dalle corde. «Pregate il vostro Dio, se mai ne avete uno, di riuscire ad accopparmi in fretta, altrimenti verra il giorno in cui mi prendero la vostra vita fra le piu atroci sofferenze.»

«Risparmia il fiato, orientale», lo scherni uno degli aguzzini. «Tra poco vedrai a cosa ti servira.»

Cosi dicendo gli uomini calarono il cinese dapprima a pelo d’acqua, quindi lo immersero sino alla cintura.

Trascorsero interminabili momenti prima che i due salpassero l’amantiglio.

Il cinese emise un grido soffocato dai colpi di tosse, quindi respiro a pieni polmoni, mentre il supplizio incominciava una seconda volta. I due sghignazzarono mentre scandivano il tempo. Quello che aveva insistito per non giustiziare subito il cinese era arrivato a contare sino al numero cinquanta, quando strabuzzo gli occhi. La sua espressione, mentre moriva, fu piu di incredulita che di dolore. Un fiotto di sangue gli fuoriusci dalla bocca, mentre si accasciava sul ponte.

Il secondo si giro nelle quattro direzioni. Le mani afferravano ancora istintivamente la cima a cui era appeso Wu.

Il boma oscillo, attraversando a grande velocita l’intera larghezza del ponte, e arresto la sua corsa sul petto del servo di Campagnola. L’uomo emise un rumore simile a quello di un otre pieno d’aria che si gonfia e venne catapultato all’indietro, sorvolo la balaustra e cadde in mare privo di sensi.

Adil stava in un angolo, nelle mani teneva il pugnale con cui aveva reciso la scotta che teneva serrato il boma. L’altro pugnale era conficcato nel petto del secondo uomo. L’espressione orgogliosa, appena comparsa, si spense subito sul viso del fanciullo: non aveva molto tempo, se voleva salvare la vita a Wu.

La paura gli aveva paralizzato i riflessi. Lo scambio di colpi duro pochi attimi, quindi il sicario cadde a terra trafitto da una lama che si era mossa con tale rapidita da sembrare invisibile.

Campagnola e i due compari che gli erano rimasti non erano pero restati con le mani in mano: fu il nobile veneziano a colpire Humarawa al capo con l’elsa della spada.

Il giapponese barcollo per un solo istante, ma quanto basto per consentire a Tommaso di sferrare un secondo colpo.

Humarawa cadde a terra privo di sensi.

Allora un grido riempi la stanza della baracca. Da un angolo buio sbuco Rhoda, che impugnava una spada. I primi due impacciati fendenti tagliarono l’aria. Per i tre esperti spadaccini fu quasi un gioco disarmare la strega.

Quando Humarawa riprese i sensi era legato con le mani dietro alla schiena, assicurato a uno dei pilastri in legno che sorreggevano il tetto.

«Bentornato, ti stavamo proprio aspettando, prode samurai.» La sgradevole voce di Campagnola lo riscosse. «Ti stava aspettando anche la tua valorosa compagna. Sei caduto davvero in basso, Humarawa… Le donne piu belle di Venezia erano pazze per il condottiero venuto da lontano, e adesso devi convivere con una strega… Dove sono gli altri? Dillo, avrai salva la vita e la tua donna non subira alcun affronto.» Cosi dicendo Campagnola indico Rhoda, che era stata legata mani e piedi alle quattro gambe del tavolo sul quale era stata posta supina.

«Non so dove si trovano i miei compagni e quella non e la mia donna.»

A un cenno di Campagnola, la mano rude di Tommaso strappo la parte superiore delle vesti di Rhoda e si soffermo sul seno rotondo e bianco.

«Ti conviene dirmi quello che ti chiedo, Humarawa. E da molto tempo che i miei non toccano il corpo di una femmina… Pensa con quanta felicita banchetterebbero con lei i due che hai appena accecato con le tue trappole.»

«Ti ho detto che non so dove si trovano. Lascia stare quella donna, lei non ha nessuna colpa.»

«Vedo che la salute di questa principessa ti preme, mio samurai. Vai avanti, Tommaso.»

Anche la parte inferiore del vestito cadde in un angolo. Rhoda rimase nuda, mentre le mani di Tommaso si avventavano sul suo sesso.

La donna si riempi la bocca di saliva, poi sputo in faccia a colui che si accingeva a violentarla.

«Si», disse Tommaso, mentre si calava le brache, «mi e sempre piaciuto cavalcare puledre di carattere.»

Wu penso che, in fondo, la morte non era poi cosi terribile: l’importante era avere il coraggio di guardarla bene negli occhi. «Addio, piccolo Adil», si trovo a pensare l’uomo che stava per morire, sperando che il giovane si fosse messo in salvo.

Fu a quel punto che qualcosa lo sfioro. Era un tocco leggero. La piccola mano si aggrappo con forza alla camicia del gigante e tento di tirarlo verso la superficie. Wu si riscosse, apri gli occhi. Nell’ultimo barlume di coscienza gli parve di distinguere i tratti di Adil. Mosse le gambe e si rese conto che il piccolo lo aveva liberato dai legacci. Pochi istanti piu tardi il cinese riempi i polmoni d’aria, emettendo un interminabile sibilo, interrotto da forti colpi di tosse.

Tommaso doveva aver riservato quel genere di trattamento a molte altre donne prima di Rhoda. Non mostrava alcuna incertezza, anzi sembrava molto eccitato.

L’altro sgherro, un’espressione folle dipinta in volto, si preoccupava di tenere fermo il bacino della donna.

«Allora, vuoi parlare o no?» chiese un’ultima volta Campagnola, rivolto al giapponese.

Fu invece Rhoda a rispondergli: «Tu morirai, Campagnola. E morendo pagherai solo una piccola parte delle tue colpe. Io ti maledico».

Il veneziano fece un cenno con il capo e Tommaso inarco la schiena per spingersi dentro di lei.

Il rumore sulle assi del pavimento era simile a quello della carica di un rinoceronte. La mole di Wu in effetti ricordava quella di un pachiderma inferocito, mentre rovinava addosso a Tommaso. L’uomo di Campagnola tento di afferrare la spada, senza che Wu gliene concedesse il tempo. L’altro cerco di assalire il gigante che ancora grondava acqua dai capelli lunghi e dalle vesti. Wu non si accorse nemmeno che la lama gli aveva provocato una leggera ferita all’avambraccio. Afferro la spada, tirando verso di se l’avversario. Il pugno del cinese calo come un maglio sul volto del veneziano, e gli frantumo la maggior parte delle ossa facciali e del cranio, provocandone la morte.

«Presto, Wu, non dobbiamo lasciare fuggire Campagnola», disse Humarawa al cinese.

Era troppo tardi, pero: Campagnola era saltato in groppa al suo cavallo e stava galoppando alla volta di Spalato.

La citta alternava, alla sua reggenza, ungheresi e veneziani, e da circa un ventennio erano questi ultimi a tenerne le redini. Qui giunto avrebbe avuto modo di far valere il suo potere e chiedere aiuto per cercare i fuggitivi o per rientrare a Venezia e la riorganizzarsi.

Una cosa era certa, si ripromise il veneziano mentre con gli occhi iniettati di sangue galoppava lungo il sentiero che conduceva in citta: Humarawa e i suoi non l’avrebbero fatta franca.

33

Maggio 2004

Ogni azione condotta dai servizi statunitensi pareva essere conforme a un protocollo creato allo scopo di ottimizzare ogni sforzo. Breil pensava a quanto fosse diverso il modo di operare dei servizi segreti israeliani. Tutto, sia nel Mossad che nello Shin Beth, era frutto del valore di pochi uomini, ed era soprattutto grazie alle loro intuizioni che erano stati risolti casi complicati e pericolosi non solo per Israele. Li non era possibile tracciare e seguire schemi preordinati poiche si viveva in situazioni di costante emergenza: spesso l’improvvisazione era l’unico strumento in grado di salvare delle vite.

Il direttore dell’FBI, Conrad Deuville, era in piedi in fondo all’aula con le spalle alla lavagna. Di fronte a lui,

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