PADRE (senza guardare): Lo sta oliando o forse mette un transistor nuovo o sta facendo qualcosa che deve fare a quel mulino-a-parole. Ora, forse non crederai a quello che sta per dirti tuo padre, ma e tuo padre che te lo dice. Prima che inventassero i mulini-a-parole…

FIGLIO: La macchina sta fumando, papa.

PADRE (sempre senza guardare): Non interrompermi. Probabilmente quella signora ha rovesciato un po’ d’olio o qualcosa di simile. Prima che inventassero i mulini-a-parole, gli scrittori scrivevano veramente i romanzi e i racconti! Dovevano dare la caccia…

FIGLIO: La scrittrice corre via, papa.

PADRE: Non interrompermi. Dovevano dare la caccia, nella loro memoria, a ogni parola d’un racconto o di un romanzo. Doveva essere…

FIGLIO: Sta ancora fumando papa. E ci sono delle scintille.

PADRE: Ti ho detto di non interrompermi. Doveva essere una fatica spaventosa, come costruire le piramidi.

FIGLIO: Si, papa. Sta ancora…

BUM! Il mulino-a-parole di Gaspard fiori, con un rumore assordante, in una esplosione. Padre e figlio furono investiti dalla massima potenza dello scoppio e furono trasformati in pezzetti di stoffa turchese e di opali. Uscirono senza dolore dall’esistenza, vittime casuali di una strana rivolta. L’incidente nel quale perirono fu uno dei molti che si ripeterono in molti edifici vicini, fortunatamente con un numero minore di morti.

Per tutto il Viale del Lettorato, che qualcuno chiama Strada dei Sogni, gli scrittori stavano fracassando i mulini-a-parole. Dall’annerito albero di libri sotto il quale era caduto Gaspard fino alle piste di lancio delle navi di libri all’altra estremita del Viale, gli autori iscritti al sindacato stavano impazzando e distruggendo. Scendendo come un torrente per la strada centrale del colossale centro editoriale della Terra (e in realta dell’unico centro editoriale completamente meccanizzato del Sistema Solare), una vertiginosa folla sgargiante di individui con berretti e accappatoi, toghe e collari, chimoni, cappe, camicie sportive, fluenti cravatte nere, sparati di pizzo e cappelli a cilindro, magliette e pantaloni aderenti, irruppe, carica di istinti omicidi, in ogni fabbrica narrativa, gridando morte e distruzione alle macchine gigantesche di cui erano diventati solo gli inservienti e che macinavano nelle loro mandibole elettroniche la merce narrativa che nutriva le esigenze e addolciva il subcosciente degli abitanti di tre pianeti, d’una mezza dozzina di lune e di parecchie migliaia di satelliti e astronavi in orbita e in traiettoria.

Non piu contenti di essere tacitati da alti salari e dall’apparenza di essere autori (gli antichi costumi che erano un segno distintivo della loro professione, i nomi tradizionali che erano concessi e perfino imposti, le esotiche vite d’amore che erano autorizzati e incoraggiati a vivere) gli scrittori fracassavano e sabotavano, distruggevano e rovinavano, mentre la polizia di una Amministrazione del Lavoro decisa a mandare in frantumi la potenza degli editori se ne restava compiacente in disparte. I robot, assunti in fretta e furia dagli editori che si erano accorti troppo tardi del pericolo, non entrarono in azione, poiche all’ultimo momento avevano ricevuto il veto dalla Fratellanza Interplanetaria delle Macchine Libere Professioniste: se ne stavano li attorno, statue tetre e melanconiche, il cui metallo era ammaccato dai mattoni, macchiato dagli acidi e annerito dai lanciafiamme portatili dei picchettanti, e guardavano morire i loro immobili cugini privi di mente.

Homer Hemingway sfascio con un colpo d’ascia il grigio pannello dei comandi di una Scrivitutto della Random House e poi si occupo ferocemente dei diodi e dei transistor.

Sappho Wollstonecraft Shaw spinse un grosso badile di plastica nell’unita memoria d’uno Scriba della Scribner e verso sette litri di acido nitrico fumante nelle sue interiora indescrivibilmente delicate.

Harrier Beecher Bronte innaffio di benzina un Romanziere Norton, e nitri quando le fiamme esplosero alte fino al cielo.

Heloise Ibsen, con la camicia lacera, agitava la bandiera grigia con il malaugurante 30 nero, a significare la fine della letteratura fatta a macchina; balzo addosso a tre spaventatissimi vicepresidenti che erano venuti a “vedere i robot mettere in fuga quelle scimmie insolenti”. Per un attimo, Heloise somiglio in modo sorprendente alla Liberta che guida il popolo del dipinto di Delacroix.

Abelard de Musset, con il cilindro di traverso e le tasche rigonfie di proclami d’autodeterminazione e di creativita, scarico un mitra su una Creatrice di Trame Putnam. Marcel Feodor Joyce scaglio una granata nell’associatore di idee di una Macchina per Romanzi Seri della Schuster. Dylan Bysshe Donne prese a colpi di bazooka un Bardo della Bantam.

Agatha Ngaio Sayers avveleno un Creatore della Doubleday con polvere di ossido magnetico.

Somerset Makepeace Dickens prese a martellate uno Scrittore Prezzolato della Harcourt.

H.G. Heinlein pianto cariche di esplosivi in un Creatore di Fantascienza Appleton e per poco non perse la vita nel respingere a distanza di sicurezza il resto della turba, fino a che i terribili razzi bianchi si furono avventati come pugnali nelle leghe involute di sottilissimi fili argentei.

Norman Vincent Durant fece saltare in aria un Costruttore di Libri della Ballantine.

Talbot Fenimore Forester massacro con la spada uno Storico della Houghton, lo spalanco con una picca, e vi scaglio dentro un fuoco greco che aveva composto secondo una formula antichissima.

Luke Van Tilburg Wister scarico la sua pistola a sei colpi contro una Western della Whittlesey, poi la fini con sei cariche di dinamite e un “Hippiiahie”!

Fritz Ashton Eddison libero una nube di pipistrelli radioattivi nell’interno di un Fantasizzatore della Fiction House, che era in realta un Sognatore Dutton modificato con un Comando a Mano di Credibilita.

Edgar Allen Bloch, brandendo un bastone elettrico spaventosamente attivato da batterie isotopiche portatili, aveva fatto fuori, da solo, un intero assortimento di tagliatrici, imbottitrici, lucidatrici, addizionatrici-di-erotismo e macchine analoghe.

Conan Haggard de Camp investi un Romanziere di Cappa e Spada della Gold Medal con un camion da cinque tonnellate.

Gli Shakespeare infuriavano, i Dante davano la morte elettrochimica, gli Eschilo e i Milton combattevano fianco a fianco con gli Zola e i Farrell; i Rimbaud e i Bradbury dividevano i pericoli rivoluzionari; mentre intere tribu di Sinclair, di Balzac, di Dumas e di autori che si chiamavano White e che erano distinti solo dalle iniziali si occupavano della retroguardia.

Fu una giornata nera per gli amatori di libri. O forse fu l’alba.

4

Uno degli ultimi incidenti del Massacro dei mulini-a-parole (che qualche storico paragono piu tardi all’incendio della Biblioteca di Alessandria, o ai roghi di libri dei nazisti, e qualche altro alla Presa della Bastiglia) si verifico fuori della grande sala a volta, proprieta comune della Editrice Razzi e dell’Editoriale Protone. La, dopo l’orribile fine del Maestro Parolaio di Gaspard a opera di Heloise Ibsen, vi era stata una pausa nell’orgia di distruzione. Tutti i visitatori superstiti erano fuggiti, tranne le due anziane insegnanti che, appoggiate a una parete, si stringevano l’una all’altra per sorreggersi e si guardavano intorno sconvolte e inorridite, incapaci di agire.

Aggrappato alle due donne ed evidentemente altrettanto spaventato, c’era uno snello robot di alluminio anodizzato di un rosa molto carico… un robot dalla vita di vespa e dalle caviglie e dai polsi esilissimi, molto piu snello dell’elegante Zane Gort e dall’aspetto stranamente femmineo.

Circa un minuto dopo l’esplosione, Joe la Guardia si levo in piedi, accanto all’orologio, attraverso lentamente il locale e tolse da un armadietto una ramazza e una pattumiera dal coperchio a scatto, poi torno indietro lentamente e comincio con lentezza ancora maggiore a spazzare intorno agli orli il mucchio dei detriti che circondavano il mulino-a-parole sfasciato, raccogliendo schegge metalliche, pezzi di isolante e stoffa turchese.

Una volta raccolse un bottone d’opale dai rottami e lo fisso per dieci interi secondi prima di scuotere il capo e di lasciarlo cadere nel secchio con un lieve ping.

Le due insegnanti e il robot clamorosamente roseo lo seguirono con tutti i loro cinque occhi, quasi aggrappandosi a ognuno dei suoi movimenti. Era una ben povera figura paterna e un ben povero simbolo di sicurezza, per quel che potevano valere quei simboli e quelle figure, ma per il momento era tutto quello che c’era a disposizione e quindi avrebbe dovuto bastare.

Вы читаете Le argentee teste d'uovo
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату