato atterrava al Bucarest Otopeni International Airport. Dalla scaletta scese una coppia di uomini d’affari americani: vociavano e gesticolavano apparentemente soddisfatti per il trattamento esclusivo che l’equipaggio di bordo aveva riservato loro. Nessuno fece caso all’uomo che, aiutato da due addetti ai bagagli, stava scaricando un baule dalla stiva dell’aereo.
Il baule era stato adagiato sul pianale di un furgone e, da li, come un coniglio dal cappello, era apparso Oswald Breil.
Pochi istanti erano stati necessari a Oswald per superare la distanza tra il pianale e i sedili anteriori. Qui giunto, l’ex premier israeliano sorrise e disse: «Ormai non ho piu l’eta per certe messe in scena, capitano».
Il capitano Bernstein era una vera autorita in materia di chip e circuiti al silicio: da tempo dirigeva la Sezione 8200 del Mossad, quella ove erano custoditi i segreti di uno tra i piu temibili servizi di sicurezza al mondo.
«Era proprio necessario farsi chiudere in una cassa, maggiore Breil?» Un’altra caratteristica di Bernstein era quella di non aver mai smesso di abbinare il cognome di Oswald al grado che il piccolo uomo rivestiva all’interno del Mossad, prima che la sua folgorante carriera lo proiettasse verso i gradini piu alti delle gerarchie israeliane.
«La prudenza non e mai troppa, capitano, quando si deve andare a spulciare tra i segreti della Securitate.»
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