Che altro poteva…?
Non basta? Potrebbero dichiararmi pazza.
Basta cosi, decise.
Spense la luce in camera da letto.
Le altre luci nell’appartamento erano ancora accese, ma cosi il cordone era chiaramente visibile.
Non serve, se lui lo vede.
Pen scavalco il filo e si fece strada nell’appartamento.
Avrebbe voluto lasciare tutte le stanze illuminate, ma con il buio lui avrebbe trovato maggiori difficolta.
Davvero ti aspetti che si faccia vedere?
No, non proprio. E va bene, si. Credo che lui verra. Forse.
Era gia stata violentata una volta, e non aveva intenzione di ripetere l’esperienza.
Forse dovrei andarmene da qui.
Scavalco il cordone e sedette sul bordo del letto.
Potrei andare a casa di papa e trascorrervi la notte. O andare da un’amica. Da Abby, Loretta o Jane, qualsiasi amica sarebbe contenta che mi fermassi da lei. Pero non posso piombare in casa loro. Dovrei prima telefonare. Riattaccare un telefono, chiamare, vestirmi, correre fuori con la pioggia.
Che cosa risolvo? Si chiese.
Mi farebbe passare la notte tranquilla.
Ma domani notte, e dopodomani?
«All’inferno», borbotto.
Se proprio deve venire, lascialo venire.
Si alzo e spense la luce. Si sfilo la vestaglia, l’appoggio su una sedia, si levo i mocassini e si infilo nel letto. Le lenzuola fresche e lisce erano meravigliose. Lei le scaldo con il calore del corpo e affondo la faccia nel cuscino.
Hai davvero intenzione di dormire nuda?
Lo faccio sempre.
Adesso non e sempre. Vuoi farti trovare nuda, se ti salta addosso?
Se.
Pen si sentiva a suo agio. Non voleva scendere dal letto. Ma si costrinse a mettersi seduta, accese la lampada sul comodino e poso i piedi sul pavimento.
Ecco una donna nuda allo specchio che camminava verso Pen. La sua faccia aveva un ghigno, le labbra tirate, i denti scoperti.
«Si, ti conosco. E tutta colpa tua.»
Quello sporco bastardo non sa neppure che aspetto ho, penso. Probabilmente ha scelto il mio nome a caso. Potrei essere una profuga, e lui continuerebbe a tormentarmi.
Sono una donna, a lui importa soltanto questo.
Un paio di seni e una vagina.
Pen fu scossa da un brivido.
Si chino e apri un cassetto. Tiro fuori un pigiama azzurro di seta, e lo indosso. La stoffa fredda scivolo sulla sua pelle come l’olio. Le aderi al corpo rivelando le forme.
Meglio questo che la camicia da notte, ragiono.
E molto meglio di niente.
Si sfrego le braccia sentendo la pelle d’oca attraverso la stoffa.
La donna allo specchio sogghigno, chiaramente disgustata dalla situazione.
Pen si levo il pigiama e lo rimise nel cassetto. Apri il primo cassetto, vide che erano rimaste solo quattro paia di mutandine nuove e frugo in fondo finche trovo quelle vecchie. Erano rammendate, l’elastico non teneva. Perfetto.
Trovo un vecchio reggiseno e se lo mise. Poi un paio di jeans. I piu stretti che aveva.
Se li infilo.
La donna allo specchio rovescio gli occhi.
Okay, sono un pagliaccio.
Indosso una vecchia felpa.
Le gambe strette nei jeans le impedivano di chinarsi come voleva, ma riusci ugualmente a mettersi un paio di calzini. Poi si avvicino all’armadio e tiro fuori un paio di stivali da cowboy. Li calzo. Erano appuntiti. Fantastici per tirar calci.
Si guardo e scosse la testa.
Grazie al cielo sono sola. Cosi soltanto io so che sono impazzita.
Vestita a quel modo, non poteva certo infilarsi sotto le lenzuola. Rifece il letto lasciando fuori il cuscino, poi spense la luce e si sdraio. Sulla schiena.
Fantastico. Come schiacciare un sonnellino sul divano.
Qual e l’alternativa? Fingere che non sia successo niente? Non fermare la porta, non tendere la trappola sulla porta della camera da letto, non armarmi? Rannicchiarmi nuda e tranquilla sotto le lenzuola come se la fuori non ci fosse nessun individuo che probabilmente vuole violentarmi?
Pen chiuse gli occhi. Le palpebre sembravano caricate a molla. Tenerle abbassate richiedeva uno sforzo. Si tiro il cuscino sulla faccia e allaccio le mani sul ventre.
Cosi non mi addormentero mai.
Forse e meglio.
Posso dormire domani, dopo che s’e fatto giorno. Allora saro al sicuro. Resta sdraiata e rilassati. Cerca di pensare a cose piacevoli.
Invece di pensare a cose spiacevoli, Pen si ritrovo a chiedersi se c’erano altre precauzioni che poteva prendere. Chiamare la polizia? Probabilmente le avrebbero detto di cambiar numero di telefono. Ma questo non avrebbe impedito al verme di introdursi in casa, quando avesse sentito il bisogno prepotente di farlo.
Se soltanto avessi una pistola.
Be’, non ce l’hai.
Forse vado a prenderne una domani.
C’e da aspettare per avere una pistola, lo sapeva da una ricerca che aveva fatto. Circa due settimane.
Ma domani potrei uscire con un fucile da un negozio di armi. Il periodo di attesa vale solo per le pistole.
Allora compera un fucile.
E poi? Dormo con il fucile?
Si…
Pen apri gli occhi. Era rannicchiata sul fianco, le gambe allargate come se stesse correndo. La gamba di sotto era intorpidita. I jeans aderenti avevano bloccato la circolazione.
S’era addormentata, ma non abbastanza a lungo.
Senti un penoso formicolio alla gamba, quando rotolo sulla schiena.
Chiuse di nuovo gli occhi.
E senti un rumore di passi. Il cuore le batteva cosi forte da mozzarle il respiro. Giacque irrigidita, ascoltando. Senti solo il battito del suo cuore. Poi un altro leggero rumore di passi. Non nell’appartamento, ma sul marciapiede di cemento proprio sotto la sua finestra.
La finestra era sopra la sua faccia.
Lei rotolo, cadde in ginocchio sul pavimento e prese il coltello sotto la rivista. Sempre in ginocchio, striscio lontano dal letto. Si rialzo e si appoggio contro la parete all’estremita della finestra.
Con un dito scosto la tendina di un centimetro. Nessuna faccia. Allora scosto la tenda quanto bastava per vedere con tutti e due gli occhi.
La fuori c’era qualcuno.
Tiro un respiro cosi profondo che il petto si tese contro il reggiseno e l’indumento cedette. Lascio uscire l’aria lentamente. Improvvisamente stanca, appoggio la spalla alla parete e continuo a sbirciar fuori dalla