bionda, che stava facendo un solitario a un tavolino in fondo al ristorante vuoto. Falcon prego il vecchio di darle un biglietto di presentazione che scrisse su un foglio del taccuino. Il vecchio si allontano con passo incerto, poso il biglietto davanti a Mercedes, le riferi l'ordinazione e ricevette un po' di soldi per comprare la bistecca.

Mercedes, attraversato lentamente il locale, afferro il pechinese per la collottola e gli accarezzo la pancia prima di buttarlo sotto un tavolo vuoto. Sedette di fronte a Javier e gli domando se fosse il figlio di Francisco Falcon. Javier confermo.

«Io non l'ho mai conosciuto personalmente», disse la donna. «E nemmeno Pilar ho conosciuto, ma ero amica di Mercedes, la sua matrigna, signore, che aveva piu o meno la mia eta. Veniva spesso a pranzo nel ristorante che i miei avevano nel Grand Hotel Villa de France. Eravamo molto unite e la sua morte per me e stato un dolore terribile.»

«Non l'ho mai definita matrigna», disse Falcon, «l'ho sempre chiamata la mia seconda madre. Anche noi eravamo molto uniti.»

«Si, mi diceva sempre che la considerava un vero figlio. Quanto avrebbe voluto che seguisse le orme di suo padre! Sperava che lei potesse diventare un artista anche piu grande di lui.»

«Avevo appena otto anni a quel tempo.»

«Allora quello non lo ricorda?», chiese la donna, accennando a qualcosa alle spalle di Javier.

In una semplice cornice nera sulla parete Falcon vide il disegno di una donna. Sotto si leggeva: «Mercedes».

«No, non lo ricordo.»

«L'ha disegnato lei nell'estate del 1963. Mercedes me lo aveva dato come regalo di Natale. Raffigura la sua seconda madre, naturalmente, non sono io quella. Le chiesi perche lo avesse dato a me e lei mi rispose in maniera stranissima: 'Perche con te sara al sicuro'.»

A Falcon salirono le lacrime agli occhi, ma aveva rinunciato ormai a controllare le emozioni.

«E annegata», disse. «Rammento ancora la sera in cui e uscita per non tornare piu. Il corpo non e mai stato ritrovato e credo che non rivederla abbia reso la perdita ancora piu dura per me. Avevo visto mia madre nella bara…»

«Dov'e ora suo padre?»

«E morto due anni fa.»

«Forse ricorda qualcun altro di quel periodo… l'agente di suo padre, Ramon Salgado?»

Falcon annui con forza e le racconto che Salgado era stato appena assassinato e che lui era un investigatore della polizia. Le rivelo la ragione della sua presenza a Tangeri, mentre il vecchio ritornava malfermo sulle gambe con la bistecca e l'insalata, sulle quali alito pesantemente mentre serviva.

«Se a quel tempo fosse stato un investigatore, forse avrebbe potuto indagare sulla morte di Mercedes con uno sguardo un po' piu acuto di quello della polizia di qui.»

«Che intende dire, signora Romero?» domando Falcon in tono sommesso.

«Non dovrei parlare male dei morti, ma Mercedes era mia amica e io ho sofferto molto per la sua perdita, specialmente cosi, in una disgrazia sul mare. Aveva trascorso moltissimo tempo sul mare, Mercedes. Suo marito, Milton, possedeva uno yacht, lei aveva attraversato piu volte l'Atlantico, era un'esperta e possedeva quello che si dice un autentico 'piede marino'. Non commetteva errori. Dissero che quella sera il mare era ingrossato per via di una burrasca nello stretto, ma io posso assicurarle che non era nulla a paragone delle tempeste che Mercedes aveva affrontato nell'Atlantico. Dissero che era caduta fuori bordo, ma io per prima non l'ho mai creduto, come non ho creduto a quello che si diceva allora su come fosse stato sbadato suo padre a perdere due mogli. Quel genere di pettegolezzi mi disgustava. Ma sia suo padre sia Ramon Salgado avrebbero dovuto perlomeno essere obbligati a render conto delle loro azioni in un'inchiesta ufficiale.»

Falcon si alzo da tavola, la bistecca intatta nel piatto, e usci dal ristorante. Non aveva nessuna intenzione di stare ad ascoltare discorsi del genere. Ecco che cosa voleva dire essere famosi, la gente godeva nel fare supposizioni a spese delle persone celebri. D'accordo. Ma lui non si sarebbe prestato a quel gioco. Torno a piedi direttamente all'hotel Rembrandt, sali subito nella camera 422, si butto sul letto, si mise il guanciale sulle orecchie e serro le palpebre.

Si sveglio con il buio. Un forte temporale stava infuriando sullo stretto e sulla Spagna, i lampi saettavano per centinaia di chilometri illuminando le grandi nubi ammassate che ribollivano nel cielo notturno. Fuori piovigginava. Trovo un ristorante e ordino stufato d'agnello, annaffiandolo con una bottiglia di Cabernet President. Ritorno barcollante all'albergo e crollo sul letto, risvegliandosi in seguito in un bagno di sudore, completamente vestito. Si spoglio e torno a letto. La pioggia investiva a raffiche i vetri della finestra.

Il venerdi mattina si annuncio tetro e bagnato. Falcon aveva un'altra ricerca da svolgere, vana come le altre probabilmente. Pago il conto dell'albergo e prese un grand taxi per Tetuan, ma un guasto al motore gli permise di arrivare a destinazione solo nel tardo pomeriggio. Compi un rapido giro della comunita spagnola, cercando di trovare qualcuno che avesse potuto conoscere la famiglia Gonzalez, proprietaria di un albergo negli anni '20.

Alle sette aveva gia perso la sua guida nella medina e stava vagando senza scopo nei vicoli dietro carretti carichi di menta fresca quando, in una via stretta, si imbatte in uno spettacolo che lo lascio totalmente paralizzato dal panico.

Un uomo con un carro di bidoni d'acciaio stava versando il latte nei recipienti ricavati da zucche dove le donne locali facevano lo yogurt. Il getto di liquido bianco gli provoco un attacco di nausea. La calma piatta e candida dei recipienti lo costrinse a voltarsi e a fuggire correndo finche si ritrovo fuori della medina.

Rinuncio a cercare qualcuno che potesse spiegargli «l'incidente» dei diari di suo padre. Trovo un albergo economico e bevve birra mangiando albondigas in mezzo a una folla di marocchini sotto una coltre di fumo di sigarette. Si uni alle conversazioni poco impegnative per non farsi riprendere da pensieri di disperazione.

Quella notte lo sveglio un incubo, un incubo terribile, per uscire dal quale dovette camminare avanti e indietro a lungo nella piccola stanza. Aveva sognato il nulla, un biancore terribile, un vuoto amorfo, divorante che non conteneva ne ricordi, ne passato, ne presente, ne futuro. Era la fine del tempo e pareva reclamare lui.

ESTRATTI DAI DIARI DI FRANCISCO FALCON

12 gennaio 1958, Tangeri

Torno presto a casa per portare fuori Javier e festeggiare il suo secondo compleanno, ma P. e lui non ci sono. Gli altri bambini sono a scuola, a casa c'e soltanto la cameriera, la donna del Rif col suo impenetrabile dialetto berbero che solo P. riesce a capire. Sono furibondo e tornato allo studio dipingo una tela con terribili pennellate di rosso, come se mi stessi aprendo un varco tra i ranghi del nemico. Il risultato e un lavoro di un'energia terrificante, di una spaventosa violenza quale ho conosciuto solo sul campo di battaglia. Lo brucio e mentre guardo le falci rosse consumate dalle fiamme provo quasi un piacere sessuale.

15 luglio 1958, Tangeri

R. e comparso nello studio (non c'era mai stato). G. e di nuovo incinta e lui e in uno stato terribile. Si aspetta i miei rimproveri. Io non dico nulla e R. mi definisce un vero amico. Il dottore gliene ha dette di tutti i colori. Non fa che ripetermi che e stato un incidente, a tal punto che smetto di credergli. «Questa volta la perdo», dice, e io capisco la passione che ha per lei, la passione che io avevo per P. e che ora ho per Javier. Sono commosso e cerco di calmarlo. Sua moglie dovra restare a letto per tutta la durata della gravidanza, dice, e per la prima volta intuisco che c'e dell'altro in gioco. Sembra spaventato all'idea che non possa essere spostata di li e quando cerco di sapere di piu improvvisamente mi dice: «Dovremmo andarcene tutti e tornare in Spagna». Credo che abbia un problema d'affari, ma non si lascia convincere a parlarne.

25 settembre 1958, Tangeri

Sono stato un ingenuo, avrei dovuto capire che R., se negli affari puo comportarsi con durezza e intelligenza, nelle cose di cuore e come un bambino, incapace di essere obiettivo e vittima delle sue passioni,

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