«Fare il mio bagaglio e stato facile», le disse. «Tutto quello che possiedo e un cucchiaio ed una coperta. Tu pero, per essere una Regina, stai portando via veramente poche cose.»

Alde sorrise di nuovo, ed agito la testa per allontanare qualche ciocca ribelle dagli occhi.

«Hai visto il carro che mi e stato destinato? E grande quasi quanto quel letto. Di solito non sono cosi ingombrante: dovunque vada, sembra sempre che debba portare con me carri e carri di cose, libri, mantelli, vestiti, giochi… ma la mia cameriera…», la voce le si spezzo quasi fosse inciampata durante una corsa. Termino la frase tremando e con un filo di voce, «… di solito porta molto piu di me…» Poi, con una delicatezza forzata, continuo: «Nei viaggi piu lunghi ho portato con me la mobilia, la biancheria da letto, il servizio da tavola e le finestre…»

«Finestre?»

«Certo!» Alde lo guardo con autentica sorpresa; nel fervore del discorso aveva completamente dimenticato, cosi come era avvenuto al Falcone di Ghiaccio quando parlava con Gil, di avere di fronte uno straniero venuto addirittura da un altro mondo. «Hai idea di quanto costi un vetro? Anche noi, pur appartenendo alla classe nobile, dobbiamo portarci dietro le nostre finestre quando viaggiamo. Non possiamo certo permetterci di avere delle finestre in ogni casa…» Sorrise vedendo che Rudy adesso aveva capito. Poi, un po’ piu mestamente, continuo: «Immagino che pero non ne avremo bisogno nel Torrione di Dare…»

«Com’e?», chiese Rudy. «Voglio dire, il Torrione di Dare.»

Lei scosse la testa.

«Veramente non lo so. Non ci sono mai stata. Gli antichi Re hanno abbandonato Renweth molto tempo fa… fino a che… Eldor…», di nuovo l’esitazione di poco prima la colpi e sembro quasi che faticasse a pronunciare quel nome, «fino a che il Re non vi torno qualche anno fa per lasciarvi una nuova guarnigione. Penso che nessun altro Re di Darwath vi abbia messo piede da generazioni. Ma lui lo ricordava… cosi come lo ricordava mio nonno.»

«Tuo nonno?»

«Oh, si. Il nostro Casato, il Casato di Bes, discende dai Dare di Renweth… una discendenza collaterale. Di tanto in tanto, le memorie affiorano anche nella mente della mia gente e, qualche volta, risalgono a centinaia di anni fa. Mio nonno parlava sempre dell’oscurita che regnava nel Torrione, del fumo e dell’odore… Diceva che ricordava dei passaggi labirintici appena illuminati da lampade a olio, e vecchie scale malferme ed improvvisate che salivano e scendevano in quella oscurita. Ricordava se stesso — forse Dare o qualche altro antenato — che camminava attraverso quei corridoi senza sapere se fosse estate o inverno, giorno o notte: c’era sempre quell’onnipresente luminosita delle lampada. Quando ne parlava», continuo Alde e le sue mani si immobilizzarono, bianche e diafane contro i colori della veste che indossava, «riuscivo quasi a vederlo, tanto mi sentivo vicina a lui. Riuscivo a vedere quelle scale che si alzavano sopra la mia. testa come instabili impalcature, e quell’incostante bagliore sulla pietra… Sentivo quell’odore umido e tenebroso come di vecchie coperte ammuffite e di abiti sporchi, e percepivo la tetra oscurita che ci circondava. Sara stato duro vivere per tanto tempo alla luce delle torce.»

«Tanto tempo… e un periodo troppo lungo… un’eternita!», disse Rudy, e Minalde volse il viso da un’altra parte.

Continuarono ancora a parlare del Torrione, del Palazzo di Gae, e delle tante cose che avevano riempito la vita della Regina di Darwath. Il fuoco ardeva nel braciere aperto e riscaldava la stanza, mentre le fiamme creavano un gioco di luci ambrate sul mucchio di carboni ardenti; tra gli alberi piegati aleggiava un lieve sentore di canfora e di sacchetti profumati di limone.

«Temo che troppe di queste cose dovranno essere abbandonate», sospiro Alde. «Abbiamo soltanto tre carri, ed uno deve essere usato per i documenti e gli archivi del Regno.» Si sedette sul pavimento facendo scorrere tra le mani i libri di un’alta pila che si trovava accanto a lei. La luce del fuoco brillo sui loro bordi irregolari e diffuse un bagliore dorato, simile ad un’abbronzatura, sulla pelle liscia del suo mento e della gola. «Avrei voluti prenderli tutti, ma alcuni sono terribilmente frivoli. I libri sono pesanti per cui, quelli che dovremmo portare con noi, riguarderanno solo argomenti seri ed importanti, come filosofia e teologia… Questi saranno i soli libri sui quali potremo contare per molti anni nel Torrione.»

Al di la della sua voce gentile, Rudy ebbe l’impressione di riascoltare l’eco di un’altra voce, quella di Gil che diceva:

«Vi rendete conto di quanti capolavori dell’antica letteratura sono sopravvissuti? Tutto perche qualche monaco cristiano non pensava che fossero tanto importanti da dover essere conservati!

Aveva dimenticato il contesto nel quale aveva sentito quelle parole, ma le ricordo ugualmente ed azzardo un’osservazione.

«Molto probabilmente saranno parecchie le persone alle quali interessa la filosofia e la teologia…»

E Dio sa che non vorrei essere rinchiuso per anni senza avere altro da leggere che la Bibbia! , penso.

«E vero», disse Alde soppesando i libri che teneva in mano, quasi stesse paragonando il piacere ed i sentimenti ai geometrici cavilli scolastici. Poi giro la testa e la sua chioma scura sfioro il ginocchio di Rudy che si era seduto sul bordo del letto alle sue spalle. «Medda?», chiamo.

La robusta cameriera, che fino a quel momento era rimasta a lavorare chiusa nella sua silenziosa disapprovazione per la sconveniente presenza di Rudy, si avvicino con quel suo fare impercettibilmente svenevole.

«Si, mia Signora?»

«Potresti andare nel ripostiglio a vedere se riesci a trovare un altro baule? Uno piccolo?»

La donna si inchino.

«Certo, mia Signora.»

Il rumore dei suoi passi pesanti echeggio a lungo nella stanza anche dopo che se ne fu andata.

Rudy penso tra se:

Un punto a favore di Gil e dell’antica luce!

Alde gli sorrise tra lo sfavillio degli orli dorati.

«Non ti accetta: non puo farlo. E troppo presa dal fatto che io sia la Regina. E stata la mia nutrice fin da quando ero piccola, ed ha accumulato molta esperienza nel suo ruolo. Non e cosi quando siamo sole… non farti impressionare da lei.»

Rudy le sorrise a sua volta.

«Lo so. La prima volta che vi vidi insieme, pensai che tu fossi una giovane cameriera, dato il modo con cui lei ti dava degli ordini.»

Le belle sopracciglie nere si alzarono, ed una luce divertita brillo nei suoi occhi.

«Se tu avessi saputo fin da allora che io ero la Regina di Darwath, mi avresti parlato?»

«Beh… voglio dire…», Rudy esito. «Veramente non lo so. Se qualcuno mi avesse detto: «Guarda quella e la Regina…», forse non ti avrei neppure guardata.» Il giovane scosse le spalle. «Nel mio paese non esistono Re e Regine.»

«Davvero?» Alde aggrotto le ciglia, confusa da quella novita, impensabile per lei. «Chi vi governa allora? E la tua gente, chi ama ed onora? E poi, ancora: chi difende l’onore del tuo popolo?»

La domanda risulto incomprensibile per Rudy; la maggior parte del tempo trascorso a scuola lo aveva passato a cercare di evitare le lezioni, ed aveva soltanto una pallida idea di come funzionasse il sistema politico degli Stati Uniti. Cerco pero di farne un quadro approssimativo per Minalde, raccogliendo quel poco che ricordava, e la Regina lo ascolto con espressione attenta, le mani strette intorno alle ginocchia accostate.

«Non penso che riuscirei a sopportarlo,» disse alla fine della spiegazione di Rudy. «Non tanto perche sono la Regina, quanto perche sembra tutto cosi distante, impersonale!» Appoggio la testa alla spalliera del letto, vicino al ginocchio di Rudy. Il bagliore ambrato del fuoco la faceva sembrare giovanissima, anche se accentuava i segni della fatica e della stanchezza sui suoi fragili lineamenti. «Io pero non sono piu una Regina», aggiunse con tono triste. «Oh, si, vengo ancora onorata, tutti si inchinano davanti a me… E tutto questo nel nome mio ed in quello di Tir… ma e tutto finito, non e rimasto nulla…»

La sua voce si interruppe di colpo quasi stesse lottando contro qualche violenta emozione.

Rudy scorse il brillio di una lacrima nei suoi profondi occhi viola.

«E accaduto tutto cosi in fretta. Non e l’onore, Rudy, che cerco, ne l’avere servi pronti ad ogni mia necessita… E la gente! Non mi interessa che ci sia qualcuno che mi prepara i bagagli: c’e sempre stato qualcuno che lo faceva per me. Ma quei servi, la gente del Palazzo, mi sono stati vicini per anni. Alcuni di loro appartengono

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