come affascinato.
La mano scarna, grifagna venne lentamente alla luce e Reiger, con un ghigno duro, la stese sul tavolo. Da dove stava, Fenner vide che ciascun dito era bendato con stracci macchiati di sangue.
Carlos spinse verso il cinese un blocchetto di carta di poco prezzo, una bottiglietta d'inchiostro e una penna. «Scrivi» ordino.
Il cinese non disse niente. Non fece niente.
Carlos guardo verso Fenner. «Vieni qui» disse. «Voglio che tu veda questo.»
«Ci vedo anche da qui» rispose Fenner con voce piatta.
Carlos alzo le spalle. Raccolse l'oggetto che aveva preso dal cassetto e con disinvoltura lo conficco in una delle dita del cinese.
Fenner volse lentamente le spalle al gruppo e afferro il braccio di Bugsey.
«Se non mi dici cosa significa tutto questo, li faccio smettere» disse roco.
Bugsey aveva una faccia che sembrava gorgonzola.
«Il vecchio cinese ha tre figli a casa, nella sua citta natale» disse. «Carlos vuole che lui li mandi a chiamare, per farli lavorare nella sua organizzazione. Quei tre ragazzi valgono quattromila sacchi a testa, per Carlos.»
Dal fondo della sala giunse un'esclamazione improvvisa. Fenner volse il capo. Il cinese stava scrivendo. Carlos si alzo in piedi, gli occhi opachi scrutavano ogni movimento della penna. Quando la lettera fu finita, il cinese ricadde sulla sedia.
Carlos infilo una mano nella tasca e ne trasse una 25. Con una mossa veloce, si accosto al cinese, gli appoggio la canna della rivoltella alla nuca e premette il grilletto. Il colpo riecheggio con una forza incredibile nel silenzio dello scantinato.
Carlos ripose la rivoltella, raccolse la lettera dal tavolo, la piego con cura e l'infilo nel portafoglio.
«Che se ne occupi Usignolo» disse a Reiger, e poi ando verso Fenner. Si fermo e lo guardo con gli occhi socchiusi.
«Ora, ti piace la mia organizzazione?» chiese.
A Fenner prudevano le mani. Disse, con molta gentilezza: «Forse avevate un motivo per farlo, ma ora come ora mi e parso un metodo un po' troppo violento.»
Carlos rise. «Vieni su. Ti diro tutto.»
Il caffe aveva un'aria cosi viva e reale, dopo quello stanzone sottoterra, che aveva messo i brividi a Fenner. Si sedette a un tavolino in un angolo e aspiro a pieni polmoni l'aria calda. Carlos si sedette di fronte a lui. Bugsey e Reiger scomparvero nella strada.
Carlos esibi una borsa da tabacco e comincio ad arrotolarsi una sigaretta.
Il tabacco era fibroso e giallastro. Una mulatta con occhi enormi porto due tazze di caffe nero molto forte. Quando se ne fu andata, Carlos disse:
«Ci sei dentro, ormai. Se non ti piace il gioco, dillo, puoi ancora uscirne.
Se invece vuoi restare, ti diro come funziona. Una volta che sai come funziona, devi restare con noi per sempre. Afferrata l'idea?» fece un sorriso cattivo.
Fenner fece un cenno d'assenso. «Ci sto» rispose.
«Non correre» l'avverti Carlos. «Quando uno conosce troppe cose sui miei affari, rischia di andare incontro a grossi guai, se all'improvviso si tira indietro.»
«Di cosa ti preoccupi? Se non mi va, tanto peggio per me.»
Carlos sorseggio il caffe e guardo fuori dal locale, con un'espressione vuota. Poi, disse bruscamente: «C'e una grossa domanda sulla Costa Occidentale di manodopera cinese, a basso costo. Quando dico basso, intendo basso. Le autorita considerano i cinesi indesiderabili, e non li vogliono.
Ora, questo e un modo balordo di aggiustare le cose. La domanda c'e, ma i padroni che li vogliono non li trovano. Qui si inserisce la mia organizzazione. Io trovo i cinesi.»
«Vuoi dire che li fai entrare negli Stati Uniti di nascosto?»
«E facile. Ci sono centinaia di posti sulla costa dove posso farli sbarcare.
Le guardie costiere non mi danno fastidio. Qualche volta sono sfortunato, ma mi arrangio.»
Fenner si gratto la testa. «E fin qua, niente quattrini, no?»
Carlos mostro i denti.
«Non hai afferrato bene la prospettiva» disse. «Guarda la cosa in questo modo. Prima di tutto i cinesi farebbero pazzie per venire qui. Ho un ragazzo all'Avana che si tiene in contatto con loro. E loro pagano per poter passare di nascosto attraverso il Golfo. Questi cinesi sono talmente impazienti di arrivare qui che sono disposti a pagare da cinquecento a mille dollari a testa. Facciamo un carico di dodici cinesi alla volta. Una volta che sono saliti sulla nave e hanno versato il malloppo, diventano di mia proprieta. Li trasporto sulla Costa Occidentale, dove un buon cinese mi rende altri cinquecento dollari.»
Fenner aggrotto la fronte.
«Vuoi dire che i cinesi pagano per venire, e una volta arrivati, tu li vendi?»
Carlos annui.
«Infatti» rispose. «Sono pagato due volte. E un vero affare. Ho contrabbandato cinquanta cinesi questa settimana. Calcolando tutte le spese, fanno circa trentamila sacchi.»
Fenner era letteralmente trasecolato.
«E perche mai questi cinesi non si lamentano? Che ne e di loro?»
«Come possono lamentarsi? Non hanno alcun diritto, qui. Non possono andare dalla Polizia. Significherebbe la galera e poi il rimpatrio. Li mandiamo verso il nord, lungo la costa, dove si guadagnano da mangiare, e questo e tutto. Li puoi vedere lavorare dappertutto. Nei ristoranti, nelle lavanderie, ovunque.»
«Perche volevi che il vecchio scrivesse quella lettera?»
Carlos lo guardo. «Ti sto raccontando parecchie cose, vero?»
Fenner sostenne il suo sguardo. «Sii coerente. Non devi preoccuparti per quello che dici a me.»
«Quel vecchio ha tre figli in Cina. I cinesi cominciano a scarseggiare.
L'ho costretto a chiamare qui i suoi figli. La solita storia, sai, come se la spassa bene qui e quanti soldi sta facendo. Verranno di corsa. Questi cinesi sono avidi di denaro.»
Fenner spinse indietro la sedia. «Come c'entro io?» chiese.
«Magari ti mando a fare un viaggetto al di la del Golfo a prendere un carico per me. Tra un giorno o due, parte la nave.»
Fenner annui. «Certo, va bene» rispose. «Verro a trovarti tutti i giorni. Il tuo appartamento e troppo elegante per me. Mi intimidisce. Credo che mi fermero all'Haworth, per qualche tempo.»
Carlos alzo le spalle. «Come ti pare» rispose. «Bugsey si terra in contatto con te.»
Fenner accenno di si col capo e sposto la sedia. «Bene» disse, e usci sulla strada, lasciando Carlos al tavolino.
Bugsey apparve all'improvviso da chissa dove e si mise alle calcagna di Fenner, che volse il capo, lo vide e si fermo. Bugsey gli si accosto e proseguirono insieme.
«Una vera e propria organizzazione, la vostra, eh?»
Bugsey annui. «Va bene, se sei un pezzo grosso» disse, senza entusiasmo. «Io non riesco a farmi strada.»
Fenner lo guardo di traverso, pensoso. «Non ti pagano per questo lavoro?»
«Ma si, si» replico Bugsey. «Mica mi lamento.»
Passeggiarono lungo il porto. Fenner penso che quest'uomo era un semplicione. Gli venne un'idea. Gli chiese: «Quanto ti danno?»
«Cento sacchi.»
«Sono briciole.»
«Certo, ma e dura, di questi tempi.»
Fenner ne convenne.
Camminavano lungo il mare, guardando le navi, pigramente. Di punto in bianco, Fenner si arresto. Contemplava una lussuosa motolancia ancorata accanto al molo.
«Magnifica, quella barca» disse.
Bugsey strabuzzo gli occhi. «Eh, si» ribatte in tono d'ammirazione. «Mi piacerebbe una bagnarola come quella.»