cercando perche pensano che sia coinvolto in un omicidio.»
«E lui crede che io abbia qualcosa di suo.»
«Gia.» Mentre guidavo guardai il Luna, chiedendomi se avesse qualcosa fuori posto in testa, e se magari qualche informazione importante potesse riaffiorare in superficie.
«Allora che ne pensi?» chiese. «Pensi che Samantha di
«No» dissi. «Penso che debba storcere il naso.»
Il Luna espresse il suo serio ragionamento: «E quello che credo anch’io».
Era lunedi mattina e mi sentivo come se mi avesse investito un camion. Sul ginocchio si era formata una crosticina e il naso mi faceva male. Mi trascinai fuori dal letto e zoppicai fino al bagno. Ah! Avevo tutti e due gli occhi neri. Uno era parecchio piu nero dell’altro. Mi misi sotto la doccia e ci rimasi forse per un paio d’ore. Quando barcollai fuori, il naso mi faceva meno male, ma gli occhi erano peggio di prima.
Cosa importante da ricordare: due ore sotto la doccia sono da evitare nelle fasi iniziali di un occhio nero.
Mi asciugai i capelli con il phon e li raccolsi in una coda di cavallo. Indossai la mia solita uniforme di jeans e T-shirt elasticizzata e andai in cucina a racimolare la colazione. Da quando Valerie era tornata, mia madre aveva avuto troppo da fare per prepararmi la solita busta di cibo da portare a casa, e cosi non c’era traccia di torta rovesciata di ananas nel frigorifero. Mi versai un bicchiere di succo d’arancia e infilai una fetta di pane nel tostapane. Era tutto tranquillo nel mio appartamento. Sereno. Bello. Troppo bello. Troppo sereno. Uscii dalla cucina e mi guardai in giro. Tutto sembrava in ordine. Tranne che per il piumone stropicciato e il cuscino sul divano.
Oh, merda! Il Luna non c’era piu. Maledizione, maledizione, maledizione.
Corsi alla porta. Era chiusa a chiave. La catenella di sicurezza della serratura era stata rimossa e penzolava. Aprii la porta e guardai fuori. Nessuno lungo il corridoio. Guardai dalla finestra del soggiorno verso il parcheggio. Niente Luna. Nessun soggetto losco ne auto. Chiamai a casa del Luna. Nessuna risposta. Gli scrissi un messaggio dicendogli che sarei tornata presto e che avrebbe dovuto aspettarmi. Diavolo, tutti entrano a casa mia forzando la serratura. Fissai il biglietto sulla porta di casa con lo scotch e partii.
La prima tappa fu a casa del Luna. C’erano i suoi due coinquilini, ma lui no. Seconda tappa, casa di Dougie. Un buco nell’acqua. Passai davanti al circolo sociale, a casa di Eddie, e a casa di Ziggy. Tornai nel mio appartamento. Del Luna nessuna traccia.
Chiamai Morelli. «Se ne e andato» dissi. «Era gia andato via quando mi sono alzata stamattina.»
«E cosi grave?»
«Si, e grave.»
«Terro gli occhi aperti.»
«Non ci sono stati, ehm…»
«Cadaveri riportati a riva dalle onde? Corpi ritrovati nella discarica? Arti smembrati infilati nella cassetta per le consegne notturne del negozio di video? No. Niente di tutto questo. E stato tutto tranquillo.»
Riagganciai e chiamai Ranger. «Aiuto» dissi.
«Ho sentito dire che ieri sera ti sei fatta malmenare di brutto da un’anziana» rispose. «E proprio arrivato il momento di prendere qualche lezione di autodifesa, bambina. La tua immagine non ci guadagna se ti fai prendere a botte da una vecchietta.»
«Ho problemi ben piu gravi da risolvere. Facevo da baby sitter al Luna ed e scomparso.»
«Forse se l’e semplicemente svignata.»
«O forse no.»
«Ha preso la macchina?»
«La sua macchina e ancora nel parcheggio sotto casa mia» dissi.
Ranger rimase un attimo in silenzio. «Chiedero in giro e poi ti faro sapere.»
Chiamai mia madre. «Non hai visto il Luna, vero?» le domandai.
«Cosa?» urlo. «Cosa hai detto?»
In sottofondo sentivo Angie e Mary Alice che correvano per casa. Stavano urlando e sembrava che stessero battendo sulle pentole.
«Che cosa sta succedendo?» urlai al telefono.
«Tua sorella e uscita per un colloquio di lavoro, e le bambine stanno facendo una parata.»
«Sembra piu la Terza guerra mondiale. Il Luna e capitato li da voi stamattina?»
«No. Non lo vedo da ieri sera. E un tipo un po’ strano, vero? Sei sicura che non si droghi?»
Lasciai sulla porta il biglietto per il Luna e andai in ufficio. Connie e Lula erano sedute alla scrivania di Connie e fissavano la porta della tana privata di Vinnie.
Connie mi fece segno di rimanere zitta. «Joyce e dentro con Vinnie» sussurro. «Sono dentro da dieci minuti ormai.»
«Dovevi essere qui all’inizio quando Vinnie faceva versi da mucca. Ho idea che Joyce lo stesse mungendo» disse Lula.
Dietro le porte chiuse si sentiva gemere e grugnire sommessamente. Poi i grugniti cessarono e Lula e Connie si sporsero in avanti speranzose.
«Questa e la parte che preferisco» disse Lula. «Qui e il momento in cui cominciano con le sculacciate e Joyce abbaia come un cane.»
Mi allungai in avanti con loro, ad ascoltare le sculacciate e sperando di sentire Joyce abbaiare come un cane, imbarazzata ma allo stesso tempo incapace di andarmene.
Mi sentii tirare indietro per la coda. Ranger era entrato alle mie spalle e mi aveva preso per i capelli. «Mi fa piacere vedere che ti ammazzi di lavoro per trovare il Luna.»
«
Ranger mi schiaccio contro di se e il calore del suo corpo comincio a invadere il mio. «Non credo che valga la pena aspettare, bambina.»
Ci fu rumore di schiaffi e qualche grido, poi piu niente.
«Be’, e stato divertente» disse Lula «ma ogni divertimento ha un prezzo. Joyce entra la dentro unicamente quando vuole qualcosa. E c’e solo un caso importante ancora in sospeso.»
Guardai Connie. «Eddie DeChooch? Vinnie non affiderebbe Eddie a Joyce, giusto?»
«Di solito si abbassa a tanto solo quando c’e di mezzo una bella cavalcata» disse Connie.
«Gia, per la parte dello stallone e disposto a tutto» aggiunse Lula.
La porta si apri e Joyce usci con stizza dall’ufficio. «Mi servono i documenti su DeChooch» disse.
Feci per avventarmi contro di lei, ma Ranger mi teneva ancora per i capelli e cosi non andai molto lontano. «Vinnie» urlai «vieni subito qui!»
La porta dell’ufficio di Vinnie si chiuse fragorosamente e si senti lo scatto della serratura.
Lula e Connie guardarono Joyce di traverso.
«Ci vorra un po’ per mettere insieme tutte le carte» avverti Connie. «Forse dei giorni.»
«Nessun problema» disse Joyce. «Tornero.» Guardo verso di me. «Bello, quell’occhio. Molto attraente.»
Dovevo proprio portare Bob a fare un altro giro nel giardino di Joyce. Forse avrei potuto intrufolarmi in casa e fargli fare i suoi bisogni proprio sul letto.
Ranger mollo la presa sulla mia coda di cavallo ma continuo a tenermi una mano sul collo. Cercai di rimanere calma, ma la sensazione della sua mano sul mio corpo mi ronzava dentro fino alla punta dei piedi e da varie altre parti.
«Nessuno dei miei contatti ha visto qualcuno che corrisponda alla descrizione del Luna» disse Ranger. «Ho pensato che potremmo discutere dell’argomento con Dave Vincent.»
Lula e Connie guardarono verso di me. «Cosa e successo al Luna?»
«E scomparso» risposi. «Proprio come Dougie.»