conservava ancora un buon ricordo: ad un certo punto del film, Charlton Heston aveva alzato il suo bastone, e la sua gente si era trovata pronta a partire. L’intera fuga era durata meno di tre minuti di pellicola. Capre, vecchi, bambini e tutto il resto: sulle strade di Tebe non era rimasto nulla, ne una carta straccia ne un escremento di cane.

Karst invece era in agitazione da molte ore prima dell’alba. Rudy, stando accanto al carro con il contrassegno delle Guardie destinato a trasportare le vettovaglie della milizia, aveva una buona visuale della piazza, ed ebbe l’impressione che non si sarebbe riusciti a partire prima di mezzogiorno, se non dopo.

Inizio di nuovo a piovere, come se ce ne fosse bisogno, e il terreno divento simile ad una farinata. Le ruote dei carri si impantanavano, e la gente correva dappertutto senza uno scopo preciso, agitando la melma ad ogni passo. Il fango e la pioggia coprivano tutto, Rudy si ritrovo con il mantello infangato e zuppo cosi come erano impiastricciati gli sparuti gruppetti di profughi dallo sguardo depresso che il giovane vedeva passare instancabilmente. Anche Alwir, splendido ed elegante all’inizio, comincio lentamente a diventare una figura simile a tutte le altre, logora e sporca.

A meta della mattina, la piazza era invasa da una totale confusione di persone, merci e mezzi di trasporto. I bambini si allontanavano dai loro genitori e si perdevano; i maiali che riuscivano a fuggire dovevano ugualmente essere inseguiti nel dedalo di carri, bestie ed averi personali, creando ulteriore scompiglio ed agitazione. Le famiglie ed i gruppi piu numerosi, cosi come le famiglie dei Nobili minori, erano impegnate in riunioni dell’ultim’ora per risolvere qualche problema. Allora si creava un vero marasma di bestemmie, braccia agitate, discussioni sul miglior partito da prendere: se andare a nord nel Torrione di Lord Harl Kinghead, a sud verso le montagne seguendo Alwir ed il Consiglio dei Reggenti, oppure oltrepassare il Sarda Pass verso Gettlesand rischiando la minaccia dei Razziatori Bianchi nei Torrioni di Lord Tomec Tirkenson.

Rudy riusci anche a scorgere quest’ultimo, che svettava sulla folla, sfregiato, brutto, e che era impegnato a maledire i suoi uomini con un vocabolario di imprecazioni che avrebbe fatto rizzare i capelli ad uno scaricatore di porto.

Rudy si era preparato ad abbandonare la citta al primo ordine di sgombero. Dai resti delle vettovaglie degli scomparsi aveva raccolto una serie di vestiti asciutti — una tunica marrone, una camicia, dei calzoni, stivali, un mantello con cappuccio piu grande di almeno una misura, ed un paio di guanti a maglie metalliche con applicazioni in oro e smeraldi. I suoi abiti californiani erano pero stati ordinatamente riposti nel suo fagotto e facevano compagnia all’attrezzatura da barba che aveva rubacchiato, come tutte le altre cose, a quelli che non erano sopravvissuti all’attacco del Buio a Karst, al suo coltello da caccia fabbricato in America, ad un cucchiaio di osso e ad un grande pettine di plastica blu. A bilanciare il fagotto, c’era il peso, insolito per Rudy, di una spada che portava appesa al fianco.

Il ragazzo, con le spalle appoggiate all’alta ruota del carro, tremando di freddo per il vento che portava nuova pioggia e piegava le cime piu alte degli alberi scuri che si scorgevano oltre i neri tetti della citta, osservava l’enorme confusione davanti a lui. La gente, impiastricciata di fango, si dava da fare per conquistare anche un solo centimetro di spazio in piu su un carro, legava piccoli fardelli sulla schiena dei muli o cercava di sistemarli su rozze carriole, e continuava intanto a discutere di cio che doveva portare con se o lasciare per sempre.

Guardando quell’umanita confusa, Rudy, con la pelle del volto screpolata dal soffiare incessante del vento, ricordo improvvisamente la California con un distacco simile a qualcuno che ascolti una storia narrata da qualcun altro.

«La!»

La voce fredda e rauca del Falcone di Ghiaccio lo strappo da quella contemplazione. Si volto, e scorse il Capitano che stava indicando a Gil la piccola fila di carri che stavano uscendo dal palazzo del Vescovo accanto alla chiesa sull’altro lato della piazza. Alcuni monaci vestiti di rosso stavano terminando di caricarne due con ceste che erano certamente piene di materiale molto pesante sotto i comandi imperiosi ed arroganti dello stesso Vescovo.

«Lo trovo tipico», disse la Guardia. «Affermano di lavorare per la salvezza delle anime, ma il loro unico compito e quello di raccogliere decime, e di tenere la registrazione dei loro crediti, di chi nasce e di chi muore, di chi e stato battezzato, di chi e venuto a confessarsi… quasi stessero facendo una semplice conta di denaro! Anche adesso che stanno fuggendo per salvarsi la vita, si caricano di carte piuttosto che di viveri che potrebbero essere utili a tutti.»

«Loro?…», fece eco Gil lanciando un’occhiata incuriosita all’alto giovane con le lunghe trecce bianche che gli cadevano sulle spalle, lucide di pioggia. «Non sei credente?»

L’uomo rispose con uno sbuffo sdegnoso.

Oltre i carri della Chiesa, la famiglia di Alwir ed i resti dei governanti del Regno si stavano ordinatamente preparando e stavano scendendo dalle scale del palazzo del Municipio. Rudy scorse Alde seduta di fronte ad uno dei carri. La Regina, avvolta in una folta pelliccia scura, guardava attraverso le ombre del pesante cappuccio; in grembo cullava un gran fagotto di coperte anch’esse scure, nel quale qualcosa si agitava. Pur non scorgendo il faccino roseo e sorridente del Principe, Rudy capi che si trattava di Tir.

Medda, con il viso gonfio dal pianto, si arrampico per prendere posto accanto alla sua Signora. In quel momento, Alde giro il capo scrutando la folla: nell’immensa confusione, riusci ugualmente ad incontrare lo sguardo di Rudy, e torno immediatamente a girarsi quasi avesse vergogna di essere stata scoperta a cercarlo.

Alle sue spalle, Bektis stava salendo su un altro carro; il suo viso aguzzo era incorniciato da un grande e prezioso collo di pelliccia di martora, mentre osservava altezzosamente la folla riunita nella piazza al di sotto del suo nobile naso…

Qualcuno urlo degli ordini: era la voce dura e decisa del Comandante Janus che si elevo sopra il picchiettio costante della pioggia ed il chiasso delle discussioni e dei preparativi.

Alwir comparve da dietro l’angolo del Palazzo Municipale. Montava una giumenta saura dalle zampe esili. Il suo mantello sventolo come una bandiera non appena si chino per impartire le ultime istruzioni a qualcuno vicino ai carri.

Le Guardie si muovevano in file ordinate: una doppia fila di uomini cenciosi e coperti da divise rattoppate circondavano entrambi i lati dei carri del Cancelliere.

Come una pentola d’acqua giunge alla fine della bollitura, cosi la folla nella piazza — gruppi isolati, famiglie, uomini soli — afferro le proprie cose e cerco, sgomitando, un posto vicino a quella fila di uomini armati per ottenere subito, in caso di bisogno, un po’ di protezione. Coloro che si erano attardati, si affrettarono a radunare le loro cenciose suppellettili per cercare di raggiungere quel gruppo: qualunque fosse la loro destinazione, il Nord, Gettlesand o Renweth, lo stare accanto ad un convoglio armato era preferibile al percorrere quel cammino isolati e senza nessuna speranza di una difesa contro i piu che probabili pericoli che li attendevano.

Rudy fu sorpreso dal numero dei profughi una volta raggiunta la strada. Era una sorta di organismo vivente che si muoveva autonomamente, quasi senza ordini, una vasta accozzaglia di carri per i viveri, per trasportare la mobilia del Cancelliere o per i documenti del Governo, capi di bestiame e, qua e la, cavalli bradi che i piu fortunati sarebbero riusciti ad accaparrarsi per poterli cavalcare fino a Renweth. Insieme a tutto questo c’era anche una folla di servi umani e i pochi doic rimasti a qualche famiglia benestante che era riuscita a trascinarli via.

Le famiglie si erano perlopiu accodate ai carri Reali; portavano con loro stie piene di polli ed un branco confuso di cani vocianti che badavano in qualche modo a piccoli greggi di pecore ed a qualche maiale isolato. Era sorprendente quanti di questi gruppi fossero riusciti a rimanere uniti nella confusione pazzesca delle ultime settimane, anche se molti di essi erano stati decimati da malattie e dall’attacco dei Guerrieri del Buio.

I padri e le madri si erano caricati degli involti piu pesanti, ed i ragazzi piu grandi invece si incaricavano di badare ai bambini piccoli, mentre qualcuno di loro guidava il poco bestiame sopravvissuto o comprato. Non mancavano neanche i vecchi — qualcuno, con grande stupore di Rudy, aveva raggiunto una venerabile eta —, ma forse questi sarebbero stati i primi a cadere, incapaci di correre abbastanza per sfuggire al Buio. Essi erano comunque la, appoggiati ai loro bastoni o affidandosi alle spalle robuste dei loro nipoti e pronipoti, chiacchierando tra di loro con una calma simile a quella di chi ha cessato di sorprendersi degli scherzi del destino.

Appena uscita da Karst, quella folla vociante e male in arnese passo accanto a numerose famiglie che stavano ancora caricando i loro averi sulle schiene di somari o di carretti trascinati da cani. Queste cercavano di sistemare le ultime cose essenziali, discutendo ed osservando con occhi apprensivi il convoglio che sfilava loro accanto oltre la cortina grigiastra della pioggia.

Con ogni probabilita, secondo quanto sembro a Rudy, la gente avrebbe impiegato l’intera giornata per

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