fra le mani; seduto, fece fuoco verso Shandy.

La palla fece esplodere la testa del tenente di vascello MacKinley — e mentre il corpo rotolava via e le grida e fracasso riprendevano, con maggiore intensita, lo zio di Shandy si sollevo in fretta, snudo la sua spada da cerimonia e corse verso di lui. Shandy paro con facilita la lama, anche se i suoi guanti bianchi luccicavano di sangue lungo le cuciture, e si avvento e, con una mano sola, afferro lo zio per la gola.

«Beth Hurwood, la ragazza che tieni prigioniera,» latro. «Dov’e?»

Il calvo Mordila aveva fatto un passo avanti come per interferire, ma a queste parole si fermo.

«Di sopra,» piagnucolo Sebastian Chandagnac, con gli occhi chiusi, «nella stanza chiusa a chiave.»

Le donne stavano singhiozzando e diversi uomini stavano in piedi con le spade sguainate, guardandosi l’un l’altro, incerti. Il secondo ufficiale della Navy aveva sfoderato la sua spada ma sembrava riluttante ad avvicinarsi mentre Shandy, apparentemente, aveva un ostaggio.

Il pollice sinistro di Shandy era sulla laringe dello zio, e lui sapeva che avrebbe potuto schiacciarla come un uovo; ma era nauseato dalle morti, e pensava che non avrebbe ricavato alcun senso di appagamento dalla visione di quell’ometto spaventato che saltellava sul pavimento soffocato a morte dalle ossa della sua gola. Sposto la presa sul colletto dell’uomo.

«Chi… sei?» gracchio Sebastian Chandagnac, gli occhi spalancati dal terrore.

Ad un tratto Shandy realizzo che, sbarbato e con tutte le nuove rughe dell’eta e della stanchezza sul volto, doveva apparire molto simile a suo padre quando Sebastian lo aveva visto per l’ultima volta… e naturalmente quest’uomo non sapeva che suo nipote John Chandagnac era venuto nei Caraibi.

Avendo deciso di non ucciderlo, Shandy scopri di non poter trattenersi dal rimestare nella colpa di quell’uomo. «Guardami negli occhi,» sussurro con voce strozzata.

Il vecchio lo fece, anche se tremando e gemendo.

«Io sono tuo fratello, Sebastian,» disse Shandy attraverso i denti serrati. «Sono Francois.»

La faccia del vecchio divenne quasi porpora. «Avevo sentito dire che eri… morto. Davvero morto, intendo dire.»

Shandy sogghigno con ferocia. «Si… ma non hai mai sentito parlare di vodun?… Sono venuto dall’Inferno stanotte per portarti con me, fratello caro.»

Evidentemente Sebastian aveva sentito parlare di vodun, e trovo l’affermazione di Shandy fin troppo plausibile. I suoi occhi rotearono all’indietro nella sua testa e, con un’esalazione brusca come se avesse ricevuto un pugno nel petto, si affloscio.

Sorpreso ma non particolarmente costernato, Shandy lascio cadere il corpo sul pavimento.

Quindi, quasi fianco a fianco, Shandy e il calvo si lanciarono verso le scale; presumibilmente Edmund stava inseguendo il pirata, ma era arduo essere sicuri che non stessero entrambi correndo verso una meta comune. Alcuni uomini con le spade balzarono sulla loro strada, e poi si scansarono, e un momento dopo Shandy sali i gradini a tre per volta, ansimando e pregando di non svenire ancora.

In cima alle scale c’era un corridoio, si fermo la, col petto che si sollevava, e volto la faccia verso l’uomo che si faceva chiamare Mordila, che si era fermato a due gradini dal pianerottolo. I suoi occhi erano alla stessa altezza di quelli di Shandy.

«Cosa… vuoi?» disse Shandy, ansimando.

Il sorriso del gigante parve quello di un cherubino sulla sua faccia liscia. «La giovane donna.»

Le grida e il fracasso, sotto, erano aumentati, e Shandy scosse la testa con impazienza. «No. Dimenticalo. Torna giu.»

«Me la sono guadagnata… ho trascorso tutto il giorno a controllare questa casa, pronto a entrare e a intervenire al primo indizio di una magia tesa a estirpare l’anima…»

«Cosa che non e avvenuta poiche ho mandato all’aria il piano di Hurwood,» disse Shandy. «Vattene.»

L’uomo calvo sollevo la spada. «Preferirei non ucciderti, Jack, ma prometto che lo faro se saro costretto a farlo per averla.»

Shandy, sconfitto, lascio che le sue spalle si accasciassero e che il suo volto si rilassasse in rughe di sfinimento e disperazione — e poi si lancio in avanti, sbattendo la spada del gigante contro la parete con l’avambraccio sinistro mentre con la mano destra conficcava la sciabola nel petto di quell’uomo. Soltanto il fatto che il calvo tenne duro impedi che Shandy precipitasse a testa in giu per le scale. Shandy ritrovo l’equilibrio, sollevo il piede destro e lo pianto sull’ampio torace dell’uomo accanto al punto dove la lama lo aveva trafitto, e poi scalcio, raddrizzandosi sul pianerottolo e proiettando il calvo in un ruzzolone all’indietro giu per le scale. Esclamazioni di orrore e sorpresa eruppero al di sopra del generale clamore sottostante.

Shandy si volto e guardo nel corridoio. Uno dei pomelli delle porte era di legno, e lui lo raggiunse vacillando. Era bloccato, cosi Shandy si puntello a fatica contro la parete di fronte, sollevo il piede, e con una replica del gesto che aveva liberato la sua lama dal petto di Mordila, proietto il piede contro la porta. La serratura di legno si scheggio, la porta volo verso l’interno e Shandy lascio cadere la sciabola mentre crollava in avanti nella stanza.

Stando sulle mani e sulle ginocchia, alzo lo sguardo. C’era una lampada accesa nella stanza, ma la scena che gli si presento era molto poco rassicurante: il pavimento era cosparso di foglie dall’odore disgustoso, qualcuno aveva appeso diverse teste di cane alle pareti, una donna nera chiaramente morta da un pezzo stava accasciata scompostamente nell’angolo, e Beth Hurwood stava rannicchiata accanto alla finestra e tentava apparentemente di mangiarne l’intelaiatura.

Ma Beth Hurwood si guardo intorno, allarmata, e i suoi occhi erano limpidi e svegli. «John!» disse con voce roca, quando vide chi era. «Mio Dio, avevo quasi rinunciato a pregare perche tu venissi! Porta qui quella spada e spezza in due questo chiavistello di legno… i miei denti non servono assolutamente a nulla.»

Lui si alzo e accorse, scivolando solo una volta sulle foglie, ed esamino con la vista annebbiata il chiavistello. Sollevo con cautela la spada. «Sono sorpreso che tu mi abbia riconosciuto,» osservo scioccamente.

«Certo, anche se sei piuttosto malconcio. Quando hai dormito l’ultima volta?»

«…non ricordo.» Abbatte la spada. Spezzo il chiavistello, di netto. Beth tolse nervosamente i pezzi dai sostegni e spalanco la finestra, e la fredda aria notturna purifico gli odori stantii e porto con se le strida degli uccelli tropicali della giungla.

«C’e un tetto qua fuori,» disse lei. «All’estremita settentrionale della casa la collina arriva quasi al suo livello dandoci l’opportunita di saltare senza pericolo. Ora ascolta, John, io…»

«Dandoci?» la interruppe Shandy. «No, tu sei salva, adesso. Mio zio — Joshua Hicks — e morto. Tu sei…»

«Non essere sciocco, e ovvio che verro con te. Ma ascolta, ti prego! Quella creatura nell’angolo e crollata a terra morta — rimorta, direi — la notte scorsa, e cosi non ho dovuto piu mangiare quelle dannate piante, ma sono terribilmente debole e mi e stato fatto un incantesimo di… non so, disorientamento. A volte e come se mi addormentassi con gli occhi aperti. Non so quanto durera, ma sta diminuendo… cosi se lo faccio, se mi aggrappero a te con lo sguardo vuoto, non preoccuparti, sorreggimi soltanto. Ne usciro.»

«Uh… benissimo.» Shandy scavalco la finestra e sali sul tetto. «Sei sicura di voler venire con me?»

«Si.» Lo segui fuori, vacillo e si aggrappo alla sua spalla, poi trasse un profondo respiro e annui. «Si. Andiamo.»

«Va bene.»

Attraverso la finestra aperta dietro di loro lui pote udire delle persone che salivano, titubanti ma rumorose, su per le scale, cosi le prese un gomito e la condusse con tutta la rapidita possibile verso l’estremita settentrionale del tetto.

EPILOGO

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