questa mi tenta.
— Su, Homer — disse seccamente Heloise. — Ricordati che sei uno scrittore.
Homer annui con un sorriso felice.
— Infatti, pupa. E ho il fisico migliore fra tutti gli autori. C’e scritto sulle copertine dei miei libri.
Heloise ricomincio a parlare con il muro, mentre camminava. — Parlando di robot, Gaspard era un amatore di robot, oltre ad avere altri vizi. Amava i libri, amava i robot, amava i mulini-a-parole, amava gli editori, amava anche le donne, quando ne aveva tempo. E amava la comprensione anche. Si imbottiva di comprensione. Ma non ha mai compreso l’azione per amore dell’azione.
— Pupa, come fai ad avere tanta energia? — si lagno meditabondo Homer. — Dopo questa mattina dovresti essere sfinita. Io lo sono anche senza contare le mie ferite.
— Homer, una donna dispone di risorse che un uomo non ha — disse saggiamente Heloise. — Specialmente una donna delusa.
— Gia, lo so, pupa. Ha uno strato di grasso che la tiene calda quando fa lunghe nuotate. E l’utero femminile e piu forte di qualsiasi muscolo maschile.
— Puoi scommetterci, codardo — disse Heloise, ma Homer sembrava perduto in un sogno.
— Qualche volta mi domando… — comincio lui, senza concludere.
— … se non c’e un modo per sfruttare la sua energia per combinare qualcosa? — fini Heloise per lui.
— Adesso mi prendi in giro, pupa — disse serio Homer. — Senti, visto che hai tanta energia, perche non vai al quartier generale o alla Parola per tenerti in contatto? Il Comitato d’Azione avra qualcosa da farti fare. O almeno puoi raccontare i tuoi guai. Io preferisco riposare.
— Quel Comitato d’Azione non e abbastanza attivo per i miei gusti — disse Heloise. — E non intendo affatto riferire le mie idee sulla Editrice Pazzi a quegli animali del sindacato. Tuttavia — continuo, guardando Homer dritto negli occhi — mi hai dato un’ispirazione. — E comincio a togliersi camicia e pantaloni.
Homer si volto ostentatamente, preparandosi a ricevere un bacio sulla nuca. Ma il bacio non arrivo. Alla fine,attratto da un lieve tintinnio, si giro e vide Heloise che indossava un paio di pantaloni grigi e una camicetta scollata nera, a maniche lunghe. Si stava allacciando attorno al collo una bizzarra collana che lanciava pallidi scintillii grigi.
— Ehi, non l’avevo mai vista — osservo Homer. — Cosa sono, noci d’argento?
— Non sono noci — disse cupa Heloise. — Sono piccoli teschi umani. E la mia collana da caccia.
— Molto morboso, pupa, — si lagno Homer. — Per andare a caccia di che cosa?
— Di pupi — rispose perversamente Heloise. — Pupi maschi da novanta chili, con una trentina in piu o in meno. Io ho rinunciato agli uomini. Su, non offenderti, Homer — aggiunse con prudenza — non alludevo a te. — Si accosto, piantandosi accanto al lettuccio. — Homer — disse solennemente — devo dirti qualcosa. Volevo lasciarti riposare e guarire e riprendere l’allenamento, ma temo che non sara possibile. Homer, io ho avuto informazioni segrete ma attendibili secondo le quali l’Editrice Pazzi ha un asso nella manica per produrre libri senza bisogno dei mulini-a-parole. So con certezza che in questo momento Flaxman e Cullingham stanno assumendo tutti gli scrittori piu quotati portandoli via agli altri editori per farne gli autori di quei libri. Solo gli scrittori della Editrice Pazzi avranno il loro nome in copertina. Tu vuoi veramente rimanere tagliato fuori?
Homer Hemingway balzo giu dal lettuccio come un razzo che scattasse dal suo balipedio.
— Dammi la mia divisa di marinaio mediterraneo, quella sciupata dal vento con le ombre violette, pupa, — ordino rapidamente il grosso scrittore, con la fronte aggrondata dal pensiero. — E le mie scarpe di tela sporca. E il mio berretto da capitano tutto ammaccato! Presto!
— Ma, Homer — protesto Heloise, sconcertata dalla portata del successo del suo stratagemma — e il tuo deretano ustionato?
— Nella mia Sala Medica, pupa — l’informo il maestro scrittore, pieno di risorse — ho un para-didietro trasparente, ventilato, adesivo, aderente, plastico progettato proprio per questi casi di emergenza.
10
— Allora, Zane Gort — disse allegramente Flaxman — Gaspard mi dice che vi siete comportato da eroe nella tragedia dei mulini-a-parole.
L’atmosfera dell’ufficio si era allentata notevolmente da quando la signorina Blushes si era allontanata per rassettarsi nella toeletta delle signore, dopo aver lanciato una frecciata finale all’indirizzo degli editori troppo tirchi per provvedere a una sala di riposo esclusivamente per le robicchie.
Il piccolo editore bruno si calmo.
— Deve essere stato duro per voi, pero, aver dovuto assistere al linciaggio delle macchine vostre consorelle.
— Francamente no, signor Flaxman — rispose senza esitazione il robot. — La verita e che non mi sono mai piaciuti i mulini-a-parole e le altre macchine pensanti tutte cervello e niente corpo, incapaci di muoversi. Non hanno coscienza, solo una creativita cieca: brandiscono i simboli come badili e tessono le parole come se fossero lana. Sono mostruose e mi fanno paura. Voi le avete chiamate mie consorelle, ma per me sono nonrobotiche.
— E strano, se si considera che anche i mulini-a-parole sono scrittori come voi.
— Non e affatto strano, signor Flaxman. E vero sono uno scrittore. Ma io sono un lupo solitario, uno scrittore autonomo e indipendente come gli scrittori umani dei vecchi tempi, prima dell’Eta dei direttori editoriali di cui ha parlato il signor Cullingham. Come tutti i liberi robot io sono autoprogrammato, e poiche non ho mai scritto altro che vicende di robot per i robot, non ho mai lavorato sotto la direzione editoriale degli umani… non che questo non sarebbe stato bene accetto, in certe circostanze. — Fece le fusa in modo affascinante all’indirizzo di Cullingham, poi giro intorno, pensoso, il suo unico occhio scuro. — In circostanze come le attuali, signori… ora che i vostri mulini-a-parole sono stati distrutti e che i vostri scrittori umani sono di dubbia qualita e che noi robot autori siamo gli unici narratori esperti rimasti nel Sistema Solare…
— Ah, si, i mulini-a-parole sono stati distrutti — disse Flaxman con un ampio sogghigno diretto a Cullingham, fregandosi le mani.
— Io sarei prontissimo ad accettare la guida del signor Cullingham, per quello che riguarda i sentimenti umani — continuo pronto il robot — e a permettere che il suo nome figuri insieme al mio, nello stesso corpo e nello stesso carattere:
— Ehi, aspettate un momento, tutti quanti! — Il comando di Gaspard fu un ruggito che fece rabbrividire Flaxman e corrugare rapidamente la fronte di Cullingham. Lo scrittore si guardo intorno come uno snello orso irsuto. Si sentiva di nuovo furioso, furioso per il mistero del contegno innaturale di Flaxman e di Cullingham e, come prima, il suo furore fu il combustibile che gli diede l’energia per esplodere davanti a quei misteri. — Silenzio, Zane! — grugni. — Sentitemi, signor F. e signor C, ogni volta che qualcuno parla della distruzione dei mulini-a- parole, voi due vi comportate come se foste seduti a tavola per il pranzo di Natale. Onestamente, se non sapessi che i vostri mulini sono stati distrutti insieme agli altri, giurerei che voi due imbroglioni…
— Ehm-ehm, Gaspard.
— Non prendetemi in giro! Oh, lo so, tutto per la Vecchia Editrice Razzi, noi siamo tutti eroi e voi siete due santi, ma la verita non cambia. Stavo per dire che avrei giurato che voi due, signori editori, avete combinato tutto il massacro. Magari a costo di coinvolgere l’Editrice Razzi… Ditemi… c’entrate davvero?
Flaxman si dondolo, sogghignando.
— Noi simpatizziamo, Gaspard. Si, mettiamola cosi, noi abbiamo simpatizzato con voi scrittori, con i vostri ego feriti e con i vostri impulsi verso l’autoespressione. Non abbiamo dato un aiuto attivo, naturalmente, ma… abbiamo simpatizzato.
— Con un branco di zazzeruti urlanti? No, voi dovete avere in mente qualcosa di molto pratico. Lasciatemi pensare. — Si tolse dalla tasca della giacca da casa la pipa di schiuma e comincio a riempirla, poi butto pipa e borsa del tabacco sul pavimento. — Al diavolo l’atmosfera, ormai! — disse, tenendo una mano attraverso la