di soggezione, sfiducia e timore, quasi rappresentasse qualcosa di soprannaturale. Persino Minalde, la cui vita insieme a quella del bambino era stata salvata da morte sicura, era timida e taciturna alla sua presenza. Rudy si chiese quale legame stringesse in maniera cosi forte Ingold alle Guardie.

«Quando siamo in pericolo?»

Nella luce diffusa, il viso di Ingold era pensieroso, ed il suo sguardo lascio il Comandante per scrutare il paesaggio che si stava lentamente rivelando allo sguardo mentre la nebbia si dissolveva nella luce pallida ed incolore del giorno. Lontano, alla base delle colline rotonde, si scorgeva la lunga fila scura dei profughi. I corvi si ingobbirono sui rami spogli degli alberi e fissarono le Guardie con i loro piccoli occhi scuri. Tutt’intorno, verso tutti i punti cardinali, c’era una distesa desolata di erba rinsecchita, e Rudy si accorse di non aver mai visto in vita sua una terra cosi triste.

«Piu di quanto immaginiamo!», disse all’improvviso il Mago rispondendo alla precedente domanda. «Abbiamo avuto una buona luna la notte scorsa, ma riuscivo a sentirli lontani. Ai piedi delle montagne c’era un loro vecchio Nido che una volta era ostruito dalle rocce. La strada lo costeggera…» Janus gli fece un cenno con gli occhi, ma Ingold non lo capi. Continuo invece a dire: «La velocita e la tempestivita sono i nostri unici alleati. Dobbiamo raggiungere il Torrione al piu presto: ogni giorno che restiamo sulla strada fa aumentare i pericoli! E probabile che, quando ci arriveremo, dovremo difendere il Torrione non soltanto dagli attacchi del Buio…»

CAPITOLO UNDICESIMO

Una profonda sensazione di inquietudine si diffuse per tutto il convoglio. La presenza invisibile dei Razziatori Bianchi si faceva sentire durante il giorno cosi come la minaccia dei Guerrieri del Buio era presente durante la notte. Rudy visse in quell’ansia per tutta la notte ed il giorno successivo, continuando a marciare con gli altri: era possibile coglierla in ogni frammento di conversazione, e vederla nei movimenti prudenti dei profughi che ancora si aggrappavano, come un’orda vasta e cenciosa, a cio che rimaneva del Governo del piu grande Regno d’Occidente.

Piccoli gruppi, famiglie ed uomini soli, tutti aumentavano la loro andatura; davanti a lui, un uomo stava spingendo una carriola incredibilmente colma di oggetti, ed imprecava contro una donna esausta con un bambino in braccio e contro una capra legata ad una corda sfilacciata, urlando di correre, correre, correre, di andare avanti prima che qualcosa — il Buio, i Razziatori, o i lupi — potessero raggiungerli.

Rudy li incontro di nuovo, piu tardi. Erano seduti, stanchi e accaldati, su una pietra miliare: il bambino piangeva per la fame, mentre l’uomo e la donna fissavano in silenzio le lontane terre desolate ed il cammino che restava ancora da percorrere. La loro collera era finita.

Al guado del fiume Mabigee, il ponte era stato danneggiato da qualche tempesta fuori stagione, e li Alwir ed il Vescovo Govannin quasi vennero alle mani per il carico di documenti che la donna aveva portato con se da Gae. Le registrazioni potevano benissimo essere abbandonate: i carri sarebbero serviti per i malati, i feriti, gli anziani, ed i bambini, la cui forza veniva via via scemando a causa della cattiva nutrizione e della stanchezza.

Il Vescovo invei violentemente:

«Si! E allora tutte le registrazioni dei secoli passati che sanciscono il dominio di Dio al di sopra dell’autorita umana devono andare perdute per quando raggiungeremo il Torrione?»

«Non essere sciocca donna!», ringhio Alwir. «Dio preferisce di certo le anime a tutta quella tua maledetta carta ammuffita!»

«Egli ha gia le loro anime!», rispose il Vescovo. «E ne avra ancora di piu. Se sono le anime che ti interessano, mioSignor Cancelliere, elimina il tuo insulso specchio di Satana,il tuo prediletto Mago, e lascia venire al suo posto i tuoi preziosi malati. Un uomo che segue il consiglio di un Mago dovrebbe essere l’ultimo a poter parlare di anime!»

Dopo aver attraversato il fiume, i profughi si ritrovarono bagnati fradici ed esausti, e nessuno riusci a proseguire la marcia se non per poche miglia. Il grosso del convoglio si fermo presso un villaggio abbandonato al riparo delle cave di pietra semidiroccate o bruciate dai fuochi che i loro proprietari avevano acceso per difendersi dall’attacco del Buio.

Il resto dell’enorme carovana si sparse invece nella pianura creando una vera e propria citta, un agglomerato disciplinato di tende e ripari improvvisati, racchiuso nel perimetri dei falo accesi al sopraggiungere della notte.

Rudy accese il suo fuoco su una piccola pendenza del terreno, ad una cinquantina di metri da un edificio lontano dalla strada. Aveva trovato una capannuccia nascosta sul fianco della collina che, in giorni migliori, doveva essere stata adibita a deposito di legname, e dove trovo ancora dei grossi ciocchi, buoni per il fuoco.

La collina stessa, fronteggiando la strada ed il campo, creava un buon riparo contro i venti freddi e taglienti che venivano da Occidente.

Le montagne erano rimaste visibili per l’intera giornata, ed ora si levavano maestose lungo tutto l’orizzonte, da ovest a sud. Nell’ultima luce del tramonto si stagliavano come una parete scura contro il cielo serale di nuvole, con le vette avvolte dai lampi di temporali lontani e coperte da uno spesso strato di neve che veniva rivelato dal vento che, di quando in quando, spazzava via le nubi. Rudy osservo a lungo quello spettacolo con preoccupazione: qualcuno gli aveva detto che il Passo di Sarda si trovava proprio sulle montagne. Penso alla neve e tremo.

Aveva sempre avuto una fame da lupo, ma sorprendentemente ora il suo fisico si era adattato a quelle lunghe giornate di cammino ed alla stanchezza che veniva dal poco riposo concesso dalle veglie notturne. Soltanto, da quando era giunto nel Regno di Darwath, era sempre stato cosciente di soffrire terribilmente per il freddo, e si chiese quando sarebbe riuscito a riscaldarsi a dovere.

Quando la notte scese del tutto, Alde e Medda si fecero vive portandogli un po’ di vino caldo. Rudy lo bevve riconoscente, ma tra se penso che avrebbe preferito qualche tazza di caffe caldo. Quel gesto di Alde pero gli confermo, mentre fissava gli occhi della ragazza al di sopra dell’orlo dorato della tazza, che lei si interessava a lui e che, forse, provava anche qualcosa.

Alde, Minalde, penso con disperazione, tu sei la Regina di Darwath, ed io soltanto un vagabondo capitato qui per caso! Ma perche doveva succedere proprio a me?

Il suo desiderio per lei era palpabile, pressante, ma non potevano far altro che stare li a toccarsi di nascosto le mani. Medda vegliava, con la solita smorfia di disapprovazione dipinta sul viso, seduta dall’altro lato del falo, lontana abbastanza da non riuscire ad origliare la loro conversazione, ma solo se avessero parlato a bassa voce. La sua presenza pero conferiva ai loro incontri quel crisma di rispettabilita senza il quale Alde non avrebbe neanche potuto avvicinarsi a lui.

«Alwir si arrabbierebbe se sapesse che sei uscita?», chiese Rudy senza alzare gli occhi. Era un trucco tipico dei soldati che gli aveva suggerito il Falcone di Ghiaccio, quello di non tenere gli occhi fissi sul falo.

«Oh…», la voce di Alde si incrino per la contrarieta. «Probabilmente. Sai, si preoccupa molto per me…»

«Se fossi mia sorella ti sorveglierei di certo!»

«Non in quel modo, sciocco!», esclamo divertita la Regina. «Si interessa del mio… ‘stato’. E cosi fa anche Medda.»

Rudy guardo attraverso il fuoco ed incontro lo sguardo corrucciato della donna grassa. Gli aveva rivolto delle bruttissime occhiate ogni volta che si erano incrociati negli ultimi cinque giorni, e quella notte si rese conto che il silenzio tra le due donne era piu che eloquente. Immagino che la governante dovesse aver detto qualcosa alla giovane Regina circa le responsabilita che aveva e sulla disdicevolezza di quelle uscite notturne per incontrare un uomo che altro non era se non una Guardia e, per giunta, di un altro mondo. Riusciva tranquillamente e vedere come si era svolta quella conversazione: senza dubbio Medda aveva ricordato con toni concitati ad Alde la sua posizione sociale e, forse, era stata richiamata all’ordine.

«Se questo ti crea dei problemi…», comincio Rudy.

Lei scosse la testa, e la grande massa dei suoi capelli scuri scivolo lenta sul collo di pelliccia del mantello.

«Vorrei soltanto non dover dormire di notte…», mormoro, ed i loro sguardi si incontrarono esprimendo la totale consapevolezza dei loro reciproci sentimenti.

Continuarono a stare in silenzio per un po’, seduti accanto al fuoco non troppo vicini, senza toccarsi,

Вы читаете Il tempo del buio
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату