Dare e ancora troppo giovane per poterci aiutare. So con certezza assoluta che un attacco contro i Covi e destinato ad un sicuro fallimento! …Io sono stato in una di quelle tane… ed ho visto con i miei occhi il Buio e le sue citta sotterranee!»

Lo Stregone si appoggio al muro. La stanza ora era stata invasa dalle ombre. La sua voce era calma, distante, e condusse i suoi ascoltatori in un luogo lontanissimo, in un altro tempo…

«Molti anni fa ero il Dispensatore di Incantesimi in un piccolo villaggio sperduto vicino a Gettlesand. Era un villaggio ordinato e pacifico, ma non tanto grande da attirare l’attenzione del Signore di Gettlesand… Mi stavo nascondendo allora, ma questa e tutta un’altra storia…

«In quella parte del paese i doic vivono da selvaggi in tribu nomadi. Solitamente preferiscono le pianure, ma amano nascondersi tra le colline e sono ben noti per la loro propensione ai rapimenti, in particolare di bambini. Uno dei bambini del mio villaggio era scomparso, ed io mi gettai all’inseguimento di un gruppo di quei selvaggi per una notte ed un giorno intero. In una cava, durante quell’inseguimento, tra una cresta di colline che si stendeva sotto una catena montuosa, vidi per la prima volta uno dei Guerrieri del Buio. Era notte. La creatura se ne stava appesa al soffitto di una caverna e stava divorando un vecchio doic maschio che evidentemente aveva sbagliato nel cercare rifugio li. Non si accorse di me.

«Sapevo gia molto sui Guerrieri del Buio, almeno quello che avevo potuto leggere da alcuni antichi volumi e da molte leggende che avevo ascoltato e che mi aveva tramandato, insieme a questo gioiello, il mio Capo, Rath. Capii che quell’esemplare doveva appartenere a qualche gruppo isolato dei Guerrieri del Buio sopravvissuti al primo attacco, durante il quale avevano quasi distrutto il genere umano per poi scomparire dalla faccia della Terra. Probabilmente quella creatura si nascondeva nei recessi piu impenetrabili delle montagne e del deserto, da tempo immemorabile. Io sono stato sempre posseduto da una curiosita insaziabile, e quell’incontro la stimolo ancora di piu, per cui decisi di inseguirlo, e fui condotto attraverso tunnel tanto ripidi da costringermi ad aggrapparmi alle pareti ed al terreno per non scivolare a capofitto nell’oscurita. Ricordo, pensandoci bene, l’epoca in cui molti Guerrieri del Buio furono costretti ad una fuga precipitosa continuando a vivere cosi, come reietti. Erano gli ultimi resti di una potenza che aveva dominato l’intero mondo cambiando il corso stesso della storia!

«Seguii il piccolo Guerriero del Buio: era appena grande cosi», le mani di Ingold si allargarono a mostrarne la misura, «sempre piu in giu nel cuore della Terra, strisciando, scalando, ed arrampicandomi per non perderlo di vista. In quei momenti riuscii anche a provare una sorta di piacere per quella razza che era scomparsa in quello che credevo essere un esilio senza ritorno. Poi il tunnel si apri davanti a me, e finalmente entrai nella loro citta.»

La voce dell’anziano Stregone era diventata quasi ipnotica, e i suoi occhi brillavano mentre si perdevano nel vuoto ad inseguire le immagini del ricordo.

«Era completamente buio, naturalmente», continuo, «ma io riesco a vedere chiaramente al buio. La cavita che conteneva la citta doveva essere lunga perlomeno un miglio e continuava, sprofondando nel centro della Terra. Il tunnel dal quale ero uscito la dominava e, da quel punto, riuscivo a malapena a scorgere l’altra estremita di quella caverna che si perdeva nella tenebra piu fitta. Le stalattiti del soffitto che riuscivo a distinguere, erano letteralmente coperte dai loro corpi, mentre il picchiettio dei loro artigli sulla pietra calcarea sembrava il rumore di una violenta grandinata. Lungo la parete alla mia destra si apriva, a livello del pavimento, l’entrata di un altro passaggio, grande abbastanza da permettere ad un uomo di entrare. C’era un fiume di Guerrieri che entrava ed usciva da un sotterraneo ancora piu profondo… capii che sotto quella caverna se ne apriva un’altra uguale oppure anche piu grande. E, al di sotto di quella, forse, ce ne doveva essere ancora un’altra. Quella era soltanto una delle loro citta, sperduta nel deserto, e probabilmente non era neanche la piu grande…»

Il ricordo di quell’impatto con la cultura aliena e sconosciuta del Buio, rese piu profonde le rughe sul volto di Ingold; l’eta e la vita avevano segnato i suoi lineamenti, rendendo il suo viso simile a quello di un profeta biblico, consapevole dello sfacelo della sua civilta e della sua incapacita di impedire che cio avvenisse.

Rudy capi, osservandolo, che — in quell’istante — Ingold non stava osservando quella stanza o i suoi compagni di un altro universo, ma stava invece osservando la moltitudine dei Guerrieri del Buio: li sentiva vivere sotto di se, nelle profondita della Terra, non in esilio o in quanto costretti, ma per pura e semplice scelta di un luogo dove stare. E non era possibile in alcun modo impedir loro di salire alla superficie… come, del resto… avevano gia fatto una volta…

La voce del giovane ruppe il silenzio che era seguito al racconto dello Stregone.

«Hai detto che vivevano appesi al soffitto di quella caverna,» disse. «Ma cosa c’era sul pavimento?»

Gli occhi di Ingold lo fissarono cupi e con una luce indispettita per la perspicacia del ragazzo che aveva gia indovinato il seguito della storia.

«Anche loro hanno delle mandrie di… pecore e bovini», rispose malvolentieri e, dal tono della sua voce, era facile intuire che avrebbe preferito lasciar cadere l’argomento, ma gli occhi di Rudy lo incitarono a continuare. «Erano cambiati, mutati, adattati all’ambiente dopo innumerevoli generazioni cresciute in quell’oscurita… Ma e certo che gli esseri umani costituiscono la loro preda naturale…»

«Questo spiega la presenza delle scale,» commento Rudy pensieroso. «Il Buio non ne ha certamente bisogno… ma forse possono servire per i doic…»

«Quelli che ho visto,» disse Ingold, «non erano doic. Erano esseri umani… se cosi vogliamo dire…» Lo Stregone rabbrividi a quel ricordo. «Ma vedete, ragazzi miei, tutti gli eserciti del mondo non sarebbero sufficienti per porre in atto quello che Alwir propone. L’unica conseguenza di un’invasione sarebbe soltanto quella di indebolire ancora di piu le nostre forze gia dissanguate e lasciare pochissimi uomini a difesa delle loro case contro l’Impero di Alketch… o contro il Buio!

«L’alternativa, ritirandoci nei Torrioni, e lasciando che la civilta intorno a noi — quella almeno che conosciamo, — muoia, nella speranza che un giorno il Buio si ritiri di nuovo, e soltanto un vano tentativo di sopravvivere. Ma a questo punto non riesco a vedere una terza, possibile soluzione. Anche Alwir ha dovuto riconoscere che non possiamo semplicemente fuggire dal Buio, cosi come non e certo probabile che i Guerrieri del Buio divengano di colpo vegetariani.

«Come vedete», concluse calmo, «devo assolutamente trovare Lohiro, e devo trovarlo in fretta. Se non ci riesco, dovremo affrontare molti altri disastri. La Magia si e rinchiusa a lungo in una torre isolata sulle sponde dell’Oceano Occidentale, lontano dal mondo, per sperimentare — sistemandosi al centro esatto del Cosmo e servendosi di un potere che lavora per la perfezione di se stesso — una sapienza che viene utilizzata per raggiungere un’altra e maggiore sapienza… Non c’e nulla di fortuito, nessun avvenimento casuale. Forse l’intera storia della Magia, da Forn in poi, potra servirci per ottenere la salvezza dal Buio!»

«Se sara possibile…», commento sconsolato Rudy restituendo al Mago il suo gioiello.

«Certo, se sara possibile!», ripete Ingold annuendo.

Era ormai calata l’oscurita. Sui resti della citta di Karst ora cadeva una leggera pioggerella che si spandeva piano sul fango scivoloso del cortile, macchiando il legno e la paglia delle baracche. Dalle montagne poi aveva cominciato a soffiare un vento freddo e sferzante che agito vigorosamente il mantello di Gil quando lei e Rudy attraversarono il cortile.

«Tre mesi…», mormoro Rudy alzando la testa sotto la pioggia e contemplando le rovine della citta. «Cristo! Se non ci uccide il Buio, moriremo di freddo con questo tempo!»

Un tuono rimbombo in lontananza come un colpo di cannone. Gil si getto nell’oscurita di una baracca in cerca di un riparo dalla pioggia che si era fatta via via piu forte, e vide Rudy allontanarsi attraverso il cortile in direzione del bagliore tremolante di un fuoco da campo sul quale era stata sistemata la pentola del rancio. Le Guardie giravano intorno, come scure sagome simili a fantasmi. Costituivano la Fratellanza della Spada: le uniformi nere e macchiate portavano l’emblema bianco a quadrifoglio della Compagnia di appartenenza… Il vociare di quegli uomini giungeva attutito dallo scrosciare della pioggia.

Due forti mani si appoggiarono sulle sue spalle, ed una voce fioca chiese:

«Gil-Shalos?»

Lei guardo le mani che ora le stringevano le guance. Avevano dita lunghe e sottili, segnate da tagli e callosita dovuti all’uso continuo della spada. Poi scorse una sagoma in uniforme e le punte infiocchettate di due trecce chiare. Da una pattuglia li vicino si staccarono due figure che si avvicinarono ponendosi a fianco della prima.

L’addestratore delle Guardie Gnift le prese la mano e la strinse al petto in un gesto caloroso.

«O perla del mio cuore!», la saluto, ed ella sorrise ritraendo la mano.

Non aveva mai parlato con l’istruttore e, in verita, quell’uomo le ispirava soggezione dopo aver visto i suoi

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