Quando la colazione fu pronta, Melanie e il suo ragazzo insisterono perche Pen andasse a dormire. Lei ando in bagno e bevve un bicchiere di Alka Seltzer. Quando usci, Bodie stava in ginocchio sulla porta della camera da letto per staccare il cordone.

«Non preoccuparti di niente», disse Bodie.

Pen lo ringrazio. Poi si giro verso Melanie e l’abbraccio stretta. «E fantastico rivederti, bambina», sussurro arruffando i capelli della sorella.

Sola nella sua camera, con la porta chiusa, Pen ripiego le coperte del letto. Le lenzuola avevano un aspetto invitante. Non c’era piu bisogno di proteggersi con i vestiti. Se li levo. Ma c’era Bodie in casa, cosi indosso un pigiama prima di mettersi a letto.

Copri gli occhi con il cuscino perche la luce del mattino la infastidiva. Aveva il collo rigido, ma finalmente non le faceva piu male la testa. La colazione e l’aspirina le avevano fatto bene. Tiro un respiro profondo. Tutto sommato si sentiva abbastanza bene.

Finito l’incubo, almeno per il momento. Forse per sempre.

Aveva reagito eccessivamente, questo era certo.

Per poco non si fracassava il cranio. E si rompeva il collo. E per poco non accoltellava Bodie.

L’ho accoltellato.

Lui l’ha presa bene.

Simpatico ragazzo.

Fortunata Mel.

E fortunata io, che li ho qui tutti e due.

Ma quanto tempo resteranno? Non gliel’aveva chiesto. Fra poco sarebbero tornati a scuola, magari domani.

Non preoccuparti di questo, ora.

Non c’e niente da preoccuparsi, adesso.

Si giro sul fianco, il pigiama scivolo sulla pelle, le coperte attorno al collo. Si addormento.

«Credi che ci stiamo tutti e due sul divano?» domando Bodie.

«E chi pensa a dormire?» replico Melanie.

«Io. Sono distrutto. Non sono mai sceso dall’auto per l’ultimo tratto del viaggio, ricordi?»

«Non so tu, ma io voglio sentire il nastro.»

«Non credo che Pen approverebbe.»

«Non c’e bisogno che lo sappia.»

Bodie era seduto sul divano. Batte il cuscino accanto a se. «Ti diro io le parolacce.»

«Non sei divertente. Qualsiasi cosa quell’individuo abbia detto, l’ha spaventata a morte. Non ho mai visto mia sorella in queste condizioni.»

«Credevo che fosse un po’ maniacale.»

«Vieni.»

Bodie si alzo. Il cuore gli batteva forte; aspetto che quella sensazione di capogiro passasse.

«Stai bene?»

«Preferirei restarne fuori.»

«Allora restane fuori», ribatte Melanie, piuttosto seccata. «Ascoltero il nastro da sola.»

«Va bene, vengo.»

Lui la segui. Melanie gironzolo nell’appartamento alla ricerca della segreteria telefonica. Chiaro che Pen non l’aveva, quando abitavano insieme. Finalmente si diresse verso lo studio vicino alla camera da letto di Pen. La segreteria telefonica era sulla scrivania. Vuota.

Melanie guardo accigliata l’apparecchio. «La cassetta deve essere qui, da qualche parte», sussurro.

Cerco nel cestino della carta straccia.

Bodie trovo la cassetta sul tappeto in fondo alla stanza. La rigiro nella mano. Non sembrava danneggiata.

«Chiudi la porta», bisbiglio Melanie.

Lui chiuse la porta senza far rumore e torno alla scrivania. Melanie inseri la cassetta, la fermo con un colpo secco. Poi riavvolse il nastro e ascolto.

«Ciao, bellezza. Mi dispiace che non sei in casa…»

Melanie abbasso il volume.

Era una voce sgradevole. Sarebbe stata sgradevole anche se avesse letto un menu da McDonald’s, penso Bodie. Ma le cose che diceva… Immagino Pen che ascoltava, immagino che cosa doveva aver provato. Sola in casa. Esposta alla mente malata di un estraneo, violata e impaurita.

Il nastro trasmise solo un breve messaggio. Ma il bastardo ebbe il tempo di dirle che cosa avrebbe voluto fare prima che un bip lo interrompesse a meta frase.

«Non capisco perche sia tanto sconvolta», mormoro Melanie. «Sono solo oscenita standard…»

«Ti piacerebbe se ti cacciassi il mio…»

«E semplicemente disgustoso», sussurro Bodie sulla voce che continuava a parlare.

«Non e poi cosi terribile», decreto Melanie. «Pen dev’essere pazza a lasciarsi sconvolgere a questo modo. Anch’io ho ricevuto telefonate del genere, ma non mi sono mai spaventata cosi.»

Il tempo era scaduto, ma l’uomo aveva chiamato di nuovo. «Succhia, tesoro. Apriti. Voglio godere in bocca, inondarti fino in gola. Andiamo, apriti. Su, puttana. Si, si. Prendilo in bocca e… Bip

Tre chiamate, una non ascoltata.

Bodie tiro un profondo respiro.

Comincio il quarto messaggio.

«Pen, sono Joyce. Tuo padre ha avuto un incidente terribile. Sono al Pronto Soccorso del Beverlywood Medical Center in Pico Boulevard. Vieni piu presto che puoi.»

7

Pen stento a svegliarsi. Qualcuno bussava alla porta. Perche la porta era chiusa e chi… Poi si ricordo. Era arrivata Melanie. E il suo ragazzo. Quel poveretto che ho accoltellato.

E se l’avessi ucciso?

Pen fu scossa da un brivido.

La porta si apri e nella fessura apparve il viso di Melanie. Appariva turbata e confusa. «Ti conviene vestirti.»

«Che cosa e successo?»

«Abbiamo ascoltato il nastro.»

Pen senti un nodo alla gola. «Maledizione, grazie infinite! Tu e Bodie insieme?»

«C’era anche la voce di Joyce.»

«Eh?»

«Sul nastro. Papa e rimasto ferito, l’hanno portato al Pronto Soccorso. Joyce non ha detto come stava, solo che aveva avuto un incidente terribile.»

«Oh Dio, no!»

«Sara meglio andare all’ospedale.»

«Si, si. Saro pronta fra un minuto.»

La porta si chiuse.

Pen balzo giu dal letto e si levo il pigiama.

Un incidente. Papa.

Con la mente confusa, prese un paio di mutandine dal cassetto e le indosso. Stava ancora tirandole su

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