verificatosi nella storia del nostro paese fosse da imputare agli Uomini di Paglia. Anche se era indiscutibile che molte cose che li vedevano coinvolti li ponevano al di fuori del senso comune ai normali esseri umani.

Dopo un po’ smettemmo di parlare, fondamentalmente perche eravamo senza fiato. Anche Phil sembrava in difficolta, e solo Connelly manteneva un passo regolare. Il rumore dei nostri scarponi sulla neve e dei nostri respiri ansimanti era forte. La. combinazione tra stanchezza, mancanza di sonno e il biancore persistente davanti ai miei occhi stava cominciando ad avere un effetto ipnotico. Ormai pensavo solo al passo successivo o alla roccia su cui posare il piede, a sentire avvallamenti o affioramenti, a respirare l’odore degli aghi di pino e a tossire nell’aria incredibilmente limpida. Il mio viso cominciava a perdere elasticita, quando lo sfregavo lo sentivo intorpidito e quando battevo le palpebre compariva un lampo di luce davanti ai miei occhi. Di tanto in tanto inciampavo, come del resto Nina.

«Stop.»

Fu Connelly a parlare, piano, con voce calma e ferma.

Io venni richiamato dal mio sogno a occhi aperti: alzai di scatto la testa e mi bloccai. «Che c’e? Siamo arrivati?»

Lo sceriffo si volto verso di noi, ma non rispose. Lancio semplicemente un’occhiata verso la foresta nella direzione dalla quale eravamo venuti, sulla nostra sinistra. Dopo tutto quel cammino, il silenzio era assordante e mi fischiavano le orecchie.

«Ha sentito qualcosa?» chiese Nina.

Connelly rimase in silenzio per altri venti secondi. «Nulla,» rispose alla fine. «Mi era sembrato di vedere qualcosa. Mi ero girato per vedere se eravate ancora vivi e ho creduto di scorgere un’ombra, laggiu, a circa quaranta metri.»

«Ci sono molte ombre,» dissi. «Sta diventando buio.»

«Forse,» disse, e poi guardo il suo vice. «I nostri amici conoscono un’altra persona che potrebbe essere interessata a Henrickson, e ci sono buone possibilita che sia anche lui da queste parti.»

«Ah si?» disse Phil sospettoso. «E chi sarebbe?»

«Un ex poliziotto. L’Homo Erectus gli ha distrutto completamente la vita,» disse Nina. Fece qualche metro nella direzione indicata da Connelly, scrutando attentamente tra gli alberi. «Desidera farlo fuori almeno quanto noi.»

«Questo tizio e pericoloso?»

Annuii. «Ma non per noi, spero.»

Improvvisamente Nina urlo, cogliendoci tutti di sorpresa.

«John! John, sei tu?»

Quattro paia di occhi spalancati osservarono gli spazi tra gli alberi. Nessun movimento.

Riprovo. «John, se sei qui, unisciti a noi. Anche noi vogliamo prenderlo. Fai la cosa giusta, vieni con noi.»

Nulla. Nina scosse la testa.

«Erano solo ombre,» disse. Si acciglio e poi guardo verso il cielo. «Oh Cristo. Fantastico, ora comincia anche a nevicare.»

Aveva ragione. Piccoli fiocchi avevano cominciato a cadere.

«Avrei preferito che non lo aveste fatto,» disse Connelly. «Il suono puo diffondersi fino a una notevole distanza in questo punto. Non vorrei far sapere a questo tizio che stiamo arrivando.»

«Oh, lo sapra,» disse. «Vero, Ward?»

«Si, ed e bene che lei sappia, sceriffo, che non farebbe alcuna differenza. Lui non fuggira ne si nascondera. Compira quello che si e prefisso di fare.»

Il poliziotto prese il fucile dalla spalla e lo impugno. Lo mise in posizione di tiro e mi guardo. Sebbene Connelly avesse dieci, quindici anni di meno rispetto a mio padre, c’era qualcosa nel suo sguardo che me lo ricordava: una calma approvazione e l’impressione di non sapere veramente cosa volesse dire ritirarsi.

«Bene,» disse. «Allora ci adatteremo.»

Ora il vento si stava alzando e la neve turbinava intorno al suo volto.

Capitolo ventotto

Patrice non aveva mai sentito tanto freddo in tutta la sua vita. L’uomo le aveva permesso di infilarsi il giaccone, prima di uscire di casa e per la gran parte del viaggio aveva rimpianto di averlo fatto. Quando si e in movimento, un giaccone non e di nessuna utilita: sono soprattutto le parti che non copre, il viso e le mani — in particolare poi se sono legate dietro la schiena — che gelano. In un caso del genere un indumento simile fa solo sudare. Ma nel corso delle due ore che erano rimasti seduti li in attesa, la donna aveva ringraziato il cielo di averlo addosso. Senza di esso, sapeva che probabilmente sarebbe morta. Le era colato un po’ il naso e il muco liquido si era gelato formando piccoli ghiaccioli. Patrice aveva chiesto all’uomo che le legasse le mani sul davanti, cosi da poterle scaldare, ma lui si era rifiutato. La donna sapeva il perche: le braccia e le spalle stavano cominciando a farle terribilmente male, e quello era solo l’inizio di un calvario che lei avrebbe dovuto subire se lui non avesse ottenuto quello che voleva.

La neve comincio a scendere poco dopo le quattro. La luce aveva cominciato ad affievolirsi, e se alcuni flocchi scintillavano ancora nella caduta, altri assomigliavano gia a piccole ombre fluttuanti. La donna sapeva che alcuni abitanti locali consideravano la neve come un fardello, ma per lei era diverso. Anche dopo tre anni continuava a sembrarle un tocco di magia. A volte la rendeva triste, le faceva venire in mente Bill e i figli quando erano molto piu giovani; ma nessuno ha mai detto che la magia deve per forza essere lieta.

L’uomo l’aveva fatta sedere in prossimita della ripida parete della gola, il che era gia qualcosa. Almeno il vento proveniva solo da un’unica direzione. Henrickson invece si era seduto sull’argine opposto del ruscello, con il fucile in grembo, nel piu totale silenzio. Se aveva freddo non c’era nessun segno esteriore che lo indicava.

La neve cadeva ormai da venti minuti, quando Patrice vide l’uomo alzare improvvisamente lo sguardo e rimanere in ascolto per un attimo. «Ha sentito qualcosa?» «In lontananza,» rispose.

«Lo sa? Non ho la minima idea di cosa stia parlando. Tom ha visto un orso, tutto qui. L’ho portata fin qui perche lei e un uomo terribile e penso che la cosa migliore sia farla morire di freddo in un posto dove non la troveranno mai.»

«Puo darsi,» disse. «Lo vedo che ci sta provando.» Poi sorrise. «Lei mi piace, mi ricorda qualcuno.»

«Sua madre?»

«No, non lei,» rispose.

«E ancora viva?»

Lui non disse nulla, e Patrice capi immediatamente e con sicurezza che la madre di quest’uomo era morta, non sepolta in un posto convenzionale e che lui sapeva dove si trovavano quelle ossa.

«E figlio unico?»

La testa di Henrickson si volto verso di lei.

Lei scrollo le spalle. «Sto esercitando un po’ la bocca solo per evitare che mi si congeli il viso.» Il che era vero. Negli anni di insegnamento aveva anche imparato che in qualche raro caso riuscivi a entrare in confidenza con alcuni bambini, parlando con loro in continuazione. Quest’uomo non era un bambino, lo sapeva, era uno psicopatico, ma magari avrebbe funzionato lo stesso. «Ehi, forse cosi ci sentiranno e verranno a vedere di cosa stiamo parlando — allora, era figlio unico o no?»

«Lo sono diventato,» rispose senza mostrare emozioni. «Ho avuto tre madri, tutte morte ormai, ed e questo che mi ha dato la forza. Sono nato in una foresta, mio padre uccise mia madre e poi alcune persone vennero a uccidere lui. Mi tennero per un po’, assieme a mio fratello, e poi si liberarono di me. Hanno provato a sistemarmi in vari posti, ma io non volevo. Fino a quando non sono venuto a vivere non lontano da qui con la mia ultima madre.»

«La trattava male?»

«Patrice, sono cosi lontano dalla psicologia spicciola che lei non se lo immagina nemmeno.»

«Allora, chi le ricordo?»

«La donna che per un certo periodo fu mia nonna.»

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