principale indagata ha un atteggiamento piu realistico che ossessivo.»

«Crede che quello di Ramirez lo sia?»

«La signora Jimenez e proprio il genere di donna che l'Inspector Ramirez disprezza. Credo che rappresenti per lui un cambiamento nell'ordine delle cose, un cambiamento che l'ispettore non e ancora pronto ad accettare.»

Lobo annui e torno ai documenti.

«Delle persone di questo elenco, con chi potrebbe parlare in privato?» domando.

«Con Ramon Salgado, ma e fuori citta fino alla fine della settimana. L'ho cercato, dopo averlo incontrato al funerale. Mi aveva offerto qualche informazione interessante su Raul Jimenez.»

«Che genere di informazione?»

«Su quanto sia poco degno di fiducia il loro mondo esclusivo.»

«Qualche ragione per dovergli credere?» domando Lobo. «Per essere su questo elenco, quanto meno dev'essere stato un amico di Raul Jimenez.»

«Si, ho qualche dubbio su di lui.»

«E quanto costerebbero queste informazioni?»

«Vuole entrare nello studio di mio padre», rispose Falcon. A un tratto ricordo una conversazione avuta con Consuelo Jimenez. «Si conoscono, Salgado e la signora Jimenez», disse. «L'indagata e stata reticente sul loro rapporto; asserisce di averlo conosciuto a una serata da mio padre, ma forse e una conoscenza che risale a tempi piu remoti. La signora Jimenez lavorava nel mondo dell'arte a Madrid e Salgado frequentava anche gli ambienti della capitale.»

«Credo che lei debba parlare con Salgado, ma di persona», disse Lobo. «E questi documenti devono rimanere tra noi… mi capisce?»

Lobo guardo Falcon negli occhi, poi fece scivolare le carte nel suo cassetto. Falcon ritenne di essere stato congedato.

«Non avevo idea che il suo incarico avrebbe avuto una dimensione politica», commento Lobo mentre Falcon gli girava le spalle. «Le forze sono a nostro svantaggio per ora, ma noi siamo piu intelligenti. Pero dobbiamo restare nei limiti dell'etica. Spero che il suo accordo con Salgado sia come mi ha detto.»

Falcon andro dritto in bagno e mando giu un Orfidal, raccogliendo un po' d'acqua nel cavo della mano.

La sorella della Gomez, Gloria, sembrava un po' maggiore di eta, ma non aveva nulla della sicurezza di Eloisa. Seduta sul sedile accanto al guidatore mentre l'auto si dirigeva attraverso il traffico all'Instituto Anatomico Forense, se ne stava appoggiata alla portiera, le braccia conserte. Il viso aguzzo, volpino non dimostrava la minima inclinazione alle chiacchiere futili. Una donna chiusa, guardinga, sola in un mondo dove non ci si poteva fidare di nessuno.

«Era a conoscenza di cio che sua sorella faceva per vivere?» domando Falcon.

«Si.»

«Ne parlava con lei?»

Gloria interpreto male le sue parole. «Abbiamo fatto lo stesso lavoro… per un po'», disse. «Finche sono rimasta incinta.»

«Intendevo dire piu recentemente», chiari Falcon. «Lei sapeva che cosa stesse succedendo nella vita di sua sorella?»

Silenzio. Un'occhiata in tralice gli rivelo che la donna non lo riteneva degno di fiducia. Ricomincio da capo.

«La persona che ha ucciso Eloisa ha assassinato anche uno dei suoi clienti. E possibile che uccida di nuovo. Noi sappiamo che Eloisa lo conosceva, con lei si faceva passare per uno scrittore, erano diventati amici e forse anche qualcosa di piu. Credo che Eloisa avesse cominciato a vederlo come un modo per lasciare quella vita.»

«E stato proprio cosi», affermo la donna seccamente, riducendo Falcon al silenzio, tanto che essa ritenne di dover soggiungere: «Anche l'AIDS te la fa lasciare, quella vita».

«Ha detto che si chiamava…»

«Sergio», concluse Gloria.

«Le parlava di Sergio?»

«Le avevo detto di lasciarlo perdere. Le avevo detto che si illudeva e che non avrebbe dovuto fidarsi di lui.»

«Perche?»

«Perche le stava dando speranza e la speranza ti fa vedere le cose in modo diverso, cominci a credere che esistano delle possibilita, cominci a trascurare certe cose, a commettere errori.»

«Aveva ragione.»

«Questo succede a fidarsi degli altri», continuo lei; e sollevandosi i capelli sulla nuca, mostro il segno lustro di una cicatrice da bruciatura. «Mi arriva fino in fondo alla schiena.»

«Cosi lei ha abbandonato il mestiere?»

«Avevo la scelta tra continuare quel lavoro e la poverta. Ho preferito la poverta al dolore e alla morte.»

«Ma non e bastato a convincere Eloisa?»

«Non le era mai capitato niente», spiego la sorella. «Si, una volta l'avevano minacciata con un coltello, certo. E qualcuno le aveva puntato una pistola alla tempia, l'avevano anche schiaffeggiata, ma non aveva cicatrici. Non appena ha cominciato a parlarmi di Sergio, pero, io ho capito che quell'uomo aveva delle mire su di lei.» Lascio ricadere le braccia sui fianchi, come se si sentisse totalmente sconfitta dalla vita, come se alla somma complessiva delle sue esperienze si fosse ora aggiunto il rimorso della sopravvissuta.

«Che cosa le diceva di Sergio?» domando Falcon, prima che la breccia che la donna aveva lasciato intravedere nella sua corazza di riservatezza scomparisse senza lasciare traccia.

«Diceva che era guapo. Sono sempre cosi. Diceva che era come noi.»

«Come voi?» si stupi Falcon.

«Eloisa e io, tra di noi, ci chiamavamo las forasteras», spiego la donna. «Le forestiere. Chiamavamo i nostri clienti los otros, gli altri… ma Eloisa diceva che lui non era cosi.»

«E perche sarebbe stato diverso?»

«Tutto quello che mia sorella diceva di lui, per me, faceva pensare che fosse uno di los otros. Era educato, ben vestito, aveva la macchina e un appartamento.»

«Non le ha detto che tipo di macchina e quale appartamento?»

«Quell'uomo non era uno stupido, los otros erano sempre stupidi, in questo, si, era diverso.»

«E perche secondo sua sorella era un forastero

«Pensava che potesse essere uno straniero o che avesse sangue straniero nelle vene. L'aspetto era spagnolo, vestiva come uno spagnolo, parlava spagnolo. Ma era diverso.»

«Nordafricano?»

«Eloisa non l'ha mai detto e poi a lei non piaceva quella gente, non andava mai con loro. Non sarebbe stata attratta da lui, se le fosse parso nordafricano. Forse era stato all'estero per molto tempo o aveva studiato fuori, pensava lei.»

Erano arrivati all'Instituto, deserto e silenzioso. Osservarono il cadavere dietro il vetro. In qualche modo le orbite erano state riempite. Gloria Gomez appoggio le mani al vetro e vi premette la fronte. La pena che trasudava dal suo intimo la faceva cigolare come un mobile sottoposto a uno sforzo.

«I vostri genitori sono ancora vivi?» domando Falcon alle sue spalle, osservando la testa dai capelli gia un po' radi, la spalla scucita della giacca da poco prezzo. La donna fece segno di no, continuando a premere la fronte contro il vetro.

«Eloisa avrebbe avuto qualche motivo per andare al cimitero di San Fernando?»

Gloria volto le spalle alla sorella morta.

«Ci andava ogni volta che poteva», rispose. «C'e sepolta la sua bambina.»

«La sua bambina?»

«A quindici anni ha avuto una figlia. E morta a tre mesi.»

Tornarono alla Jefatura senza parlare, solo Falcon compi un ultimo tentativo per sapere se Eloisa avesse

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