– Il direttore deve aver creduto che ve ne foste gia andato – dissi cercando di sembrare un elemento pieno di buone intenzioni, con un certo talento per la verita.

– Tra mezz'ora me ne vado.

– Avete niente in contrario se mi guardo un po' attorno?

Lui sorrise, senza allegria.

– Non e molto che siete in citta, vero?

– Perche?

– Siete nuovo di questi paraggi, eh?

– Perche?

– Vi piacciono la casa e il quartiere?

– Non molto – affermai. – La stanza pero mi ha l'aria di andar bene.

– L'uomo sogghigno, mettendo in mostra una rivestitura di porcellana, molto piu chiara degli altri denti.

– Da quanto tempo cercate alloggio?

– Ho appena cominciato. Perche tante domande?

– Mi fate ridere – dichiaro l'uomo, senza ridere. – In questa citta non si stanno ad esaminare le stanze. Si arraffano senza neanche vederle. Questo paesaccio e cosi affollato anche al giorno d'oggi, che io potrei guadagnare dieci dollari solo andando in giro a dire che qui c'e un posto libero.

– E un vero peccato – affermai. – E stato un certo Orrin P. Quest a parlarmi di questa camera. E cosi voi perdete un decione.

– Davvero?

Non aveva battuto ciglio. Non aveva mosso un muscolo. Tanto mi sarebbe valso parlare a una tartaruga.

– Non fate il villano con me – consiglio l'uomo. – Io sono un osso duro, per i villani.

Prese il sigaro dal portacenere di vetro verde e soffio una boccata di fumo. Poi mi fisso, attraverso la nuvola, coi suoi freddi occhi grigi. Io trassi di tasca una sigaretta, e me ne servii per grattarmi il mento.

– Che cosa capita, a quelli che fanno i villani con voi? – m'informai.

– Li costringete a reggervi il parrucchino?

– Lasciate stare il mio parrucchino – fece l'uomo, con violenza.

– Dolentissimo.

– C'e un cartello con 'Tutto esaurito', sulla porta – riprese l'uomo. – Come va che voi siete venuto qui a cercare alloggio?

– Non avete capito bene il nome che vi ho detto – insistei. – Orrin P.

Quest. – E gli spiegai come si scriveva. Nemmeno questo lo rese felice.

Vi fu una pausa stagnante, elettrica.

L'uomo si volto di scatto e trasferi una pila di fazzoletti nella valigia.

Quando torno a rivolgersi a me aveva una luce circospetta, negli occhi. Ma erano stati occhi circospetti fin dall'inizio.

– E un vostro amico? – chiese con aria noncurante.

– Siamo cresciuti insieme.

– Un tipo quieto. – Osservo l'uomo, con disinvoltura. – Ho passato giornate intere, con lui. Lavora alla Societa Aerea Cal-Western, no?

– Ci lavorava – corressi.

– Oh. Ha dato le dimissioni?

– L'han licenziato.

Continuammo a fissarci. La cosa non servi a niente, ne a lui ne a me. Ed entrambi l'avevamo fatto troppe volte, in vita nostra, per aspettarci miracoli.

L'uomo si pianto il sigaro in bocca e si sedette sul letto, accanto alla valigia aperta. Lanciai un'occhiata nell'interno e scorsi il calcio quadrato di un'automatica, che spuntava di sotto a un paio di mutande mal piegate.

– Quest se ne e andato da dieci giorni – mormoro l'uomo, pensoso. – E cosi crede che la camera sia ancora libera, eh?

– Anche secondo il registro e libera.

L'uomo emise un mugolio sprezzante.

– Quella spugna, giu dabbasso… molto probabilmente e un mese che non guarda il registro. Ehi, dico… un momento!

Gli occhi gli si fecero piu acuti; una mano vago pigramente verso la valigia aperta e diede un colpetto ancor piu pigro a qualcosa che stava molto vicino alla pistola. Quando la mano si scosto l'arma non era piu in vista.

– E tutta la mattina che ho la testa fra le nuvole altrimenti l'avrei capito subito. Voi siete un piedipiatti.

– Benissimo. Facciamo conto ch'io sia un piedipiatti.

– C'e qualcosa che non va?

– Niente. Solo ero curioso di sapere come mai avevate questa stanza.

– Mi sono trasferito qui dal 15, all'altra parte del pianerottolo. Questo locale e migliore. Ecco tutto. Semplice no? Siete soddisfatto?

– Soddisfattissimo – affermai, tenendo d'occhio la mano, che, volendo, avrebbe potuto tornare vicino alla pistola.

– Che tipo di piedipiatti siete? Della polizia locale? Vediamo un po' la patacca.

Non dissi nulla.

– Non credo che l'abbiate, il pataccone.

– E se ve lo mostrassi, voi sareste il tipo da dire che e falso. Dunque siete Hicks.

Lui parve sorpreso.

– George W. Hicks – ripresi. E scritto nel registro – Camera quindici, piano secondo. Avete appena finito di dirmi che vi siete trasferito qui dal numero quindici. – Mi guardai attorno. – Se aveste una lavagna ve lo metterei per iscritto.

– A rigor di termini non e obbligatorio che si faccia a chi urla di piu – spiego lui. – Certo che sono Hicks. Lieto di conoscervi. Voi vi chiamate?

Mi porse la mano. La presi e la strinsi, ma non con l'aria di aver aspettato con ansia l'evento.

– Marlowe – dissi. – Philip Marlowe.

– Voi sapete qualcosa – dichiaro Hicks, educatamente. – Siete un maledetto bugiardo. Gli risi in faccia. – Non otterrete niente, con quelle arie da menimpipo. Con chi siete in contatto?

Trassi di tasca il portafogli e gli porsi un biglietto da visita dell'ufficio.

Lui lo lesse, con aria pensosa e lo batte, di spigolo, contro il dente di porcellana.

– Puo darsi che e andato da qualche parte senza dirmelo – osservo, in tono meditabondo.

– La vostra grammatica e scarsa, quasi quanto il vostro parrucchino – commentai.

– Non tirate in ballo il mio parrucchino, se non volete guai.

– Mica volevo mangiarlo – ribattei. – Non sono affamato fino a questo punto.

Hicks fece un passo verso di me, lasciando ricadere la spalla destra. Poi contrasse il viso, in una smorfia di collera, e lascio cadere anche il labbro inferiore.

– Inutile picchiarmi, sono assicurato – l'informai.

– Oh, all'inferno. Un altro suonato. – Si strinse nelle spalle e riporto il labbro in posizione normale. – Che cosa c'e sotto, infine?

– Devo trovare Orrin P. Quest.

– Perche?

Non risposi. Dopo un istante lui disse:

– E va be'. Anch'io sono un tipo prudente. Per questo sto traslocando.

– Forse non vi garba l'odore della marijuana.

– Questo ed altro – fece Hicks, con aria vaga. – Ed e la ragione per cui Quest se ne e andato. Un tipo rispettabile. Come me. Credo che un paio di ragazzi 'duri' gli abbiano fatto prendere uno spago.

– Capisco – affermai. – Questo spiegherebbe perche non ha lasciato il suo nuovo indirizzo. E perche gli avrebbero fatto prendere uno spago?

– Avete accennato alla puzza della marijuana, vero? Quest non era il tipo da andare a lamentarsi al

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