Dicono che non valga niente. Be', tentero io di dargli la sveglia. Sara sempre piu divertente che ciondolare in giro con gente come voi.»
Reiger fece scivolare la mano nella tasca, ma Usignolo aveva gia in mano la sua rivoltella. «Fermo!» disse.
I quattro scagnozzi rimasero immobili; i loro visi furiosi fecero venire a Fenner voglia di ridere.
Usignolo disse: «Gli ho chiesto io di venire qua. Se non siamo di suo gusto, che se ne vada. Un amico di Crotti e amico mio.»
«Tornero da queste parti, un giorno o l'altro, a salutarvi» fece l'investigatore.
Usci dalla stanza, passo davanti al cubano, che lo ignoro, e prese l'ascensore.
Il fattorino sulla porta aveva una faccia intelligente. Fenner gli chiese se sapeva dove abitava Noolen. Il fattorino rispose che aveva un ufficio dalle parti di Duval Street, e gli chiamo un tassi. Fenner gli lascio la mancia.
Il fattorino l'aiuto a salire sul tassi come se fosse fatto di porcellana.
L'ufficio di Noolen era situato sopra un negozio. Fenner dovette salire una lunga rampa di scale, prima di individuare la porta di vetro smerigliato. Appena entrato, una donna dal seno piatto, sulla trentina, lo guardo diffidente dietro la macchina da scrivere.
«C'e Noolen?» chiese, sorridendole, perche pensava che lei avrebbe gradito un sorriso maschile.
«E occupato, in questo momento» disse lei. «Chi devo dire?»
«Io? Ditegli Ross. Dave Ross. Ditegli che non ho niente da vendere e che vorrei vederlo subito.»
Lei si alzo e si diresse verso la porta che aveva alle spalle. Fenner la lascio entrare, poi con due balzi la raggiunse ed entro nella stanza.
Noolen era un uomo di mezza eta, che stava mettendo pancia. Aveva il doppio mento e il naso aquilino, gli occhi aggrottati e cattivi. Guardo Fenner e poi la donna.
«Chi e?» ringhio.
La donna si volto di scatto, gli occhi sgranati. «Aspettate fuori» disse.
Fenner la scanso e si avvicino alla grande scrivania. Noto che l'abito di Noolen era pieno di macchie. Noto le unghie nere e le mani sporche. Usignolo aveva ragione. Noolen non valeva davvero niente.
«Mi chiamo Ross. Piacere» si presento.
Noolen fece cenno con la testa alla donna che usci, chiudendo la porta con uno scatto secco.
«Che volete?» chiese torvo.
Fenner appoggio le mani sulla scrivania e si chino in avanti. «Voglio un aggancio in questa citta. Sono andato da Carlos. Non mi va. Voi siete il secondo, nella mia lista, ed eccomi qua.»
«Da dove venite?»
«Mi manda Crotti.»
Noolen si studio le unghie nere. «Cosi Carlos non vi ha voluto? E perche mai?» la sua voce era ringhiosa.
«Carlos non mi ha visto. Ho conosciuto la sua mandria di scagnozzi e mi e bastata. Mi ha fatto venire il vomito e l'ho piantata.»
«Perche venire da me?»
Fenner sogghigno. «Loro dicono che siete un cervello di gallina. Ho pensato che potremmo sistemare questa faccenda.»
Un vago rossore copri il viso di Noolen. «Cosi dicono, eh?»
«Certo. Ma con me al fianco, vi potreste prendere qualche soddisfazione.»
«Vale a dire?»
Fenner afferro una sedia, li accanto, con un piede e si sedette. Allungo un braccio e si prese un sigaro sottile e verdastro da una scatola sulla scrivania. Prese tutto il tempo necessario per accenderlo. Noolen lo guardava, gli occhi intenti e lucidi.
«Guardate le cose da questo punto di vista» disse, allungandosi sulla sedia. «Il mio punto di vista. Mi manda Crotti. Come tutti voi, voglio avere la possibilita di far soldi in fretta e senza troppa fatica. Cretti mi ha detto, o Carlos o Noolen. La gente di Carlos si sente troppo in alto per occuparsi di me. Non sono nemmeno riuscito a vedere Carlos. Voi, invece, entro e vi trovo qui seduto con una ragazza dal seno piatto come unica guardia del corpo. Perche Cretti mi ha fatto il vostro nome? Forse una volta eravate qualcuno e Cretti non e aggiornato. Oppure siete veramente qualcuno, e questa e tutta una messinscena. Prendetela come volete, ma credo che insieme potremmo combinare qualcosa.»
Noolen diede una lieve scrollata di spalle. Scosse la testa. «Non subito» rispose. «Non conosco Crotti. Non ne ho mai sentito parlare, e non credo che vi mandi lui. Non siete altro che un pistolero qualunque che va in cerca di lavoro. Non vi voglio e spero di non aver mai bisogno di voi.»
Fenner si alzo e sbadiglio. «Magnifico» disse. «Ora posso concedermi un po' di riposo. Quando ci avrete riflettuto, potrete trovarmi al Haworth Hotel. Se conoscete Usignolo, consultatelo, lui ha un'altra opinione di me.»
Fece un cenno a Noolen e usci dall'ufficio. Scese le scale, chiamo un tassi e si fece portare all'albergo. Si fermo al ristorante e ordino una bistecca di tartaruga. Mentre stava mangiando, entro Usignolo e si sedette di fronte a lui.
«Finito di piantar chiodi nelle casse o vi vanno male gli affari?» chiese Fenner, con la bocca piena.
Usignolo era preoccupato. «Una bella idea davvero, andartene a quel modo!»
«Si? Me ne vado sempre a quel modo, quando mi fanno una pernacchia.
Perche no?»
«Stammi a sentire, Reiger non ha un bel carattere. Non si puo trattarlo a quel modo!»
«Davvero? Non dirmelo!»
Usignolo ordino pane di segale, formaggio e un bicchiere di latte. Tenne gli occhi fissi sulla tovaglia finche la cameriera non gli porto quanto aveva ordinato, e quando se ne fu andata, disse: «Questa e una complicazione per me.»
Fenner appoggio la forchetta e il coltello. «Mi piaci.» Sorrise a quell'ometto. «Tu sei l'unico che mi ha dato una mano finora. Se mi stai appresso, potrebbe venirtene del bene.»
Usignolo sbircio Fenner da sotto il cappello. Il sole, che entrava dalle veneziane, si rifletteva nei suoi occhiali. «Potrebbe venirmene anche del male» replico asciutto.
Fenner riprese a mangiare. «Diavolo!» esclamo. «Questa citta e un forno.»
Quando finirono di pranzare, Fenner scosto la sedia e si alzo. «D'accordo, amico» disse. «Ci teniamo in contatto.»
«Potremmo anche scambiare quattro chiacchiere, qualche volta» disse Usignolo, speranzoso.
Fenner si tolse il cappello e si passo le dita tra i capelli. «Non so» rispose in tono vago. «Non so.»
Saluto l'ometto con un cenno e usci. Il direttore dell'albergo era occupato dietro il banco. Alzo gli occhi mentre Fenner passava e gli fece un sorriso untuoso.
«Vado a dormire. Questa citta mi ammazza» disse l'investigatore.
Prima che il direttore potesse rispondere, sali le scale fino in camera sua.
Chiuse la porta a chiave, si tolse la giacca e il cappello e si butto sul letto.
Cadde subito addormentato, con un serafico sorriso sulle labbra.
Il telefono lo sveglio. Balzo a sedere di scatto, guardo l'orologio, vide che aveva dormito un paio d'ore e tese la mano verso l'apparecchio.
«Vieni immediatamente al Flager Hotel. Il capo ti vuole.»
Fenner strabuzzo gli occhi. «Di' al capo che sono venuto stamattina. Non vado due volte nello stesso posto» rispose e riattacco.
Si sdraio sul letto e chiuse gli occhi. Se ne stava cosi immobile, da un minuto o due, quando il telefono squillo ancora.
La stessa voce disse: «Farai meglio a venire. A Carlos non piace aspettare.»
«Di' a Carlos che se mi vuole sono qui, altrimenti puo andarsene a quel paese.» Depose il ricevitore con cura esagerata.
Non si prese nemmeno la briga di rispondere, quando il telefono squillo per la terza volta. Ando in bagno, si rinfresco il viso, si concesse una breve sorsata di Scotch, mise giacca e cappello, e scese.
La calura del pomeriggio era intollerabile. L'ingresso dell'albergo era deserto. Fenner lo attraverso e si sedette