«Sara del tutto normale?» chiese Vera.
«Ma certo. Se pensi a danni cerebrali, stai tranquilla. E sveglia, cosciente e potrai vederla tra qualche minuto.»
Sulle labbra di lei spunto un caldo sorriso, che pero svani rapidamente. «Non so come sia successo», comincio. «Avrei dovuto far mettere un cancelletto su quelle scale.»
«Dai! Nessuno mette un cancelletto per una bambina di quell’eta.»
«Ma…»
«Andiamo a vederla.»
«Si.»
Lentamente, sentendosi di colpo invecchiata, si alzo per seguire Laval, ma si ricordo all’improvviso di avere indosso un vestito da casa e le pantofole. «Non ho avuto il tempo di cambiarmi», si scuso.
«Nemmeno io», ribatte Laval con un sorriso. Assieme si diressero verso il pronto soccorso.
Annie non era ancora nella sua stanza. Giaceva su un letto nella sala comune, zeppa di armadietti, apparecchiature elettroniche e barelle, e impregnata dall’odore di medicamenti e disinfettanti. C’erano altri letti, ma tutti vuoti. Il pavimento era costellato di macchie.
Annie aveva un aspetto piuttosto buono. Aveva un grosso bernoccolo sul lato destro della testa, e qualche cerotto sulle braccia, le gambe e il viso. Gli occhi erano bene aperti e vigili, ma la bambina stava fissando il soffitto quando Vera entro e sul momento ne ignoro la presenza.
«Ciao, tesoro», disse Vera, cercando di sembrare il piu naturale e disinvolta possibile.
Stranamente, sinistramente, la testa di Annie rimase immobile.
«E il sedativo», bisbiglio Laval. «Un attimo di pazienza.»
«Stai bene?» domando Vera.
Lentamente, Annie giro la testa verso sua madre e la fisso senza parlare. Vera fu assalita da un’improvvisa paura, perche cio che vedeva sul viso della figlia non era intontimento, ma choc. Uno choc profondo, quello dovuto alla vista di qualcosa di terribile. «Che cosa c’e?» chiese, agghiacciata dalla paura. «Annie, che cos’e successo?»
Finalmente le labbra della bambina cominciarono a muoversi. «Mammina», pronuncio con voce a malapena percettibile, «sono caduta per le scale.»
«Si, tesoro, lo so. Ma passera presto.»
«Era venuto per uccidermi.»
Vera guardo ansiosamente Laval, poi altri medici e infermiere che erano li ad ascoltare. «Vedi, Annie, hai fatto un altro dei tuoi sogni», le disse pensosamente.
«L’ho visto, mamma. Aveva una pistola. Voleva uccidermi. Ecco perche sono scappata dalla mia camera e sono caduta.»
«Chi era, tesoro?»
«Non ti arrabbierai con me?»
«No, certo.»
«Mammina… era zio Ned!»
Vera getto un’occhiata ai dottori e alle infermiere. «Su, Annie», disse, «dovresti vergognarti. Lo zio Ned ti vuole bene piu di chiunque altro, tranne la tua mamma.»
«L’ho visto!» grido di colpo Annie, facendo voltare la testa di tutti quanti erano nel corridoio. L’espressione decisa, quasi fanatica, gli occhi brucianti, urlo ancora: «Mamma, mi ero svegliata e lui era fuori della finestra. Mi puntava contro una piccola pistola. Mi sono spaventata, sono scappata e sono caduta dalle scale!»
Segui un silenzio di tomba, mentre Laval e Vera cercavano la risposta adatta, ma era difficile. «Annie», si decise Laval, con voce sinceramente affettuosa, «penso che tua mamma abbia ragione. Un brutto sogno, Ann. Un brutto sogno.»
«Bambina mia», aggiunse Vera, «perche mai zio Ned vorrebbe farti del male?»
«Non mi vuole piu bene», spiego imbronciata Annie, «perche vedo le scene.»
«Ma dai!» rispose Vera. «Ti vorrebbe bene anche se fosse la fine del mondo.»
Allora Annie rovescio indietro la testa e fisso il soffitto.
Vera fece cenno a Laval di seguirla fuori della stanza. «Torniamo subito», disse alla figlia.
«Tu non mi credi», dichiaro la bambina.
«Ma no, dobbiamo solo parlare», la rassicuro Laval.
Vera e il dottore si appartarono in un corridoio che portava a una camera per i raggi X e lei si accorse di un cambiamento della propria opinione riguardo alle rivelazioni di Annie. Questo, penso, doveva essere un brutto sogno e nient’altro. Non poteva essere una visione, una facolta soprannaturale. Chiaramente, Ned McKay non sarebbe mai venuto a uccidere Annie.
Laval le offri il miglior suggerimento che gli era possibile. «Non agitarti», le disse, «perlomeno Annie non si e fatta male seriamente.»
«Ma la sua mente», gemette Vera. «Che cosa ci sta succedendo dentro?»
Laval si strinse nelle spalle. «Se lo sapessimo davvero, mia cara, potremmo fare qualcosa.»
Vera resto un attimo pensierosa, come se stesse riconsiderando quanto aveva detto la figlia. «Sa, Ned ha una pistola.»
Laval la guardo, stupito. «Non vorrai per caso suggerire…»
«No, no, naturalmente, ma Annie sapeva che lui l’aveva.»
«Senz’altro, l’avra vista in qualche occasione», ipotizzo con aria pensierosa Laval, «e l’arma le e rimasta impressa nella mente. E cosi che le cose entrano poi nei nostri sogni.»
«Lei pensa che Annie creda davvero che Ned?…»
Il medico allargo le braccia. «Brancolo nel buio, e non dovrei», ammise. «Che cos’abbia visto lei, lo ignoro. E tu?»
«Anch’io. Ma non riesco a sopportare quello che sta succedendo.» Vera si premette le dita sugli occhi, disperata. «C’e all’opera qualche forza maligna. E come se il diavolo si sia impossessato di lei.»
«Ehi, non vorrai credere a una cosa del genere.»
«Si. Penso che sia al disopra di tutti noi.»
«Vera», l’ammoni Laval, «la cosa peggiore che puoi fare e pensare al diavolo. Vedo in continuazione gente che lo fa e ne viene distrutta.»
Vera sospiro, ancora una volta suggestionata da una voce pacata e autorevole. «Probabilmente lei ha ragione, ma una madre vuole delle risposte.»
«Ma le risposte giuste, Vera.»
«Certo.»
Non aggiunse altro e ritorno a fare un’altra visitina ad Annie, per controllarne le condizioni. Sentendola avvicinarsi, la bambina si volto a guardarla. C’era nei suoi occhi un fiero risentimento. Quegli occhi che sembravano vedere tante stupefacenti cose in quel momento sembravano ardere e trapassare Vera, fissi nell’ignoto. Erano occhi che nessuno avrebbe osato dimenticare.
9
«Ha detto che tentavi di ucciderla. Ha detto che eri alla finestra, con una rivoltella.»
Ned, seduto dietro l’imponente scrivania, scuoteva tristemente la testa mentre Vera parlava. Aveva pesanti borse sotto gli occhi arrossati: le conseguenze evidenti dello sfinimento fisico della notte precedente.
«Questo e davvero triste», disse, tamburellando nervosamente sulla scrivania. «Mi sconvolge il fatto che Annie sia stata di nuovo in crisi. Non so, forse e arrabbiata con me per qualcosa. Chi puo capire quello che le passa per la testa?»
«Non ha nessun motivo per essere in collera con te, Ned», lo rassicuro Vera.
«Forse lo e», disse Ned con tono depresso, assumendo un’aria colpevole e dispiaciuta. «Ho sempre minimizzato quelle sue visioni. Naturalmente l’ho fatto per il suo bene, ma una bambina puo non capirlo. Magari ce
