dalla fame, ma certamente non avremmo potuto riacquistare il nostro pieno vigore finche l’azione violenta di Van Helsing non fosse terminata.
Nell’istante in cui posi la mia domanda, Vlad si tiro indietro e i suoi occhi si spalancarono, diventando rossi per una rabbia che non compresi.
«Questi non sono affari tuoi!», disse bruscamente e, un attimo dopo, usci dalla mia stanza.
E chiaro che questa Elisabeth dev’essere una donna molto potente… piu potente dello stesso Vlad, altrimenti non avrei colto la chiara nota di gelosia nella sua voce. Si, mi ha regalato questa esistenza e, per questo, dovro sempre essergli grata ma, allo stesso tempo, sono arrivata a disprezzarlo, disprezzarlo per la sua crudelta, la sua arroganza, le sue menzogne. Per lui, non sono altro che una cosa in suo possesso, nel migliore dei casi una compagna occasionale che tratta come desidera e manda via senza preoccuparsi dei miei sentimenti quando si stanca di me. Cinquant’anni fa mi diede il Bacio Oscuro perche, in vita, ero timida, grata, umile, innamorata di lui, ma ora che mi sono trasformata nella forte e sicura creatura che dovevo diventare, si annoia, e prova persino fastidio.
L’ultima volta che usci dal castello per cacciare, molti mesi fa (poiche tutti noi siamo troppo deboli per coprire la lunga strada che porta al Passo di Bistritsa, onde impostare lettere e cosi invitare ospiti al castello, come facevamo nei giorni andati… o cosi avevo sperato), diedi voce a una protesta: perche mi veniva richiesto di restare come una prigioniera al castello, in attesa di qualunque piccolo dono lui decidesse di portarmi, dopo che si fosse nutrito a suo piacimento? Era sua abitudine portarmi soltanto un neonato o un bambino pallido e anemico… per farmi restare piu debole di lui. Lo comprendo solo ora: questo era per far si che fosse sempre lui ad avere il controllo su tutto e su tutti.
Se avessi posseduto un po’ piu di forza fisica, lo avrei sfidato ma, la prima volta che si offri di cacciare per tutti noi, pensai, in tutta onesta, che fosse per gentilezza, e cosi accettai con gratitudine. E quando ritorno con soltanto un minuscolo neonato per me, da dividere con Dunya, era pieno di scuse e pretesti. Fu cosi che, la seconda volta che usci, credetti scioccamente che ci avrebbe portato qualcosa di grosso: un giovanotto vigoroso o una forte contadina.
Ma no, ritorno invece con un solo neonato malato dal quale bevvi per pura necessita poiche svenivo dalla fame, e lo divisi, per quanto potei, con Dunya. Dopotutto, ero come lui aveva sperato, veramente troppo debole persino per protestare, quando ando nuovamente a caccia.
Proprio come sono debole stasera; dopo che Vlad se ne e andato, mi sono coricata. La notte portava, di solito, un’ebbrezza talmente dolce! Ora invece porta solo consapevolezza e tristezza. Ci sono state delle volte (come stanotte) che la stanchezza mi ha impedito di alzarmi dalla bara. Di solito la mia bara stava accanto alla sua ma ora e stata confinata nella stanza di Dunya, perche Vlad si annoia ad avermi sempre vicino.
Giaccio qui, dove piango e rifletto sul fatto che dovrei chiudere gli occhi e accogliere la mia vera morte, che possa davvero donarmi il riposo finale.
Povera Dunya! La guardo, immobile nella sua bara. Temo che affrontera l’Assoluto prima di me poiche, tra tutti noi, e la piu debole; raramente emerge dal suo sonno profondo, ma continua a dormire con le palpebre pallide tirate sopra gli occhi neri. Anni fa, quando era forte e bella, ebbi pena di lei, pensando:
«Come potremo espletare tutte quelle cose che possono essere fatte soltanto durante la luce del giorno se non abbiamo un servo mortale?», ruggi e, per settimane, non parlo a nessuna delle due.
Non me ne curai; Dunya e sempre stata una compagna dolce e fedele. La sua sofferenza fu sostituita da un meraviglioso piacere, e abbiamo condiviso molte gioie, cosi come possono fare due sorelle. E stata Dunya a suggerire che io commissionassi un mio ritratto, che avrei potuto usare al posto dello specchio, in modo da non dovermi affidare alla sua descrizione. Questo fu fatto da un artista mortale le cui mani tremanti, fortunatamente, non ne diminuirono l’abilita e, per gratitudine, gli commissionai anche un altro ritratto, piu piccolo, di Dunya.
Ora la mia cara compagna e soltanto un simulacro pietoso, invecchiato, di quella bellezza che e appesa al muro (come devo essere anch’io). Giace nella sua bara con le braccia incrociate sul petto simile a un cadavere e, per tutti, sembra una vecchia defunta e rugosa, con il viso segnato, avvizzito e cereo, e le labbra sottili tirate che lasciano scoperti gli aguzzi denti ingialliti. Come mi mancano tutte quelle notti in cui ci tenevamo per mano e ci bisbigliavamo i nostri sogni una nell’orecchio dell’altra! Non sopporto di vederla cosi…
Ma la promessa della venuta di Elisabeth ha portato una nuova speranza e cosi, per la prima volta dopo molti anni, mi sono alzata e ho scritto nel mio diario. Potro veramente riavere la mia bellezza e la mia esuberanza?
Era stata una notte lunga e faticosa. Erano arrivate notizie dall’Aja di strani attacchi notturni ai cittadini da parte di un predatore dai denti aguzzi, forse un lupo. E cosi, dopo aver investigato, mi sono recato la e ho trascorso la notte aspettando vicino a una grande tomba il ritorno di un ricco e rispettato uomo d’affari che era morto di apoplessia dopo una vacanza in Ungheria. E stato un lavoro raccapricciante, ma sono felice di poter affermare che ora riposa in pace.
Dopo il dovere sono tornato a casa piu presto che ho potuto, poiche Gerda aveva cominciato a peggiorare terribilmente nel corso degli ultimi due giorni. Questa mattina presto, sono andato a vederla, com’e mia abitudine prima di ritirarmi. Di solito, faccio un vano tentativo di ipnotizzarla, per vedere quali notizie posso avere di Zsuzsanna e, quindi, di Vlad. Ma questa mattina, quando sono entrato, non stava fissando il soffitto come fa sempre. No, i suoi occhi erano chiusi, e il suo respiro era faticoso. Sono rimasto seduto con lei a lungo, controllandole il respiro, il battito cardiaco e i sintomi, cercando di comprendere le cause del suo peggioramento.
Non c’e una ragione fisica, oltre il suo legame psichico con Zsuzsanna. Di questo sono certo. Se lei si sta indebolendo ed e prossima alla morte, cio significa che e lo stesso per Zsuzsanna.
Il giorno per il quale avevo diligentemente lavorato per un quarto di secolo ora era li. Come Arminius aveva detto tanto tempo prima, il Patto funziona in entrambe le direzioni: distruggendo i malvagi figli di Vlad, indebolisco lui… e rafforzo me stesso. E, finalmente, e giunto il momento in cui io sono diventato il piu forte e posso infliggere a Vlad il destino che da lungo tempo si merita.
Cosi, dopo averla lasciata, non sono andato a letto; ho cominciato invece a preparare il baule e a controllare gli orari per vedere quali treni fossero diretti a est, e quando. La mia speranza era che, se fossi riuscito ad arrivare in Transilvania per uccidere in tempo sia Vlad che Zsuzsanna, a Gerda sarebbe stata risparmiata la morte e un’oscura resurrezione.
Sapevo anche pero che, se avessi fallito, non sarebbe stato sicuro per lei restare in questa casa con mamma e Katya, ne sarebbe stato al sicuro il becchino che avrebbe preso il corpo per seppellirlo. Gerda non potrebbe restare qui senza l’attento controllo di qualcuno che riesca a percepire i sintomi di un vampirismo incipiente e sappia come tenere a bada i Morti Viventi. Mentre facevo la valigia, ho riflettuto per un po’ su questo problema, poiche non c’e nessuno ad Amsterdam di cui mi possa fidare per un tale compito.
Ma a Londra qualcuno c’e: si tratta del mio amico John, con il suo manicomio. Non conpsce i dettagli della malattia di mia moglie, ma e molto interessato all’occultismo e possiede una mente aperta. Se gli impartiro istruzioni circa la segregazione e la cura di Gerda, seguira i miei ordini alla lettera.
Stavo componendo mentalmente, un telegramma per lui, quando suono il campanello. Aprii e trovai una robusta signora tedesca, appena oltre la mezza eta, con i capelli castani striati d’argento, un’ampia mascella e la carnagione rubizza segnata da una ragnatela di venuzze (e, lo ammetto, un grande ventre che intimidiva: quando si chino per salutare, mi attendevo quasi che cadesse in avanti).
«Herr Van Helsing?».
Sorrise nella maniera piu piacevole, e io seppi, immediatamente, che sarebbe stata una perfetta infermiera diurna per mamma, poiche emanava sia affidabilita che gentilezza. Non ebbi alcun bisogno di protezione psichica intorno a lei — portava persino un crocifisso, nascosto sotto i neri abiti vedovili — e cosi mi rilassai e le sorrisi mentre la facevo entrare.
«E voi dovete essere