all’ufficio di zona dell’FBI a Everett e quindi rapidamente a Los Angeles. Da quel momento tutto degenero.

Charles Monroe cerco di mettersi in contatto con Nina Baynam, chiamandola su tutti i numeri che aveva, ma la donna non rispose mai alle sue chiamate. Monroe continuo lo stesso a provare, a intervalli regolari. C’era qualcosa che era andato storto nella sua vita, ma in un modo che lui stesso non riusciva a capire, e la situazione sembrava precipitare. Aveva guardato da un’altra parte, aveva perso la concentrazione solo per un attimo, e al suo ritorno aveva scoperto che non aveva piu la situazione sotto controllo. Ed era la prima volta che gli succedeva.

Capitolo venti

Henrickson spense il motore e si volto verso Tom sorridendo. In base ai calcoli di Tom, era il quindicesimo sorriso della mattinata, ed erano solo le dieci.

«Sei pronto?»

Tom afferro lo zaino che teneva in grembo. «Credo di si.»

Erano passate quarantotto ore dal suo ritorno a Sheffer. La mattina precedente si era risvegliato dopo una notte praticamente insonne sentendosi troppo malconcio per prendere in considerazione l’idea di una passeggiata nei boschi. L’adrenalina che l’aveva condotto fino a Sheffer adesso era esaurita, lasciandolo esausto, pieno di dolori e con un forte senso di nausea. Si era anche reso conto che era arrivato il momento di riflettere attentamente sull’accaduto.

Henrickson non si era scomposto per il ritardo e gli aveva detto di riposare. Era quello che Tom aveva fatto all’inizio, rimanendosene seduto nella poltrona della sua stanza, avvolto in tutte le coperte che era riuscito a trovare, cercando di rimettere un po’ d’ordine in tutti i suoi pensieri e di capire cosa potesse fare. Nel primo pomeriggio aveva fatto un lungo giro in auto ed era rientrato dopo il tramonto. A quel punto si era sentito abbastanza bene per andare a prendere un altro drink con il giornalista. Quel mattino si sentiva meglio, anche se non ancora al massimo della forma. Aveva comunque recuperato un po’ di calma e di lucidita.

Imboccare nuovamente lo spiazzo all’inizio del sentiero di Howard’s Point gli provoco una reazione molto piu violenta di quanto si fosse aspettato. Se tornare al suo rifugio nella gola gli aveva fatto l’effetto di essere uno spirito che ritornava a casa, uscire dalla Lexus di Henrickson lo aveva fatto sentire come suo nonno. Il giornalista aveva parcheggiato dalla parte opposta rispetto a dove si era fermato Tom due giorni prima — e dove era caduto per la prima volta — ma in qualche modo la cosa aveva reso quel ripercorrere i suoi passi ancora piu destabilizzante. Quando il secco rumore della portiera che si chiudeva si propago in mezzo agli alberi, il paesaggio sembro impregnarsi di una fragilita tremolante, come se fosse stato dipinto frettolosamente sopra un altro sfondo. Una parte della carica emotiva era cambiata. Naturalmente, l’ultima volta che era stato li era ubriaco, mentre ora aveva solo un leggero postumo da sbornia e un po’ di nausea, e c’era molta piu neve.

«Jim, sai che sara molto difficile trovare il posto.»

«Ma certo.» Il reporter aveva smesso il suo abito elegante, e ora indossava un vecchio paio di jeans e una giacca dall’aria robusta. I suoi scarponi lasciavano intuire una comprovata esperienza di camminatore. L’uomo appariva sano, in forma, e nel complesso piu preparato di quanto si sentisse Tom. «Ne sei uscito che era quasi buio. Non e la fine del mondo se non trovi il posto esatto. Anche se… sarebbe meglio se ci riuscissi.»

«Non mi potresti semplicemente dire cosa stiamo cercando?»

Sorriso numero sedici. «Non ti piacciono le sorprese?»

«Non molto.»

«Credimi, sara una gran cosa per il libro. ‘Kozelek ci riconduce nel luogo che cambiera la Storia, la Biologia e chissa che altro, cosi come le conosciamo oggi. Insieme al suo intrepido giornalista indica la prova finale. Eccoli che si abbracciano.’ E una cosa tra amici. Naturalmente l’abbraccio e facoltativo.»

Tom annui rammaricandosi ancora una volta di avere fatto cenno all’intenzione di scrivere un libro. Henrickson aveva detto di non voler farlo ubriacare di nuovo, e lui gli aveva creduto; tuttavia alla fine del secondo giorno gli aveva rivelato praticamente tutto quello che c’era da sapere su di lui. O quasi.

«E solo che non voglio perdermi di nuovo.»

«Non accadra. Ho fatto un po’ di escursioni. Ho una bussola, e poi, se tu non avessi avuto uno spiccato senso dell’orientamento, a quest’ora saresti morto.»

«Credo anch’io.»

Tom ruoto delicatamente la caviglia. Gli doleva ancora, ma gli scarponi sembravano essere di aiuto. Si mise sulle spalle lo zaino, che questa volta conteneva bottiglie d’acqua, un thermos di caffe zuccherato e qualche frittella. Probabilmente sul fondo c’erano ancora delle schegge di vetro, ma non importava. Se lo stava portando dietro perche era un legame con quanto era successo due giorni prima. Anche il vetro veniva da li. Aveva intenzione di abbandonare lo zaino in qualche punto della foresta per cercare di lasciarsi alle spalle tutto cio che rappresentava.

Avanzo fino all’angolo dell’area di parcheggio, esito per un attimo, e poi scavalco lo spesso tronco che delimitava lo spiazzo.

Henrickson attese fino a quando il compagno non ebbe percorso qualche metro di sentiero e poi si volto per dare uno sguardo al parcheggio. Per un attimo senti qualcosa dietro di se, come se avesse la sensazione di essere osservato. Fece una lenta panoramica con lo sguardo, ma non riusci a scorgere nessuno. Strano, di solito ci azzeccava in questo genere di cose.

Si volto e vide che Kozelek si era fermato. Ora che il viaggio era iniziato, l’eccitazione del compagno stava aumentando in fretta, proprio come Henrickson aveva previsto.

«E da questa parte.»

Henrickson scavalco a sua volta il tronco e segui Tom nella foresta.

Nonostante a ovest campeggiasse un banco di nubi, il sole era luminoso e forte. Disegnava sulla neve immacolata grandi ombre dall’aspetto accattivante. Per un po’ i due uomini camminarono arrampicandosi lentamente senza praticamente proferire parola. A quel punto la strada era ormai a una certa distanza e non si sentiva piu nessun rumore all’infuori di quelli prodotti dal loro respiro e dai loro passi.

«Sembri abbastanza sicuro, amico. Ti ricordi di essere passato di qui?»

«Non e che mi ricordi esattamente, ma… riconosco l’aspetto generale. Puo sembrare stupido forse, e io non sono il tipo da scampagnate, ma…» Si fermo e indico il profilo degli alberi e delle colline intorno a loro. «Da che parte pensi che dovremmo passare?»

Henrickson fece un cenno col capo. «Certe persone non hanno alcun senso dell’orientamento. Sono come una macchinina con la carica a molla: le lasci andare e vanno diritte fino a quando non sbattono contro un muro. Altre, invece, sentono, sanno dove si trovano. Per esempio, che ora pensi che sia? Pensaci un istante, riflettici. Anzi no, non rifletterci, ma sentilo, piuttosto. Che ora senti che sia?»

Tom ci penso su. Non sentiva nessuna ora in particolare, ma probabilmente era passata un’ora da quando si erano messi in cammino.

«Le dieci e mezzo.»

L’altro scosse la testa. «Sono quasi le undici. Direi le undici meno cinque.» Fece spuntare il polso dalla manica della giacca e guardo l’orologio. Fece un largo sorriso e poi lo mostro a Tom. «Che ne dici? Mancano solo quattro minuti.»

«Potresti aver controllato prima.»

«Si, avrei potuto, ma non l’ho fatto.»

Tom si fermo. Erano arrivati in prossimita di una sporgenza, e in quel momento non era sicuro della direzione da seguire. Henrickson arretro di qualche passo e guardo dietro di se. Tom si rese conto che il compagno gli stava dando l’opportunita di valutare, di «sentire» il percorso, e provo un assurdo sentimento di gratitudine. Era gia da un po’ di tempo che qualcuno non riponeva piu fiducia in lui. William e Lucy erano ormai abbastanza grandi per trovare nel padre piu difetti che qualita. Sarah lo conosceva fin troppo bene, era un libro aperto. La maledizione dell’uomo di mezza eta era quella di sapere — o credere — di aver detto tutto quello che aveva da dire. Non appena cominciavi a sospettarlo, desideravi immediatamente fare qualcosa, per provare che non era cosi: ed era in quel momento che cominciavano i passi falsi, che accadevano i fatti spiacevoli.

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