alla nostra Casa fin dalla mia infanzia… sono stati con me fin da quando sono nata. La gente ama le Guardie che sorvegliano le mie stanze; io non le conosco bene, ma fanno parte della mia vita, una parte alla quale non ho mai pensato seriamente ma, adesso che costoro sono morti, mi accorgo di quanto mi pesi la loro assenza!»
La sua voce vacillo, poi ritorno piu dura.
«Sai, c’era un vecchio schiavo
Una lacrima scese lungo la curva della sua guancia, e i suoi occhi si alzarono ad incontrare quelli del giovane, cercando conforto e riparo contro la paura e la rabbia che la stavano invadendo.
«Non e l’essere Regina o non esserlo piu!», continuo, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. «E conservare qualcosa di tutta una vita. Tir e tutto cio che mi e rimasto, ma nell’ultimo combattimento ho dovuto lasciare anche lui. Io e la mia cameriera lo rinchiudemmo in una stanzetta dietro il trono… in quel momento c’era bisogno di ogni braccio e, anche se nessuno di noi l’aveva maneggiata prima, di ogni spada. Era come un incubo, qualche sorta di pazzo sogno… fuoco e oscurita. Penso di aver perso in quegli istanti parte della mia ragione. Credevo di morire e non mi interessava, ma ero spaventata dal fatto di aver abbandonato Tir e dal fatto che, forse, quegli esseri se ne sarebbero impadroniti…»
La giovane Regina pronuncio quelle parole immersa in una sorta di disperazione stupita.
«L’ho lasciato solo… e io… io dissi a Ingold che lo avrei ucciso se non avesse portato via Tir, anche se voleva rimanere e combattere con noi fino alla fine. Con la spada che avevo in pugno… l’avrei ucciso con quella!»
Per un istante i suoi occhi si persero, e sembro non vedere nulla del riflesso dorato del caminetto, quanto piuttosto una scena troppe volte rivista.
Rudy disse gentilmente:
«Probabilmente non ti credette.» Fu ricompensato da un piccolo sorriso di derisione e dal ritorno alla realta di quegli occhi ossessionati. «E comunque non credo che saresti riuscita a fargli del male…»
«No, hai ragione…» Alde sorrise ancora, tremante, come fanno le persone quando ricordano qualche passione disperata il cui ricordo sia stato stemperato dal tempo. «Ma non puoi capire come sia stato imbarazzante incontrarlo dopo.»
La memoria di quei sentimenti e della gaffe compiuta dalla Regina, come Ingold aveva detto, furono sufficienti a spezzare il cerchio di orrore di quel momento ed a far svanire quel ricordo funesto.
Fuori aveva quasi smesso di piovere, e il persistente picchiettio dell’acqua era diminuito fino a diventare un leggero fruscio sugli spessi vetri della finestra. Il bagliore dei carboni nel braciere si era trasformato in un chiarore diffuso come quello dell’ultima luce del tramonto.
Minalde si alzo ed attraverso l’oscurita della stanza per accendere un candeliere d’argento sulla tavola.
«Questo e accaduto perche non riuscivo a sopportare il fatto», continuo a voce bassa, quasi stesse parlando di un’altra persona, «che mio figlio potesse morire. Fino al momento in cui Ingold non venne da me qualche notte fa, cioe fino al momento in cui mi riporto Tir, io non sapevo nemmeno se fosse sopravvissuto. Tutto il resto, i Guerrieri del Buio che si scaraventano contro di noi, il loro contatto, i loro artigli simili a lame affilate, il viso del Falcone di Ghiaccio che si china su di me per raccogliermi dal pavimento delle Volte, mi sembra soltanto un sogno, qualcosa di irreale… Quello che ha contato per me in tutto questo tempo e stato che avevo abbandonato il mio bambino, l’unica persona, l’unica cosa che rimaneva, al di la di qualsiasi altra, nella mia vita…»
Le sue mani e la sua voce iniziarono di nuovo a tremare; Rudy si alzo e le si avvicino nell’alone delle candele, prendendole le mani per fermarle.
Quel contatto basto a calmarla, e sorrise, guardando lontano, oltre il viso del ragazzo.
«Alwir mi ha detto che sono stata in delirio per lo spavento,» disse dolcemente. «Sono felice pero di non ricordare nulla del viaggio da Gae fino qui. Mi dicono che la citta e stata distrutta… meglio cosi, perche potro ricordarla in tutto il suo splendore!»
Alde fisso di nuovo Rudy e sulle sue labbra ricomparve quel dolce sorriso ironico.
«Quasi tutto quello che vedi qui appartiene ad Alwir: c’e ben poco di mio e, soprattutto, non ci sono le cose che avrei portato con me se avessi lasciato Gae ancora nel pieno della mia carica…»
«Non devi preoccupartene.»
«La scorsa notte, pero,» continuo quasi senza prendere fiato, «penso che ti avrei ucciso se avessi cercato di ostacolarmi mentre stavo andando a prendere Tir: non volevo lasciarlo ancora! Ti saro per sempre grata per il tuo aiuto, per essere sceso con me nelle Volte e per averci protetti tutti e due… anche se credo che avrei avuto il coraggio di scendere nei sotterranei da sola.»
«Continuo a pensare che saresti stata una pazza a farlo!», disse Rudy dolcemente.
Lei sorrise.
«Non ti ho mai detto di non esserlo.»
La pioggia era cessata completamente. Accanto a loro il nitido bagliore delle candele si diffondeva tranquillo, e la luce sembro diventare piu intensa in quel silenzio profondo ed immobile. Per qualche attimo furono circondati da una pace assoluta, ed essa dono loro un momento, curioso e isolato, di felicita, in quel mondo nel quale dominavano la confusione e la paura.
Rudy divenne consapevole, piu di quanto lo fosse stato in ogni altro momento della sua vita, delle dita di Alde intrecciate delicatamente con le sue. Gli giunse il profumo dei suoi capelli, un misto di erba ed alloro, che si ando a confondere con quello di cera delle candele e con il cedro e la lavanda delle suppellettili e degli abiti.
Quasi fossero stati rinchiusi in un istante eterno, staccato dal tempo, erano soli ed in pace, l’uno con gli occhi fissi in quelli dell’altro, in una cornice morbida di ombre.
Guardandola, Rudy seppe — cosi come lo seppe Alde — cosa stava per accadere. Quella consapevolezza lo colpi come un fulmine, ma senza che ne fosse realmente sorpreso… Era una cosa che sapeva da sempre…
Rimasero cosi a lungo, impietriti da quell’improvvisa consapevolezza. Il solo rumore nella stanza era quello del loro respiro affrettato.
Poi si apri una porta da qualche parte, e lascio entrare un soffio d’aria gelida che fece piegare la fiamma delle candele portando con se l’eco lontana della voce di Alwir:
«… i ponies intorno al cortile. Ci vorra tutta la notte per caricarli… le vostre cose andranno nel terzo carro.»
A quella voce si aggiunse anche quella di Bektis, incomprensibile, che rispondeva e quella piu querula di Medda, accompagnata dall’improvviso tintinnio delle cinture con le spade e di maglie di ferro.
Alde si scosto come per andarsene, e Rudy la trattenne. I loro sguardi si incontrarono di nuovo, confusi, cercando ognuno una risposta a quel momento di profonda intimita che si era creato fra di loro. Il loro legame era cambiato, ed ora non era piu possibile negare cio che era avvenuto.
Nel viso di lei Rudy vide riflettersi il desiderio e la paura per questo sentimento appena trovato e, accanto a questo, lo stupore che stava provando per un espressione di affetto che non avrebbe mai creduto di poter dimostrare.
Il volto della giovane Regina si imporporo improvvisamente: ritrasse le mani e si allontano, balbettando.
«Io… io non posso…»
«Alde…», la voce di Rudy era dolce e, udendola, la ragazza si fermo, con il respiro affannoso e irregolare quasi avesse corso a lungo. «Ci vedremo sulla strada domani.»
Lei sussurro: «Va bene…», e distolse lo sguardo. Un attimo dopo, Rudy senti l’eco dei suoi passi che si allontanavano dalla stanza.
CAPITOLO DECIMO
Era passato molto tempo da quando aveva visto un film intitolato «I Dieci Comandamenti» che, tra le altre cose, conteneva una scena memorabile nella quale i Figli di Israele fuggivano dalla terra d’Egitto. Ma Rudy ne