vecchi pazzi che vogliono fuggire.
Vidi DeChooch uscire dall’edificio e partire con la sua Cadillac bianca. La polizia lo stava cercando, io lo stavo cercando, e lui se ne andava in giro con la Cadillac bianca. Non quello che si dice un criminale invisibile. E allora perche nessuno riusciva a prenderlo? Per quanto mi riguardava, sapevo la risposta. Ero un’incompetente.
Valerie era ancora a terra e bianca in viso.
«Forse e il caso che ripensi a questa faccenda della cacciatrice di taglie» suggerii a Valerie. Forse dovevo ripensarci anch’io.
Valerie torno a casa dei miei per prendersi una delle sue pasticche di Valium e io telefonai a Ranger.
«Mi chiamo fuori da questo caso» gli dissi. «Lo passo a te.»
«Di solito non ti tiri mai indietro» rispose. «Cosa c’e che non va?»
«DeChooch mi sta facendo passare per idiota.»
«E allora?»
«Dougie Kruper si e volatilizzato e credo che la sua scomparsa sia in qualche modo legata a DeChooch. La mia paura e che continuando a non concludere niente con DeChooch potrei mettere in pericolo Dougie.»
«Dougie Kruper e stato probabilmente rapito dagli alieni.»
«Vuoi prenderti questo caso, o no?»
«No, non lo voglio.»
«Bene. Va’ al diavolo.» Riattaccai e feci la linguaccia al telefono. Afferrai la borsa e l’impermeabile, uscii sul pianerottolo con passo pesante e imboccai le scale.
Nell’atrio c’era la signora DeGuzman. Viene dalle Filippine e non parla una parola di inglese.
«E un’umiliazione» dissi alla signora DeGuzman.
Lei mi sorrise e fece su e giu con la testa come quei cani che certa gente attacca sul lunotto posteriore.
Salii sulla CR-V e rimasi seduta per un momento a ripetermi cose del tipo:
Mancava poco alle cinque quando tornai nel mio appartamento. Aprii la porta e soffocai un grido. C’era un uomo nel mio soggiorno. Guardai meglio e vidi che era Ranger. Era seduto su una sedia, assolutamente rilassato, e mi guardava con attenzione.
«Mi hai riattaccato in faccia» disse. «Non ci provare mai piu.»
La voce era calma, ma aveva il solito, inconfondibile tono autoritario. Portava un paio di pantaloni sportivi neri, una maglia nera in fibra ultraleggera a maniche lunghe tirate su fino al gomito e un paio di costosi mocassini neri. Aveva i capelli cortissimi. Ero abituata a vederlo col suo abbigliamento da squadra speciale e capelli lunghi e non l’avevo riconosciuto subito. Suppongo che il cambio di immagine puntasse proprio a questo.
«E un travestimento?» chiesi.
Mi guardo senza rispondere. «Cos’hai nella busta?»
«Un maritozzo d’emergenza. Che ci fai qui?»
«Ho pensato che potremmo fare un patto. Quanto e importante per te acciuffare DeChooch?»
Oh, cavolo. «Cosa hai in mente?»
«Tu trovi DeChooch. Se hai problemi a catturarlo mi chiami. Se io ci riesco, tu vieni a letto con me.»
Il cuore mi si fermo. Io e Ranger facevamo questo gioco da un po’, ormai, ma non eravamo mai stati cosi espliciti.
«Veramente sarei fidanzata con Morelli» dissi.
Ranger sorrise.
Ci fu un rumore di chiave nella serratura e la porta di casa si spalanco. Morelli entro con decisione e lui e Ranger si salutarono con un cenno del capo.
«E finita la partita?» chiesi a Joe.
Lui mi fulmino con un’occhiata. «La partita e finita e ho anche finito di fare il baby sitter. E non voglio vederlo mai piu.»
«Dov’e?»
Morelli si giro a guardare. Nessuna traccia del Luna. «Cristo» disse Joe. Usci e torno trascinando in casa il Luna per il colletto della giacca e in quel momento mi fece pensare a una gatta che trascina il suo cucciolo scemo prendendolo in bocca dietro il collo.
«Piccola» disse il Luna.
Ranger si alzo e mi diede un biglietto con su scritto un nome e un indirizzo. «La proprietaria della Cadillac bianca» spiego. Si infilo la giacca di pelle nera e se ne ando. Un campione di socievolezza.
Morelli deposito il Luna su una sedia davanti alla TV, gli punto contro il dito e gli disse di non muoversi.
Rivolsi uno sguardo perplesso a Joe.
«Con Bob funziona» disse. Accese il televisore e mi fece segno di andare in camera da letto. «Dobbiamo parlare un po’.»
Un tempo l’idea di ritrovarmi in una camera da letto con Morelli mi spaventava a morte. Adesso mi fa perlopiu contrarre i capezzoli.
«Che c’e?» dissi, chiudendo la porta.
«Il Luna dice che oggi hai scelto un abito da sposa.»
Chiusi gli occhi e mi buttai all’indietro sul letto. «E vero! Mi sono lasciata trascinare.» Mugolai. «Mia madre e mia nonna si sono presentate qui da me e nel giro di pochi minuti mi sono ritrovata da Tina a provare abiti da sposa.»
«Me lo diresti se ci sposassimo, vero? Cioe, non sei il tipo che mi si presenta sulla porta di casa e mi dice che fra un’ora dobbiamo essere in chiesa.»
Mi misi seduta e lo guardai strizzando gli occhi. «Non c’e bisogno di impermalosirsi.»
«Gli uomini non si impermalosiscono» preciso Morelli. «Gli uomini si ubriacano. Le donne si impermalosiscono.»
Saltai su dal letto. «Questi commenti sessisti sono la tua specialita!»
«Calmati» disse. «Sono italiano. E normale che io faccia commenti sessisti.»
«Con me non funziona.»
«Dolcezza, sara meglio che sistemi la faccenda prima che a tua madre arrivi l’addebito del vestito da sposa sulla Visa.»
«Be’, tu cosa vuoi fare? Ti vuoi sposare?»
«Certo. Sposiamoci subito.» Allungo dietro una mano e chiuse la porta della camera a chiave. «Spogliati.»
«
Morelli mi distese sul letto con una spinta e si piego verso di me. «Il matrimonio e uno stato mentale.»
«Non a casa mia.»
Mi sollevo la maglietta per guardare sotto.
«Fermati! Aspetta un minuto!» dissi. «Non posso farlo con il Luna nell’altra stanza.»
«Sta guardando la televisione.»
Con la mano chiusa a coppa mi tocco l’osso pubico e con l’indice fece qualcosa di magico che mi fece brillare gli occhi e uscire un po’ di saliva dall’angolo della bocca. «La porta e chiusa, vero?»
«Si, e chiusa» rispose. Mi aveva fatto scivolare le mutandine alle ginocchia.
«Forse dovresti controllare.»
«Controllare cosa?»
«Il Luna. Verificare che non stia origliando dietro la porta.»
«Non mi importa se e dietro la porta.»
«A me si.»
Morelli fece un sospiro e rotolo via da sopra a me. «Mi sarei dovuto innamorare di Joyce Barnhardt. Lei avrebbe invitato il Luna a guardare.» Socchiuse la porta e guardo fuori. La apri un po’ di piu. «Oh, merda»