Joe la Guardia aveva riempito e vuotato due volte la pattumiera (un’operazione che ogni volta richiedeva una lunga assenza dalla sala), quando gli scrittori resi frenetici dalla vittoria apparvero in forze, spingendosi nella vasta sala in un cuneo al cui vertice c’erano, terrificanti, le fiamme lunghe sei metri di tre lanciafiamme.
Mentre le tre squadre, composte rispettivamente dall’uomo che manovrava la canna del lanciafiamme e dall’uomo che reggeva il serbatoio, si mettevano al lavoro sui cinque mulini-a-parole che ancora rimanevano, gli altri scrittori vorticarono tutto intorno, strillando a pieni polmoni: sembravano abitanti dell’inferno, nel bagliore rosso e fumoso. Si stringevano reciprocamente le mani, si battevano le mani sulle spalle e si baciavano, si gridavano nelle orecchie i particolari piu atroci della distruzione di un mulino-a-parole piu odiato degli altri, e poi esplodevano in risate ruggenti.
Le due insegnanti e il robot clamorosamente roseo si strinsero in un abbraccio ancora piu disperato. Joe la Guardia si volto a guardare gli intrusi, scosse di nuovo il capo e, imprecando sottovoce, prosegui il suo inutile tentativo di rimettere in ordine.
Alcuni scrittori formarono spontaneamente una fila indiana a forma di serpente e ben presto tutti gli altri, a eccezione di coloro che maneggiavano i lanciafiamme, si unirono loro. Con le mani sulle spalle dello scrittore che lo precedeva, ciascuno camminava battendo o trascinando i piedi in una spirale contorta che si attorse due volte attorno alla sala, passando in mezzo ai mulini-a-parole anneriti e sconquassati, e curvando attorno alle fiamme fetide. Mentre si muovevano, due passi avanti e un passo indietro, lanciavano ritmicamente grida e grugniti animaleschi.
Quando una spira del serpente si piego verso di loro, le due insegnanti e il robot roseo arretrarono ancora contro la parete. Joe la Guardia era rimasto in trappola tra la spirale interna e quella esterna, ma continuo a spazzare, scrollando ininterrottamente il capo e brontolando fra se.
Gradualmente, le parole gridate all’unisono cominciarono a prendere il sopravvento tra i grugniti animaleschi e ad acquistare una cadenza regolare. Finalmente, l’intera perversa cantilena divenne inequivocabilmente chiara:
A quel punto vi fu uno sbalorditivo cambiamento nel contegno del robot rosato. Si raddrizzo, respingendo da se le due maestre, poi avanzo coraggiosamente, agitando le sottili braccia di alluminio come avrebbe fatto una persona per scacciare una nuvola di moscerini, e gridando con una voce sottile qualcosa che venne sommerso dal canto degli scrittori.
Gli scrittori lo videro avvicinarsi, ed essendo abituati come tutti a togliersi dalla strada di un robot quando il robot era di un certo umore, ruppero la catena per lasciarlo passare, canzonandolo allegramente.
Uno scrittore dal cappello a cilindro tutto ammaccato e dalla cappa nera a brandelli grido: — E della censura, ragazzi!
L’osservazione scateno un’enorme allegria: una minuscola scrittrice che indossava abiti maschili del Diciannovesimo secolo, fra l’altro molto in disordine (si chiamava Simone Wolfe-Sand Sagan) grido al robot:
— Sta’ attenta, Rosellina! La roba che scriveremo d’ora in poi fara saltare i circuiti a tutti voi robot della censura governativa!
Il robot roseo raggiunse la parte opposta della sala, dopo aver attraversato per quattro volte la catena. Giro su se stesso e continuo, per un poco, ad agitare le braccia e a squittire senza riuscire a farsi ascoltare, mentre gli scrittori piu vicini voltavano il capo per ruggirgli la loro canzone con grandi sogghigni.
A questo punto, il robot batte al suolo un piede d’alluminio, si volto pudicamente verso il muro e, chinando il capo, regolo le manopole che portava sul petto. Poi torno a voltarsi e il suo squittio divenne improvvisamente un sibilo da spaccare i timpani, che blocco di colpo la catena, spezzo il canto e costrinse tutti, comprese le due maestre che erano le piu lontane, a coprirsi le orecchie rabbrividendo.
— Oh, voi gente terribile! — grido il robot roseo con una voce altissima che sarebbe stata piacevole se non fosse stata tanto zuccherosa. — Voi non sapete cio che fanno ai miei condensatori e ai miei relais parole come le vostre, ripetute in continuazione! Non potete capirlo, altrimenti non le pronuncereste! Se lo farete ancora, gridero davvero. Oh, voi poveri cari delinquenti, avete fatto e detto tante cose terribili che io so a malapena da dove cominciare le mie correzioni… ma non sarebbe piu carino — oh, tanto piu carino! — se, per cominciare, cantaste il vostro canto in
E qui, il robot rosato, stringendo davanti al petto roseo le pinze snelle, grido melodiosamente:
Risate isteriche e ringhi rabbiosi, mescolati in proporzioni quasi eguali, furono la risposta degli scrittori a quella melodia.
Due dei lanciafiamme avevano esaurito la scorta di combustibile, ma avevano compiuto fino in fondo il loro lavoro: gli ultimi mulini contro cui erano stati puntati (un Prosatore e un Proteiforme della Protone) erano arroventati e puzzavano di isolanti carbonizzati. Il terzo lanciafiamme, la cui canna era impugnata da Homer Hemingway, giocava ancora leggermente su un lucente Fraseggiatore della Editrice Razzi… Homer aveva ridotto il flusso delle fiamme, due minuti prima, per prolungarsi il divertimento.
Gli scrittori non ricostituirono la fila, ma parecchi di loro, soprattutto gli apprendisti maschi, avanzarono verso il robot roseo, urlando disordinatamente e poi all’unisono tutte le parole sconce che conoscevano, e che in realta erano sorprendentemente poche per specialisti in letteratura: non piu di sette, infatti.
A questo punto, il robot roseo “grido davvero”, facendo salire e scendere al suo fischio tutta la scala delle tonalita, da certi infrasuoni che mettevano i brividi a certi ultrasuoni che provocavano feroci emicranie. L’effetto fu eguale a quello di sette antiche sirene da pompieri con un vertice sonoro piu elevato e una base piu bassa. Tutti si portarono le mani alle orecchie. Espressioni di autentica sofferenza si dipinsero sui loro volti.
Homer Hemingway ripiego il braccio sinistro sul capo per ripararsi entrambe le orecchie, eppure batte ancora le palpebre per il fastidio. E con la destra punto la fiamma davanti a se, fino a che raggiunse il robot roseo.
— Piantala, sorella! — ruggi, facendo passare la fiamma avanti e indietro, sulle esili gambe curvilinee del robot.
Il grido cesso e un ronzio desolante usci dal robot roseo, come se una grande molla fosse scattata. L’essere metallico barcollo e comincio ad oscillare come una trottola che avesse quasi esaurito la carica.
In quell’istante Zane Gort e Gaspard de la Nuit irruppero nella sala. Il robot d’acciaio azzurro avanzo a grandi passi, come puo permetterselo un robot (ossia, cinque volte piu rapidamente di un uomo) e afferro il robot roseo mentre quello stava per afflosciarsi. Lo sorresse saldamente, senza dire nulla, e fisso Homer Hemingway che, dal momento in cui era comparso Zane, aveva puntato di nuovo, con un po’ di apprensione, la canna del suo lanciafiamme verso il Fraseggiatore.
Mentre Gaspard lo raggiungeva correndo, Zane gli disse: — Reggimi la signorina Blushes, amico mio. Abbi riguardo, e in stato di shock.
Poi punto diritto verso Homer.