— Oh! — La ragazza esito, poi disse in tono deciso: — Temo di non potervelo dire. E non potete scoprirlo in nessun modo, neppure se frugaste la Nursery da cima a fondo e se consultaste tutti i dati che forse tenete altrove.

—  Cosa?

— Circa un anno fa — spiego la signorina Bishop, — i cervelli decisero, per ragioni proprie, di rimanere anonimi per sempre. Cosi mi indussero a frugare in tutti i fascicoli della Nursery e a distruggere tutti i documenti in cui apparivano i loro nomi… e a cancellare i nomi impressi sull’esterno di ogni guscio metallico. Puo darsi che voi abbiate i documenti con i loro nomi, qui o in qualche deposito di sicurezza, ma non vi basterebbero per attribuire a ogni capsula cerebrale il suo vero nome.

— E intendete dire che avete compiuto questo… questo atto di vandalismo… senza consultarmi?

— Un anno fa, a voi non importava minimamente la Saggezza delle Eta — ribatte vivacemente la signorina Bishop. — Esattamente un anno fa, signor Flaxman, io vi chiamai e cominciai a raccontarvi tutto questo particolareggiatamente, e mi diceste che non volevate essere disturbato per questi scheletri che appartenevano al passato, e che i cervelli potevano fare quell’accidente che volevano. Mi diceste, e cito testualmente le vostre parole, signor Flaxman… “se quegli ego ricoperti di latta, quegli incubi in scatola, hanno voglia di arruolarsi nella Legione Straniera francese come calcolatori da combattimento o di legarsi razzi alle code e di andarsene saettando nello spazio interstellare, per me va benissimo”.

17

Gli occhi di Flaxman divennero un po’ vitrei… forse per il pensiero di venir deriso da trenta scrittori mascherati, in un’epoca in cui gli scrittori non erano altro che stereografie piu vive-della-vita sulle controcopertine o forse per la confusione della sua stessa natura, che gli permetteva di vedere i trenta cervelli in scatola come orridi mostri e poi, un minuto dopo, come geni creativi preziosissimi dal punto di vista commerciale. Cullingham riprese la parola.

— Sono sicuro che questo problema di anonimato e una faccenda che potremo trattare piu tardi — disse la meta piu tranquilla della Editrice Razzi. — Forse gli stessi cervelli cambieranno atteggiamento quando sapranno di avere alla loro portata una nuova gloria letteraria. Anche se dovremo preferire di mantenere il piu rigoroso anonimato, la questione si puo risolvere facilmente pubblicando i loro libri come di Cervello Uno e G.K. Cullingham, di Cervello Sette e G.K. Cullingham e cosi via.

— Puah! — disse forte Gaspard, con un certo timore nella voce, mentre Zane Gort osservava, in un sussurro:

— Mi sembra che si ripeta un po’.

L’alto e biondo direttore editoriale si limito a sorridere con il suo sorriso da martire, ma Flaxman, arrossendo lealmente ruggi: — Sentite, il mio caro amico Cully ha programmato i mulini-a-parole della Razzi durante gli ultimi dieci anni, ed e ormai tempo che ottenga il riconoscimento letterario che merita. Per un secolo, gli scrittori hanno rubato il merito ai programmatori dei mulini-a-parole… e prima ancora lo rubavano ai direttori editoriali! Dovrebbe essere evidente persino a un autore di libri piccanti con tanto di testa di legno e a un robot con un blocco Johansson per cervello che le teste d’uovo avranno bisogno di programmazione, di assistenza, di una guida… chiamatela come volete!… Cully e l’unico uomo che e in grado di farlo, e non voglio sentire neppure una parola di critica!

— Scusate — disse la signorina Bishop, parlando nel silenzio echeggiante. — Ma e ora che Ruggine veda e ascolti, quindi adesso lo innestero, siano pronti o meno lorsignori.

— Siamo pronti — disse sottovoce Cullingham mentre Flaxman, strofinandosi la faccia, aggiungeva con una lievissima sfumatura di dubbio: — Gia credo che siamo pronti.

La signorina Bishop li mando tutti, con un cenno, verso la meta dell’ufficio che spettava a Flaxman, poi punto in quella direzione un occhio TV. Vi fu un “tac” molto lieve quando innesto la spina nella presa superiore destra dell’uovo d’argento, e Gaspard si accorse di tremare. Gli parve che qualcosa fosse comparso nell’occhio TV. Una fioca luce rossa. La signorina Bishop innesto un microfono nell’altra presa superiore, il che mozzo il fiato a Gaspard, come noto lo stesso quando, qualche secondo piu tardi, trasse un respiro involontario e rumoroso.

— Avanti! — disse Flaxman, con un leggero singhiozzo. — Innestate… ehm… l’altoparlante del signor Ruggine. Mi sento accapponare la pelle, cosi. — Si interruppe e fece un cenno con la mano in direzione dell’occhio. — Senza offesa, vecchio mio.

— Potrebbe anche essere una signora o una signorina Ruggine — gli ricordo la ragazza. — Fra i trenta c’erano parecchie donne, non e vero? No, credo che sia meglio che prima voi facciate la vostra proposta per intero e che io innesti poi l’altoparlante. In questo modo andra meglio, credetemi.

— Sapeva che voi lo stavate portando qui?

— Oh, si, gliel’ho detto.

Flaxman raddrizzo le spalle, volgendosi verso l’occhio elettronico, degluti, poi guardo impotente Cullingham.

— Sal-ve, Ruggine — comincio immediatamente il socio, in tono un po’ troppo piatto, dapprima, come se cercasse di parlare come una macchina o in modo che una macchina capisse. — Io sono G.K. Cullingham, socio dell’Editore Razzi, e accanto a me c’e Quintus Horatius Flaxman attualmente custode fiduciario della Saggezza delle Eta. — Prosegui con suasiva chiarezza, descrivendo la situazione d’emergenza del mondo editoriale e proponendo che i cervelli tornassero a dedicarsi alla narrativa. Sorvolo il problema dell’anonimato, sfioro il problema della programmazione (abituale cooperazione editoriale, la chiamo) e descrisse vari, affascinanti piani per i diritti d’autore, concludendo con osservazioni elegantemente formulate circa la tradizione letteraria e la grande impresa dello scrivere attraverso le varie epoche storiche.

— Credo che questo basti, Flaxie.

Il piccolo editore bruno annui, con un leggerissimo scatto convulso.

La signorina Bishop inseri la spina dell’altoparlante nella presa vuota.

Per un bel po’ vi fu un assoluto silenzio, fino a che Flaxman non riusci piu a sopportarlo e chiese, con voce gutturale: — Signorina Bishop, c’e qualcosa che non va? E morto, li dentro? O l’altoparlante non vuol saperne di lavorare?

— Lavorare, lavorare, lavorare, lavorare — disse immediatamente l’uovo. — E quello che faccio sempre. Pensare, pensare, pensare, pensare, pensare. Io-ohi-me-ohi-me.

— E il cifrario che equivale a un sospiro — spiego la signorina Bishop. — Hanno tutti altoparlanti mediante i quali possono fare rumori a volonta e persino cantare, ma io glieli lascio usare soltanto la domenica e le altre feste comandate.

Vi fu un altro imbarazzante silenzio, poi l’uovo disse, molto rapidamente: — Oh, signori Flaxman e Cullingham e un onore, un onore grandissimo quello che voi proponete, ma e troppo grande per noi. Non siamo piu in contatto con la realta da troppo tempo per poter dire alle vostre menti incarnate come trovare svago, o per presumere di potervi fornire tale svago. Noi trenta menti disincarnate abbiamo la nostra modesta esistenza in comune, le nostre piccole preoccupazioni e i nostri hobby. Fra parentesi, in questo parlo anche a nome dei miei ventinove fratelli e sorelle… negli ultimi settantacinque anni non abbiamo mai avuto disaccordi su problemi del genere. Quindi io devo ringraziarvi cortesemente, signori Flaxman e Cullingham, oh, molto, molto cortesemente, ma la risposta e no. No, no, no, no, no.

Poiche la voce era inflessibilmente monotona, era impossibile decidere se quell’umilta fosse autentica o sarcastica o l’una e l’altra cosa insieme. Tuttavia, la loquacita dell’uovo pose fine alla crisi di timidezza di Flaxman, che si uni al socio nel bombardare l’uovo con solida logica, assicurazioni, suppliche, considerazioni e simili, mentre persino Zane Gort interveniva ogni tanto con ben formulati incoraggiamenti.

Gaspard, che non diceva niente e stava scivolando dubbioso verso la signorina Bishop, sussurro al robot, nel passare: — Benone, Zane. Avrei pensato che avresti giudicato Ruggine strano… nonrobotico, come diresti tu. Dopo tutto e una macchina pensante immobile. Come un mulino-a-parole.

Il robot riflette.

— No — sussurro di rimando. — E troppo piccolo per darmi quell’impressione. E troppo… rrrrrr… mielato come diresti tu. Inoltre, e dotato di coscienza, mentre i mulini-a-parole non lo sono mai stati. No, non e

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