«Cosa e successo ieri con il Luna?»

«Voleva vedere il circolo» disse Ziggy. «E uscito dal tuo appartamento per prendere una boccata d’aria, abbiamo cominciato a parlare e poi sai com’e, una cosa tira l’altra.»

«Gia, non volevamo mica rapire il ragazzo» aggiunse Benny. «E non vogliamo che la vecchia della famiglia Morelli ci faccia il malocchio. Non che crediamo in quel genere di stregonerie, intendiamoci, ma meglio non rischiare.»

«Abbiamo sentito dire che ha fatto il malocchio a Carmine Scallari e che da quel momento, be’, non e piu riuscito a farlo» mi informo Ziggy.

«Si dice che abbia anche provato con quella nuova medicina, ma non c’e stato niente da fare» disse Benny.

Benny e Ziggy rabbrividirono involontariamente. Non volevano ritrovarsi nella stessa brutta situazione di Carmine Scallari.

Guardai verso l’ingresso e scorsi Morelli. Se ne stava da un lato, schiena contro il muro, a passare in rassegna la folla. Aveva un paio di jeans, scarpe da tennis nere e T-shirt nera sotto una giacca sportiva in tweed. Cosi vestito aveva un aspetto asciutto e predatore. Gli uomini gli si avvicinavano per parlare del piu e del meno e poi se ne andavano. Le donne lo guardavano da lontano, chiedendosi se fosse tanto pericoloso quanto sembrava, se meritasse la cattiva reputazione che aveva.

Incrocio il mio sguardo dall’altra parte della stanza e piego il dito nel gesto universalmente usato per dire vieni qui. Quando gli fui vicino mi cinse le spalle con un braccio, come a voler significare un senso di possesso, e mi diede un bacio sul collo, appena sotto l’orecchio. «Dov’e il Luna?»

«Sta guardando la TV con le figlie di Valerie. Sei qui perche speri di prendere Eddie?»

«No. Sono qui perche spero di prendere te. Penso che dovresti lasciare il Luna a dormire dai tuoi e tu potresti venire a casa mia.»

«Proposta allettante, ma sono con la nonna e Valerie.»

«Sono appena arrivato» disse Joe. «Tua nonna e riuscita a scoperchiare la bara?»

«E stata intercettata da Stiva.»

Morelli segui con il dito il pizzo lungo la cucitura della scollatura. «Mi piace questo pizzo.»

«Che mi dici della gonna?»

«La gonna sembra una tendina per la doccia. Ha un che di erotico. Mi sto domandando se indossi la biancheria intima.»

Oddio! «E la stessa, identica cosa che mi ha detto Ronald DeChooch.»

Morelli si guardo intorno. «Non l’ho visto quando sono entrato. Non sapevo che Ronald e Loretta facessero parte dello stesso giro.»

«Forse Ronald e qui per lo stesso motivo per cui sono qui Ziggy, Benny e Tom Bell.»

Ci si avvicino tutta sorridente la signora Dugan. «Congratulazioni» disse. «Ho sentito che vi sposate. Sono emozionata per voi. Ed e una bella fortuna che l’Associazione nazionale dei polacchi vi abbia messo a disposizione la PNA Hall per il ricevimento. Tua nonna deve aver fatto carte false per accaparrarsela.»

La PNA Hall? Guardai Morelli e alzai gli occhi al cielo mentre lui scuoteva la testa in silenzio.

«Chiedo scusa» dissi alla signora Dugan «devo trovare nonna Mazur.»

Attraversai a testa bassa il mare di gente fino alla nonna. «La signora Dugan mi ha appena detto che abbiamo affittato la PNA Hall per il ricevimento» le bisbigliai all’orecchio. «E la verita?»

«Lucilie Stiller l’aveva prenotata per il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei suoi genitori, ma la madre e morta ieri notte. Appena l’abbiamo saputo, non ci siamo lasciate sfuggire la sala. Non sono fortune che capitano tutti i giorni!»

«Non voglio un ricevimento alla PNA Hall.»

«Tutti vogliono un ricevimento alla PNA Hall» disse la nonna. «E il posto migliore del Burg.»

«Non voglio una cosa in grande. Voglio fare il ricevimento nel giardino sul retro.» Oppure faccio a meno del ricevimento. Non sono neanche sicura se ci sara un matrimonio!

«E se piove? Dove mettiamo tutte le persone?»

«Non voglio molti invitati.»

«Ci saranno un centinaio di persone solo nella famiglia di Joe» fece la nonna.

Morelli era alle mie spalle. «Mi sta venendo un attacco di panico» gli dissi. «Non riesco a respirare. Mi si sta gonfiando la lingua. Soffoco.»

«Un bel soffocamento e proprio quello che ci vuole» rispose lui.

Guardai l’orologio. La veglia sarebbe andata avanti ancora per un’ora e mezzo. Con la mia solita fortuna, Eddie sarebbe arrivato non appena me ne fossi andata via.

«Ho bisogno di un po’ d’aria» dissi. «Vado fuori per un paio di minuti.»

«Ci sono delle persone con cui non ho ancora parlato» disse la nonna. «Ti raggiungo piu tardi.»

Joe mi segui fuori e restammo in veranda, a respirare l’aria che veniva dalla strada, felici di lasciarci alle spalle l’odore di garofani e inalare a pieni polmoni i gas di scarico delle auto. L’illuminazione era accesa e in strada c’era un flusso costante di traffico. Dall’impresa di pompe funebri dietro di noi arrivavano suoni festosi. Non era musica rock, ma un sottofondo costante di voci e risate. Ci sedemmo su un gradino a guardare il traffico, tenendoci compagnia in silenzio. Eravamo li a rilassarci quando la Cadillac bianca ci passo davanti.

«Era Eddie DeChooch?» chiesi a Morelli.

«Mi e sembrato lui» rispose.

Nessuno dei due si mosse. Non potevamo fare molto se DeChooch ci passava davanti in macchina. Le nostre auto erano a due isolati da li.

«Dovremmo fare qualcosa per arrestarlo» dissi.

«A cosa pensavi?»

«Be’, ormai e troppo tardi, ma avresti dovuto sparare a una gomma.»

«Me lo ricordero per la prossima volta.»

Cinque minuti dopo eravamo ancora seduti li e DeChooch ci passo davanti un’altra volta.

«Gesu» disse Joe. «Cos’ha questo tipo?»

«Forse sta cercando parcheggio.»

Morelli balzo in piedi. «Vado a prendere il fuoristrada. Tu entra e avvisa Tom Bell.»

Joe parti e io andai da Bell. Sulle scale incrociai Myron Birnbaum. Un momento. Myron Birnbaum se ne stava andando. Stava per liberare un posto macchina e DeChooch stava cercando parcheggio. E conoscendo Myron Birnbaum ero praticamente certa che avesse parcheggiato poco distante. Non dovevo fare altro che tenere il posto di Birnbaum finche DeChooch non fosse arrivato. DeChooch avrebbe parcheggiato e io lo avrei intrappolato. Maledizione, quanto ero intelligente.

Seguii Birnbaum e, proprio come pensavo, aveva parcheggiato all’angolo, a tre macchine di distanza dalle pompe funebri di Stiva, ben incastrato tra una Toyota e un SUV Ford. Aspettai che uscisse dal parcheggio e poi saltai nello spazio che si era liberato facendo segno di andarsene alle macchine che volevano occuparlo. Eddie DeChooch vedeva a malapena oltre il paraurti anteriore della sua auto e quindi non c’era pericolo che mi individuasse da lontano. Il mio piano era tenergli il posto e poi nascondermi dietro il SUV quando la Cadillac si fosse avvicinata.

Sentii un clop clop di tacchi sul marciapiede e quando mi girai vidi che Valerie stava venendo verso di me.

«Che succede?» chiese. «Stai tenendo il posto per qualcuno? Vuoi che ti aiuti?»

Un’anziana alla guida di una Oldsmobile vecchia dieci anni si fermo vicino al posto vuoto e mise la freccia destra.

«Mi dispiace» le dissi, facendole segno di spostarsi. «Questo posto e occupato.»

L’anziana mi gesticolo di togliermi di mezzo.

Feci no con la testa. «Provi al parcheggio.»

Valerie era di fianco a me e agitava le braccia indicando il parcheggio: in quel momento sembrava uno di quei tipi che dirigono gli aeroplani sulle piste. Era vestita quasi come me, ma con un diverso abbinamento di colori. Le sue scarpe erano color lavanda.

L’anziana suono il clacson e comincio a entrare lentamente nello spazio che stavo tenendo occupato. Valerie fece un salto all’indietro ma io misi le mani sui fianchi, fissai la donna e non mi spostai di un millimetro.

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