spiegherebbe l'uomo che ha telefonato dicendo che lei era pazza, e non si spiegherebbe quel cinese nel mio ufficio. Eppure, puo essere un'idea.»
La guardo per qualche minuto, poi lascio la stanza. Glorie aveva incominciato a pulirsi le unghie.
Fenner ando in salotto. Si sentiva eccitato, aveva la sensazione di essere molto vicino alla soluzione. Ando al buffet e si servi da bere. Entro Bugsey. «Ce n'e anche per me?» chiese, speranzoso.
Fenner fece un gesto con la testa. «Serviti» disse, buttandosi sul divano.
Bugsey si servi generosamente, poi guardo il bicchiere, sbattendo gli occhi. Bevve una lunga sorsata e fece schioccare le labbra.
Fenner gli lancio un'occhiata, ma non apri bocca.
Bugsey strizzo gli occhi, poi disse, cautamente: «A me non piace, e a te?»
«Chi?» Fenner pensava a tutt'altro.
«La padrona di casa.» Bugsey fece segno con la testa. «Ha qualcosa che non mi va, non so che cosa.»
«Che cos'e questa storia?» Fenner avrebbe voluto che lui se ne andasse.
«Oh, niente» rispose Bugsey e scolo il bicchiere. Guardo Fenner con aria furtiva, poi se ne servi un altro. «La prossima volta che te ne vai, potresti portarmi con te» disse Bugsey. «Non so perche, ma non mi sento sicuro a star solo con lei.»
Fenner gli lancio un'occhiataccia. «Stammi a sentire, figliolo» esclamo.
«Perche non vai a fare quattro passi? Ho un sacco di cose cui pensare.»
Bugsey fini di bere. «Certo, certo» rispose in tono di scusa. «Andro a schiacciare un pisolino.» Usci, ciabattando.
Fenner rimase sdraiato sul divano, col bicchiere di Scotch in mano, e gli occhi fissi fuori dalla finestra. Rimase cosi a lungo. Hosskiss, l'agente federale, gli era stato molto utile. Gli aveva procurato tutte quelle informazioni e aveva promesso di fare altre indagini nei prossimi giorni. Sperava persino di trovare qualcosa su Marian Daley, anche se per il momento non aveva potuto mettere le mani su niente. Noolen, finche restava in Florida, era al sicuro, perche non potevano processarlo. Fenner comincio a chiedersi fino a che punto fosse furbo quell'uomo, e se sarebbe stato possibile ingannarlo. Decise di tentare, e poi stare a vedere come la pigliava.
Era sempre li quando entro Glorie, verso il tramonto. Gli si sedette accanto.
«Ebbene, ci hai pensato?» le chiese.
«Si.»
Ci fu un lungo silenzio.
«Sei in pena per il tuo futuro, eh?» riprese Fenner. «Se Thayler sparisce, dovrai ricominciare a darti da fare per cercare un uomo che ti mantenga.»
Gli occhi di Glorie si indurirono. «Tu pensi a tutto, vero?» rispose.
«Non prendertela calda. Anch'io ho pensato a te. Ti aspetta un brutto periodo, ma non c'e altra via d'uscita. Thayler sta colando a picco, e prima ti stacchi da lui, meglio e. Non ti devi preoccupare. Dai un'occhiata allo specchio. Una ragazza come te non muore di fame.»
Glorie ridacchio. «Sei bello» disse. «Vorrei odiarti, ma sei troppo bello.
Non ci vai mai con le ragazze, tu?»
«Stiamo parlando di lavoro. Infischiatene di quello che faccio io. Ora sto lavorando, e quando lavoro non mi prendo svaghi.»
«Credo che sia un peccato» sospiro Glorie.
Fenner si stava stancando. «Torniamo a Thayler. Non gli hai preso niente?»
Glorie fece una smorfia civettuola: «Avrei dovuto farlo?,»
«E un'intuizione. Perche mai vuole ammazzarti? Per vendetta? Troppo rischioso. Sapeva che stavi con me. Per impedirti di parlare? Si, questo ha senso.»
Glorie ando al buffet e apri una scatola di biscotti. Torno verso il divano con un piccolo portafoglio di pelle in mano. Lo lancio a Fenner. «Gli ho preso questo» disse in tono di sfida.
Fenner trovo un certo numero di documenti nel portafoglio. Si accese una sigaretta e li esamino attentamente. Dapprima Glorie rimase seduta accanto a lui, guardandolo; poi, notando quanto fosse assorto, si alzo e ando sulla veranda. Passeggio per una decina di minuti. Quanto rientro, Fenner disse, senza alzare gli occhi dalle carte: «Dammi qualcosa da mangiare, piccola. Questa sara una lunga notte, per me.»
Lei se ne ando. Quando, piu tardi, rientro, lo trovo seduto nella stessa posizione, con una sigaretta in mano. Il portafoglio e i documenti erano spariti.
«Ebbene?» fece.
Fenner la guardo. I suoi occhi erano duri. «C'e qualcuno della banda che sa di questo posto?»
Lei scosse il capo. «Nessuno.»
Fenner aggrotto le ciglia. «Non mi dirai che ti sei fatta questa casa tutta da sola.»
Non era sicuro se la ragazza era impallidita o se era solo un riflesso della luce.
«Volevo una casa dove rifugiarmi nei momenti brutti» rispose lei con voce piana. «Cosi ho fatto dei risparmi, ho comprato questo posto e nessuno ne sa niente.»
Fenner grugni. «Sai cosa c'e nel portafoglio?»
«Be', ci avevo guardato. Non e roba importante per me.»
«Ah no? Be', e molto importante per Thayler invece. Ci sono quattro ricevute per dei soldi che Carlos gli ha dato. Ci sono due assegni firmati da Noolen per una grossa somma di denaro, e cinque localita, ben specificate, dove vengono sbarcati i cinesi.»
Glorie alzo le spalle. «Non me li cambiano in banca» disse con indifferenza.
Fenner ghigno. «A me, invece, si» replico, alzandosi in piedi. «Dammi una grossa busta, piccola, ce l'hai?»
Lei indico una scrivania accanto alla finestra. «Sono la.»
Fenner infilo il portafoglio in una busta, scarabocchio quattro righe e spedi la busta alla signorina Paula Dolan, Stanza 1156, Roosevelt Building, New York City.
Glorie, che l'aveva sbirciato da sopra le spalle, chiese: «Chi e questa ragazza?» con un tono sospettoso.
Fenner tamburello sulla busta con il dito medio. «E la mia segretaria.»
«Perche lo spedisci a lei?»
«Stammi a sentire, piccola, conduco questo gioco a modo mio. Se volessi, potrei spedire questa busta a Hosskiss, l'agente federale, e aspettare che lui metta le manette a questi due bellimbusti. Gli basterebbe aprire un'indagine. Ma Carlos mi ha pestato i piedi, e io gli rendero la pariglia. Potrei anche avere la peggio, ma in questo caso il portafoglio finirebbe poi in mano alla polizia. Afferrata l'idea?»
Glorie fece spallucce. «Gli uomini non sanno fare che due cose: o correre dietro alle ragazze, o mettersi nei pasticci per orgoglio» disse. «Mi piace un uomo che vuole distruggere tutta una banda da solo. E come al cinema.»
Fenner si rialzo. «Ah, si?» esclamo. «Chi ha detto che saro solo?» Usci sulla veranda. «Vado a imbucare questa. Torno subito, e poi ceniamo.»
Mentre ritornava, passo davanti a un ufficio postale. Si fermo, pondero, poi entro. Scrisse un telegramma e lo consegno allo sportello.
L'impiegato lo lesse e fece gli occhiacci a Fenner. C'era scritto:
'Dolan. Stanza 1156 Roosevelt Building. New York City.
Mandami ultimi sviluppi di Grosset su omicidio Daley. Urgente.
D.F.'
Fenner pago, saluto con un cenno e usci. Torno alla villetta, camminando di buona lena.
Glorie lo aspettava con gli aperitivi.
«Ho premura. Beviamo e mangiamo contemporaneamente» disse Fenner.
Glorie suono il campanello. «Dove vuoi andare?» chiese.
Fenner sorrise. «Vado a trovare tuo marito» rispose con gentilezza. «E ora che lui lasci da parte la timidezza e