In fondo alla strada, all'altezza delle Escuelas Pias, al di sopra di un mare di teste nere e illuminata dalle candele, comparve la Madonna. La figura dalla testa china, la veste bianca tempestata di gemme, la guancia bagnata dalle lacrime, ondeggio nelle volute d'incenso e il timore sacro le lambi i piedi salendo dall'umanita ammassata sotto di lei mentre il paso avanzava dondolando nel buio.

La gente alle spalle di Falcon lo spinse verso la stupefacente visione di bellezza che lo affascino e lo disgusto al tempo stesso, lo riempi di rispetto reverenziale e di paura. La folla che gli veniva incontro si fece piu numerosa, donnette che gli arrivavano alla vita mormorarono preghiere e baciarono rosari. Era intrappolato in quel bizzarro mondo parallelo, mentre l'Alameda con le sue prostitute e i suoi clienti, i suoi drogati in cerca di oblio armato di lancia, viveva una vita diversa, di sangue e di sudiciume, ben lontana da questa cattedrale alta di silenzio, con la sua bellezza mortificante che avanzava sull'onda della reverenza e dell'adulazione.

Possibile che apparteniamo tutti alla stessa specie?

La domanda gli si presento inaspettata, ma lo indusse a pensare che forse il bene e il male potessero abitare nello stesso luogo, nella stessa persona. Perfino dentro di lui. Il panico lo ghermi, doveva assolutamente uscire dalla folla e l'unico modo era proseguire dritto.

La Vergine si fermo e sprofondo nel buio. La luce delle candele tremolo sul suo viso, colse le lacrime cristalline, gli occhi addolorati. Doveva superarla, lasciarsi indietro quel terribile emblema di lutto, quello sfolgorante esempio della capacita di barbarie del mondo. Si fece strada a forza tra le penitenti, lasciandosi alle spalle le madri tranquille, il bambino che dormiva in braccio al padre, la testa sul suo petto. Non resisteva piu.

Lo colpirono con i pugni sulla schiena per fermarlo, ma Falcon procedette senza badare a niente, raggiunse la barriera, vi si infilo sotto e corse tra i nazarenos silenziosi vestiti di nero, con gli alti cappucci a cono, indistinguibili nella notte. I loro occhi erano su di lui, occhi sinistri nei volti incappucciati, gli Ordini silenziosi piu imperiosi degli altri. Corse tra le file di uomini scalzi, allontanandosi dalla Madonna ondeggiante. Era disperato.

La folla si fece piu rada e Falcon riusci senza difficolta a scavalcare la barriera, ma non rallento finche non sbuco in calle Cabeza del Rey Don Pedro e soltanto allora si accorse che stava parlando da solo. Cerco di ascoltarsi, il che era ancora piu folle. Continuo, riusci a riprendere il controllo e si infilo in un vicolo che percorse fino alla calle Abades, fermandosi di botto in mezzo alla strada, perche la, girata verso l'edificio dal quale era appena uscita, stava la sua ex moglie, Ines. Rideva, rideva cosi forte che si era chinata, la testa e i lunghi capelli in avanti, le mani strette sulle cosce. Stava guardando la luce che usciva dalla porta del Bar Abades e Falcon sapeva che non rideva perche fosse ubriaca, a lei non piacevano le bevande alcoliche. Rideva perche era felice.

La porta del bar si apri per far passare un gruppetto di gente che usciva. Ines prese per un braccio uno del gruppo e si allontano insieme a lui. Portava tacchi molto alti, come sempre, e camminava sull'acciottolato con una tale sicurezza da lasciare strabiliati. Per Falcon muovere i piedi fu piu problematico. Quel momento aveva spalancato dentro di lui un abisso tenebroso: su un lato dell'abisso la sua vita precedente, quando era sposato, piu felice, e sull'altro quel se attuale, solitario, oscuro. E nel mezzo? La voragine, il precipizio, il pozzo senza fondo di quei terribili sogni per i quali l'unica cura era svegliarsi di soprassalto in una realta ancora piu implacabile.

La segui. Ascolto la sua allegria. Si trattava di battute sui giudici e sugli avvocati difensori. Fu un sollievo per lui capire che quei suoi compagni erano colleghi di lavoro, ma ogni riconoscibile risata di Ines gli si conficcava dentro e rimaneva piantata li con tutta la forza di un toro alle spalle. La spensieratezza di lei era quasi insopportabile accanto al tormento nuovo di zecca di lui. E quando la pietra focaia della sua immaginazione incontro la sega circolare dei sospetti, scintille crepitanti gli turbinarono nella testa.

In avenida de la Constitucion il gruppetto chiamo i taxi e Falcon, tenendosi in ombra, cerco di vedere con chi sarebbe salita in macchina. Montarono in quattro sullo stesso taxi. Osservo la sua caviglia, la punta di pelle della scarpa scomparire nell'auto, la portiera richiudersi. Rimase li, derelitto, a seguire con lo sguardo le rosse luci posteriori allontanarsi nel traffico.

Cammino fino al fiume, rimanendo nelle vie principali, non avendo nessun desiderio delle viuzze di El Arenal, dei turisti e del loro buonumore; sul puente San Telmo si fermo a meta strada, colpito dalle pubblicita sui palazzi di appartamenti della plaza de Cuba. Tio Pepe, Airtel, Cruzcampo, Fino San Patricio: sherry, telefoni e birra, ecco la Spagna di oggi, non c'e bisogno di altro.

Il fiume s'increspava, si spandeva sotto di lui. Gli venne in mente la prima moglie di Raul Jimenez: la tortura di non sapere era stata atroce, insopportabile per una madre. Si chiese se lo avesse fatto da li, dal punto in cui lui si trovava, poi ricordo cio che aveva detto Consuelo Jimenez: una notte era scesa sulla sponda e si era buttata via. Immagino lei galleggiare sulla corrente, l'acqua aprirsi per lambirle il viso, sfiorarle gli angoli degli occhi e la bocca finche non l'aveva ricoperta tutta. Poi il buio che tanto aveva agognato si era richiuso sopra di lei.

Trillo del cellulare. La stupidita di quel suono fu la benvenuta in mezzo alle sue divagazioni morbose. Porto il telefonino all'orecchio, udi il sibilo dell'etere e capi che era lui.

«Diga», disse calmo.

Nessuna risposta.

Aspetto, non volendo rompere l'incantesimo con parole superflue.

«Tu stai pensando, Inspector Jefe, che questa sia la tua indagine, ma dovresti sapere che io ho una storia da raccontare e, che tu lo voglia o no, me la lascerai raccontare. Hasta luego.»

XIV

Domenica 15 aprile 2001, casa di Falcon, calle Bailen, Siviglia

Falcon si desto con il cuore che gli martellava nel petto, ancora sotto l'effetto dell'adrenalina. Controllo il polso: novanta. Butto le gambe giu dal letto, esausto ancor prima di aver cominciato la giornata. Gli scottava il viso e aveva i capelli bagnati di sudore come se avesse corso tutta la notte o, meglio, tutta la mattina. Si era coricato alle quattro, non aveva voluto tornare a casa prima.

Pedalo per un'ora sulla cyclette e si convinse di stare meglio. Fece la doccia e si vesti. La dentro il mondo esterno sembrava morto. Bevve un caffe e mangio del pane tostato insaporito con aglio e olio, la colazione di suo padre. Sali nello studio e mise i diari in ordine di data, osservando che la qualita dei volumi diminuiva con il passare degli anni: la carta piu sottile, le rilegature non piu cucite ma incollate e tutto quanto piu malmesso, pagine staccate, perfino. Anche la scrittura era diversa. La mano dei primi diari quasi non era riconoscibile per quella di suo padre, le lettere ammassate, gli spazi disuguali, le righe sbilenche, accenti e tildi apparentemente sparpagliati a casaccio. Una scrittura insicura, instabile, quasi da squilibrato. Nei diari successivi la mano era piu uniforme, ma si era trasformata nella bella grafia che Javier conosceva soltanto dopo il trasferimento in Spagna, negli anni '60.

E qui avveniva un salto: un diario terminava con l'estate del 1959 a Tangeri e il successivo cominciava con il mese di maggio del 1965 a Siviglia. Ma tutto era accaduto in quell'intervallo, sua madre e la sua matrigna erano morte, suo padre aveva dipinto i nudi Falcon, era diventato famoso e aveva lasciato il Marocco. Mancava il diario cruciale; ma in quale modo avrebbe dovuto usare le sue tecniche di poliziotto per ritrovarlo?

Era quasi l'una ed era atteso a colazione alla finca di suo fratello Paco a Las Cortecillas, a piu di un'ora di macchina da Siviglia. Gli sarebbe piaciuto cominciare la lettura, ma sapeva che avrebbe dovuto smettere quasi immediatamente. Decise di leggere solo l'inizio a mo' di antipasto, un pincho prima del gran plato.

19 marzo 1932, Dar Riffen, Marocco

Oggi compio diciassette anni e Oscar mi ha regalato questo libro con le pagine bianche che mi ha detto di riempire. E passato quasi un anno da quello che ormai chiamo «l'incidente» e ho cominciato a pensare che, se non metto giu tutto mentre ancora e nella mia mente, finiro per dimenticare chi ero. Anche se, dopo dieci mesi di addestramento e di disciplina brutale nella Legione, sono gia meno sicuro di ricordarlo. Per resistere alle giornate in caserma e meglio non pensare. Per resistere alle giornate sul campo e meglio non pensare. Durante l'azione io non riesco a pensare, accade tutto troppo in fretta. Quando dormo ho un solo sogno, al quale preferisco non pensare. E cosi non penso affatto. Lo spiego a Oscar e lui mi dice: «Non pensi, quindi non sei». Ammesso che

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