sua Porsche.»

Non c’era da sorprendersi. Probabilmente era da qualche parte a valutare i danni alla Cadillac.

«Ha un incontro di wrestling questa sera» dissi a Lula. «Possiamo andare a parlarle la.»

Quando arrivai sotto casa controllai le auto che erano nel parcheggio. Niente Cadillac bianca, niente limousine nera, niente auto di Ziggy e Benny, niente Porsche targata MMM-YUM, niente auto superlusso — e probabilmente rubata — di Ranger. Solo il fuoristrada di Joe.

Quando entrai in casa trovai Morelli spaparanzato davanti alla TV con in mano una birra.

«Mi hanno detto che hai distrutto la macchina» disse.

«Si, ma io sto bene.»

«Mi hanno detto anche quello.»

«DeChooch e svitato. Spara alle persone. Le prende sotto di proposito. Che devo fare con lui? Non e un comportamento normale… neanche fosse un vecchio malavitoso. Va bene che e depresso, ma insomma.» Andai in cucina e diedi a Rex un pezzetto di focaccia che mi era rimasta dal pranzo.

Morelli mi segui in cucina. «Come sei venuta a casa?»

«Vinnie mi ha prestato una moto.»

«Una moto? Che genere di moto?»

«Una Harley. Una Dyna Low Rider.»

Gli si piegarono occhi e bocca in un sorriso. «Vai in giro su uno di quei superbolidi?»

«Si. E ho gia avuto un orgasmo.»

«Tutto da sola?»

«Si.»

Morelli scoppio a ridere e mi si avvicino, schiacciandomi contro il piano di lavoro e cingendomi la vita, la bocca che mi accarezzava l’orecchio e il collo. «Scommetto che riesco a fare di meglio.»

Il sole era tramontato e in camera da letto era buio. Morelli dormiva accanto a me. Persino nel sonno Joe trasmetteva una sensazione di energia trattenuta. Aveva un corpo snello e sodo. La bocca era morbida e sensuale. I lineamenti del viso si erano fatti piu spigolosi con l’eta e lo sguardo era diventato piu attento. Ne aveva viste tante con il suo lavoro di poliziotto. Forse troppe.

Buttai l’occhio alla sveglia. Le otto. Le otto! Cavolo. Dovevo essermi addormentata anch’io. Un attimo prima facevamo l’amore e adesso si erano fatte le otto!

Svegliai Morelli con qualche scossone.

«Sono le otto!» dissi.

«Oh-oh.»

«Bob! Dov’e Bob?»

Joe salto via dal letto. «Merda! Sono venuto qui direttamente dal lavoro. Bob non ha cenato!»

Il che significava che Bob si era probabilmente mangiato tutto ormai… divano, televisore, battiscopa.

«Vestiti» disse Morelli. «Daremo da mangiare a Bob e poi andremo a farci una pizza. Dopo puoi rimanere da me.»

«Non posso. Devo lavorare questa sera. Io e Lula non siamo riuscite a parlare con Mary Maggie oggi, quindi vado allo Snake Pit. Ha un incontro alle dieci.»

«Non ho tempo per discutere. Probabilmente Bob si e gia mangiato anche il muro. Vieni da me quando hai finito allo Snake Pit.» Mi prese e mi diede un bacio, poi corse via.

«Okay» dissi, ma Morelli se ne era gia andato.

Non ero sicura di come ci si dovesse vestire per andare allo Snake Pit, ma un’acconciatura da puttanella mi sembrava la scelta piu giusta e quindi mi diedi da fare con bigodini e cotonatura. Alla fine ero piu alta di quasi dieci centimetri. Per involgarirmi ancora di piu mi feci un trucco pesante, indossai una minigonna elasticizzata nera e tacchi da dieci centimetri. Mi sentivo una pantera. Presi la giacca di pelle e le chiavi della macchina dal piano della cucina. Un momento. Quelle non erano le chiavi della macchina. Erano quelle della moto. Merda! Non sarei mai riuscita a ficcare quell’acconciatura dentro il casco.

Niente panico, mi dissi. Riflettiamo un attimo. Dove puoi trovare una macchina? Valerie. Valerie ha la Buick. Ora la chiamo e le dico che vado in un posto dove ci sono donne mezze nude. Del resto e questo quello che le lesbiche vogliono vedere, giusto?

Dopo dieci minuti, Valerie venne a prendermi sotto casa. Portava ancora i capelli dietro le orecchie e si era completamente struccata a parte il rossetto rosso sangue. Portava scarpe nere stringate da uomo, un gessato grigio con pantaloni sportivi e una camicia bianca che teneva sbottonata. Non cedetti alla tentazione di verificare se dalla scollatura si intravedesse un petto villoso.

«Come e andata oggi?» le chiesi.

«Ho delle scarpe nuove! Guardale. Non sono favolose? Penso che siano le scarpe perfette per una lesbica.»

Bisognava ammetterlo: Valerie non prendeva le cose alla leggera. «Intendevo il lavoro.»

«Non e andata bene. C’era da aspettarselo, immagino. Se all’inizio non riesci…» Si appoggio al volante e riusci a far curvare la Buick. «Pero ho iscritto le bambine a scuola. E gia qualcosa.»

Lula stava aspettando sul marciapiede quando arrivammo a casa sua.

«Questa e mia sorella Valerie» dissi a Lula. «Viene con noi perche ha la macchina.»

«A quanto pare compra i vestiti al reparto moda maschile.»

«Ci sta facendo un giro di prova.»

«Per me va bene» disse Lula.

Il parcheggio dello Snake Pit era strapieno, quindi fummo costrette a lasciare la macchina lungo la strada, a mezzo chilometro da li. Quando arrivammo alla porta d’ingresso mi facevano gia malissimo i piedi e stavo cominciando ad apprezzare i vantaggi dell’essere lesbiche. Le scarpe di Valerie sembravano belle comode.

Ci sedemmo a un tavolo in fondo alla sala e ordinammo da bere.

«Come facciamo a parlare con Mary Maggie?» domando Lula. «Da quaggiu non si vede quasi niente.»

«Ho controllato il locale. Ci sono solo due porte, cosi dopo che Mary Maggie avra finito il suo incontro ci metteremo ognuna a una porta e la fermeremo prima che riesca a uscire.»

«Mi sembra un buon piano» approvo Lula, ingollando il suo drink tutto d’un fiato, pronta a ordinarne un altro.

In sala c’erano alcune donne con accompagnatore, ma il locale era perlopiu frequentato da uomini apparentemente seri che speravano che in tutto quel dimenarsi nel fango saltasse via qualche perizoma, il che immagino sia l’equivalente del placcaggio di un quarterback.

Valerie aveva gli occhi spalancati. Difficile dire se per l’entusiasmo o l’isteria.

«Sei sicura che qui incontreremo delle lesbiche?» urlo per farsi sentire sopra il chiasso della sala.

Io e Lula ci guardammo intorno. Non vedevamo nessuna lesbica. Almeno nessuna vestita come Valerie.

«Non si sa mai quando possono arrivare» disse Lula. «Forse dovresti provare a bere qualcos’altro. Mi sembri un po’ pallida.»

Quando vennero a prendere le ordinazioni lasciai un biglietto da consegnare a Mary Maggie. Le indicai il tavolo a cui sedevo e aggiunsi che avevo un messaggio da riferire a Eddie DeChooch.

Mezz’ora dopo stavo ancora aspettando una risposta da Mary Maggie. Lula si era gia bevuta quattro Cosmopolitan e non dava il minimo segno di cedimento, mentre Valerie si era tracannata due bicchieri di Chablis ed era molto allegra.

Nella fossa dei combattimenti le donne si prendevano a botte. Di tanto in tanto l’ubriaco di turno finiva nella melma e veniva sbattuto di qua e di la finche non ingoiava una quintalata di fango e veniva poi cacciato dal buttafuori. Era tutto un gran tirare di capelli, schiaffoni e rotolamenti. Dopo tutto il fango e scivoloso. Fino a quel momento non era stato strappato nessun perizoma, ma c’era una serie di seni nudi spalmati di fango, tanto siliconati da sembrare sul punto di scoppiare. Tutto sommato, la cosa non doveva essere poi cosi piacevole e mi sentivo contenta di avere un lavoro dove mi sparavano. Sempre meglio che sguazzare mezza nuda nel fango.

Una voce annuncio l’incontro di Mary Maggie, la quale si presento sul ring con un bikini color argento. Evidentemente era tutto studiato. Porsche argentata, bikini argentato. Fu accolta da un tifo rumoroso. Mary Maggie e famosa. Poi usci l’altra lottatrice. Il suo nome da combattimento era Animale e, detto fra noi, non mi sembrava si

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