qualche parte non ci fosse stata un’immagine di famiglia, una bella foto di mamma e papa, oppure — se lei avesse avuto un problema con uno di loro o entrambi — di qualche fratello o sorella idealizzati, o di una nipote preferita. Una testimonianza dell’esistenza di una famiglia. Le ragazze sono fatte cosi.»

«E proprio cosi. Ne hai trovata una qui? Che so, nascosta tra il lavoro di cucito e le lettere d’amore per Justin Timberlake?»

«No,» risposi. «Ma non ho cercato a fondo e tu non sei una ragazza.»

«Giusto, sono una donna inquietante.»

«Non solo,» dissi. «Ma quello che voglio dire e che dall’appartamento di Jessica e sparito qualcosa.»

«Pensi che l’assassino sia andato li?»

«Si, e questa e la prova.» Cliccai due volte su un altro file, uno dei fermo-immagine che McCain aveva archiviato nella cartella. Mostrava Jessica stravaccata sul divano in una posa non particolarmente elegante. Aveva un pigiama, blu chiaro, con piccoli fiori bianchi e rosa. «Hai detto che e stata ritrovata…»

«E quello. E lo stesso pigiama. Cristo, hai ragione. E stato li.»

«Penso che l’abbia presa di mira — che le abbia dato la caccia, visto che e cosi che lui probabilmente vedeva la cosa — e abbia passato un po’ di tempo nel suo appartamento per completare il piano che doveva portare alla sua uccisione. Ha preso il pigiama e credo che abbia sottratto anche un souvenir. Doveva essersi reso conto che quelli erano i genitori di Jessica e ha deciso di toglierle qualcosa che le fosse caro, qualcosa che per lei aveva un significato.»

«E lei non se ne sarebbe accorta?»

«Dimmi un oggetto in questa casa che tu vedi tutti i giorni. E dai un’occhiata alla foto: il tavolino e incasinatissimo. Inoltre…»

«Ma che mi dici del pigiama? Uno non puo non accorgersene se gli sparisce.»

«Era proprio quello che stavo per dire. Con ogni probabilita l’uomo e stato li nella giornata precedente la notte in cui l’ha uccisa.»

«Ma allora perche non aspettarla e ucciderla in territorio amico?»

«Perche quella non era casa sua. Lo sai come ragionano questi individui. Desiderano cesellare l’evento: deve realizzarsi secondo i loro piani.»

«Questo ci aiuta in qualche modo?»

«L’assassino ha scoperto dove lei viveva. Come? Questo vuol dire che almeno in un’occasione puo averla vista vicino al suo appartamento. Il che significa che era dovuto entrare. Di nuovo, come?»

«La polizia di Los Angeles ha gia interrogato i vicini e nessuno ha visto niente.»

«Ma come ha fatto a scoprire dove viveva?»

«Ward, tu hai un’ottima vista, ma non sei un poliziotto. E probabile che l’abbia semplicemente seguita di ritorno da un locale. Mi dispiace, ma anche se hai ragione questo non ci da nessun elemento aggiuntivo per andare avanti. L’uomo ha preso il pigiama e una foto. Forse. Capirai! Lo scriveremo sul mandato, proprio sotto la segnalazione dell’omicidio.»

Mi voltai verso di lei, innervosito, ma lei aveva l’aria stanca e io lasciai perdere quello che stavo per dire. «E curioso che tu e John non siate riusciti ad andare d’accordo, perche siete entrambi persone ragionevoli e di cosi ampie vedute.»

Nina sorrise. «Senti… ti diro come stanno le cose.» «Grazie,» dissi. «Mi sento legittimato al di la di ogni mia speranza. E ora andiamo a liberare un po’ del tuo cibo dal negozio.»

«Lascia perdere. Andiamo piuttosto in un posto dove lo cucinino anche.»

Finimmo a santa Monica, in un ristorante italiano sulla promenade. Mangiammo in fretta e poi ci spostammo nella zona del bar dove rimanemmo piu a lungo. Nina aveva un bell’aspetto con un bicchiere di vino in mano. Sembrava fatto apposta per stare li. Le raccontai il poco che avevo fatto negli ultimi mesi e quando il vino comincio a fare effetto, le dissi anche quanto mi mancassero Bobby e i miei genitori; lei sorrise comprensiva e non disse niente per migliorare le cose. Mi resi conto che non sapevo quasi nulla di lei e scoprii che era cresciuta in Colorado, che aveva frequentato il college a Los Angeles e non molto altro. Mi racconto di una certa vecchia amica di scuola che l’aveva chiamata e con la quale si sarebbe dovuta incontrare e concordammo che il passato era un altro territorio che il movimento delle placche tettoniche del tempo faceva allontanare ogni anno di piu. Arrivati a meta serata il locale si affollo e piu di una volta Nina fulmino con lo sguardo le persone che cercavano di occupare il mio posto durante le mie occasionali pause-sigaretta all’esterno. Con Nina uno sguardo basta e avanza.

Con l’aumentare del mio stato di ebbrezza le persone intorno a me sembravano diventare piu rumorose e odiose. Le chiacchiere riguardavano il mondo del cinema (naturalmente), i soldi, la salute, il peso-forma, la moda. Piu era futile l’argomento e piu le persone davano l’impressione di volerlo affrontare a voce alta, come una preghiera infinita agli dei del destino. Diventai sempre piu nervoso, al punto che Nina fini per starsene seduta in silenzio mentre io sbraitavo. La moda mi ha sempre fatto innervosire. Quest’estate indosseremo tutti il rosso porpora, vero? E chi lo dice? Quando vediamo un bikini fatto di quadratini di plastica colorata, perche facciamo finta che lo indossera chiunque? Perche, ruggii verso Nina, questo e quello che il capitalismo fa per mettersi in mostra. E la nostra cultura che sta tirando fuori il suo cazzetto moscio. «Ehi voi, ombre nel caos non- anglosassone — ammirate la nostra capacita di surplus. Se riusciamo a buttare via tempo e sforzi su cazzate cosi inutili, allora immaginate quanto oro, armi e grano dobbiamo aver messo da parte, che cittadini felici e ben nutriti della ‘Il Nostro Mondo S.p.A.’ dobbiamo essere.» Il problema e che queste persone non sono felici e alcune di esse non sono nemmeno ben nutrite — ma nessuno sa o si preoccupa di cio che accade dietro quei tabelloni pubblicitari che invitano a seguire un certo stile di vita, perche per le persone che contano la vita non fa altro che migliorare. L’intero paese si sta trasformando in una sorta di rifugio segreto infarcito di muffin dove tutti leggono libri su come volersi piu bene, come se quello potesse essere anche lontanamente possibile. Hanno trasformato fredde e fumose caffetterie in posti dove quelli sicuri di se vanno a leggere l’iBook alla ricerca di storie che provino quanto sono sensibili; hanno trasformato bar stantii e inquietanti in luoghi che sembrano le Aree di Ricreazione del Personale delle megasocieta piu lungimiranti. Recentemente ero stato in un bar che profumava di incenso — non e assurdo? Non puzzare di fumo fa gia schifo, ma odorare di lavanda speziata… Non si puo pensare che dentro sia piu fresco di fuori, non riescono a capirlo? Non puoi smettere di avere paura solo fingendo che tutto cio che ti spaventa non ci sia.

Parte del problema, continuai — e ora la mia voce era irritante quanto quelle intorno — e che io mi ricordavo un mondo in cui nessuno correva. Ora correre e una nuova forma di beneficenza universale. Correre e saggio. Correre e il bene supremo, il nostro cammino rituale verso il consenso e la benevolenza degli dei. Corri e tutto andra bene. Se fossimo noi a guidare la Chiesa Cattolica, la santita verrebbe assegnata in base al tempo passato dal candidato con le Nike ai piedi. «Certo, Padre Brian ha fatto opere buone, salvato vite e cosi via, ma quali erano i suoi intermedi sul chilometro? Padre Nate? Lascia perdere. Quello li non ha mai corso mezza maratona in vita sua.» Abbiamo perso ogni senso delle proporzioni, qualsiasi idea di cio che e ragionevole o sensato, mentre nel mondo i paesi che non hanno il tempo o il lusso per dedicarsi a queste stronzate si incazzano sempre di piu con noi perche ci comportiamo come se fossimo i padroni di tutto. Ma chi se ne frega, no? «C’e una nuova dieta che sta scalando le classifiche! Jennifer Lopez si e comprata qualche nuovo gioiello — guarda come e carina! A chi cazzo importa cosa succede in quei posti di merda dove non parlano nemmeno l’americano? La vita e fantastica! Stappate un Zinfandel decaffeinato!»

Rimasi senza fiato e senza bibita esattamente nello stesso momento. Notai che le persone giovani dei tavoli vicini mi stavano tutte fissando come se avessi dichiarato nulla e non valida la teoria dei tre stadi.

«Andate affannilo,» gli suggerii a voce alta. Tutti si voltarono dall’altra parte.

Persino Nina mi guardava con un sopracciglio sollevato.

«Il Prozac non ti fa granche bene, vero?»

«Il mondo e fottuto,» mormorai imbarazzato. «E chiunque ci viva e fottuto. Sbrigati a venire, Armageddon!»

«Yeah, mi ricordo come ci si sente a quindici anni,» disse. «Non ti agitare, passera.» Si alzo. «Dai, Ward. Io sono mezzo ubriaca, tu sei sbronzo marcio. E ora di andare a casa.»

Vidi la carta di credito scivolare sul tavolo e mi resi conto che in qualche momento, negli ultimi quindici minuti, lei aveva pagato il conto.

Scesi dal mio sgabello e la seguii fuori dal ristorante, sentendomi un idiota. E anche qualcos’altro.

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