«Chi?», insistetti, mentre
Non rispose, ma comincio gradualmente a calmarsi, mentre io la guardavo in silenzio. Dopo un po’, le sue labbra si curvarono verso l’alto in un sorriso radioso, rivelando dei canini leggermente allungati.
«Stupefacente!», bisbiglio l’infermiera dietro di me. «Che devo fare, signore? Intendete ancora portare vostra moglie a Londra?»
«Io… io non so».
Fissai Gerda, abbattuto. Il suo grido di gioia mi aveva fatto sperare, ma ora vedevo che tutto era perduto, poiche l’umore e la salute di Gerda erano stati, negli ultimi ventidue anni, legati a quelli di Zsuzsanna. Se Gerda adesso era giovane, forte e in salute, cio significava che anche Zsuzsanna lo era… e anche Vlad.
E Gerda stava cominciando a
Che cosa aveva fatto il Vampiro per rafforzare se stesso e la sua compagna?
Promisi alla buona
Gli sforzi per fare uscire mia moglie dalla
Pero, prima che oltrepassassi la soglia, lei bisbiglio una sola frase:
«L’Oscuro Signore…».
Sembrava, allo stesso tempo, una domanda e un’ammissione di paura, espressa in un tremolio timoroso eppure strano.
Sulla porta mi gelai, sopraffatto dal terrore, all’improvvisa immagine mentale dell’oscura, divorante creatura del mio sogno.
Chi e questa creatura, e perche anche i Morti Viventi temono il suo nome?
Arminius! Arminius, mio salvatore dei tempi passati, non restare piu in silenzio. Aiutami!
Capitolo terzo
Giacevo nella mia bara dopo essermi svegliata da ore, ma troppo sopraffatta dalla stanchezza per alzarmi; non c’era motivo di farlo, comunque. Mi sentivo come una donna morente che, per l’insistenza di Dio, veniva forzata a vivere oltre la sua ora. Non desideravo altro che essere liberata dalla mia sofferenza.
Mentre giacevo distesa, distinsi delle voci all’interno del castello. Dapprima erano soltanto dei mormorii appena udibili e, nella mia autocommiserante debolezza, non vi prestai attenzione (un tempo le avrei udite distintamente, ma le mie facolta si erano affievolite al punto che potevo distinguere solo la voce e la cadenza, ma non le parole). Continuarono per un po’ e quindi si avvicinarono, cosi che riuscii a riconoscerne una: Vlad parlava con quel tono cordiale da ospite, che finora gli ho udito usare soltanto per dare il benvenuto a delle vittime.
E poi udii un’altra voce, una che, per un momento, scambiai per quella di uomo, poiche era profonda, di gola, e cosi estremamente e sicuramente sensuale, che pensai:
Cosi, ovviamente, immaginai che il visitatore che lui stava aspettando fosse arrivato, ma il pensiero non evoco in me se non una fievole gioia. Sapevo che Vlad avrebbe prima pensato a placare la sua fame, lasciando soltanto gli avanzi per me e Dunya. Se, nella speranza di averne di piu, avessi osato interromperlo mentre si nutriva, la sua rabbia avrebbe potuto benissimo spingerlo a negarmi persino una sola goccia di sangue.
Poi ci fu silenzio; o cosi credo, poiche sonnecchiai per un po’.
Ma ritornai in me immediatamente quando, all’improvviso, l’altra rise: un suono estremamente gioioso che per un istante si innalzo a tal punto da farmi comprendere che stavo udendo, invece, la voce di una donna.
Elisabeth…
Perche la notizia del suo arrivo mi riempiva di eccitazione? Non saprei dirlo ma, certamente, trovai in lei molto, molto piu di quello che avrei potuto aspettarmi: e io sono dannata, quindi non oso credere nel pietoso intervento di Dio o del destino.
So soltanto che mi alzai immediatamente dal mio giaciglio, mi precipitai lungo il corridoio, e salii le scale verso le camere private di Vlad, dalle quali proveniva la risata.
Quando arrivai, spalancai la porta senza nemmeno bussare una volta.
Li, davanti a un caminetto acceso, c’era Vlad, ancora vecchio e con i capelli bianchi, ma chiaramente piu vigoroso di quanto non fosse stato di recente. Le sue labbra avevano assunto un colore rosato, le sue spalle non erano piu curve ma diritte e quadrate e, per la prima volta nel corso di anni, era di umore eccellente. Ma, al vedermi, il suo sorriso si spense all’istante e i suoi occhi s’infiammarono. Seppi subito che avrei dovuto nuovamente subire la sua ira per la mia irruzione.
Pero non me ne curai, perche il mio sguardo cadde su Elisabeth.
Dire che era graziosa e sminuirla. Io sono graziosa piu di qualunque mortale: questo lo so guardando Dunya e i ritratti appesi alla parete (sebbene Dunya dica che gli olii non rendono giustizia alla lucente fosforescenza della mia pelle o al bagliore d’oro liquido dei miei occhi).
Ma Elisabeth! Lei era piu che bella: era regale, una vera regina. Indossava un moderno cappello piumato e un attillato vestito di raso grigio blu, al quale si intonavano i suoi occhi di zaffiro; la sua pelle era fine e bianca come quella di un neonato, tranne il rosa tenero che le fioriva sulle guance e le labbra. Portava i capelli legati sulla nuca — sopra un collo da cigno di delicata porcellana, con un seducente incavo alla clavicola — e i riccioli che le ricadevano avanti sopra una spalla, rilucevano al chiarore del fuoco di un oro fulgido come il sole.
Era tanto chiara quanto io sono scura e, in quell’istante, se fossi stata un uomo, mi sarei profondamente innamorata di lei. Anche cosi, credo di aver gridato leggermente per una sorta di timore reverenziale e, quando lei mi rivolse il suo sguardo intelligente e onnisciente, temetti di svenire.
«Vlad, Vlad…», disse, con una voce profonda come il lago Hermanstadt e soffice come il fumo. «Non mi fai l’onore di presentarmi a questa graziosa signora?».
La richiesta mi fece venire le lacrime agli occhi, poiche sapevo di sembrare un cadavere che cammina, ed ero ben lontana dall’essere graziosa. La sua gentilezza mi commosse, e riuscii ad abbozzare un incerto sorriso mentre Vlad — senza protestare, con mia sorpresa — subito si inchino e disse:
«Contessa Elisabeth Bathory di Csejthe, posso avere l’onore di presentarti mia nipote, Zsuzsanna Dracul?».
Elisabeth mi tese una mano, avvolta in un guanto blu polvere e meravigliosamente profumata… e, con mio grande stupore, calda. La presi e le feci, con grande difficolta, una piccola riverenza, mentre lei chiedeva a Vlad:
«E non Tsepesh? Allora, hai completamente eliminato il nome?».
Lui annui solennemente. La sua rabbia sembrava essere interamente svanita, come se esitasse a rimproverarmi davanti a quella donna, vedendo quanto la mia presenza le facesse piacere.
«Mentre vivevo, ero famoso come l’Impalatore, lo
«Allora il Drago e, in realta, un Demonio?», chiese la donna con civetteria, poi rise… un suono dolce come il suo profumo. Quindi si fece di nuovo silenziosa e rivolse la sua attenzione a me nell’istante in cui mormoravo:
«La tua mano. E calda… Sei un Vampiro o un essere vivente? Ma tu sei troppo bella per essere mortale…».
Nell’udire queste parole, le sue labbra rosa si curvarono astutamente, e sbircio di sbieco Vlad da sotto le ciglia dorate, con un’espressione che diceva: