Capitolo 8

Ranger era alla guida di una Mercedes nera che sembrava appena uscita dalla concessionaria. Le auto di Ranger erano sempre nere, sempre nuove e sempre di dubbia proprieta. Aveva un cercapersone e un cellulare fissati al parasole e sotto il cruscotto un’antenna radar per intercettare le comunicazioni radio della polizia. Sapevo anche, per esperienza passata, che nascosti da qualche parte nella macchina c’erano un fucile a canne mozze e un’arma d’assalto, e che portava una semiautomatica agganciata alla cintura. Ranger e uno dei pochi civili a Trenton con l’autorizzazione a portare armi nascoste. E proprietario di palazzi di uffici a Boston, ha una figlia in Florida — frutto di un matrimonio fallito — ha lavorato in tutto il mondo come mercenario e il suo codice di condotta non e esattamente in linea con il nostro sistema legale. Non ho idea di che accidenti di persona sia… ma mi piace.

Lo Snake Pit non aveva ancora aperto i battenti, ma nel piccolo parcheggio adiacente l’edificio c’erano gia delle auto e la porta principale era socchiusa. Ranger parcheggio accanto a una BMW nera, poi entrammo. Un gruppo di addetti alle pulizie stava lucidando il bancone del bar e lavando il pavimento. Da una parte c’erano tre ragazzi muscolosissimi che bevevano caffe e parlavano. Immaginai che fossero dei lottatori che ripassavano lo schema di combattimento. E capii anche perche la nonna usciva presto dal bingo per venire allo Snake Pit. La possibilita che a uno o piu di quegli uomini che bevevano il caffe venissero strappate via le mutande in mezzo al fango esercitava una certa attrattiva. La verita e che mi fa un effetto un po’ strano guardare degli uomini nudi con quei loro aggeggi e pendagli in liberta. Pero c’e sempre il fattore curiosita. Credo sia un po’ come quando ti trovi davanti a un incidente stradale: ti senti obbligato a guardare anche se sai che quello che stai per vedere ti spaventera a morte.

C’erano due uomini seduti a un tavolo che rileggevano quello che sembrava un documento di contabilita. Avevano sui cinquant’anni e un fisico da frequentatori di palestra, con indosso pantaloni sportivi e maglie leggere. Alzarono lo sguardo quando io e Ranger entrammo. Uno di loro saluto Ranger.

«Dave Vincent e il suo commercialista» mi spiego Ranger. «Vincent e quello con la maglia marrone chiaro. Quello che mi ha salutato.»

Un abbinamento perfetto con la casa di Princeton.

Vincent si alzo e ci venne incontro. Sorrise quando vide il mio occhio da vicino. «Tu devi essere Stephanie Plum.»

«Avrei potuto eliminarla» dissi. «Mi ha colto di sorpresa. Si e trattato di un incidente.»

«Stiamo cercando Eddie DeChooch» intervenne Ranger.

«Tutti stanno cercando Eddie DeChooch» rispose Vincent. «Il nostro amico e un matto.»

«Pensavamo che magari si tiene in contatto con i suoi soci in affari.»

Dave Vincent alzo le spalle. «Non l’ho visto.»

«Guida la macchina di Mary Maggie.»

Vincent lascio intravedere un po’ d’impazienza. «Non mi immischio nelle vite private dei miei dipendenti. Se Mary Maggie vuole prestare la macchina a Chooch, sono affari suoi.»

«Ma se lo tiene nascosto diventano affari miei» affermo Ranger. Cosi dicendo, girammo i tacchi e ce ne andammo.

«Allora» dissi quando salimmo in macchina. «Mi sembra che sia andata bene.»

Ranger mi rispose con un sorriso. «Staremo a vedere.»

«E adesso che facciamo?»

«Benny e Ziggy. Saranno di sicuro al circolo.»

«Oh diamine» esclamo Benny quando venne alla porta. «Che c’e adesso?»

Ziggy si trovava un passo dietro di lui. «Non siamo stati noi a farlo.»

«A fare cosa?» domandai.

«Qualsiasi cosa» rispose Ziggy «Qualsiasi cosa sia, non siamo stati noi.»

Io e Ranger ci scambiammo un’occhiata.

«Dov’e?» chiesi a Ziggy.

«Dov’e chi?»

«Il Luna.»

«E una domanda a trabocchetto?»

«No. E una domanda assolutamente seria. Il Luna e scomparso.»

«Sei sicura?»

Io e Ranger lo guardammo fisso e in silenzio.

«Merda» disse infine Ziggy.

Lasciammo Benny e Ziggy senza aver potuto aggiungere altre informazioni a quelle che gia avevamo. Ovvero nessuna. Per non parlare poi del fatto che mi sentivo come se avessi appena partecipato a un classico sketch di Stanlio e Ollio.

«Direi che e andata quasi bene quanto il nostro colloquio con Vincent» dissi a Ranger.

Con questa osservazione mi guadagnai un altro sorriso. «Sali in macchina. Ora facciamo una visita a Mary Maggie.»

Gli risposi con un saluto militare e salii a bordo. Non ero sicura che saremmo approdati a qualcosa ma era comunque piacevole andarsene in giro con Ranger. Avere lui accanto mi assolveva da ogni responsabilita. Io ero chiaramente la sua sottoposta. Ed ero protetta. Nessuno avrebbe osato spararmi finche fossi stata con lui. E se anche mi avessero sparato, ero sicurissima che non sarei morta.

Rimanemmo in silenzio fino al condominio di Mary Maggie, parcheggiammo una fila piu in la dalla sua Porsche e prendemmo l’ascensore fino al settimo piano.

Dopo aver bussato un paio di volte, Mary Maggie venne ad aprirci. Quando ci vide le si mozzo il fiato e fece un passo indietro. Di norma una reazione del genere potrebbe essere interpretata come segno di paura o di colpevolezza. Nel caso specifico era la normale reazione che ogni donna ha nel trovarsi di fronte a Ranger. Bisognava pero riconoscere a Mary Maggie che la vista di Ranger non l’aveva fatta ne arrossire ne balbettare. La sua attenzione si sposto da lui a me. «Di nuovo tu» disse.

La salutai con un gestaccio.

«Che ti e successo all’occhio?»

«Un litigio per un parcheggio.»

«A quanto pare non hai avuto la meglio.»

«Le apparenze ingannano» dissi. Non necessariamente in questo caso… ma qualche volta si.

«DeChooch era in giro in macchina l’altra sera» intervenne Ranger. «Pensavamo che forse l’avevi visto.»

«No.»

«Guidava la tua auto ed e rimasto coinvolto in un incidente. Da pirata della strada.»

Dall’espressione che aveva dipinta in viso, era chiaro che Mary Maggie apprendeva dell’incidente solo in quel momento.

«Tutta colpa della vista. Non dovrebbe guidare di notte» commento.

Verita sacrosanta. Per non parlare del cervello, che avrebbe dovuto proprio tenerlo lontano dalle strade. Quell’uomo era un pazzo.

«Qualcuno si e ferito?» chiese Mary Maggie.

Ranger scosse la testa.

«Ci chiami se lo vedi, non e vero?» dissi.

«Certo» rispose Mary Maggie.

«Non ci chiamera» dissi a Ranger quando fumino nell’ascensore.

Lui si limito a guardarmi.

«Cosa c’e?»

«Devi avere pazienza.»

Quando le porte dell’ascensore si aprirono sul parcheggio sotterraneo, saltai fuori. «Pazienza? Il Luna e Dougie sono scomparsi e ho il fiato di Joyce Barnhardt sul collo. Andiamo in giro a parlare con la gente, ma non

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