Alle Guardie erano state destinate alcune celle sulla destra, vicinissime alle grandi porte del Torrione. Gil condusse Rudy attraverso uno stretto pertugio; alla luce di alcune lampade a olio, il giovane scorse Janus che discuteva con alcuni cittadini indignati. Questi ultimi erano certamente stati dei possidenti prima che il Buio distruggesse la loro ricchezza, le loro terre e, insieme, il loro prestigio ed il loro potere.

«L’assegnazione delle celle non e compito delle Guardie…», stava dicendo pazientemente il Comandante. «E una delle responsabilita del Lord del Torrione. Per cui vi suggerisco…»

Sembrava pero che nessuno dei presenti lo stesse ascoltando.

La stanza era piena di provviste, cotte di maglia, armi e legna. Le Guardie stavano dormendo, anche se intorno regnava la piu completa confusione. I loro volti erano tesi, doloranti, e mostravano chiaramente dipinti i segni della tremenda fatica della notte precedente.

In un’altra stanza la confusione era, se possibile, anche maggiore. Molte Guardie erano sedute a semicerchio attorno ad un tavolo, e mangiavano un frettoloso rancio di pane e formaggio mentre affilavano le spade o rammendavano le uniformi.

Il Falcone di Ghiaccio, con i capelli bianchi sciolti sulle spalle come una fluente cascata di platino, osservava impaziente una ciotola d’acqua bollente.

La gente intorno esultava e salutava tutti, felice e rumorosa, e Rudy ricambio quei saluti con tutto lo scarso entusiasmo che riusci a recuperare.

Quel posto puzzava di sudiciume, grasso rancido e fumo.

Come diavolo sara tra un anno?, si chiese il giovane. O due? O venti?

Quel pensiero lo nauseo.

Una tenda sudicia nascondeva una sorta di ripostiglio dove le Guardie avevano ammassato le loro provviste in un caotico disordine. Attraversando il divisorio sudicio, Rudy ammicco. L’illuminazione della lampada a olio riusciva a malapena a penetrare nell’oscurita della stanza: gli sembro di scorgere sacchi ammucchiati, barilotti logori, ed un pavimento cosparso di fango e fieno secco. Dappertutto regnava un afrore opprimente di formaggio ammuffito e cipolle.

Nell’angolo piu lontano di quella stretta cella, qualcuno aveva ricavato un giaciglio improvvisato con un mucchio di sacchi vuoti. Su quel letto, simile ad un cadavere, giaceva Ingold.

«Sei pazzo, lo sai?», gli sussurro Rudy.

Gli occhi blu si aprirono e lo fissarono opachi e gonfi per la fatica. Poi, il familiare sorriso gli illumino i lineamenti, allontanando i segni dell’eta e facendolo sembrare uno scolaro birichino.

«Avresti potuto lasciarci la pelle!»

«Sei bravissimo a dire cose ovvie», esordi lentamente il vecchio Mago. Il suo tono pero era scherzoso, ed era ovviamente felice di rivedere Gil e Rudy vivi ed in buona salute. Le sue mani erano bendate ed il volto sfregiato e bruciato dal ghiaccio ma, come penso Rudy, non se l’era certo cavata male.

«Comunque, grazie per il vostro interessamento,» continuo Ingold. «Il pericolo pero non era cosi terribile come sembrava. Ero certo di riuscire a tenere a bada i Guerrieri del Buio fino a che non fossi riuscito a richiamare indietro la tempesta. Avrei potuto facilmente fuggire nel momento in cui la tormenta li avesse colpiti.»

«Si?», chiese Rudy seduto ai piedi del letto. «E come contavi di sfuggire alla tempesta?»

«Sei diventato cavilloso.» Ingold evito di rispondere. «Sta ancora nevicando?»

«Un po’ meno,» rispose Gil tirandosi sulle ginocchia come una cavalletta e sistemandosi a capo del letto. «Ma il vento non si e fermato. Tomec Tirkenson dice che questo e il piu freddo che abbia dovuto affrontare da quarant’anni a questa parte. Anche il Falcone di Ghiaccio ha detto di non aver mai visto la neve cosi alta nelle gole, d’inverno. Ti tocchera un viaggio lungo, freddo e faticoso, se deciderai di affrontare il Passo.»

Appena visibile nell’oscurita, il volto della ragazza appariva scarno e spaurito, ma lei era tranquilla.

«Aspettero fino a che avra smesso di nevicare,» rispose Ingold, sistemandosi comodamente e stringendo le mani fasciate intorno al copriletto di lana rosicchiato dalle tarme. Sembrava pallido e malato, e a Rudy non piacque la debolezza della sua voce, ne il modo in cui giaceva immobile, appoggiato sui sacchi di grano. Sembrava attratto da qualche lontano e intimo richiamo…

«Non posso rimandare piu a lungo,» continuo il Mago. «Sono accadute delle cose che mi impongono di partire al piu presto per parlare con Lohiro. A parte il fatto che Alwir, da quanto ho capito, intende ancora riunire qui il suo esercito per attaccare i Nidi del Buio.»

Prima che avesse finito di parlare pero, le voci in sordina divennero un borbottio veloce che si trasformo in una violenta baruffa tra molte persone che cercavano contemporaneamente di alzarsi in uno spazio ristretto. La tenda cenciosa fu spostata bruscamente, ed un’ombra massiccia si profilo sull’entrata.

Alwir, ultimo Lord del Torrione di Dare, si fece avanti.

Accanto a lui, scura ed esile come un giovane melo, c’era Lady Minalde.

Il Cancelliere rimase in piedi in silenzio mentre guardava con solennita il vecchio che giaceva su quel letto improvvisato. Quando parlo, la sua voce era calma.

«Mi avevano detto che eri morto.»

«C’e chi tende sempre ad esagerare,» rispose Ingold tranquillo. «E spesso sbagliano, come vedi.»

«Avresti potuto esserlo», replico Alwir. «Senza di te pero, anche tutti noi avremmo potuto morire la vicino al fiume… Sono venuto…» Le parole sembrarono bloccarglisi in gola come pane secco.

«Sono venuto a dirti che ho sbagliato a pensare male di te, e ti offro la mano in segno di amicizia.»

Stese il braccio, e i gioielli dei suoi anelli brillarono nell’ombra.

Ingold stese la sua mano bendata per ricambiare quella stretta. Era il gesto di un Re al cospetto di un altro.

«L’ho fatto soltanto perche promisi a Eldor di farlo,» disse. «Ho preso suo figlio e l’ho portato in salvo. La mia promessa e stata rispettata. Appena il tempo me lo permettera, partiro alla ricerca della Citta Nascosta di Quo.»

«Pensi di riuscire a trovarla?»

Il cipiglio di Alwir era quello di una persona preoccupata, ma i suoi occhi erano freddi e calcolatori.

«Non posso saperlo finche non saro partito ed avro cominciato la ricerca. Ma l’aiuto del Consiglio dei Maghi e indispensabile: per la tua carica, per il Torrione, per tutto il genere umano! Il silenzio di Lohiro mi preoccupa. E da piu di un mese che non ho notizie sue e degli altri membri del Consiglio. Inoltre, e impossibile che non sappiano quanto e successo…»

«Pensi che Lohiro sia ancora vivo?»

Ingold scosse la testa decisamente.

«Lo avrei saputo se fosse morto,» rispose. «Lo sentirei. Anche con tutti gli Incantesimi che circondano la citta come un anello di fuoco, lo saprei!»

Minalde parlo per la prima volta, lo sguardo cupo per la preoccupazione.

«Allora cosa pensi che sia successo?»

Ingold scosse la testa.

«Non lo so,» disse semplicemente.

Lei lo fisso per un attimo ascoltando, come nessun altro riusciva a fare in quella stanza, l’incrinatura della sua voce, che denotava un’ombra di impotenza e paura. Si capiva che non era paura per la Magia nel mondo, quanto piuttosto per i suoi amici di Quo, la sola gente alla quale Ingold potesse veramente dire di appartenere.

Lei lo aveva sempre visto esprimere forza e autorita, ma quella sua debolezza la commosse.

«Avresti potuto cercarli da molto tempo,» disse, «se non fosse stato per la tua promessa. Mi dispiace.»

Ingold le sorrise.

«La promessa non aveva niente a che fare con quanto ho fatto, bambina mia.»

Alde si avvicino velocemente e si chino per baciarlo sui capelli bianchi ed arruffati.

«Dio sia con te…», gli mormoro, e se ando via dalla stanza, lasciando Rudy e suo fratello a fissarla istupiditi.

«Sembra che abbia fatto una conquista,» disse il Mago.

Alwir ridacchio, ma Rudy non ne fu affatto compiaciuto.

«Lei e giustificata!», esclamo Alwir. «I servizi che hai reso al Regno vanno oltre qualunque prezzo noi possiamo pagare.» Guardo intorno la stanza sudicia con le sue pareti sporche e gli odori che provenivano dagli

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