spappolata contro il ponte, e l’altro uomo strillo, si chino di scatto e corse verso la scaletta. Hurwood lascio cadere la pistola per afferrarne un’altra, e quella scaricata cadde ancora fumante sul ponte. Il colpo successivo spezzo la galloccia intorno alla quale era avvolta la drizza della randa, e la cima liberata guizzo su e giu attraverso i bozzelli rimbalzanti, dopodiche la vela alta trenta piedi, incontrollata, si gonfio e proietto il suo pesante boma verso babordo, strappando le cime del sartiame come se fossero fili di lana marciti. Sartie e griselle, bruscamente disafforcate, scattarono verso l’alto e la nave rabbrividi quando l’albero di mezzana s’inclino a tribordo, e dall’alto venne lo schianto lacerante dei pennoni che cedevano.

L’uomo che era stato all’altro cannone girevole giaceva a faccia in giu sul ponte, bersaglio evidente del secondo colpo di Hurwood. Quest’ultimo non aveva notato Chandagnac dietro il tavolo. Sfilo una seconda pistola, si avvicino alla scala e, calmo, miro nella folla caotica del cassero di poppa.

Senza fermarsi a riflettere, Chandagnac si alzo e copri la distanza fino a lui in due lunghi passi, proiettando la spalla contro la piccola schiena di Hurwood proprio mentre il vecchio faceva fuoco. Si rimise in piedi e si volto a guardare per vedere com’era caduto Hurwood, ma nella calca dei marinai in preda al panico non riusci a scorgerlo. Le armi da fuoco crepitavano e rimbombavano con ritmo irregolare, e il ping dei proiettili che rimbalzavano faceva abbassare e rannicchiare i marinai, ma Chandagnac non era in grado di vedere chi sparava o a chi si sparava.

Poi, preceduto dallo schiocco del cordame in alto, un grosso elemento dell’alberatura, roteando, si abbatte sul ponte con grande fracasso, facendo sobbalzare l’intera nave e frantumando un tratto di murata in vicinanza di Chandagnac, prima di rimbalzare fuori bordo. Vicinissimo a lui, un uomo che era caduto dall’alto colpi pesantemente il ponte, con un rumore simile a quello di una bracciata di grossi libri gettati a terra; ma fu la cosa che cadde dopo a strapparlo dal suo stupore atterrito — un rampino che giunse in volo al di sopra della battagliola, con la corda che venne tirata mentre cadeva cosicche i suoi ganci afferrarono la battagliola prima ancora che potesse toccare il ponte.

Un marinaio corse in avanti per tirarlo via prima che un peso vi gravasse sopra, e Chandagnac era esattamente alle sue spalle, ma una palla di pistola da dietro fece crollare a terra il marinaio, e Chandagnac inciampo su di lui. Accovacciatosi contro la frisata, Chandagnac si guardo freneticamente intorno in cerca di Hurwood, sicuro che fosse stato il vecchio con un braccio solo a uccidere il marinaio; ma quando una palla davanti a lui fece schizzare delle schegge dal ponte vicino ai suoi piedi e lui volto di scatto la testa per vedere da dove proveniva, vide Leo Friend, il grasso e fatuo medico di Beth, che stava in piedi sul castello di prua rialzato, a dieci iarde di distanza, e puntava una pistola carica direttamente contro di lui.

Chandagnac si getto fra i rottami del ponte mentre la palla di pistola praticava un foro nella frisata dove lui si era appoggiato, rotolo rialzandosi, si abbasso e sgattaiolo nella ressa fino alla murata di tribordo.

Un marinaio giaceva vicino a lui raggomitolato sul ponte in una pozza mobile di sangue fresco, e Chandagnac rapidamente lo capovolse per raggiungere le pistole cariche delle quali aveva scorto i calci che spuntavano dalla cintura. L’uomo apri gli occhi e cerco di parlare attraverso i denti spezzati, ma Chandagnac in quel frangente aveva perso il senso della solidarieta. Prese le pistole, annui con espressione rassicurante all’uomo, e quindi si volto verso il castello di prua.

Gli occorsero alcuni secondi per localizzare Friend, poiche la nave esponeva il fianco al vento e rollava, e Chandagnac doveva continuare a cambiare posizione per conservare l’equilibrio. Finalmente scorse il grassone, appoggiato alla balaustra del castello di prua rivolta verso la parte centrale della nave, che lasciava cadere una pistola scarica e con calma ne sollevava una carica da una cassetta che reggeva sul gomito piegato del braccio sinistro.

Chandagnac si costrinse a rilassarsi. Si abbasso un poco per conservare meglio l’equilibrio, e poi quando la nave si fermo per un attimo al culmine del rollio a babordo, sollevo una delle pistole e prese accuratamente la mira, fissando con gli occhi socchiusi sulla nocca del pollice il centro del torso gonfio di Friend, e tiro il grilletto.

L’arma sparo, quasi storcendogli il polso per il rinculo, ma quando il fumo acre si dissipo, il grasso medico era ancora la, in piedi, e stava ancora sparando nella calca dei marinai sotto di lui.

Chandagnac getto via la pistola scarica, sollevo quella che gli era rimasta con entrambe le mani e, scarsamente consapevole di cio che stava facendo, percorse sul ponte meta del tratto che lo separava da Friend e, da una distanza di non piu di quindici piedi scarico la pistola direttamente nello stomaco di Friend.

Il grassone, illeso, si volto per un attimo per rivolgere un sorriso sprezzante a Chandagnac prima di estrarre ancora un’altra pistola dalla sua cassetta e di mirare a uno di quelli che stavano sotto. In mezzo all’odore di polvere bruciata, di sudore dovuto alla paura e di legno appena scheggiato, Chandagnac colse ancora una volta l’esalazione di qualcosa di simile a metallo surriscaldato.

Un attimo piu tardi, tuttavia, Friend rimise la pistola nella cassetta senza aver fatto fuoco, poiche il combattimento era finito. Una dozzina di pirati si erano arrampicati a bordo, altri stavano superando la battagliola, e i marinai superstiti avevano gettato le armi.

Chandagnac lascio cadere la pistola e arretro lentamente fino alla murata di tribordo, incredulo, gli occhi fissi sui pirati. Erano allegri, gli occhi e i denti gialli che scintillavano sulle facce che, tranne che per la loro vivacita, avrebbero potuto apparire simili a lucido mogano, e alcuni di loro stavano ancora cantando quel canto che li aveva accompagnati durante l’inseguimento. Erano vestiti, riflette stupefatto Chandagnac, come bambini che fossero stati interrotti mentre saccheggiavano il guardaroba dei costumi di un teatro; e malgrado le pistole, ovviamente parecchio adoperate, le spade, e le cicatrici sbiadite irregolarmente sparse su molte facce e su molti arti secondo disegni casuali di rughe e sfregi, parvero a Chandagnac innocentemente selvaggi come uccelli predatori, paragonati alla malignita fredda e metodica di Hurwood e Friend.

Uno dei pirati fece un passo avanti e corse su per la scaletta del boccaporto che portava al ponte di poppa con tale agilita che Chandagnac rimase sorpreso, quando l’uomo giro e inclino all’indietro il cappello a tricorno, nel vedere le profonde rughe sulle sue guance scure e la profusione di grigio nei capelli neri e arruffati. Scruto gli uomini sotto di lui e sogghigno, stringendo gli occhi e scoprendo un buon numero di denti.

«Prigionieri,» disse e la sua voce dura e allegra tronco il mormorio inquieto, «sono Philip Davies, il nuovo capitano di questa nave. Adesso voglio che vi raggruppiate intorno all’albero maestro e permettiate ai nostri ragazzi di cercare su di voi delle… armi nascoste, eh? Skank, tu e Tholomew e un paio di altri, trottate di sotto e portate qui chiunque sia rimasto laggiu. Con delicatezza, mi raccomando… e stato gia spillato abbastanza sangue oggi.»

Gli otto membri sopravvissuti della ciurma debellata si trascinarono al centro del ponte; Chandagnac si uni a loro, raggiungendo di corsa l’albero e poi appoggiandosi al suo solido tronco e sperando che il suo portamento vacillante fosse attribuito all’oscillare del ponte piuttosto che alla paura. Guardando al di la del capo dei pirati, Chandagnac vide il gabbiano, evidentemente rassicurato dalla fine degli spari, che scendeva svolazzando e si appollaiava su una delle lanterne di poppa. Era difficile credere che meno di mezzora prima lui e la figlia di Hurwood si erano messi a lanciare svogliatamente dei biscotti a quell’uccello.

«Mastro Hurwood!» grido Davies. Dopo un momento aggiunse, «Lo so che non siete stato ucciso, Hurwood… dove siete?»

«No,» fece una voce strozzata dietro a un paio di cadaveri ai piedi della scaletta del ponte di poppa. Hurwood si alzo a sedere, senza piu la parrucca e con gli eleganti abiti in disordine. «Ma vorrei… avevo fatto un incantesimo… contro le cadute.»

«Avete il Compagno Premuroso che vi protegge dalle ferite,» disse Davies senza alcuna simpatia. «Nessuno di questi ragazzi c’e riuscito.» Fece un cenno verso i cadaveri e i feriti sparsi sul ponte. «Spero che sia stata una brutta caduta.»

«Mia figlia e di sotto,» disse Hurwood, e nella sua voce affiorava la premura mentre gli si schiariva la mente. «E sorvegliata, ma di ai tuoi uomini di non…»

«Non le faranno del male.» Il capo dei pirati sbircio, critico, intorno a se. «Non e cattiva la nave che avete portato,» disse. «Deduco che avete prestato attenzione a cio che vi dicemmo. Payne, Rich! Portate dei ragazzi in cima e tagliate tutto il legno, le corde e le vele inutilizzabili, e fate tutte le riparazioni necessarie affinche la nave ci porti attraverso il Grande Bassofondo di Bahama.»

«Subito, Phip,» gridarono i due pirati, arrampicandosi sulle sartie.

Davies ridiscese la scaletta fino al cassero di poppa, e per diversi secondi si limito a fissare il gruppo di uomini disarmati vicino all’albero. Stava ancora sorridendo. «Quattro dei miei uomini sono stati uccisi durante l’accostamento e l’abbordaggio,» osservo con voce tranquilla.

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