aveva dato importanza, viste com’erano attraverso i blocchi della sua coscienza.
«Non lo so…», sussurro.
«Non e una risposta.»
Rudy cerco disperatamente di pensare con ordine, di’ esprimere con le parole piu acconce quel desiderio impellente che lo stava travolgendo e bruciava al centro dei suoi pensieri piu segreti. Capi improvvisamente cosa fosse quello che Gnift faceva per infondere coraggio e spirito di corpo nelle Guardie. Allo stesso modo capi il perche della dedizione di Gil all’addestramento, e comprese il profondo legame che esisteva tra Ingold ed il loro Comandante. Seppe quindi che doveva rispondere bene a quella domanda, altrimenti Ingold non avrebbe mai acconsentito a fargli da insegnante.
In quell’istante Rudy senti di essersi avvicinato al centro della sua stessa anima, alla sua verita.
Quelle parole fecero effetto, e Rudy si senti rinfrancato anche se non aveva ancora parlato con Ingold. Si sentiva come se qualcun altro stesse parlando in sua vece, quasi avesse la mente ipnotizzata da quello sguardo gelido e lontano.
«Cos’e il Centro?», lo spinse a rispondere Ingold con la sua voce calma e riflessiva.
«Sapere… cioe non sapere una cosa qualsiasi, ma conoscerla nella sua interezza… Conoscere il Centro e il Centro; avere una chiave per comprendere il senso delle cose e il senso. Ogni cosa ha una sua chiave, e conoscerla e la mia chiave.»
Rudy usci lentamente dallo stato di rilassamento interiore nel quale era piombato per esercitare i suoi poteri, e si ritrovo sudato e stanco come dopo aver sostenuto un estenuante esercizio fisico, o come se avesse subito uno shock. Si chiese come avesse fatto a considerare Ingold un inoffensivo vecchietto quando, pur conoscendolo e stimandolo, avrebbe dovuto aver paura o almeno un reverenziale timore di lui.
Un’espressione tenera e dolce illumino i lineamenti del Mago, e Rudy comprese infine la grandezza della Magia di Ingold vedendola riflessa, almeno in potenza, nella propria, ancora immatura.
«Adesso capisci quello che ho sempre cercato di dirti», disse il Mago. «Capisci cosa significa avere il Potere?»
Rudy scosse la testa.
«So soltanto che faro cio che devo fare. Assolutamente!»
Ingold sorrise, quasi stesse ricordando le parole di un altro Mago, piu giovane e zelante.
«Questo vuol dire che dovrai ubbidirmi ciecamente,» replico. «Senza fare domande, ne discutere, e al meglio delle tue capacita. E saprai soltanto quello che e opportuno sapere. Dovrai memorizzare migliaia di cose che al momento ti sembreranno senza senso: cose stupide, nomi, indovinelli, poesie.»
«Non ho mai avuto una buona memoria,» disse Rudy, quasi vergognandosene.
«Quello che posso dirti e che dovrai imparare a ricordare. Tutto e velocemente. Ma soprattutto
Gli occhi del Mago erano diventati di nuovo freddi e scostanti e, nel tono deciso ed incisivo della sua voce, Rudy riconobbe le tracce accecanti di quel potere terribile.
«Non sono un insegnante di asilo infantile. Ho il mio lavoro da fare. Se desideri imparare, Rudy, dovrai farlo se, come e quando, decidero io. E chiaro?»
Per un attimo Rudy si chiese cosa sarebbe successo se avesse esclamato:
Rudy vedeva il suo futuro profilarsi dinanzi ai suoi occhi, chiaro e nitido: avrebbe dovuto impegnarsi e sarebbe stato un cambiamento enorme, esclusivo, irrevocabile, e in qualche modo terrificante. Sarebbe cambiato tutto: cio che era, ed ogni cosa che avrebbe fatto o voluto diventare. La scelta gli era stata proposta senza nessuna possibilita di remissione, ed ora doveva affrontarla sentendosi impreparato ed impaurito. Pero era una decisione che non poteva rimandare, dalla quale non poteva tirarsi indietro, e che non gli sarebbe stata offerta una seconda volta.
La risposta era:
Degluti, e senti che la sua gola era riarsa e dolorante per la tensione.
«Va bene», disse debolmente. «Lo faro. Faro del mio meglio, cioe.»
Era calata la notte. Ingold incrocio le braccia: era un’ombra scura avvolta dal mantello, profilata contro le luci del campo. Intorno a loro era comparsa una nebbia leggera e traslucida mentre i rumori e gli odori dell’accampamento diventavano via via piu indistinti. Rudy ebbe la netta sensazione di essere isolato in un freddo universo di nulla, quasi fosse stato per ore in ginocchio sull’erba bagnata lottando fino allo stremo contro un Demone od un emissario del Male…
Pero aveva vinto. La sua anima era leggera e tranquilla, senza ansie o smanie di trionfi; avrebbe quasi potuto volare via con il vento della sera.
Ingold torno a sorridere, e di colpo torno a essere l’uomo di sempre, trasandato, con il consueto abito marrone logoro e macchiato.
«Questo», disse allegramente, «e cio che mi aspettero sempre da te. Anche quando sarai nervoso, stanco od affamato; quando avrai paura di fare cio che ti diro di fare; quando penserai che sia pericoloso o impossibile, oppure entrambe le cose; quando ti arrabbierai con me per aver curiosato in quella che tu consideri la tua importantissima vita personale. Farai sempre del tuo meglio: soltanto cosi riuscirai a capire quello che significa. Dio ti aiuti!» Si alzo scuotendo l’erba bagnata e dei piccoli rametti dalla sua tunica grezza. «Ora torniamo al campo», concluse rudemente. «Dovrai fare il tuo turno di guardia.»
Il vento ululava scendendo dalle colline, e piangeva nei canyons che circondavano il campo dei profughi disposto lungo la strada. Piegava perfino le fiamme del falo di Rudy allungandole sul terreno, e penetrava attraverso il mantello, la tunica e la carne, fino a raggiungere le ossa. Iniziarono a cadere i primi fiocchi di neve, pesante, farinosa.
Alde non era venuta.
Rudy sapeva il perche e ne era preoccupato. Cio che era successo la notte prima aveva cambiato le cose tra di loro, e le aveva rese tremendamente complicate: se non poteva essere la sua amante, non avrebbe nemmeno potuto essere sua amica. E, da buona figlia della Chiesa qual era, non sarebbe mai diventata la donna di un Mago.
Avrebbe sentito la mancanza di Minalde. Il suo corpo ne soffriva e il desiderio era piu intenso, quasi un senso di intensa solitudine, un bisogno estremo della sua presenza, del suono della sua voce. Quel pensiero gli faceva ricordare con estremo dolore che lui era uno straniero e che lo sarebbe stato per il resto dei suoi giorni. In questo mondo, cosi come nel suo, aveva perso ogni possibilita di comunicare. Sarebbe stato peggio al momento di tornare a casa. Ma ormai aveva visto e conosciuto il centro, il fuoco, la chiave della sua vita, e sapeva che per nulla al mondo avrebbe rinunciato ad inseguirla. Anche quando avrebbe abbandonato il mondo irto di pericoli del Buio e sarebbe tornato nella giungla della California del Sud, anche allora avrebbe avuto la spinta a cercare: allo stesso tempo sapeva che un giorno, continuando, avrebbe certamente trovato il nodo infuocato della sua anima.
Il vento gli tormentava il viso portando con se il sapore della neve, ormai vicina, e l’eco distante dell’ululato dei lupi. Alle sue spalle il campo era immerso nel sonno; guardando piu in la, il suo sguardo si perse lungo il cammino percorso fino a quel momento: la strada verso le colline e le praterie era segnata da una catena ininterrotta di falo.
Gli ritorno in mente la discussione con Ingold e cerco di ricordare la visione riflessa che aveva appena intravisto della sua anima. Il ricordo era vago e gli genero un dolore profondo. Poteva rivederlo, ma in