Roseanne Kreiner se ne stava al suo angolo, sotto la pioggia, bagnata fradicia e visibilmente infuriata. Se fossi stata un uomo l’avrei tenuta bene alla larga dal mio uccello. Aveva un paio di stivali a tacco alto e addosso una busta nera della spazzatura. Difficile dire cosa indossasse sotto quella busta. Forse niente. Passeggiava avanti e indietro facendo segno alle auto che passavano, e quando non si fermavano salutava i conducenti alzando il dito medio. Sul foglio di arresto c’era scritto che aveva cinquantadue anni.
Accostai al marciapiede e abbassai il finestrino. «Vai anche con le donne?»
«Tesoro, io vado con i maiali, le vacche, le anatre, e anche con le donne. Basta pagare e io ci sto. Venti verdoni per un lavoretto con le mani. Per tutta la giornata mi devi pagare lo straordinario.»
Le mostrai una banconota da venti e lei sali in macchina. Feci scattare la chiusura automatica degli sportelli e partii diretta alla centrale di polizia.
«Va bene qualsiasi stradina laterale» disse.
«Devo confessarti una cosa.»
«Oh, merda. Sei una piedipiatti? Non dirmi che sei una piedipiatti.»
«No, non sono una piedipiatti. Sono una cacciatrice di latitanti. Non ti sei presentata in tribunale il giorno prestabilito e devi fissare un’altra udienza.»
«Posso tenermi i venti dollari?»
«Va bene, tieniti i venti dollari.»
«Vuoi che ti dia una toccatina?»
«No!»
«Diamine. Non c’e bisogno di urlare. E solo che non ti volevo fregare. Faccio sempre quello per cui i clienti mi pagano.»
«E che mi dici del tipo al quale le hai suonate?»
«Non voleva pagare. Pensi che me ne stia qua fuori perche mi fa bene alla salute? Mia madre e in una casa di cura. Se non pago la retta mensile viene a vivere da me.»
«E sarebbe cosi tragico?»
«Piuttosto mi scopo un rinoceronte.»
Lasciai l’auto nel parcheggio della polizia, feci per ammanettarla ma lei comincio ad agitare le mani in aria.
«Non voglio che mi ammanetti» diceva. «Neanche per sogno.»
E poi, non so come, in quell’agitarsi e dimenarsi di mani la chiusura dello sportello si sblocco e Roseanne salto fuori dalla macchina e corse in strada. Aveva un certo vantaggio, ma portava i tacchi alti mentre io avevo un paio di scarpe da ginnastica e la riacciuffai dopo due isolati. Nessuna delle due era in forma. Lei fischiava a ogni respiro e io mi sentivo come se avessi avuto il fuoco nei polmoni. Le bloccai i polsi con le manette e lei si mise seduta.
«Non ti sedere» dissi.
«Non mi frega. Non vado da nessuna parte.»
Avevo lasciato la borsa in macchina e l’auto sembrava parecchio lontana. Se avessi fatto una corsa a prendere il mio cellulare Roseanne non sarebbe certo stata li al mio ritorno. Lei se ne stava seduta a piagnucolare, io in piedi a imprecare.
Certi giorni non vale proprio la pena alzarsi dal letto.
Avevo una gran voglia di darle un bel calcio in un fianco, ma probabilmente le avrei lasciato il segno e allora avrebbe potuto citare Vinnie per comportamento violento della cacciatrice di taglie. Vinnie detestava quando questo succedeva.
Aveva cominciato a piovere piu forte ed eravamo entrambe fradice. Avevo i capelli appiccicati sul viso e i Levi’s si erano inzuppati. Eravamo praticamente a un punto morto. Che fini quando ci passo davanti in auto Eddie Gazzara che andava a pranzo. Eddie e uno sbirro di Trenton ed e sposato con mia cugina Shirley la Piagnona.
Eddie abbasso il finestrino e scosse la testa facendo dei versi con aria di sufficienza.
«Ho un problema con un MC» gli dissi.
Eddie sorrise. «Lo vedo.»
«Che ne dici di aiutarmi a feria salire in macchina da te?»
«Piove! Mi bagnera tutto.»
Lo guardai a occhi stretti.
«Ti costera qualcosa» disse Gazzara.
«Non ho intenzione di fare la baby sitter.» I suoi figli erano carini, ma l’ultima volta che ero rimasta da loro mi ero addormentata e mi avevano tagliato venti centimetri di capelli.
Un altro verso di sufficienza. «Ehi, Roseanne» grido. «Vuoi un passaggio?»
Roseanne si alzo e lo guardo. Stava decidendo.
«Se sali in macchina, Stephanie ti regala dieci verdoni» disse Gazzara.
«E invece no» urlai. «Gliene ho gia dati venti.»
«Ti sei fatta dare una toccatina?» chiese Gazzara.
«No!»
Fece ancora un altro verso.
«Allora» disse Roseanne «che facciamo?»
Mi soffiai via i capelli dal viso. «Facciamo che ti do un calcio alle reni se non trascini le chiappe in quella macchina.»
Quando si mette veramente male… conviene sempre provare con una minaccia vana.
Capitolo 6
Parcheggiai la macchina sotto casa e arrancai verso l’appartamento, lasciandomi alle spalle una scia di pozzanghere. Benny e Ziggy mi aspettavano nell’ingresso.
«Ti abbiamo portato della confettura di fragole» disse Benny. «E di quella buona. Smucker, la marca migliore.»
Presi la marmellata e aprii la porta dell’appartamento. «Che cosa volete?»
«Abbiamo sentito dire che hai sorpreso Chooch mentre si faceva un cicchetto insieme a padre Carolli.»
Sorridevano, godendosi evidentemente la situazione.
«Quel Choochy e proprio un fenomeno» disse Ziggy. «E vero che ha sparato a Gesu?»
Sorrisi anch’io. Choochy era davvero un fenomeno. «Le notizie volano» commentai.
«Abbiamo, come dire, degli agganci» rispose Ziggy. «A ogni modo, voghamo solo sapere il tuo parere. Come ti e parso Choochy? Stava bene? Era lucido o no?»
«Ha sparato un paio di colpi al Luna, ma lo ha mancato. Carolli mi ha detto che Chooch e facilmente eccitabile da quando ha avuto l’ictus.»
«E non ci sente piu neanche tanto bene» aggiunse Benny.
Al che si scambiarono un’occhiata. Questa volta senza sorridere.
I Levi’s che avevo addosso sgocciolavano e avevano formato un laghetto sul pavimento della cucina. Ziggy e Benny si erano debitamente allontanati.
«Dov’e il tuo amico imbranato?» chiese Benny. «Non viene piu in giro con te?»
«Aveva delle cose da fare.»
Mi sfilai di dosso i vestiti non appena Benny e Ziggy se ne furono andati. Rex correva sulla sua ruota, fermandosi di tanto in tanto per guardarmi, incapace di afferrare il concetto di pioggia. A volte rimaneva seduto sotto la bottiglietta dell’acqua che gli gocciolava in testa, ma in generale la sua esperienza di tempo atmosferico era limitata.
Indossai una T-shirt nuova e un paio di Levi’s puliti e mi asciugai i capelli con il phon. Una volta finito, mi ritrovai con una chioma tutto volume e niente forma, cosi decisi di creare una sorta di diversivo applicando un eye-liner azzurro vivo sugli occhi.
Mi stavo infilando gli stivali quando squillo il telefono.