Ma quando venne il momento di impostare l’attacco con i missili, Chris dovette fare da solo. Fu un po’ faticoso protendersi nel pozzetto dell’artigliere per attivare gli Hellfire, e programmarli per la ricerca bersaglio prima del lancio. Ma, fatto questo, non gli restava che guardare attraverso il monocolo incorporato nel casco. Il casco — dotato di un sistema di puntamento automatico — era la parte dell’elicottero che Chris prediligeva. Si era allenato molto, piu di diciotto ore, per imparare a usarlo, ma, una volta capito come funzionava, l’aveva trovato esaltante. Il casco era direttamente collegato ai sistemi di puntamento dell’elicottero, quindi era sufficiente inquadrare nel mirino del casco cio che si voleva distruggere per programmare la traiettoria degli Hellfire. Bombardare diventava quasi una funzione corporale. E Chris si sentiva come la testa di una qualche creatura mitologica, un drago volante pronto a seminare distruzione con i suoi artigli di fuoco.

C’era una espressione per definire quello che sentiva, ma non gli veniva in mente. Era una specie di bagliore interno. Non si sentiva cosi da quando non era piu nell’esercito. No, per la verita, non si era mai sentito cosi. Mai. Non fino a quel momento.

Chris alzo la testa e vide la prigione nel mirino. Mise a fuoco la torre di guardia di nord-est.

«Bersaglio acquisito», disse un attimo dopo.

«Un minuto», rispose Hirschorn.

Aspettarono, alla distanza convenuta. Il rumore dei motori impediva loro di sentire le sirene di allarme, ma qualcosa videro. La luce intorno alla prigione divenne piu forte, sempre piu forte e l’occhio di un riflettore inizio a scrutare il cielo.

Hirschorn parlo nel microfono. «Luci di intercettazione.»

Ecco che cos’erano. Si stavano accendendo tutto intorno al perimetro della prigione, con fasci potentissimi che spazzavano il cielo coprendo tutta l’area intorno agli edifici.

«Che cosa significa?» chiese Chris.

Hirschorn non rispose. Non lo sapeva. Le luci coprivano quello che accadeva al suolo e cosi non videro le guardie allertate che raggiungevano i posti di combattimento. Non le videro arrivare alle armerie e preparare i missili antiaereo, che intendevano usare adesso che erano al corrente della presenza dell’elicottero. Chris e Hirschorn non sapevano nulla di tutto cio.

Nervosamente, il vecchio guardo l’orologio. «Trenta secondi», disse.

«Cristo, sembra che stiano cercando…»

«Fuoco! Fuoco!» urlo Hirschorn. «Spara!»

Chris esito un istante, perche era troppo presto. Poi l’ordine penetro nel suo cervello. Rapidamente sollevo il copri-pulsante e premette il pollice sul grilletto. L’Apache sussulto alla partenza del missile. Un attimo dopo Chris lancio anche il secondo Hellfire.

Le esplosioni si susseguirono vicinissime. Le fiamme salirono simili a piume arancione dalla torre di guardia, poi un’altra palla di fuoco si accese appena oltre la prima, sfondando il recinto piu interno. Chris si dimentico di tutto il resto, a quella vista. Alla luce della seconda esplosione vide la sagoma della torre di guardia afflosciarsi e crollare. Lancio un terzo missile e un quarto. Ne aveva ancora altrettanti. Sentiva il cuore pieno di elettricita e rise, urlando di piacere. Era il piu bel momento della sua vita.

«Che cosa diavolo…» senti esclamare Hirschorn.

La bocca di Chris era ancora aperta quando una palla di luce di stacco dall’incendio sotto di loro e si diresse verso l’elicottero, superando gli alberi.

68

«Signor Weiss?»

«Si», mormoro rauco il detective al telefono.

«Sono Norman Kamen, dell’ufficio del governatore.»

«Si», rispose Weiss, trattenendo il respiro.

«Il governatore voleva farle sapere che gli allarmi di emergenza della prigione sono stati attivati. Sembra essere stata confermata la presenza di un velivolo da guerra non identificato. Le guardie della prigione si stanno armando di conseguenza.»

Gli occhi di Weiss brillarono alla luce del computer. La mano strinse piu forte il ricevitore. «La prigione e stata chiusa?»

«Completamente. Non ci sara nessuna evasione stanotte, mi creda.»

Weiss annui, fissando il nulla. Fissando, invisibile a tutti, la ragazza sullo schermo.

«Signor Weiss», ripete la voce di Norman Kamen. «Il governatore desidera esprimerle il suo ringraziamento per l’informazione.»

Weiss continuava ad annuire, senza ascoltare. Dopo aver riattaccato, rimase seduto sul bordo della poltrona. La mano sudata si chiuse a pugno. Un lieve sorriso gli apparve sulla bocca triste.

«Ti ho beccato, figlio di puttana», mormoro.

69

Passo ancora un lungo momento prima che l’uomo chiamato Ben Fry si rendesse conto della catastrofe. Era inconcepibile per lui pensare che il suo piano fosse fallito, che l’unica cosa al mondo che aveva veramente voluto gli sfuggisse dalle mani all’ultimo istante.

Guardava con occhi di fuoco il prigioniero davanti a lui, nell’angolo, Whip Pomeroy, l’unico che poteva condurlo da Julie Wyant. Lo guardo come se una cortina di nebbia fosse salita fra loro; non c’era piu la sua faccia, ma quella della ragazza, della ragazza che rideva.

Non sapeva come definire i suoi sentimenti, quello che lei gli aveva fatto, come si era sentito diverso nel momento in cui l’aveva vista. Lo ricordava, quel momento. Era stato come se un sogno che non aveva mai osato sognare si fosse manifestato a lui vivo e reale. Si era reso conto, con un’unica occhiata, che l’immagine di lei era cresciuta in lui per tutti quegli anni, come una sua creazione, e che adesso era li, una donna vera, ma al tempo stesso una parte di lui. Ed era la parte di se stesso che amava di piu e anche quella che piu desiderava devastare brutalmente. In un certo senso erano un’unica cosa, l’amore e la brutalita.

Non avrebbe saputo trovare le parole per tutto questo. Non c’erano parole, solo le cose che la sua carne era spinta a farle. Le urla che lui aveva necessita di estorcerle, le lacrime che voleva vedere. Quando le aveva fatto male, quando l’aveva costretta a urlare, avrebbe voluto chiudere le lacrime in una bottiglia per poi iniettarsele nelle vene, avrebbe voluto vagare sulle montagne e vivere del dolore e delle lacrime di lei fino alla fine del tempo.

Aveva cercato, quella volta, quell’unica volta in cui non era riuscito a controllarsi, di spiegarle tutto questo. Ma non c’erano parole adatte… e lei aveva riso. Con quel viso d’angelo che lui aveva cosi spesso sognato e le labbra rosse. Anche se piangeva, anche se sanguinava, anche se era nuda e pesta ai suoi piedi, rideva. E questo era male, perche lo aveva indotto a farle ancora piu male, ad amarla di piu. Si era messo davanti a lei, si era spogliato, umiliato e, nonostante questo, lei aveva riso.

Pomeroy l’aveva sentita. Pomeroy era nella stanza accanto.

Ed eccolo qui, Pomeroy. Rintanato come un coniglio in fondo alla cella. L’uomo chiamato Ben Fry sapeva che gli bastavano trenta secondi. Non piu di trenta secondi per avere l’informazione. Per sapere quello che voleva e distruggere dalla memoria di quell’uomo il ricordo della risata di Julie. Poi l’uomo chiamato Ben Fry se ne sarebbe andato, l’avrebbe cercata e trovata, l’avrebbe avuta ancora. Questa volta l’avrebbe portata via, in qualche posto, da qualche parte. Questa volta l’avrebbe tenuta con se finche avesse voluto, finche si fosse saziato del suo dolore. Poi tutto sarebbe finito. Lei sarebbe ritornata a essere una parte di lui e quel ricordo dell’umiliazione sarebbe scomparso. Trenta secondi. Trenta secondi e avrebbe avuto cio per cui era venuto.

Ma mentre le sirene suonavano in tutta la prigione, tutt’intorno a lui, l’uomo chiamato Ben Fry si rese conto che trenta secondi erano piu del tempo che aveva a disposizione per portare a termine cio per cui era venuto.

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