REDUCE. SENZA TETTO. AIUTATEMI. Bishop passo oltre con la sua potente motocicletta.

Si diresse verso la periferia. Nelle vie laterali, case di legno o lamiera, dai tetti spioventi, erano stipate su esigue chiazze verdi, dove donne grasse, in camicetta senza maniche, annaffiavano giardini stentati al suono delle risate dei loro figli, impegnati a giocare sotto i getti d’acqua.

Le risate si dissolsero in lontananza, insieme alla citta. Ancora poche desolate abitazioni e poi i campi aperti, bruciati dalla calura, lucenti e distesi fino ai piedi delle alture. Lontano, quasi in una vagheggiata dimensione di sogno, le bianche pareti di dimore estive abbagliavano Driscoll dall’alto della loro posizione sopraelevata. Bishop aveva raggiunto il limitare della citta, il confine con le foreste del Nord.

Svolto in un viottolo sterrato e percorse l’ultimo mezzo chilometro che lo separava dal campo di aviazione.

Nell’hangar vi erano due uomini, entrambi in tuta. Nel vecchio, calvo e rugoso, si riconosceva una vecchia volpe; nel giovane, il sorriso ebete tradiva la scarsa intelligenza. Stavano parlando, appoggiati all’ala di un Piper Tomahawk. Chiacchieravano, ridacchiavano. Fu il piu anziano dei due, mentre si puliva le mani con uno straccio, a vedere per primo l’uomo che avanzava verso la porta dell’hangar.

Bishop aveva lasciato il casco appeso al manubrio della Harley e si era tolto la giacca di pelle, gettandola sulla spalla. Attraversava l’area di parcheggio con studiata lentezza, e altrettanto lentamente esaminava il campo con gli occhi chiari, dietro le lenti da aviatore. All’epoca doveva avere trent’anni, mi pare. Non era molto alto — poco piu di un metro e settanta — ma largo di spalle e muscoloso, come si vedeva dai bicipiti e dai pettorali scolpiti sotto la T-shirt intrisa di sudore. Dall’andatura sicura e tesa si intuivano la velocita e la potenza del suo fisico. Il viso era ovale, con lineamenti fini e capelli castano chiaro. E anche se aveva un’aria ironica, come se stesse ridendo di nascosto di una barzelletta che gli altri erano troppo stupidi per comprendere, non inganno il vecchio, che era in giro da un pezzo e ne aveva incontrati altri, di tipi come lui. Senti come un pugno nello stomaco e la saliva azzerarsi, quando lo vide avvicinarsi.

Bishop passo dal sole caldo dell’esterno all’ombra fresca dell’hangar. Giunto all’altezza del timone dell’aereo, si fermo.

«Chi di voi e Ray?» chiese.

«Sono io», rispose il vecchio. «Sono io Ray. Ray Gambling.»

«E io sono Frank Kennedy», ribatte Jim Bishop senza scomporsi. «Il vostro nuovo pilota.»

2

Se la prima reazione di Ray Gambling alla vista di Bishop era stata di tensione, la seconda fu di aperto nervosismo. Parlava a voce troppo alta, come un attore scadente che sta imparando la parte, intercalando di continuo le frasi con una risatina idiota.

«Siamo una piccola ditta… eh, eh. Non posso offrirti un lavoro fisso. E l’estate la stagione piu affollata, senza dubbio, la primavera e l’estate… eh, eh.»

Aveva condotto Bishop in un corridoio climatizzato, di fianco all’hangar. Il pilota seguiva il vecchio lungo il corridoio, fissando con durezza la sua nuca e sperando che si calmasse.

Ray balbetto qualcosa da sopra la spalla: «Ci sono i soliti avvocati che vanno e vengono da Arcata, dove c’e la sede della contea, per i loro processi e i loro pasticci… eh, eh. Poi, nella stagione calda, ci sono quelli della forestale, che controllano gli incendi e devono portare l’attrezzatura nei boschi. Trasportiamo anche merci, documenti da Weaverville e cosi via. Ricordati di portare sempre il cercapersone e mi raccomando di osservare le pause e i turni di riposo… eh, eh. Vedrai che probabilmente sarai in aria tutti i giorni da qui a settembre. Questa e Kathleen».

Dal retro erano arrivati nell’ufficio, un grande spazio diviso a meta da un bancone: sul davanti si apriva una vetrina che dava sull’area di stazionamento, con i piccoli aeroplani allineati in sosta. Lungo la stessa vetrina, alcune sedie e un tavolino coperto di riviste formavano una sorta di sala d’aspetto per i clienti in attesa di pagare, quando ce n’erano (e non era questo il caso). Di qua dal bancone c’erano scrivanie, computer, schedari e carte accatastate in modo disordinato. Kathleen era in piedi davanti a uno schedario e stava inserendo una pratica in un cassetto.

Quando i due uomini entrarono, la voce di Ray si fece ancora piu acuta, la risatina piu nervosa. «Kathleen Wannamaker; questo e Ji… No, Frank, vero? Frank, hai detto?… eh, eh. Scusami sai, con l’eta la memoria fa cilecca… eh, eh. Frank Kennedy, il nostro nuovo pilota. Kathleen manda avanti la baracca, dirige le operazioni e tappa i buchi quando necessario. Devi essere gentile con lei se vuoi avere un futuro qui… eh, eh. Vero, Kathleen?»

La donna alzo lo sguardo senza sorridere. Aveva un’espressione dura e priva di fascino, ma era abbastanza attraente. Poteva avere dai trenta ai quarant’anni; era bassa, con la vita stretta, robusta sui fianchi e sul seno, e vestiva una gonna marrone chiaro con una camicetta bianca. Portava i capelli castani lunghi e flosci, con la riga in mezzo; quando vide Bishop, ne ravvio alcune ciocche dietro l’orecchio con un gesto automatico.

«Piacere», disse, mentre lo squadrava dalla testa ai piedi. I suoi lineamenti regolari sarebbero potuti apparire cordiali, ma in realta non era cosi.

Bishop si tolse gli occhiali e incrocio il suo sguardo.

Ray continuo a blaterare. «Frank e quello di cui ti ho parlato; deve trovare un posto dove stare. Kathleen ha una casa da affittare, quindi… ecco fatto… eh, eh. Vero, Kathleen? Per te va bene? Hai detto che la casa e aperta e che non manca niente. Kennedy si fermera per l’estate al massimo, quindi non ci dovrebbero essere problemi… eh, eh.»

La donna non rispose subito; stava ancora sostenendo il suo duello di sguardi con Bishop. Prima di proseguire, e necessario chiarire un concetto: le donne si innamoravano di Bishop all’istante. Accadeva immancabilmente: si innamoravano e venivano trascinate da una passione travolgente, rimanevano impantanate nelle sabbie mobili del sentimento. In gran parte era per il suo aspetto, i muscoli, lo sguardo tagliente, e poi per le moto e gli aerei, certo; ma doveva esserci dell’altro. Forse si trattava del fatto che era un bastardo ma a suo modo sincero, senza secondi fini. Era un bastardo e non gli importava di nessuno. Gli uomini gli erano grati per questo: per loro era sufficiente che passasse senza causare troppi danni. Ma per le donne era diverso: cercavano disperatamente di suscitare in lui un interesse, ognuna voleva essere la prima di cui lui si prendesse realmente cura.

Kathleen confermo la regola nel momento stesso in cui esito prima di rispondere a Ray: esito e continuo a guardare Bishop. E Bishop continuo a guardarla a sua volta, indifferente e tranquillo, sorridendo appena e facendo le sue valutazioni.

Finalmente Kathleen sospiro e sbatte le palpebre come se si stesse risvegliando. «Fanno quattro e cinquanta», annuncio. «L’affitto. Quattrocentocinquanta dollari al mese. La casa e pronta; puoi entrare subito, se ti va bene.»

«Mi sembra accettabile», replico Bishop.

«Perfetto», Ray aveva quasi urlato. «E stato facile! Eh, eh. Siamo d’accordo…»

«Kennedy», disse Bishop.

«Kennedy! Frank, vero? All’inferno la mia memoria per i nomi… eh eh… Frank. Inizieremo a istruirti subito e a farti provare gli aeroplani sui quali volerai.»

Bishop non apri bocca. Guardava Kathleen e lei ricambiava lo sguardo, con il petto palpitante d’emozione.

«Ehi, Kathleen», intervenne Ray. «Ecco tuo marito.»

Bishop sposto lo sguardo al di la del vetro. Un Cessna 340 stava fendendo l’aria tremolante di calore, adagiandosi lentamente sulla pista. La spinta delle eliche fece tremare il velivolo.

Kathleen non si giro subito; indugio ancora un istante su Bishop, poi si costrinse a guardare fuori.

L’aeroplano raggiunse l’area di sosta, i motori si spensero e le eliche si fermarono. I tre nell’ufficio videro il pilota che slacciava le cintare, scendeva dalla cabina e passava da un’ala all’altra per fissare l’aereo al suolo.

«Quello e Chris, il marito di Kathleen», disse Ray a Bishop. «E il mio primo pilota. E anche un controllore di volo e un istruttore, percio sara quello che ti fara provare i vari aeroplani.»

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