scrivania. — Datemi una sigaretta!
Flaxman fu colto di sorpresa, ma Cullingham si tese in avanti ed esaudi tranquillamente la richiesta.
— Vediamo — disse Gaspard, aspirando una profonda boccata. — Forse voi avete veramente in testa questo piano pazzesco… scusami, Zane… di fare scrivere ai robot i libri per gli umani… no, non andra bene, perche in pratica qualsiasi altra fabbrica di narrativa pubblica libri di robot e ha nella sua scuderia uno o piu robot, tutti ansiosi di conquistare altri e piu vasti campi…
— Vi sono robot autori e robot autori — osservo Zane Gort in tono lievemente offeso. — Non tutti sono cosi adattabili e pieni di risorse, e hanno una cosi vasta comprensione verso gli esseri nonrobotici…
— Zitto, ti ho detto. No, deve esserci qualcosa che la Razzi ha e che le altre fabbriche di narrativa non hanno. Mulini-a-parole nascosti? No, l’avrei saputo, nessuno puo imbrogliarmi in una faccenda del genere. Una scuderia segreta di scrittori, che sappiano veramente scrivere qualcosa che si avvicini per qualita alla produzione dei mulini? Lo credero quando Homer Hemingway imparera l’alfabeto. Ma cosa, allora? Creature extraterrestri? Facolta extrasensorie? Scrittori automatici sintonizzati con l’Infinito…? Psicopatici di genio sotto una specie di direzione…?
Flaxman torno a dondolarsi.
— Glielo diciamo, Cully?
L’uomo alto e biondo riflette a voce alta.
— Gaspard crede che siamo due imbroglioni, ma e fondamentalmente leale verso l’Editrice Razzi. — A questo punto Gaspard annui con una smorfia. — Abbiamo pubblicato su filo tutte le opere epiche di Zane, da
Il suo socio torno a dondolarsi ed esalo un profondo respiro. Poi sollevo il ricevitore del telefono.
— Datemi la Nursery.
Guardo Gaspard sorridendo.
— Qui parla Flaxman! — abbaio all’improvviso nel microfono. — Signorina Bishop? Oh, non e la signorina Bishop? Bene, cercatela.
— Fra l’altro, Gaspard, — disse, di malumore, — voi avete dimenticato un’altra possibilita: un mucchio di testi preparati in anticipo.
Gaspard scosse il capo.
— L’avrei saputo se aveste fatto fare gli straordinari ai mulini-a-parole.
Gli occhi di Flaxman si accesero.
— Signorina Bishop? Sono Flaxman. Portatemi un cervello. Con il ricevitore ancora accostato alla guancia, sorrise di nuovo a Gaspard come per aguzzare la sua curiosita.
— No, un cervello qualunque — disse con leggerezza nel microfono, e fece per riattaccare.
— Cosa c’e ancora? No, non c’e nessun pericolo, le strade sono libere. Bene, fatelo portare da Zangwell… D’accordo, portatelo voi e Zangwell vi fara da guardia del corpo. Be’, se Zangwell e veramente tanto ubriaco…
Mentre ascoltava il suo sguardo si sposto da Gaspard a Zane Gort. Quando torno a parlare, lo fece con l’abituale decisione.
— D’accordo, facciamo cosi. Io vi mando due tizi, uno di carne e uno di metallo, che vi accompagneranno qui. No, sono assolutamente fidati, ma non gli racconti tutto. Oh, sono coraggiosi come leoni, sono quasi morti per difendere i nostri mulini-a-parole, e stanno spargendo sangue e olio per tutto l’ufficio. No, non sono ridotti fino a questo punto, anzi, hanno voglia di un altro tafferuglio. Ascoltatemi, signorina Bishop. Voglio che siate pronta a muovervi non appena i due arriveranno. Nessun indugio all’ultimo momento, mi avete capito? Voglio in fretta quel cervello. Riattacco.
— E preoccupata per i rivoltosi — spiego. — Pensava che ci fossero ancora degli scrittori a imperversare lungo il Viale. E il tipo di donna che va a guardare sotto i lettini e controlla i pannolini da tutte e due le parti. — E guardo Gaspard. — Conoscete la Saggezza delle Eta?
— Sicuro, ci passo davanti tutti i giorni. E a un paio di isolati da qui. E un posticino molto lindo. Nessuna attivita.
— E perche pensate cosi?
— Non so. Credo che ci sia una casa editrice nascosta. Non ho mai visto il loro nome nei cataloghi, pero. Mai visto il loro nome da nessuna parte… ehi, aspettate un momento! Quel grosso sigillo d’ottone a pianterreno, nel bel mezzo dell’atrio. C’e scritto
— Be’, questo mi sorprende — disse Flaxman. — Uno scrittore dotato di spirito di osservazione. Non avrei mai creduto di vivere abbastanza a lungo da vederne uno. Andate subito alla Saggezza insieme a Zane e sollecitate la signorina Bishop. Puo darsi che dobbiate accenderle il fuoco sotto per farla muovere, ma non bruciatele l’orlo della gonna.
— Avete parlato di Nursery al telefono — disse Gaspard.
— Infatti. E la stessa cosa. Adesso andate.
Gaspard esito.
— Probabilmente vi sono ancora degli scrittori che imperversano nei dintorni — disse — oppure potrebbero essere in giro per una seconda azione.
— E questo dovrebbe turbare due eroi come voi? Andate, ho detto.
Mentre Gaspard si avviava verso la porta, quella si spalanco. Flaxman sussulto. Ritta sulla soglia c’era una donna vestita di nero, dal volto macchiato di lagrime.
— Scusatemi, signori, — disse con voce sommessa, — ma mi hanno detto di rivolgermi qui. Per favore avete visto un uomo alto e aitante e un bel ragazzino. Questa mattina presto sono andati a vedere un mulino-a- parole. Erano vestiti, tutti e due, di abiti turchesi con splendidi bottoni di opale.
Gaspard stava passando dubbioso davanti alla donna quando lei disse questo. In quel momento uno strillo da spaccare i timpani giunse dall’estremita del corridoio.
La signorina Blushes era ritta davanti alla toeletta per le signore, con le chele strette alle rosee tempie anodizzate. Poi comincio a correre a passo rapido, con le chele protese verso la donna, gridandole con voce dolce e triste: — Mia cara, mia cara, preparatevi a una brutta notizia!
Mentre Gaspard si lanciava, sollevato, lungo la scala mobile bloccata, fu seguito non soltanto da Zane ma anche dal grido ammonitore di Flaxman:
— Ricordate, la signorina Bishop sara nervosa! Dovra portare un cervello!
11
La stanza priva di finestre era immersa nell’oscurita, a eccezione di una mezza dozzina di schermi televisivi piazzati in apparenza a casaccio. Le immagini che apparivano sugli schermi erano insolitamente belle: stelle e astronavi, parameci e persone, e semplici pagine stampate. Gran parte dello spazio centrale della stanza e un’intera parete erano occupate da tavoli su cui stavano gli schermi televisivi e altri oggetti e strumenti. Le restanti tre pareti erano coperte irregolarmente da piccoli sostegni di varia altezza (simili a piccole, solide colonne) su ognuno dei quali era posato, sopra un liscio, spesso cercine nero, un uovo, piu grande di una testa umana, fatto di argento nebuloso.
Era uno strano argento. Faceva pensare alla nebbia e al chiaro di luna, a fini capelli bianchi, a una sterlina alla luce di candela, a boccette di profumo, agli antichi stanzini della cipria, allo specchio d’una principessa, alla maschera di un Pierrot, all’armatura d’un principe-guerriero.
La stanza emanava rapidamente varie impressioni: per un momento sembrava una bizzarra incubatrice, un incubatore di robot uscito da una favola, la tana di uno stregone pieno di spaventosi trofei lebbrosi, la sala dei ritratti di uno scultore in argento; poi si aveva l’impressione che gli ovoidi argentei fossero veramente le teste di