Ritornerete presto, Mrs. Windham?».

Scossi la testa, ansiosa di lasciare quella triste casa e turbata da quello che Mary mi aveva detto.

«No. E ora che parta. Ho la mia famiglia da curare e ho gia salutato Mary».

Il suo ampio viso quadrato divenne genuinamente triste.

«Mi dispiace che dobbiate andar via dopo una visita cosi breve, signora. Ho visto che Mary vi ama moltissimo, e voi lei».

Mi voltai prima che vedesse le lacrime, e lei mi condusse all’entrata principale. Quando apri la porta, mi fermai e la guardai in viso, poi con leggerezza toccai con le dita la sua guancia.

Come avevo sperato, mi guardo negli occhi e cadde subito in trance.

«Non ricorderai niente di tutto cio», le dissi. «Non me, non il mio nome, non il mio aspetto, e se Mary ne parla, penserai che abbia il delirio. La cosa piu importante: non ne parlerai, finche vivi, con il dottor Van Helsing».

«Naturalmente», disse, e io sorrisi, rompendo l’incantesimo.

«Grazie, Frau Koehler».

La baciai sulla guancia come avrebbe fatto una sorella.

«Buon viaggio, Mrs. Windham».

Ora sono sulla nave diretta verso casa, dove mi sono trovata un posto nascosto di sotto (e una bella giornata e tutti stanno prendendo il sole sul ponte). A questo punto, mi permetto di lasciarmi andare profondamente nella trance per effettuare il collegamento con la signora Van Helsing. I fili che ci legano sono piuttosto deboli, ma con la pratica si rafforzeranno. Questo e cio che ho visto, soltanto qualche minuto fa.

Una stanza piccola e semplice dalle pareti bianche, con una finestra chiusa da sbarre di ferro nero che deturpano la vista di un giardino fiorito piu in basso. Sopra la finestra, un piccolo crocifisso d’oro.

Dietro di me, odo il rumore di una porta che si apre, e la voce bassa, profonda, di un uomo che dice:

«Gerda, carissima…».

Gerda, si! Ecco il suo nome.

La mia vista ruota di centottanta gradi. Ora mi trovo a guardare un uomo piu anziano con del bianco tra i capelli d’oro e le sopracciglia folte, e un sorriso che vuole mascherare la preoccupazione nei suoi occhi blu. Non si e sbarbato di recente, e la luce del sole che entra dalla finestra cade sui peli d’argento del mento e li illumina. Su di lui c’e un’aria di pesantezza, come se fosse Atlante, che porta il peso del mondo sulle sue spalle. Nello stesso tempo, c’e anche un’aria di bonta, riflessa nei suoi occhi e sui semplici e dolci lineamenti del viso.

Ha qualcosa di familiare, qualcosa che mi disturba; lo guardo e penso al mio defunto fratello, sebbene non si somiglino affatto. Conosco quest’uomo ma, per un istante, sono in imbarazzo, poiche e piu vecchio di quasi un quarto di secolo da quando ci incontrammo l’ultima volta, e gli anni e la tragedia l’hanno invecchiato.

Bram, pensa Gerda, ma il dolore profondo dentro di lei trattiene la sua lingua in modo tale che non riesce a parlare… e io, all’improvviso, ricordo. Quest’uomo anziano e la mia nemesi, Van Helsing, l’assassino del mio piccolo Jan, che sarebbe ancora accanto a me oggi, se Van Helsing non avesse ucciso il mio immortale figlio adottivo.

Bene. Van Helsing e con Gerda… in un manicomio, penso; in che altro modo possono essere spiegate le sbarre? E in quello stesso momento, lui comincia a farle delle domande:

Cosa vedi adesso?

«Non sono sicura. Vedo dell’acqua, una grande quantita di acqua verde… che scompare dietro di me, la linea della costa con minuscoli mulini a…».

La fermo appena prima che possa pronunciare la parola mulini a vento, anche se il danno e gia stato fatto. Adesso sapra che sono andata ad Amsterdam… ma che sia dannata se sapra quando, e se sono ritornata a Londra.

Lui le fa altre domande, ma lei rimane risolutamente in silenzio, finche l’uomo si arrende e se ne va.

Quando riemergo dal collegamento, scrivo subito tutto per non dimenticare nessun dettaglio. Raccontero a Elisabeth che Van Helsing si trova a Purfleet, da qualche parte vicino a Vlad. Lei si arrabbiera per il tempo perso… quindi non le dovro mai dire del mio terribile errore di aver dimenticato Gerda; non mi perdonerebbe mai.

E, se falliamo, io non perdonero mai me stessa.

Nello stesso tempo, sono profondamente turbata. Ogni volta che penso a Mary, e come se il mio cuore gelido fosse gentilmente riscaldato da una fiammella interna, una fiamma che lei ha riacceso facendomi ricordare cosa significhi sentire compassione umana, amore umano. Devo ucciderle il suo unico figlio?

Basta! Basta! Questi pensieri sono troppo pericolosi. Avro la mia vendetta…

Capitolo decimo

Il diario di Zsuzsanna Dracul

20 agosto. Nessun’altra indicazione su Bram Van Helsing da parte di Gerda; sospetto che lei abbia detto o fatto qualcosa che lo ha messo in allarme riguardo alla mia interferenza e lui deve aver eseguito qualche potente magia per impedirne la ripetizione. Siamo andate in giro per la citta, pezzo per pezzo, in cerca di una finestra con un’inferriata che guarda su un giardino fiorito, e abbiamo trovato due possibilita, incluso un manicomio accanto a Carfax, ma nessun Van Helsing, nessuna moglie. E possibile che sia cosi esperto da rendere entrambi invisibili?

E colpa mia se vengo tanto disgraziatamente superata da un semplice mortale; Vlad mi ha insegnato soltanto gli esercizi piu semplici per ipnotizzare, essere invisibile e per autoproteggermi, ma io non ho mai insistito per avere altre informazioni (adesso so che non me li avrebbe rivelati anche se glieli avessi chiesti, ma ci sono state alcune volte che avrei potuto impossessarmi di antichi tomi molto illuminanti e non lo feci). Onestamente non nutrivo alcun interesse per cose tanto “noiose”… e adesso e arrivato il momento di rimpiangerle.

Quando sono tornata da Amsterdam, il benvenuto di Elisabeth e stato piu dolce di quanto mi aspettassi; non le ho detto niente di Gerda, ma ho mentito e le ho detto invece che avevo morso Mary e avevo saputo che il buon dottore, in realta, si trova in qualche posto vicino a Londra. Questo l’ha sorpresa e l’ha resa contenta per cui, nei giorni seguenti, abbiamo trascorso alcune ore piacevoli insieme. Ma, per quanto il suo umore fosseassai gioviale, sembrava diventare un po’ insofferente e irritabile. Ho pensato che fosse per la frustrazione a seguito della nostra vana ricerca di Van Helsing e che stesse lottando per nasconderla per un riguardo verso di me. Ora ho capito meglio; dissimulava per me, e vero… ma non per gentilezza, bensi nel tentativo di ingannarmi.

Stanotte sto cominciando a capire quanto mi ha nascosto. E cosa mi ha detto: anche queste, sono tutte bugie?

E iniziato a meta mattinata. Stavamo diventando pazze nell’attesa dell’arrivo di Vlad, ma oggi ho avuto un forte presentimento che questo doveva essere il giorno. Cosi Elisabeth e io siamo corse immediatamente a Carfax (era una visione, vestita in raso rosa pallido e crema, con i lunghi riccioli tirati su sotto un cappellino in tinta; era come se si fosse intenzionalmente resa piu bella nel tentativo di smorzare la mia rabbia e i miei dubbi).

Avvolte nella protezione della nostra invisibilita, restammo un po’ distanti dalla vecchia e tetra casa, sotto un boschetto di grosse e cupe querce — Elisabeth non volle andare oltre — e guardammo gli operai consegnare le stesse casse di legno che avevo visto caricare e portare via dagli tzigani sui loro carri. In tutto cinquanta casse… e una che, senza dubbio, conteneva Vlad! La riconobbi dal chiarore ellittico che la circondava: un blu notte picchiettato d’oro, simile a un cielo illuminato dalle stelle, piu grande di qualunque aura gli abbia mai visto (bisogna tener conto che le mie abilita al riguardo sono sempre state meno che notevoli).

So che anche Elisabeth la vide, poiche trattenne il respiro, poi mi afferro un braccio e mi sibilo nell’orecchio:

«Ce ne dobbiamo andare subito!».

Confusa, mi voltai verso di lei aggrottando la fronte… e la mia confusione crebbe nel vedere la paura sul suo viso, malamente mascherata.

«Che cosa vuoi dire, con il fatto di andarcene? E arrivato; e giorno… Adesso e il momento! Quando gli

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