«Prova sul cellulare.» Gli sciorino anche quest’altro numero e il suo vice chiamo, resto in attesa, e poi scosse di nuovo la testa. Lo sceriffo si morse il labbro, pensieroso. «L’hai vista in giro stamattina?»

«No.»

«Neanch’io.» Connelly si alzo. «E la notte scorsa ho fatto il suo nome. Credo che faremmo meglio a dare un’occhiata. Phil, prendi dei cappotti e dei guanti per questi signori. Guarda anche se ci sono degli scarponi delle taglie giuste.»

«Va bene.»

«E poi prendi dall’armadio qualche fucile.»

«Quali?»

Connelly mi guardo e io annuii.

«Quelli di grosso calibro.»

Uscimmo rapidamente nel parcheggio sul retro della stazione di polizia e ci accorgemmo che aveva cominciato a piovere. Nessuno dei due poliziotti sembro farci caso. Evidentemente, se vivi nel Nord-ovest la pioggia fa parte del gioco. Connelly ci indico un’auto e il suo vice ando a un’altra.

«Non cercare di arrivare li prima di me,» gli disse. «Resta dietro di me e seguimi, d’accordo?»

Io e Nina ci sistemammo sul sedile posteriore. Connelly si mise al posto di guida e chiuse la portiera. Accese il motore e poi si giro per guardarci.

«La cosa strana,» disse, «e che ho visto Henrickson e Kozelek lasciare la citta all’incirca alle 20:30 l’altra sera, quando ho preso nota del suo numero di targa. Ho controllato al motel poco tempo dopo e non c’era traccia della sua auto. Ma quando siete arrivati a notte fonda lui era qui, pronto a legarvi e imbavagliarvi.»

Nessuno di noi due apri bocca.

Connelly sospiro. «E quello che pensavo. Quest’altro tizio sara un problema per noi?»

«Non lo so,» risposi.»

«Sta con voi o con gli altri?»

«Non sta con nessuno.»

«A parte questo, il resto e tutto vero?»

Fu Nina a rispondere: «In gran parte.»

Connelly rivolse la propria attenzione alla strada e mise in marcia l’auto. «Fantastico. Sono proprio contento che siate venuti nella nostra citta.»

Svolto rapidamente sul manto bagnato della strada principale, aspetto che il suo vice si avvicinasse e poi accelero. Qualche minuto dopo giunse una chiamata via radio che ci informava che due minuti dopo la partenza delle due auto di pattuglia, una donna nella caffetteria Izzy aveva visto una macchina uscire dal retro di un bar chiamato Big Frank’s, e seguirci fuori citta.

Passai il quarto d’ora successivo a tentare di ridare sensibilita alle mie mani. Nina fece lo stesso. Volevo dirle qualcosa di piu sulla mia conversazione con John, ma non sembrava il momento adatto. Connelly guido lungo una strada scarsamente trafficata. Sebbene fossero da poco passate le due, l’aspetto del cielo sembrava suggerire che fosse piu tardi. La pioggia cesso, ma questo non era un segno positivo, perche stava diventando ancora piu freddo.

Svoltammo subito dopo una piccola caffetteria, in una strada stretta, apparentemente senza nome. Eravamo li da soli trenta secondi quando la voce del vice inizio a gracchiare alla radio.

«Capo,» disse. «Ha sbagliato strada. Cascade Falls e piu indietro…»

«Tieni gli occhi sulla strada e seguimi,» disse Connelly. «Faremo un’altra strada.»

Guido per piu tempo di quanto mi aspettassi. Da quello che avevo capito, la donna cui dovevamo far visita viveva in un complesso residenziale non molto lontano dalla strada principale. La strada che stavamo percorrendo non sembrava condurre da nessuna parte. Dopo venti minuti divenne a una sola corsia e lo sceriffo fu costretto a rallentare per via della neve che ancora la copriva. Ai lati c’erano alberi imponenti e non c’era il minimo segno di una qualche manutenzione stradale. Comunque, procedemmo. Ogni tanto guardavo dal lunotto posteriore e vedevo il vice di Connelly che ci tallonava tenacemente. Rimaneva a una distanza di sicurezza accettabile, ma era comunque abbastanza vicino per permettermi di cogliere l’espressione perplessa sul suo volto.

Poi Connelly rallento, senza che io ne vedessi il motivo. Stava scrutando sul lato destro della macchina. Guardai verso Nina.

«Sceriffo, e sicuro di sapere dove stiamo andando?»

«Certo,» rispose. «In effetti, siamo arrivati.»

Spense il motore e scese dall’auto. Quando sia io sia Nina fummo sul ciglio della strada, il posto in cui ci trovavamo apparve ancora piu isolato. Cespugli e alberi impedivano allo sguardo di spaziare nelle diverse direzioni, e il terreno era coperto di neve immacolata. La strada scompariva del tutto circa cinquanta metri piu avanti.

Phil parcheggio proprio dietro di noi. «Capo, dove siamo?»

«Alla fine della vecchia strada di servizio,» disse. Indico gli alberi alle mie spalle. «Vedi?»

Se si guardava attentamente si poteva scorgere a una decina di metri di distanza la sagoma di un edificio diroccato, nascosto tra gli alberi.

«Okay,» dissi. «Perche siamo qui?»

Connelly si mise il fucile a tracolla e comincio a camminare.

«Un paio di sere fa ho parlato con Mrs. Anders,» disse. «E mi ha raccontato di non aver detto la verita quando aveva dichiarato dove aveva rinvenuto lo zaino di Mr. Kozelek. Era convinta che non fosse una persona con tutte le rotelle a posto e non voleva che ritornasse dove era stato. E lei che mi ha dato le indicazioni necessarie per trovare il posto. Se Henrickson l’ha sequestrata, come ritengo sia accaduto, allora le ha senz’altro chiesto di condurlo in quel luogo.»

«E vicino?»

«No,» rispose, lasciando la strada e dirigendosi nella foresta. Notai che c’era una zona davanti a noi dove gli alberi erano piu radi e sembravano molto piu giovani. La mia impressione era che si trattasse di un vecchio sentiero di boscaioli, ora ricoperto dalla vegetazione. «Non esattamente. Ma questa strada ci fara risparmiare un po’ di cammino, anche se tra un po’ si fara dura.»

Per me e Nina il cammino divento arduo immediatamente. Non facevamo altro che salire. Dopo un’ora non c’era piu alcun segno che stavamo seguendo un sentiero e io non mi ero accorto di nulla. Ora gli alberi intorno a noi erano massicci e imponenti, e il terreno era scosceso. Non sono un escursionista, come avevo detto a Zandt, e procedere era estremamente faticoso. Con la neve che ricopriva ogni cosa, era difficile capire dove si posavano i piedi. Alcune volte erano rocce, altre mettevi il piede su qualcosa che sembrava solido e improvvisamente ti ritrovavi immerso fino alle ginocchia. Comincio a calare l’oscurita, in parte a causa delle nuvole, ma la pioggia continuava a risparmiarci. Quando eravamo usciti dalla stazione di polizia avevo sentito freddo, ma ora cominciavo a pensare che quello fosse un momento idilliaco di rigenerante benessere. C’era da meravigliarsi che Kozelek fosse rimasto vivo dopo due giorni passati in questo ambiente. Ero anche sbalordito per la tenacia dimostrata dai pionieri, che avevano saputo creare dei varchi attraverso quella natura selvaggia. Il fatto e che per noi il punto fondamentale e sempre arrivare dall’altra parte. Ma non appena voltiamo la schiena, la foresta comincia a riappropriarsi dei suoi spazi, e anche in fretta.

«Stai bene?»

«Piu o meno,» risposi. Io e Nina procedevamo affiancati, un paio di metri dietro i poliziotti. «E tu?»

«Credo. Sento un freddo incredibile.»

E poi fame e stanchezza. Mi rivolsi allo sceriffo. «Siamo ancora lontani?»

«No,» rispose senza voltarsi. «Siamo piu o meno a meta strada.»

«Cristo,» disse Nina sottovoce. «Io odio stare all’aperto, mi fa schifo.»

Continuammo a camminare. Raccontai a Nina qualche altra cosa che John mi aveva detto la notte precedente, e anche lei convenne sul fatto che Zandt doveva aver perso la bussola. E strano pero come la prima volta che senti qualcosa ti sembra assurda, senza filo logico e poco plausibile. Poi invece, dopo che e rimasta a decantare nella tua testa per un po’, e come se gli altri tuoi pensieri si facessero da parte per lasciare un po’ di spazio a quell’idea. La teoria dell’omicidio seriale e di un agghiacciante istinto sacrificale era la piu semplice da sistemare. Era buona come un’altra. Trovavo piu difficile credere che la responsabilita di qualsiasi evento anomalo

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