lui!

– Un tempo esercitava a Cleveland. In centro, in pompa magna. Deve aver avuto le sue ragioni, per andarsi a nascondere a Bay City.

– Cleveland, eh? – cantileno French, e si mise a studiare un angolo del soffitto. Beifus abbasso gli occhi sulle sue carte. Maglashan disse:

– Probabilmente uno che procurava aborti. Gli avevo messo gli occhi sopra, da tempo.

– Quale occhio? – domando Beifus, in tono mite.

– Probabilmente quello che non aveva messo su Idaho Street – disse French.

Maglashan balzo in piedi, violentemente.

– Voi ragazzi siete cosi convinti di essere in gamba… Forse puo interessarvi sapere che noi siamo solo un nucleo di polizia di provincia. Siamo costretti a mandarle giu amare, dai pezzi grossi, tante volte. Tuttavia la faccenda della marijuana mi interessa. Puo darsi che finisca col semplificare parecchio il mio lavoro. Ho intenzione di andar subito a fondo.

Si diresse alla porta, a passo marziale, e se ne ando. French lo segui con gli occhi. Beifus fece altrettanto. Quando l'uscio si fu richiuso i due colleghi si guardarono.

– Scommetto che fanno la solita retata, questa sera – osservo Beifus.

French annui.

– In un appartamento, sopra una lavanderia – continuo Beifus. – Vanno alla spiaggia, catturano tre o quattro vagabondi e li piazzano nell'appartamento. Poi, dopo la retata, li mettono in fila, per i fotografi.

– Parli troppo, Fred – lo redargui French. Beifus sogghigno e tacque.

L'altro continuo, rivolto a me. – Dovendo fare un'ipotesi cosa pensereste che cercavano, gli assassini, nella camera del Van Nuys?

– Uno scontrino di deposito, per una valigia piena di 'paglia'.

– Mica male – commento il tenente. – E, sempre per ipotesi, dove credete che fosse nascosto?

– Ci ho pensato sopra. Quando ho parlato con Hicks, a Bay City non aveva il parrucchino. Di solito, in casa i calvi non lo portano. Pero, sul letto del Van Nuys l'aveva. Puo darsi che non se lo fosse messo da se.

– E con questo? – chiese French.

– Non sarebbe un cattivo posto, per nascondere uno scontrino.

– Lo si potrebbe incollare con un pezzo di carta gommata – mormoro French. – E un'idea.

Vi fu un intervallo di silenzio. La dama arancione riprese a scrivere a macchina. Io mi guardai le unghie. Non erano pulite come avrebbero dovuto. Dopo un po' French mi disse, lentamente:

– Non vi mettete in testa di esservela cavata, Marlowe. E, continuando con le ipotesi, come mai il dottor Lagardie vi ha parlato di Cleveland?

– Mi sono preso la briga di indagare un po' sul suo passato. Un medico non puo cambiar nome, se vuol continuare a esercitare. Gli scalpelli da ghiaccio mi hanno fatto pensare a 'Frigna' Moyer. 'Frigna' Mover operava a Cleveland. 'Sole' Moe Stein operava a Cleveland. E vero che la tecnica era diversa, ma si trattava pur sempre di scalpelli da ghiaccio. L'avevate detto voi stesso che i ragazzi potevano essersi perfezionati. E le gang come queste hanno sempre un medico, nel retroscena.

– Un collegamento piuttosto dubbio – osservo French. – Piuttosto cervellotico.

– Migliorerei la mia posizione, se lo rendessi piu plausibile?

– Siete in grado di farlo?

– Posso provarmici.

French sospiro.

– La piccola Quest e a posto – disse. – Ho telefonato a sua madre, nel Kansas. La ragazza e veramente venuta qui per cercare il fratello. E vi ha veramente assunto. Ha parlato bene di voi… fino a un certo punto. Sospettava davvero che suo fratello fosse immischiato in qualcosa di poco chiaro. Avete guadagnato qualcosa da questa faccenda?

– Non molto. Ho restituito il compenso alla ragazza. Non nuotava nell'oro.

– Cosi evitate di pagare la tassa sul reddito – commento Beifus.

– Be', togliamo la seduta – propose French. – La mossa seguente tocra al procuratore distrettuale, e se conosco Endicott ci mettera dieci giorni al minimo, prima di decidere che posizione prendere.

Fece un gesto verso la porta. Io mi alzai.

– Mi permettete di non lasciare la citta? – chiesi.

I due uomini non si presero il disturbo di ribattere.

Rimasi dov'ero, e li guardai. Il graffio dello scalpello, fra le scapole, mi doleva, e la pelle tutt'intorno, s'era fatta dura. La guancia e la bocca, bruciavano, dove Maglashan mi aveva colpito, col suo guanto, consunto per un nobile uso. Ero nel fondo del mare. E l'acqua era torbida e buia, e in bocca avevo il sapore del sale.

I due rimasero seduti, e ricambiarono il mio sguardo. La dama arancione continuava a pestare sulla macchina. I discorsi dei poliziotti non erano piu un divertimento, per lei, come le gambe delle donne per il direttore d'un corpo di ballo. Beifus e French avevano i visi tranquilli e segnati degli uomini sani in condizioni disagiate. Avevano gli occhi di tutti i poliziotti: grigi annebbiati e opachi come l'acqua che sta ghiacciando. La bocca ferma, decisa, le piccole righe dure, agli angoli degli occhi, lo sguardo vuoto pietrigno, senza significato, non del tutto crudele ma ben lungi dall'essere umano. Gli abiti insignificanti comprati fatti, portati senza stile, con una specie di disprezzo; l'espressione di chi e povero, ma orgoglioso del proprio potere, e cerca sempre l'occasione di farlo sentire, e ve lo pianta dentro, come un coltello, e lo rigira, e sorride quando vi contorcete. Senza scrupoli ma senza malizia, crudeli eppure non sempre privi di gentilezza.

La civilta non aveva senso per loro. Tutto quel che ne vedevano erano i fallimenti, la sporcizia, le scorie, le aberrazioni e il disgusto.

– Che cosa aspettate? – mi chiese Beifus sgarbatamente. – Volete che vi diamo un bel bacione umido e tenero? Non avete la frecciata pronta, eh? Che peccato! – La sua voce si affievoli, divenne un borbottio sordo.

Poi il tenente si acciglio e prese una matita dalla scrivania, con un gesto agile la spezzo in due, e mi mostro i mozziconi, sul palmo della mano.

– Vi diamo fiato ma dovrete scattare, cosi – disse sottovoce. Il sorriso era sparito. – Su, andatevene, e mettete a posto le cose. Perche diavolo credete che vi lasciamo libero? Maglashan vi ha fatto avere una dilazione.

Approfittatene.

Alzai una mano, e mi soffregai le labbra. Mi pareva di avere troppi denti in bocca.

Beifus abbasso gli occhi sul tavolo, prese un foglio e comincio a leggerlo. French fece un giro completo, con la sedia, appoggio i piedi sulla scrivania e guardo fuori dalla finestra aperta, verso il parcheggio. La dama arancione smise di battere a macchina.

Improvvisamente la stanza si riempi di silenzio, greve come un dolce caduto.

Mi diressi alla porta, tagliando il silenzio col mio corpo come se stessi facendomi strada in una massa d'acqua.

CAPITOLO XXIV

Di nuovo il mio ufficio era vuoto. Niente brune dalle gambe voluttuose, niente ragazzine dagli occhiali obliqui, niente uomini bruni dagli occhi da sicario.

Mi sedetti alla scrivania e guardai la luce morire. I rumori della folla che rincasava si erano spenti. Fuori le insegne al neon cominciavano a guardarsi con odio, ai due lati del boulevard. C'era qualcosa da fare, ma non sapevo che cosa. Fosse quel che fosse non sarebbe servito a niente. Feci ordine sulla scrivania, ascoltando lo stridio d'un secchio sulle piastrelle del corridoio. Riposi le mie carte in un cassetto, raddrizzai il portapenne, tirai fuori uno straccio e spolverai il piano di vetro e il telefono. Era nero e brillante, nella luce che svaniva. Non avrebbe suonato quella sera. Nessuno mi avrebbe chiamato. Non ora, non questa volta. Forse mai piu. Riposi lo straccio, piegato, con la polvere dentro, mi appoggiai all'indietro e rimasi seduto, senza fumare, senza nemmeno pensare. Ero un uomo vuoto, negativo. Non avevo viso, ne significato ne personalita. Quasi non avevo un nome. Non mi sentivo di mangiare. Non avevo nemmeno voglia di un bicchierino. Ero come il foglio di ieri del calendario,

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